Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Ariccia, 7 e 13 aprile 1961
Esercizi spirituali alle Superiore

I
I GRADI DI ORAZIONE1


La virtù della religione comprende tutto quello che riguarda il culto dovuto al Signore, cioè le verità da credere, l’esercizio della fede; la morale, le virtù da praticare; e poi ancora tutti gli atti che servono o come culto interno o come culto esterno a onorare il Signore. La [virtù della] religione tutti devono averla. È obbligo di coscienza anche per i non cristiani, ma per la religiosa, per il religioso in modo particolare, perché si consacrano totalmente al Signore più che il sacerdote diocesano, il sacerdote secolare.
Perciò, quando il sacerdote diocesano o secolare vuole raggiungere la perfezione, allora emette anche il voto di povertà, il voto di obbedienza. Il voto di castità è implicito nell’ordinazione, ma emettendo anche il voto di castità, anche quello diventa un voto di valore superiore all’impegno che già aveva di conservare la castità. Quindi i sacerdoti diocesani o secolari che entrano in un Istituto secolare diventano religiosi e hanno la vita del sacerdote secolare diocesano, per cui lavorano nelle parrocchie e nel ministero in generale, nello stesso tempo hanno il merito della vita religiosa. Vivono secondo il loro stato, la loro condizione, il voto di povertà, castità e obbedienza, in un modo che a volte è più meritorio che viverlo in comunità. Quindi è molto buono favorire gli Istituti secolari. Tra noi sono tre gli Istituti secolari che hanno già la loro approvazione definitiva della Santa Sede2, ossia Istituto di
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Gesù Sacerdote3, Istituto San Gabriele 4 e Istituto di Maria Santissima Annunziata5.
Promuovendo questi, voi fate una grande opera, perché vale come una vostra vocazione e dovete sempre cercare vocazioni. Questo è un atto di religione. Vale come una vostra vocazione, qualche volta di più, sia perché conservare la castità è più difficile vivendo nel mondo, ed essi non hanno la vita comune. Sia perché devono amministrare, osservare la povertà e devono procurarsi il necessario per vivere. E, ancora, perché devono obbedire in tante maniere e in una maniera più larga. Il sacerdote religioso, come il sacerdote paolino, obbedisce al suo superiore e basta. Il sacerdote di Gesù Sacerdote, cioè il sacerdote diocesano, ha ancora un altro superiore, il vescovo. Però sono come voi in quanto istituto religioso, sia quelli che fanno la vita comune come siete voi, come la Società San Paolo, le Pie Discepole, le Pastorelle. Sono religiosi come noi, con i medesimi privilegi e le medesime grazie. La Chiesa per mezzo del Papa Pio XII ha dato una legislazione nuova6 in questo senso, interpretando il Vangelo.
Questo corso di Esercizi è ordinato in particolare alla orazione, alla pietà. Devo dire parecchie cose e un po’ brevemente. Vi sono nove gradi di orazione7. Il primo grado è l’orazione vocale; il secondo, orazione mentale; il terzo, orazione affettiva;
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il quarto, orazione di semplicità; il quinto, raccoglimento infuso; il sesto, orazione di quiete; il settimo, orazione di unione semplice; l’ottavo, unione stabile; nono, il più alto grado, unione trasformante. Notare subito che i primi quattro gradi si possono dire di orazione ascetica. Veramente il quarto, che serve da anello tra l’orazione ascetica e l’orazione di contemplazione sta in mezzo, partecipa un po’ dei primi tre e un po’ degli altri quattro. Si chiama orazione di semplicità. Abbiamo tre gradi di orazione ascetica, e se vogliamo comprendere anche l’orazione di semplicità, quattro gradi. Gli altri gradi sono di orazione contemplativa.
Ora, quando si parla di contemplazione, non si intende parlare di visioni, di apparizioni, né di miracoli, né di cose straordinarie, come sono descritte nei libri di ascetica e mistica. Questi nove gradi sono tutti possibili ad ogni anima senza bisogno di doni straordinari. Tutte le persone consacrate a Dio sono chiamate a progredire fino al nono grado. Avete le grazie, avete la vocazione per questo, nessuno può dire: A quei gradi lì non ho bisogno di prestare attenzione, perché tanto non ci arrivo. Ci dobbiamo arrivare tutti, perché? Perché il nono grado è la realizzazione del «Vivit vero in me Christus: Gesù Cristo vive in me»8. La vita religiosa è veramente perfezionata, cioè totalmente corrisposta quando si arriva lì: Vive in me Gesù Cristo nella mia mente, nel mio cuore, nella mia volontà, nella mia attività. Tutto è in lui, è lui che mi comanda, che mi guida. Allora la nostra vita è in Cristo.
Diciamo qualcosa per ognuno di questi gradi. Orazione vocale. Avete cantato la lode, quella è orazione vocale. Tutti i sacramenti sono orazione vocale: la Confessione, la Comunione, l’Ordinazione dei sacerdoti, il Battesimo, ecc. Sono orazioni vocali, meno qualche punto in cui si richiede la riflessione, per esempio, nel memento della Messa, quando il sacerdote prega in silenzio. Orazioni vocali sono quelle del mattino e della sera, il rosario, tutti i canti che fate per le funzioni solenni, come nella Messa solenne oppure per altre funzioni, come sarebbe la benedizione, il rosario che direte in questi giorni nel
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bosco, la Via Crucis che farete nel bosco. Sono un modo di pregare più sentito. D’altra parte ci resta un po’ di movimento per la salute fisica.
Secondo: la meditazione, cioè l’orazione mentale. È riflettere, cioè considerare un punto e penetrarlo, esaminarsi, fare propositi e pregare. Un punto, può essere una stazione della Via Crucis, può essere una verità di fede, supponiamo meditare il paradiso, l’Eucaristia; può essere una massima pratica, ad esempio la castità: la verginità è migliore dello stato coniugale. Qualunque preghiera si può meditare. Si può meditare la Confessione, si può meditare ogni parte della Messa. Nella preghiera vocale, al pensiero cioè al sentimento interno c’è ancora unita la voce, ma non che la preghiera vocale sia solamente fatta con le labbra, con la voce. Si suppone che la preghiera vocale parta dai sentimenti interni, dalla fede interiore.
Viene poi l’orazione affettiva. Sarebbe ancora preghiera mentale, ma con molto affetto: Io credo, Signore; io spero in voi; detesto ogni atto contrario alla carità, io voglio amarvi, o Signore, con tutto il cuore e voglio amare tutte, specialmente quelle con cui convivo. Voglio bene e desidero la salvezza delle anime. Mi pento dei miei peccati, della tal disobbedienza, della tal superbia, cioè dell’atto di orgoglio che ho commesso. Vi domando la grazia di esser puntuale nei miei lavori, nei miei orari e di esser generosa. Vi domando la grazia di togliermi quella tentazione e se non me la togliete, datemi almeno la grazia di vincerla e di farmi un merito. Parlare a Gesù con affetto, tanti atti di affetto, cioè affettuosità che portino a delle buone risoluzioni. Quando la mente ne è convinta, cioè c’è l’amore, non c’è bisogno di dire tanto. Sappiamo che tutti ci teniamo a questo. Allora: Signore, accetto la morte che mi manderete. Fatemi la grazia di purificarmi in vita, che non vada in purgatorio. Signore, detesto questa mia miseria che tante volte mi accompagna: distrazioni, piccole sgarbatezze; attaccamenti alla mia volontà; pensieri di mondo o di altre cose che ancora mi vengono.
Quindi c’è una verità, ma vi si lavora attorno con l’affetto. Specialmente giova sempre ripetere: Tutto mi offro, tutto mi consacro, tutto mi dono a Dio. Uniformare la mia volontà, la
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mia vita alle Costituzioni dell’Istituto. Allora la persona si alza coraggiosa dalla preghiera. Può essere che una delle due che sono nel banco faccia orazione vocale soltanto, e può essere che l’altra vicina faccia orazione veramente affettiva. Ma un po’ di affetto ci deve essere sempre.
Viene poi l’orazione di semplicità che suppone che l’anima sia molto attirata da Dio. Vi leggo però le definizioni, perché così avete il concetto giusto: L’orazione affettiva è quella nella quale predominano gli affetti e la volontà. È come una meditazione semplificata, nella quale va sempre più prevalendo il cuore, non tanto l’intelletto.
L’orazione di semplicità sarebbe il quarto grado di orazione: L’orazione di semplicità fu definita, una semplice visione, uno sguardo o una attenzione amorosa a qualche oggetto divino, sia Dio in se stesso o qualche sua perfezione; sia nostro Signore o qualche mistero; sia anche altra verità cristiana. Vi sono figliuole che davanti al presepio restano prese, quasi non sanno che cosa dire, ma sono impressionate da quella povertà di Cristo; dal pensiero della Vergine che fa le prime adorazioni al Figlio di Dio incarnato; dall’obbedienza al Padre di Gesù che si è fatto povero, e comincerà a fare l’obbedienza che continuerà per tutta la vita. Ci sono persone che non ragionano molto e non dicono molto, sono prese da quella scena. Altre sono prese dal pentimento dei peccati. Ieri nel Vangelo c’era la Maddalena che, arrivata al sepolcro, presa dall’amore di Gesù, vede il sepolcro aperto, entra, vede gli angeli. Ad un certo momento sente un rumore, si volta, vede un uomo, crede che sia l’ortolano: «Se tu hai preso il corpo del Salvatore, dimmi dove l’hai messo perché io lo prenderò». «E Gesù dice: Maria!»9. Le risuona la voce del Maestro, come lo sentiva quando le diceva: «Maria, se hai fede, tuo fratello risorgerà»10. Allora ha capito, l’ha conosciuto.
Quel non riconoscere in principio Gesù fissa nella mente che il corpo di Gesù fosse stato rubato e che quello fosse il custode cioè l’ortolano, e non riconosce Gesù. Questa è preghiera
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di semplicità, per cui è tanto l’amore che non dice altro, non sa fare e pensare altro che amore. Il suo cuore è preso. E non crediate che sia straordinario, vi sono molte anime che arrivano lì.
Quinto grado: raccoglimento infuso quando sembra che il Signore tolga tutti gli altri pensieri, tutti gli altri sentimenti. Quella suora prima era in libreria e doveva pensare al libro, pensare a chi era venuto ad acquistarlo, pensare all’offerta e pensare a fare il pacco. Adesso è tutta là. Gesù la vede entrare in chiesa, le infonde il raccoglimento e quella dimentica quello che c’è stato. Ora è lì, con Gesù, non sa neppure che cosa gli dica, ma sente che Gesù è con lei e che Gesù lavora nella sua anima. Esempio: quando il santo curato d’Ars è andato in parrocchia, la gente non frequentava la chiesa, ed egli si fermava a lungo a pregare per la popolazione. Vedeva ogni giorno che c’era un uomo vestito da contadino, che quando andava al lavoro e quando tornava dal lavoro, avvicinandosi alla chiesa deponeva il badile, la zappa, gli strumenti del lavoro vicino alla porta della chiesa, entrava in chiesa e si fermava a lungo, anche qualche ora. Vedendolo spesso, il Curato d’Ars un giorno lo avvicinò: Brav’uomo, cosa fate?. Sono qui. Cosa dite al Signore?. Niente! Io lo guardo, lui mi guarda, ci troviamo bene; mi sento lieto, mi sembra di respirare un’aria di paradiso. Ecco la contemplazione o raccoglimento infuso.
Adesso, l’orazione di quiete. L’orazione di quiete è definita così: Consiste in un sentimento intimo della presenza di Dio che assorbe la volontà e riempie l’anima e il corpo di soavità e diletto veramente ineffabili. Quando una persona è arrivata al punto che per sé l’ora più felice della giornata è quella della Visita o magari è l’ora della meditazione, perché? Perché la sua anima riposa in Dio. Quiete: tutti i pensieri e tutte le preoccupazioni cessano, l’anima riposa in Dio in serenità piena. Allora la preghiera diviene proprio un riposo anche del corpo. Quindi l’ora di adorazione fa bene non solamente allo spirito, ma fa bene al corpo stesso, l’anima si sente lieta, contenta: Sono con Dio!. Non è ancora il paradiso, ma la fede le mostra Dio presente, vicino, e lei lo sente ed è contenta. Questo le preannunzia come il riposo eterno in cielo: L’eterno riposo dona loro, o Signore. Anime che arrivano qui ce ne sono
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parecchie, anche nella vostra Congregazione. Alcune le conosco: riposano in Dio.
Poi vi è l’orazione che è di unione. Prima l’unione semplice, poi l’unione estatica e poi l’unione trasformante. L’orazione di unione è quel grado di contemplazione infusa in cui [l’anima] trova che tutte le potenze interne sono prigioniere ed occupate in Dio11. Per esempio, c’è il processo di beatificazione del canonico Chiesa. La sua orazione arrivava qui e anche più in alto. Un piccolo episodio che lo dimostra. Era solito fare l’adorazione tra le undici e mezzogiorno in chiesa, nei banchi, in parrocchia. Io poi l’ho visto tante volte, particolarmente quando era ancora in seminario, ma adesso parliamo di quando era parroco. Mando un chierico, il quale adesso è nostro sacerdote, a portargli le bozze perché le correggesse. Si stampava un suo libro. Il chierico avvicina con rispetto il canonico con le mani giunte, con gli occhi al tabernacolo, e porge le bozze: Canonico, può correggerci le bozze?. Lui non risponde. Allora dice un po’ più forte mettendogli davanti le bozze da correggere: Canonico, può correggerci le bozze, per favore?. Non si dà per inteso. Allora il chierico gli tocca il braccio: Signor Canonico, vuole correggerci le bozze?. Lui fa un atto come un atto di disgusto per essere disturbato nell’unione con Dio. Un piccolo atto di sorpresa, un segno di capo: Sì. Poi ritorna nello stato di prima. Ecco: questo è il primo grado di unione semplice.
Poi vi è l’unione estatica che è l’ottavo grado di orazione, quando Gesù e l’anima si promettono vicendevolmente di vivere assieme, formare una cosa sola. Dicendolo con una parola che va bene nel libro del Cantico dei Cantici e nei libri di mistica: il fidanzamento spirituale con Gesù. L’anima deve arrivare a essere sposa di Gesù, allora è il nono grado di orazione: il matrimonio spirituale. Il grado ottavo è costituito dall’unione estatica, nella quale si verifica il fidanzamento spirituale. Non è ancora l’unione definitiva, totale nel senso spirituale, ma prelude al matrimonio spirituale. Già vivono assieme, poi verrà il punto in cui formeranno una cosa sola: «Io sono uno, ma non
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sono più io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me». È lui che vive, cioè lui è dentro e comanda alla mente, comanda al cuore, comanda ai sentimenti, come l’autista comanda i vari apparecchi, cioè comanda a ciò che serve a fermare la macchina, a quello che serve per accelerare, quello che serve per voltare a destra o a sinistra. Gesù diviene il padrone. L’anima vive, ma è assorbita. È lui Gesù che pensa in lei, che ama il Padre celeste in lei, che opera in lei, allora la sposa del Cantico dei Cantici. La suora ha un bel nome quando si dice ‘sposa di Cristo’, ma è qui che si raggiunge, altrimenti è un bel nome, ma non c’è la realtà.
Penso che vorrete migliorare la vostra orazione. Leggete non solo il trattato di ascetica, ma anche quello di mistica. I gradi ordinari sono questi. Per ora non andate ai gradi straordinari: parlare lingue ignote, avere visioni straordinarie, far miracoli. Questi gradi sono merito di Dio, non sono nostri. Dio lì dà quando vuole per il bene delle anime, per il bene dei cristiani. Ma quello invece che è il bene nostro, dove noi meritiamo, sono i gradi di orazione, che è l’orazione ordinaria a cui tutte siete chiamate e per cui tutte avete la grazia. Non spaventatevi, quindi, ma tutti i giorni domandate uno spirito sempre più intenso di preghiera: «Vivit vero in me Christus»; Signore, «Doce nos orare: Insegnaci a pregare»12.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 7 aprile 1961 in occasione di un corso di Esercizi spirituali alle superiore. Trascrizione da nastro: A6/an 103b = ac 172a.

2 Gli Istituti secolari aggregati alla Società furono approvati l’8 aprile 1960.

3 Fondato da Don Alberione nel 1958, l’Istituto ha la finalità di offrire ai sacerdoti diocesani una spiritualità più profonda, una famiglia spirituale a cui appartenere, una vita più impegnata nella perfezione, abbracciando i consigli evangelici, pur restando al loro posto di ministero in Diocesi. Nel loro ministero hanno una particolare attenzione circa l’uso dei mezzi di comunicazione sociale per l’evangelizzazione. Cf RA, novembre (1958), pp. 3-4.

4 Fondato da Don Alberione nel 1958, “l’Istituto prende nome da S. Gabriele arcangelo, perché vuol formare e avviare i suoi membri ad una vita apostolica di penetrazione usando tra gli altri mezzi: cinema, radio, televisione che sono stati posti sotto il patrocinio di san Gabriele arcangelo da Pio XII con l’enciclica Miranda prorsus sul cinema, radio e televisione”. Cf RA, aprile (1958) 4-5.

5 Fondato da Don Alberione nel 1958, l’Istituto si compone di laiche desiderose di santificare la loro vita mediante i tre voti, pur restando nel mondo e lavorando nel mondo. “Fine speciale dell’Istituto: servire e cooperare con la Chiesa nel dare all’umanità Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita con la diffusione del pensiero cristiano, della morale cristiana e dei mezzi di elevazione della vita individuale e sociale particolarmente in forme moderne”. Cf RA, aprile (1958) 5-6.

6 Cf Pio XII, Provida Mater Ecclesia, Costituzione apostolica, 2 febbraio 1947.

7 Cf A. Royo Marin, o.c., nn. 371-372, pp. 770-774.

8 Cf Gal 2,20.

9 Cf Gv 20,16.

10 Cf Gv 11,23.

11 Cf A. Royo Marin, o.c., n. 443, pp. 871-872.

12 Cf Lc 11,1.