Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. LE TENTAZIONI DELLA CARNE1


Dovremo passare a considerare le grazie da chiedere al Signore, il modo di chiederle, e come collaborare con il Signore per ottenere la grazia e farla fruttificare. Questa mattina, consideriamo le tentazioni e come pregare riguardo le tentazioni. Ma un punto solo, perché sarebbero tre i punti da considerare: le tentazioni del demonio, le tentazioni che procedono da noi stessi e le tentazioni che procedono dal mondo.
Tentazioni che procedono dal demonio. La domanda è: «Et ne nos inducas in tentationem, sed libera nos a malo: Signore, non ci mettere nelle tentazioni, ma liberaci dal male»2. Cioè o che le tentazioni siano allontanate da Dio o che le allontaniamo noi, con la grazia di Dio.
Allora, vi sono tentazioni che procedono dal demonio? Certamente. S. Paolo quindi ci invita in primo luogo a combattere queste tentazioni che procedono dal demonio. D’altra parte, Gesù Cristo è stato tentato dal demonio. Il suo comportamento per vincere satana è per noi di ammaestramento, sia prima della tentazione, il digiuno, la penitenza e l’umiliazione, sia durante la tentazione e in ciò che è seguito alla tentazione.
Vi sono tentazioni che procedono dal demonio e si riconoscono, secondo la teologia, almeno approssimativamente, alcune poi anche chiaramente. Quando non si è data nessuna occasione esterna, quando l’anima vive nella sua pietà e conduce una vita raccolta, pia e tuttavia viene assalita, ecco un segno che la tentazione non è proceduta dall’esterno, cioè dal mondo, e neppure da noi, ma è chiaro [che viene] dal diavolo, il grande nemico della santità, della vita religiosa.
Quando la tentazione non è prevista ed è improvvisa, assale con violenza e con ostinazione, allora più facilmente viene
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dal demonio. La teologia indica due segni che dicono che la tentazione viene dal demonio: primo, la diffidenza verso i superiori si insinua affinché ci sia distacco da loro. Ho messo in guardia da questa tentazione quindici giorni fa3. Poi l’altro segno è che chiude la bocca. Il diavolo tenta in questa maniera: Non parlarne, non chiedere consiglio, taci anche con il confessore. Ecco, il diavolo ha bisogno che noi non manifestiamo la nostra tentazione, perché tentazione manifestata è già mezzo superata, come dice un detto dei santi. Allora ecco la psicologia della tentazione. La tentazione tipo, venuta da satana, è quella del paradiso terrestre, quando il demonio ha tentato Eva. Ed è anche quella tentazione che ci svela le arti diaboliche e la psicologia con cui l’anima va avvicinandosi al male.
Primo, satana si presenta come animale grazioso: era allora il tempo in cui non c’era stato ancora il peccato originale. Ecco, si presenta in modo grazioso, attraente, qualche volta viene presto, qualche volta viene più tardi, perché generalmente sono tre i periodi di tentazione più gravi da parte di satana. Vigilare sugli occhi, non solamente sugli occhi, ma anche sull’udito, e in generale sui sensi. Il demonio presenta il mondo come cosa che attrae e ci promette la felicità sulla terra, un bene terreno, un bene maggiore di ciò che invece è la vita di innocenza.
Secondo, il demonio si avvicina e non propone subito il peccato, ma fa una domanda, e quindi cerca di insinuarsi: «Perché non mangiate di tutti i frutti che sono nel paradiso terrestre, nel giardino terrestre?»4. Ecco, prende le cose alla larga. Eva non si spaventa subito e allora il diavolo ottiene quello che è l’inizio. E che cosa è? Intavolare il colloquio tra l’anima e lui. Eva subito è caduta e ha perso subito terreno. Doveva respingere immediatamente [la proposta] e doveva chiudere gli occhi a ciò che poteva lusingarla. Invece Eva cade nell’inganno e incomincia il colloquio per confutare satana. Questo pericolo c’è specialmente quando si tratta delle tentazioni dei sensi. E il demonio sente: «Il Signore non vuole, ce l’ha proibito, perché
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mangiandone noi moriamo». Ecco un altro passo che mette Eva sulla via del peccato: mette in dubbio la parola del Signore, quasi domanda spiegazione al demonio. E il demonio la dà: «Ma no, non morirete, ma mangiando il frutto vietato diverrete simili a lui». Il diavolo sapeva bene che Eva e Adamo prima del peccato originale erano forniti di una luce e di una sapienza speciale, quindi non osa più muovere la tentazione che ha mosso satana in paradiso, quando Lucifero si ribellò a Dio. Questa volta ha detto: «Diverrete simili a dei»5.
Questo allora stuzzica la curiosità di Eva, la quale, curiosa, conoscendo prima solo il bene, voleva anche conoscere il male.
«Simile a Dio»: quindi si verifica un altro punto di sconfitta. Eva sta ad esaminare la cosa e allora guarda il frutto, se questo avesse delle virtù, qualcosa di valore, di efficacia speciale. Lo guarda, comincia a guardare e qui l’anima cede un’altra volta di un passo: guarda il frutto che appare bello. Si aggiunge poi il senso: doveva essere anche gustoso. E continua a riflettere sopra l’istigazione e le parole di satana. A un certo punto, allunga la mano, prende il frutto e ne mangia.
Quando uno commette il peccato, invidia quasi l’innocenza degli altri e cerca la complicità, perciò Eva diede il frutto ad Adamo perché ne mangiasse. E Adamo si lasciò sedurre e ne mangiò. Allora si aprono i loro occhi. Commesso il peccato, l’anima si sente avvilita, umiliata, si sente anche priva dei beni che prima aveva, ed è tentata di disperazione. Perciò, così umiliati e avviliti, conoscendo lo stato in cui si trovavano, Adamo ed Eva cercano di coprirsi e quindi, come dice la Scrittura, «fecero delle cinture di foglie di fico»6.
E ora la paura di Dio. La psicologia è quasi all’ultimo punto di travolgimento: fuggono da Dio, anziché ricorrere a lui. Il peccato porta la diffidenza verso Dio e a un mezzo stato di disperazione, per cui neppure si pensa subito a riconciliarsi con Dio, a confessare, perché quanto più il demonio prima del peccato toglie la vergogna, dopo il peccato la raddoppia, la triplica. Adamo ed Eva si nascondono, mentre prima quando il
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Signore discendeva nel giardino andavano a parlargli, a incontrarlo. Il Signore fa sentire ancora la sua voce: «Adamo, dove sei?»7. Ecco, l’anima ricorre a delle scuse: la donna si scusa in un modo, Adamo in un altro. Allora la sentenza di Dio.
Come bisogna comportarsi nella tentazione, per vincerla? Ce l’ha detto Gesù: «Vigilate et orate». Vigilare, cioè allontanare l’occasione e appena appena si insinua il pensiero cattivo, subito cacciarlo. Però vi sono due generi di tentazioni. Le tentazioni sensuali bisogna rigettarle senza ragionamento. Le tentazioni invece che a volte sono contro la speranza e la fede, qualche volta almeno, è utile affrontarle.
Quando si tratta di tentazione sensuale, non c’è altro mezzo più efficace che la fuga. Guai se si incomincia il discorso con la passione o con satana! Si finirà con l’essere sconfitti. In secondo luogo, preghiera. Molta preghiera: «Ne intretis in tentationem»8, che vuol dire che non abbiate la tentazione o che abbiate la forza di vincerla. Dopo la tentazione, come può trovarsi l’anima? In tre stati: o ha vinto, o è stata vinta, o è in dubbio se: vinta o non vinta. Se ha vinto, ringrazi il Signore e ricavi da quella tentazione un insegnamento: sempre vigilare, sempre diffidare di noi, quindi sempre pregare. Perciò un atto di ringraziamento al Signore che ci ha liberati.
E se l’anima è stata vinta? Se l’anima è stata vinta non si abbandoni alla disperazione, perché il Signore ci ha dato il sacramento della Confessione. Anzi vi può essere subito un atto di pentimento, di dolore perfetto che scancella la colpa e se uno muore dopo questo atto, si salva. Certo, come regola generale, non si può fare la Comunione finché non ci si è accostati alla santa Confessione. Vi può essere qualche rara eccezione.
Allora pregare in umiltà per aver la grazia di confessarsi bene, cioè di fare una buona accusa con vivissimo pentimento e prendere, adottare i mezzi per non ricadere un’altra volta. Se uno poi non adopera questi mezzi, allora fa dubitare se ha avuto un dolore vivo e quindi se ha proprio ricevuto il perdono, fa dubitare cioè se ha avuto un dolore sufficiente.
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Vi può essere invece un terzo caso in cui l’anima rimane in dubbio. Una regola generale non si può dare a questo riguardo. Conviene che ci lasciamo condurre dal confessore, esponendo la cosa a lui. Vi sono anime timorate che temono, e allora è segno che quantunque la tentazione sia andata avanti, sia ostinata, sia durata nonostante le preghiere e la fuga delle occasioni, si può presumere che è stata vinta, perché quando si tratta di anime timorate di Dio, c’è stata la preghiera e si sono adoperati i mezzi. Ma vi sono anche anime che non sono timorate di Dio, bevono i peccati veniali come nulla, e quando si fa l’abitudine a frequenti peccati veniali, magari sempre un po’ più gravi, a un certo punto fanno dubitare se l’anima è ancora in grazia o se già l’ha perduta, cioè se già ha consentito al male. Allora il confessore dirà: Non comunicarti prima di esserti accostata al sacramento della Penitenza.
Dio non tenta le anime, mai, ma le prova con le tentazioni come il Padre celeste ha provato Gesù. Quindi nessuna persona sia mai persuasa o sicura di sé. Non vale l’età, neppure vale una santità già avanzata. Chi era più santo di Gesù? Eppure ha digiunato quaranta giorni e si è umiliato a prendere il Battesimo di penitenza. Quando la tentazione è vinta, entra grande pace nell’anima. Gesù disse al demonio: «Vade retro, satana: allontanati, satana»9. Allora il Signore consola: «Accesserunt ad eum angeli et ministrabant ei: Si avvicinarono gli angeli e lo servivano»10 dopo i quaranta giorni di digiuno.
Grande pace entra poi nell’anima. Tuttavia non ritenerci mai sicuri. Sebbene si è vinto, si continui ad usare lo stesso modo: non solo fuggire le occasioni, questo appartiene a un altro argomento, ma vigilanza su di noi e preghiera abbondante. E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Così sia.
Dio fa esperienza dell’anima se lo ama davvero, perché l’anima che ama veramente Gesù ha orrore, timore del peccato, continuo timore. Però dopo la caduta, non bisogna tornare a voler esaminare e riesaminare le circostanze, le condizioni, il pensiero, il sentimento, ecc., perché si creano nuove tentazioni.
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Dire questo con semplicità, con pochissime parole al confessore e non ci si ritorni sopra frequentemente senza bisogno, rinnovando Confessioni generali, perché si dubita di questo o di quello. La Confessione generale può fare del bene in molti casi, ma in qualche caso, per anime inclinate agli scrupoli, può essere dannosa. Per questo, sempre stare al consiglio del confessore.
Allora preghiamo. Dire bene la domanda del Padre nostro, anzi le due domande del Padre nostro: Non ci indurre in tentazione, liberaci dal male. Il commento è: dal male passato, del quale siamo perdonati, fino a scancellare il purgatorio; dal male presente, affinché non cadiamo in altri peccati; dal male futuro, che sarebbe la diminuzione delle grazie sulla terra, e il giudizio, la cui sentenza può essere incerta e ci porta a temere. Perciò, ecco il pensiero finale: grande fiducia! La virtù della speranza sia sempre sopra tutto, poiché il Signore è venuto a salvare le pecorelle smarrite, è venuto per chiamare i peccatori a penitenza, perché quando vede l’anima di buona volontà, moltiplica la sua grazia.
Vedete un po’ di istruire sulle tentazioni, giacché qui ci sono persone un po’ più avanti in età e i due generi di tentazione: la tentazione di un peccato che è un atto, e la tentazione contro la vocazione che è la più perfida che ci sia. Altro è un atto in cui l’anima disgraziatamente e per poco sta in peccato, ma quando il diavolo persuade contro la vocazione, allora è un peccato di tutta la vita, e uno si mette fuori della strada di Dio per tutta la vita. E come si conclude poi, quando si è in punto di morte?
Dunque, istruire bene, specialmente la gioventù, le aspiranti, anche, a volte, parlando a quelle figliuole che si pensa che abbiano vocazione e che vengono invitate ad entrare nell’Istituto. Su questi punti vi è parecchio da dire, ma per ora il tempo è passato.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 19 aprile 1961. Trascrizione da nastro: A6/an 105b = ac 174b.

2 Cf Mt 6,13.

3 Cf med. 18.

4 Cf Gen 3,1.

5 Cf Gen 3,5.

6 Cf Gen 3,7.

7 Cf Gen 3,9.

8 Cf Mt 26,41: «Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione».

9 Cf Mt 16,23: «Va’ dietro a me, Satana».

10 Cf Mt 4,11.