Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VI
LA PRUDENZA1


Questa sera fermiamoci a considerare la grande virtù della prudenza. Vi è subito l’occasione di applicarla, in che maniera? I giorni di conclusione degli Esercizi sono quelli di maggior utilità, quelli in cui si deve raccogliere il frutto. I giorni antecedenti sono più per la semina, i giorni di conclusione sono per la raccolta.
Tre cose: primo, i propositi che sono andati maturando giorno per giorno alla luce del Tabernacolo e secondo la parola di Dio che è stata abbondante. Poi, giorni di maggiore preghiera per l’osservanza dei propositi. Occorre molta grazia per ottenere un’abbondanza di grazia per partire in serenità. Come chi parte con l’automobile procura che ci sia la benzina, così [qui si fa] una provvista di grazia, perché i propositi vengano osservati e si continui il lavoro spirituale bene, saggiamente. Terzo, per i giorni di conclusione degli Esercizi vedere quali difficoltà, quali circostanze, quali tentazioni, quali mezzi [si prevedono] perché l’anno passi bene. Fare come un esame preventivo, che riguarda l’anno intero, l’anno cioè che va da questo corso di Esercizi sino al corso seguente.
Prudenza, allora! La prudenza ci vuole per chi fa gli Esercizi nel tenersi raccolto e per chi deve venire ad aiutare per gli Esercizi la prudenza deve usarla conservando il silenzio e rispettando le persone perché non siano distolte dalle loro belle considerazioni.
Che cos’è la prudenza? La prudenza è la prima virtù cardinale e, in ordine alle virtù è la quinta, e cioè le tre teologali, la virtù della religione e poi la virtù della prudenza, alla quale seguono le altre tre cardinali, giustizia, fortezza, temperanza.
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La prudenza illumina tutte le altre virtù. La prudenza è anche l’occhio dello zelo, cioè anche nello zelare le cose di Dio, noi dobbiamo essere sempre guidati dalla luce di Dio stesso. Dare e non ricevere. Cioè dare ciò che portiamo al mondo di contributo, di aiuto alla salvezza eterna, e non prendere lo spirito mondano. Per non prendere lo spirito mondano occorre incolumità, cioè essere così forti, così penetrati da Dio da non venire penetrati dal mondo come una palla batte contro un muro e ritorna indietro. Si può ricevere anche una impressione non buona dal mondo. E come potrebbe succedere diversamente, considerando come è fatto il mondo! Ma essendo già fortificati, quella parola, quell’esempio, ciò che si sente, ecc., farà l’effetto di una palla sbattuta contro il muro che ritorna indietro a chi l’aveva gettata.
La prudenza può essere di due tipi. Accenniamo solo alla prudenza cattiva, per parlare un po’ invece più largamente della prudenza dei santi, della prudenza che ci indica Gesù.
La prudenza cattiva ha tre atti e in fondo si risolve in astuzia, in ipocrisia. Si chiama prudenza della carne2, secondo S. Paolo, quando si combinano le cose per riuscire e si sa che non sono buone. Si cerca di ottenere che sia dato quel permesso, si ingrossano magari le necessità e si diminuiscono i pericoli; non si riflette se quello che si fa e quello che si adopera, piaccia o non piaccia a Dio. La prudenza della carne quindi è un’ipocrisia, perché la si vuole fare franca, si vuol nascondere il male, si vuole mettere solamente in vista il bene, si butta la colpa della mal riuscita su altre persone e si esagerano le difficoltà che si incontrano. Qualche volta si può arrivare ad esagerare i mali per non accettare quell’ufficio, per non compiere quella propaganda o altro. La prudenza della carne porta a isolarsi, a coprire, porta a veder nero negli altri, porta a scusare ogni cosa anche quando viene dato un avviso, quando viene fatta un’osservazione, quando si è propensi ad attribuire le colpe agli altri e si escludono le osservazioni, perché non si vogliono accettare.
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Prudenza della carne, quindi le amicizie particolari: hanno bisogno di segregarsi e di confidarsi. Questo non può essere necessario solo riguardo al mondo, ma è necessario anche riguardo alla vita comune. Riflettere su questo.
La prudenza cristiana è virtù cardinale. «Estote prudentes sicut serpentes, simplices sicut columbae: Siate prudenti, dice Gesù, come i serpenti e semplici come le colombe»3. La vera Figlia di San Paolo, è descritta in questo versetto del Vangelo. Prudente come i serpenti, perché il serpente fugge quando teme il pericolo, quando sente rumore, quando qualcosa si avvicina che potrebbe danneggiarlo, colpirlo. Il serpente quando è preso alle strette si lascia tagliare la coda, ma cerca di salvare la testa. Se il serpe salva la testa è salva la vita. Sì, è meglio farsi dare della scioccherella che mostrarsi furbe in certe cose; è meglio essere dette semplici che astute; è meglio mostrare d’ignorare certe cose che mostrare di essere saputelle o audaci o anche spericolate. Prudenza!
La prudenza che viene da Dio ha tre atti. Primo, considera attentamente tutto. Esempio: si deve scegliere un confessore? Quando la scelta dipende da noi, si pesa. Si deve scegliere una persona con cui confidarsi? La Scrittura dice: «Tra mille»4. Potete avere mille relazioni, ma una sola amicizia, e S. Francesco di Sales5 aggiunge: Scelta fra diecimila6, non soltanto scelta fra mille la persona con cui confidarsi. L’assoluzione si può avere da tutti i sacerdoti che sono autorizzati alle Confessioni, ma le intimità si riservano con gelosia santa. Non si apre la porta a tutti quelli che vogliono entrare nell’intimo, come non si apre la porta a chiunque vuole entrare in casa.
Conservare diligentemente lo spirito soprannaturale. Un canonico, che adesso è passato all’eterno riposo, un giorno predicava così, spiegando alle suore questa virtù della prudenza: In Olanda hanno trovato il modo di conservare le sardine. Ma voi, a volte, non sapete conservare né i propositi né il vostro spirito, perché non siete capaci a contenervi, a riservare
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per voi il grande tesoro. Portate Gesù nel cuore, nessuna porta deve venire aperta, perché i diavoletti, i ladri delle anime, i ladri dello spirito tante volte, anzi sempre, entrano sotto aspetto buono. Se Eva ha ceduto è perché è stata ingannata. Lasciò che il serpente si avvicinasse a parlare, lo ascoltò. «Perché non mangiate quel frutto?». Eva risponde: «Perché il Signore ce lo ha proibito per non morire». «Non morirete», risponde il serpente7. Una volta che si è intavolato il discorso fra l’anima e il serpente, si è già aperta metà della porta, se non tutta. Si pensa a quella cosa, si va appresso con la fantasia, si legge quel libro, si vuole vedere la pellicola tale o tal altra. Si vuole prolungare un po’ di più la conversazione che non è necessaria con quella persona, ecc. Leggete, ad esempio, la Filotea, come parla di questo argomento S. Francesco di Sales, che pure non scriveva alle suore, ma scriveva a persone che vivono nel mondo per metterle sull’attenti, perché praticassero la prudenza.
Secondo: la prudenza dello spirito è dono di Dio. Oltre a riflettere su quello che deve fare, sui propositi da scegliere, ecc., giudica rettamente: questo conviene, quello non conviene. Se la causa dei nostri difetti è l’orgoglio, non fermiamoci soltanto a voler moderare la parola e moderare la volontà di mettersi in mostra, ecc., ma cerchiamo invece l’umiliazione; consideriamo quello che siamo e quello che ci manca; consideriamo che tutto è di Dio, che noi siamo deboli, e abbiamo bisogno di molta grazia, di molta preghiera; dobbiamo sempre fuggire chi è meno buono, chi ha meno spirito religioso. Le persone sapienti, illuminate da Dio, prudenti, cercano sempre le compagnie dei migliori. Invece le persone che non hanno prudenza vanno cercando coloro che forse sono già deboli come loro o coloro che invece sono inferiori di spirito. Andare dai medici migliori, dai confessori migliori, dagli avvocati migliori; dai banchieri migliori per l’amministrazione; dai migliori costruttori di case, se si ha da costruire.
Sempre il meglio: questa è grande prudenza! Il meglio è Gesù. E leggi un libro e leggine un altro e vai a cercare tutte le spiritualità. Tieniti alla tua paolina, che è quella di Gesù Cristo
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stesso, la spiritualità del Vangelo. Poiché bisogna tenere a mente che in fondo non ci dovrebbe essere che una spiritualità. Perché francescana, perché domenicana, perché salesiana, perché altra spiritualità? Ne mettono davanti almeno una quindicina. La spiritualità giusta, quella che deve vivere in tutti, deve essere quella cristiana, quella del Vangelo. Se noi scegliamo una spiritualità, andiamo solamente ad acquistare qualcosa del cristianesimo o della santità, ma se noi viviamo il cristianesimo, cioè viviamo la spiritualità cristiana, noi viviamo tutte le spiritualità assieme.
Un certo gesuita faceva la predica a noi. Erano presenti tutti i superiori generali. Rispondeva: Ma finitela di dire la spiritualità tale e la tal altra. Qualcuno dice: La spiritualità dei gesuiti. Vi dico: no! Io che sono gesuita, che sono ormai quarant’anni che predico e confesso, e sono stato in luoghi di missione parecchi anni. Spiritualità cristiana!. Non tanti libri: i vostri, i vostri! Ma c’è la santa tale e c’è la santa tal altra. Voi vi potete solo fare sante se siete paoline vere, cioè se vivete il Cristo come interpretato da S. Paolo, cioè la spiritualità cristiana spiegata da S. Paolo nelle sue lettere e nei suoi discorsi.
Terzo: la vera prudenza. Quando una ha preso una risoluzione si fermi, non si cambia il proposito una volta al mese. Ferma. Ma lì è troppo difficile. Prega di più, perché divenga facile ciò che è difficile. Maria ha questo compito: rendere più facile ciò che è più difficile. Devozione a Maria, allora, perché possiamo superare le difficoltà.
Fermezza nella vocazione, non ammettere alcun dubbio, mai lasciar entrare i dubbi. È più pericoloso che ammettere i pensieri brutti contro la purezza. Il pensiero di dubbio e l’assecondare il dubbio. Può venire qualche pensiero, ma l’assecondare un dubbio è più cattivo del pensiero cattivo, cioè del pensiero contro la purezza. Assecondare il dubbio vuol dire cambiare addirittura la vita. Mentre l’assecondare che non avvenga però un pensiero contro la purezza, sarà peccato di un momento, ma un momento non è la vita.
Ora, prudenza con noi stessi, prudenza nell’apostolato, prudenza nelle relazioni esterne. Prudenza con noi stessi.
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Vigila sugli occhi. Gli occhi sono le finestre dell’anima. Vigila sui discorsi. Quando una persona è un po’ libera, cioè sa parlare di cose troppo mondane o sa mormorare con facilità, lamentarsi, giudicare, condannare, quando i suoi esempi non sono santi, allora prudenza. Il diavolo si nasconde. Dimmi con chi vai, ti dirò chi sei. Dimmi che cosa leggi, ti dirò chi sei. Dimmi con che cosa ti diverti, ti dà sollievo… cioè quando c’è una pellicola, quale scegli, ecc. Dimmi con chi vai quando sei libera. Per la scelta di chi ti accompagna, vigilare specialmente per le occasioni di uscite, anche di propaganda.
Prudenza con noi stessi. La fantasia può giocare molto. Allontanare riproducendo altre fantasie, supponiamo, pensando al paradiso, alla passione di Gesù Cristo o ai doveri che dobbiamo fare lì per lì, nelle varie circostanze secondo gli orari.
Stare composte sempre giorno e notte. L’andamento e il comportamento di una suora non può essere l’andamento o il comportamento di una persona secolare. La persona che ispira prudenza e semplicità si impone. Anche i cattivi si arrestano, cambiano discorso oppure si allontanano o restano in silenzio rispettando. E la suora così evita pericoli.
Prudenza, ho già detto, nella scelta del confessore. Prudenza nel confessarsi. Non si vada avanti a spiegare troppi particolari quando la materia è di sesto [comandamento]. Non si manchi di rispetto al sacramento. Il sacramento è sacro, le parole da usare siano rispettose, anche se le diciamo al ministro di Dio. Rispettose del sacramento e rispettose del ministro di Dio. Piuttosto è meglio tacere su una cosa solo dubbia, perché resta assolta indirettamente quando l’assoluzione viene data su altre cose. Le cose dubbie non si è obbligati a confessarle: se è dubbio se sia avvenuto, se fosse grave, se fosse già confessato. Uno dei dubbi basta a dispensare. In generale, è meglio spiegarsi un po’ meno che un po’ troppo. Poi se c’è bisogno, si risponderà con sincerità al confessore e basta. Non entrare nelle cose troppo umane. Perché sottoporre al confessore problemi che dovete sottoporre alle Maestre e alle persone più anziane? Bisogna sempre usare prudenza.
Poi guardare che il cuore sia sempre libero. Nel corso degli Esercizi, la confessione può essere anche lunga, si capisce. E
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facilmente capiterà forse una volta o due anche nell’anno, ma d’ordinario la Confessione non dovrebbe durare più di tre minuti. Prepararsi invece bene: esame, dolore soprattutto con il proposito di emendazione.
Il confessionale non è il posto dove fare una conversazione e non è lì che vogliamo la predica. Andate a leggere dei libri buoni, specialmente su quella virtù che volete praticare. Quindi prudenza con noi stessi.
Prudenza con le sorelle con cui si convive. Non amicizie particolari, non simpatie particolari e non antipatie, non è vero? Tra te e la sorella ci stia sempre l’angelo custode. Abbastanza separazione da poter dare spazio all’angelo custode. Perché il diavolo è astuto e qualche volta basta il minimo tratto, c’è il fuoco da una parte e dall’altra parte c’è la legna, che cosa si fa? L’incendio.
Vigilanza anche in chi distribuisce le camere e il posto dei letti, ecc., prudenza. Chiedere a Maria questa prudenza. Vedete, lei ha avuto persino un dubbio e si è voluta accertare. Quando l’arcangelo l’ha salutata con quegli elogi: Ave, gratia plena, ecc., dubitò se fosse un angelo venuto da Dio o se fosse un angelo vestito da angelo, ma in realtà fosse un diavoletto. Domandò: «E come avverrebbe questo?». Volle le spiegazioni e volle la prova: «Anche Elisabetta tua parente, ecc.»8. Dopo diede il consenso. La prudenza la guidava.
In casa e poi nelle relazioni dell’apostolato. Dice Gesù: «Est est, non non»9. Siate semplici dicendo la verità: è così, è così; non è così, non è così. Semplici, brevi, soddisfare, mostrarsi garbate e sempre servizievoli, ma non si perda il tempo, non si prolunghi il tempo oltre la misura giusta. Tanto più che [certe persone] possono venire appositamente per tentare. La malizia del demonio può suggerire tante cose e ci può essere, dall’altra parte, quello che si chiama ‘prudenza diabolica’ per attirare nel male.
Prudenza poi nell’andare nelle varie case, nelle varie famiglie. E di questo avete già sentito tanto. Mettere in pratica
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quelle avvertenze che sono state date certamente nelle varie occasioni.
Poi quando, per un certo tempo, per un tempo piuttosto lungo, vi accompagnate sempre con le stesse, vedere se la compagnia, la convivenza fra di voi è di buon frutto o se lascia l’anima turbata o scoraggiata. Qualche volta bisognerà anche arrivare a questo: riferire e sentire il pensiero di chi guida la casa.
Ci sono persone che si creano mille pericoli, perché hanno gli occhi sempre in giro, hanno troppa curiosità, perché lasciano la preghiera particolarmente in quei giorni in cui avrebbero maggior bisogno, perché amano mostrarsi piuttosto libere e disinvolte. La semplicità è la disinvoltura che aveva la Madonna. E la Madonna dove andava, edificava. Portare sempre Gesù Cristo dove si va, portare sempre almeno il buon esempio che edifica tanto.
Ora, le applicazioni su questo punto sono moltissime. Il tempo è passato, ma questi sono i principi: la vera prudenza esamina tutto, quello che conviene, quello che non conviene. Secondo, prendere decisioni secondo la verità e, se occorre, chiedere consiglio. Terzo, presa una decisione, fatto un proposito, eseguirlo.
Certamente si troveranno per strada dei pericoli, delle difficoltà, ma la preghiera fervorosa di ogni giorno, che è poi in sostanza preghiera accompagnata da buona volontà, non solo vi salverà dal male, ma vi porterà alla santità. Perfezionamento: ogni giorno, più avanti, più sante.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) l’11 marzo 1961. Trascrizione da nastro: A6/an 100b = ac 167a.

2 Cf Rm 8,6 (Volgata).

3 Cf Mt 10,16.

4 Cf Sir 6,6.

5 Francesco di Sales (1567-1622) vescovo di Ginevra, Dottore della Chiesa.

6 Cf Francesco di Sales, Filotea o Introduzione alla vita devota, I, cap. IV.

7 Cf Gen 3,1-6.

8 Cf Lc 1,36.

9 Cf Mt 5,37.