Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

8. FEDE NELLA PREGHIERA1


(Le devozioni da incrementare in questo tempo)2 ...sono in primo luogo la devozione al Crocifisso, a Maria Addolorata ai piedi della croce, della Via Crucis, la devozione della Confessione: dolore dei peccati particolarmente, in quanto sono offesa a Dio sommo bene, occasione della Passione di nostro Signore Gesù Cristo. Non soltanto perché peccando ho meritato i vostri castighi, ma soprattutto perché ho offeso voi che siete infinitamente buono, Signore, e degno di essere amato sopra ogni cosa3. Rendere perfetto il dolore! Soprattutto devozione al sacrificio dell’altare, la Messa, nella quale noi consideriamo il Calvario, dove agonizza il Salvatore. Il Calvario, per mezzo della Messa, è portato in mezzo a noi sopra i nostri altari.
Abbiamo considerato la prima condizione per la preghiera, cioè l’umiltà: Da me nulla posso4. Per questo è necessario che noi guardiamo se ciò che domandiamo è a gloria di Dio, non soltanto di interesse nostro. Quindi quello che chiediamo, deve essere ordinato all’onore e all’amore di Dio, non al nostro amor proprio. Poche anime arrivano a persuadersi ma neppure a capire questo punto.
Seconda condizione, la fede. Che cosa bisogna ricordare qui? Primo punto, ricordare che vi sono grazie che il Signore fa sempre, infallibilmente. Secondo, vi sono grazie che il Signore concede se sono a sua gloria e nell’ordine della sua volontà. Le grazie che il Signore concede sempre sono quelle spirituali,
~
cioè quelle che conferiscono alla gloria di Dio stesso o alla santificazione nostra.
Se si chiede la grazia di corrispondere alla vocazione, la grazia di farsi santi nel nostro stato, di compiere il nostro apostolato, il nostro lavoro nella via segnataci dalla Chiesa, queste sono grazie che il Signore concede sicuramente. Sono nei suoi disegni: «Haec est voluntas Dei, santificatio vestra: Questa è la volontà di Dio, che siate santi»5. «Elegit nos ante mundi costitutionem, ut essemus sancti: Ci ha eletti prima che creasse il mondo, affinché diventassimo santi»6. Quindi questi sono i suoi disegni, i suoi voleri, e tutte le grazie che egli concede sono ordinate a questo. Così anche per ciò che riguarda le anime in generale, cioè la glorificazione della Chiesa, la conversione dei peccatori, la diffusione del Vangelo: «Ut fiat unum ovile et unus pastor: Che si faccia un solo ovile nel mondo e un solo pastore»7.
Questi sono i disegni che Dio vuole conseguire, tuttavia occorre dire che gli uomini possono opporsi alla grazia. E quanti si oppongono alla grazia! Il Signore concede, esaudisce, ma la grazia cade su terreno duro come la strada, ghiaioso, coperto di spine, e la spiegazione la dà il Vangelo8. Quindi si prega per un peccatore ed egli si oppone alla grazia, non la vuole ricevere. Anche se un sacerdote va a bussare alla porta di casa, sapendo che là c’è un malato grave che sta per passare all’eternità, la grazia arriva, ma egli la rifiuta. E se la rifiuta, forse che sia mancata la grazia? È mancata la corrispondenza. Anche noi facciamo tante volte così, diciamo: Fateci santi, e poi facciamo delle birbonate! E manca di qua, e manca di là, togline un pezzo, togline un altro con le parole o con i sentimenti o con il comportamento o con i pensieri,... La grazia cade ma in quale terreno? Il seme ha trovato un terreno coperto di spine che sono le passioncelle, l’orgoglio, l’attaccamento a qualche cosa, l’invidia, la sensualità, ecc.
~
Dunque, bisogna ben distinguere: le grazie il Signore le concede sempre e se trovano buon terreno fruttificano, perché l’aiuto del Signore c’è di sicuro. E [ci sono] invece le grazie che sono contrarie alla sua volontà, ai suoi disegni, grazie che sono anche un bene per gli altri, ma la grazia «dabit vobis: a voi dà la grazia»9. Dabitur vobis, a voi darà la grazia e se avete buon spirito, la grazia non solamente sarà concessa, ma frutterà.
Quante volte noi domandiamo grazie materiali che possono essere nei disegni di Dio, ma possono anche essere fuori dai disegni di Dio. Allora non si è esauditi. Non dobbiamo pregare Dio contro Dio, cioè che egli voglia una cosa e che noi ne vogliamo un’altra. Gesù pregava nel Getsemani: «Padre, se vuoi allontana da me questo calice della passione». E il Padre non volle, e gli domandò il sacrificio della vita. E perché? Per i frutti che portava la sua passione e morte. In quella passione e morte di Gesù, il Padre riceveva la massima gloria, il mondo e le anime ne avrebbero avuto il maggior frutto, la redenzione: riaperto il paradiso e il conferimento della grazia.
«Se vuoi...». Quindi in quelle novene, in quei tridui, in quelle insistenze per un malato, per la tal cosa materiale che crediamo utile, sempre dire: «Se tu vuoi. Non mea, sed tua voluntas fiat»10. Anche se chiediamo un miracolo. Diceva quell’infelice: «Se tu vuoi, puoi mondarmi!» ecco tutto. Voleva dire che egli confessava l’onnipotenza di Gesù, ma sottometteva la sua domanda alla volontà di Gesù: «Se tu vuoi, puoi mondarmi». E allora, siccome era nei disegni di Dio che fosse operato il miracolo, perché Gesù doveva confermare la sua divinità: «Lo voglio, sii mondato». E cadde la lebbra dal suo corpo11.
Per ravvivare la fede nel pregare, dobbiamo considerare l’onnipotenza di Dio e la sua misericordia. Dio può tutto. La sua misericordia è infinita. Dio può tutto, e colui che ha fatto l’occhio, non potrebbe guarirlo? E colui che ha creato l’udito, non potrebbe risanarlo? E colui che ha fatto il cuore, non può
~
volgerlo al bene? E colui che ha creato il tutto, non può fare anche quello che è il meno?
Allora: l’onnipotenza del Signore. Se c’è bisogno che un monte sia trasferito, perché dove sta ingombra, impedisce un’opera buona, una chiesa per esempio, e tu dirai a quel monte: «Levati e portati in là, mettiti nel mare, il monte obbedirà»12. Guardate la fede di S. Giuseppe Cafasso13, di S. Giovanni Bosco14, e specialmente di S. Cottolengo15. Ecco, aveva più fede il S. Cottolengo che tutta Torino assieme, diceva il suo confessore, o meglio il suo direttore spirituale. Credere all’onnipotenza di Dio, alla sua misericordia infinita, sì. Qualche volta nella sua misericordia infinita viene anche in soccorso a certe nostre debolezze. A volte non si vede ancora che fine, che frutto possiamo ottenere, ma il Signore è il Signore, cioè onnipotente, il Padre delle misericordie. Nel pregare è necessaria la fede? Sì. «Se puoi credere che io ti faccia questo», dice Gesù a quel padre. «Lo credo, ma aumenta la mia fede»16. E Gesù lo esaudì: «Se puoi credere».
Ci sono due fatti che meditiamo in questi giorni nel Vangelo. Uno è di oggi e si legge nella Messa. Gesù era mandato in primo luogo per il popolo d’Israele, e da lì doveva partire tutta la missione degli apostoli per il mondo. Come qui: c’è la casa di formazione, e dopo da qui devono partire le Figlie nelle varie direzioni e nei vari apostolati. Gesù si trovava ai confini di Tiro e Sidone, e là una donna, oltrepassa i confini e viene a pregare: «Mia figlia è gravemente ammalata...». Siccome Gesù non dava l’impressione che stesse ad ascoltarla, ella gridava: «Gesù, figliuolo di David, abbi pietà di me». E gli apostoli dicevano: «Grida presso di noi. Non possiamo più ascoltarti...». Allora Gesù si volge alla donna e dice: «Non sono mandato
~
che per i figli d’Israele». Ma la donna non si arrende a quella risposta negativa, e dice: «È vero, ma anche i cagnolini possono mangiare le briciole che cadono dalla mensa del ricco». E voleva dire: Anche se io appartengo al numero dei cani, cioè al popolo pagano, agli adoratori degli idoli, tuttavia le briciole del pane che dai abbondantemente ai tuoi figli, ai figli di Israele, fa’ che di qualche briciola che cade dalla vostra mensa, possa goderne anch’io. Allora Gesù dice alla donna: «Magna est fides tua: Grande è la tua fede». Era una pagana! «Sia fatto come hai creduto». Hai creduto che io lasciassi cadere per il popolo pagano le briciole dalla mensa che ho imbandito per i figli d’Israele. Hai creduto fino qui: «Sia fatto come hai creduto». «Et sanata est filia eius ex in illa hora: E fu risanata in quel momento la sua figlia»17.
Ancora più chiaro è il fatto di quel capo di milizie che ha il suo servo gravemente ammalato, che viene da Gesù e lo supplica: «Il mio servo è gravemente malato, soffre tanto». E Gesù risponde: «Io verrò e lo guarirò». Ma quel centurione replica: «Non sono degno che tu entri nella mia casa, ma dì solo una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io sono costituito in autorità, ho dei soldati sotto di me e comando all’uno e all’altro, così anche ai miei servi, ed essi fanno quel che dico». E voleva dire: Siccome tu sei padrone di tutto e sei superiore a tutto, comanda che il male se ne vada dal mio servo. Anche mentre sei lontano, puoi comandare!. «Non inveni tantam fidem in Israel. Iesus miratus est»18. Gesù si meraviglia, si stupisce di trovare tanta fede fuori di Israele. Allora, Gesù si rivolse al centurione: «Va’, il tuo servo è guarito». E se ne andò e gli vennero incontro i servi per la strada a dirgli che il servo suo era guarito.
È Gesù che risuscita la bambina che era defunta e la prese per mano19. È Gesù che risuscita il figlio della vedova di Nain20: Toccò la cassa, la portantina, cioè il mezzo con cui venivano trasferiti i defunti e poi seppelliti secondo il costume ebreo.
~
Fede! Occorre fede. Sempre nella condizione: «Si vis: Se vuoi, puoi mondarmi», quando si tratta di grazie materiali. Quando si tratta di grazie spirituali, se toccano noi, ecco: «Dabitur vobis: Vi saranno date». Però perché fruttino dipende da noi, perché chiedere la santità e poi non corrispondere alla grazia, che cosa ne segue? Segue che la grazia è caduta in un terreno duro, pietroso o coperto di spine, cioè di passioncelle. Però il Signore esaudisce: «Picchiate e vi sarà aperto, domandate e otterrete, chiedete e vi sarà dato, perché a chi bussa viene aperto, e a chi domanda si dà, e chi chiede viene esaudito». «E voi, che pur non siete buoni, se il figlio vi chiede un pezzo di pane, gli darete forse una pietra? E se vi chiede un pesce da mangiare con il pane, gli date forse un serpente? Se voi che non siete buoni, sapete tuttavia dare delle cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre celeste che è infinitamente buono, darà a voi ciò che vi è necessario!»21.
Possiamo sempre dire: Da me nulla posso, l’umiltà; e secondo: Con Dio posso tutto. Quando è nei disegni di Dio, le cose riescono. Quando non sono nei disegni di Dio o sono contrarie ai suoi voleri, alla vocazione, o sono contrarie ai disegni che il Signore ha sull’Istituto, non le otterrete, non le otterremo! Bussate e sarà chiuso, parlate e non vi sarà risposto; insisterete e troverete invece il Signore che si volta dall’altra parte. Sì, perché? Perché tu vuoi cose contro Dio. Vedere sempre se noi stiamo nell’ordine di Dio, com’è la nostra volontà nell’ordine dei disegni di Dio.
C’è chi fa di sua volontà: né chiede permessi, né vuole ascoltare chi deve disporre e poi crede che le cose riescano. Crede poi che con questo si faccia santa? Eh, quanti sbagli! Quanti errori! Le stesse grazie spirituali bisogna chiederle nella condizione: se sono nella volontà di Dio. Perché può essere che tu chieda la purezza, invece hai bisogno dell’umiltà. Può essere che tu chieda il buon risultato in una cosa di apostolato o di ordine interno, che riguardi la parte disciplinare, dell’apostolato o la parte degli studi: non frutterà se è contro il volere di
~
Dio, cioè se tu non hai le disposizioni che sono volute da Dio nel chiedere e nel fare.
Non si creda che debba trionfare la nostra volontà, no. «Fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra»22; «Non mea sed tua voluntas fiat»23. E di alcune cose che sembra proprio che dovevano riuscire, invece vanno a catafascio... Pensaci tu: hai voluto fare di tua testa e non sei stata accompagnata dalla mia grazia. Fede! Ragionare soprannaturalmente. Considerare sempre la bontà di Dio che ci vuole condurre alla santità e all’apostolato affidato all’Istituto. Non altro. E sulla strada che vorremmo fare noi non si troverà la grazia, perché scelta da noi. Troveremo invece sempre la grazia sulla strada indicata da Dio e che noi percorriamo nel volere di Dio.
Riflettere su questo intimamente, perché è fondamentale: lo spirito dell’Istituto non può essere travolto. Le cose dette devono rimanere, perché l’Istituto va crescendo in misura che si compie in esso il volere di Dio. A volte un’anima umile ottiene le vocazioni e fa crescere l’Istituto; un’anima orgogliosa crede di far meglio, perché si crede superiore e impedisce realmente. È Dio che fa le cose in quest’ordine di vita soprannaturale che è la vita religiosa, non siamo noi.
Allora, propositi! La necessità della fede; i fondamenti della fede e la disposizione pratica della fede quando preghiamo.
Se si chiede perdono dei peccati, quando abbiamo il dolore il Signore ce lo dà immediatamente. Lì è di sua volontà, se non mettiamo ostacoli alla sua grazia. Ma quando vogliamo ciò che vogliamo noi, senza considerare i disegni di Dio, la gloria di Dio, il bene delle anime e il bene nostro, allora la grazia, per sua misericordia, il Signore non la dà, perché diverremmo responsabili di altre grazie a cui non corrispondiamo. Fede, dunque: «Se vuoi puoi mondarmi!». «Signore, accrescete sempre la mia fede». Da me nulla posso, ma con Dio posso tutto!
~

1 Meditazione tenuta a Roma il 23 febbraio 1961. Trascrizione da nastro: A6/ an 95b = ac 161a.

2 Le prime parole non sono registrate ma, ricavate da trascrizione precedente.

3 Cf Atto di dolore.

4 Cf Atto di umiltà. Cf LP, ed. 2011, p. 24. Invocazione che Don Alberione ereditò dalla spiritualità di S. Francesco di Sales, che accompagnava il segno della croce sulla sua persona dicendo: Da me nulla posso; con Dio posso tutto; per amor di Dio voglio far tutto; a Dio l’onore a me il disprezzo. Don Alberione cambiò la parola “disprezzo” con “paradiso”.

5 Cf 1Ts 4,3.

6 Cf Ef 1,4.

7 Cf Gv 10,16.

8 Cf Mt 13,1-23.

9 Cf Mt 7,7: «…vi sarà dato…».

10 Cf Lc 22,42: «…non sia fatta la mia, ma la tua volontà».

11 Cf Lc 5,12-13.

12 Cf Mt 17,20.

13 Giuseppe Cafasso (1811-1860), sacerdote della diocesi di Torino, docente di teologia morale, confessore e direttore spirituale. Si dedicò con passione all’assistenza dei carcerati e dei condannati a morte. Fu uno degli autori più letti e seguiti da Don Alberione (cf AD 133).

14 S. Giovanni Bosco (1815-1888), fondatore della Famiglia Salesiana.

15 S. Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842), sacerdote piemontese, nel 1832 fondò a Torino la Piccola Casa della Divina Provvidenza.

16 Cf Mc 9,23-24.

17 Cf Mt 15,21-28.

18 Cf Mt 8,6-13.

19 Cf Mc 5,41.

20 Cf Lc 7,11-15.

21 Cf Mt 7,7-11.

22 Cf Mt 6,10: «Sia fatta la tua volontà».

23 Cf Lc 22,42: «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà».