Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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9-LE COSTITUZIONI: VIA FACILE, SICURA, NECESSARIA1 *
Ora ringraziare per i doni e i lumi e le ispirazioni e i propositi degli Esercizi, tutte le grazie che in questi giorni si sono ricevute. Ora si son fatti i propositi e i propositi sono il programma spirituale di lavoro per tutta una annata, cioè, fino al giorno in cui farete un altro corso di Esercizi. Ringraziare e, nello stesso tempo, pregare, perché dobbiam guardare avanti e le difficoltà continueranno ad esserci. Il nemico della nostra salute eterna, non dorme, il demonio. Così abbiamo sempre con noi le cattive inclinazioni e abbiamo sempre attorno l'atmosfera malefica del mondo.
Però abbiamo, nello stesso tempo, gli aiuti necessari. E' con noi Gesù ostia. Poiché, dovunque va, la Pia Discepola trova il suo tabernacolo. E' con noi la Regina degli Apostoli, la Madre che è la madre più premurosa del nostro bene spirituale. Poi abbiamo con noi San Paolo, il padre e il protettore nostro. E tanto più quest'anno che noi dedichiamo al suo speciale culto, per conoscerlo meglio e per seguirlo più da vicino e per pregarlo più frequentemente. Abbiamo gli Angeli Custodi che sono con noi; i santi nostri protettori.
Quindi non scoraggiarsi mai. Vigilate et orate2. Quando Gesù stava per lasciare gli apostoli faceva loro questa raccomandazione, dava loro questo ricordo: vigilare e pregare. E veramente, qualunque chiusura degli Esercizi dovrebbe intonarsi qui, come si è intonata la chiusura della predicazione del Maestro Divino agli apostoli: «Vigilate e pregate»2.
Il vigilare significa evitare le occasioni del male, le persone che ci portano al male; evitare di ascoltare le persone che possono, in qualche maniera, farci ritornare alla tiepidezza o ai difetti di prima. Vigilare sui sensi, sull'udito, sulla vista, sulla lingua, sul tatto. Vigilare, ancora, sopra le suggestioni, le tentazioni interiori del nemico, il demonio. Vigilare. Poiché la spinta al male è sempre un po' in noi e bisogna resistere, bisogna combattere e bisogna esser persuasi che il paradiso costa fatica e che sono quei che si fan forza e che son costanti che lo guadagnano3; sì.
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Non abbiamo da pensare che qualcheduno nasca santo, no, bisogna farsi; non abbiamo da pensare che la via del cielo corra sempre piana e non s'incontrino delle salite, alle volte, e dei pericoli, no. Stretta è la strada che conduce al cielo1, ma mette al cielo, ecco. E non bisogna sempre pensare che tutte le suore dopo che han fatto la professione, che tengano la strada giusta. Vi sono anche quelle che dopo deviano, quelle che deviano, le quali possono presentare pericolo per le ingenue, per le giovani, pericolo per la convivenza, sì. Perché non son tanto pericolo quelle che, stanche della vita religiosa, quando l'abito religioso pesa, lasciano l'Istituto, ma specialmente quelle che rimangono nell'Istituto e vorrebbero che la vita religiosa fosse conformata alla loro vita, ai loro desideri.
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La coscienza deve dire qualche cosa. Oh, bisogna che in noi ci sia una coscienza. La coscienza dev'essere, prima, la coscienza dell'uomo onesto, retto; poi della persona del cristiano, poi quella della religiosa. E formare la coscienza, specialmente la coscienza cristiana e religiosa, è il compito della educazione, cioè dell'aspirandato, del probandato, del noviziato, del tempo di professione temporanea. Formar la coscienza.
Ora, tanto ostacolo oggi trova nel mondo la formazione di una retta coscienza. Il Papa, nel 1952, ha fatto, a questo riguardo, un magnifico discorso1. Compito essenziale della formazione è di stabilire in noi una coscienza retta, che vede bene, che giudica bene e che risolve bene ed opera, poi, bene. Quindi, noi, per avere una retta coscienza cristiana, abbiamo da guardare Gesù Maestro, come egli ha parlato e come egli ha operato. Da una parte ha operato e ha operato divinamente. E, dall'altra parte, poi, ha predicato, ha esposto con la parola chiara la sua dottrina e l'ha esposta divinamente.
Quindi, nel corso dell'anno, guardarsi dai pericoli. Vigilate. Vi sono, ho detto, anche coloro che possono rimaner nell'Istituto e intanto ostacolare l'Istituto.
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Poi: orate. Pregate. Questo è l'ammonimento di tutti i santi. E nella regola vostra, nelle Costituzioni, vi sono le pratiche di pietà assegnate. Pregate, pregate, sì. Credo che le pratiche di pietà si facciano tutte e da tutte le suore. Farle bene, però, farle bene, con umiltà, con amore, con raccoglimento, con fede. Fede, che il Signore, avendovi chiamate alla vita religiosa vi dà tutte le grazie giorno per giorno. Nessuno può dire che non può osservare i santi voti e fare quanto nella Congregazione è stabilito, perché noi sappiamo che le Costituzioni sono approvate dalla Chiesa, la quale è nostra madre che ci guida. Noi sappiamo che Iddio non comanda cose impossibili, ma quando comanda vuole che osserviamo quello che egli dice. E se le cose son difficili, il Signore vuole che facciamo ciò che ci è possibile e che domandiamo quello che non ci è possibile, quello che la nostra povera natura inferma ripudia e la nostra natura inferma non potrebbe portare, per sé1. Per esempio, tra i comandamenti di Dio, uno dei più difficili è perdonar le offese e perdonare proprio chi ha disgustato, chi, forse, ha detto cose che non doveva dire o che erano anche cose false. Tra i comandamenti questo è uno dei più difficili a osservarsi, il perdono delle offese. E questa difficoltà si può paragonare alla difficoltà che s'incontra nell'osservanza del sesto comandamento e del voto di castità. Perciò pregare, pregar sempre.
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Oh, adesso, tuttavia, va bene che ricordiamo una frase che raccolga tutto e, nello stesso tempo, ci serva di guida. Ed è questa: l'osservanza delle Costituzioni è la via facile e sicura e necessaria per raggiunger la santità e far bene l'apostolato. L'osservanza delle Costituzioni. Si può essere, su questo punto, abbastanza espliciti. Perché le Costituzioni sono via facile? Sono via facile perché non contengono degli eroismi atto per atto. La nostra vita quotidiana non ha, per sé, degli eroismi atto per atto, invece la virtù di una religiosa può essere eroica in quanto sempre fa quello che è prescritto. La fedeltà alla regola arriva all'eroismo quando è continua, costante. Questa suora che tutti i giorni, tutti i giorni fa la sue cose comandate; tutti i giorni, tutti i giorni le fa con amore; tutti i giorni accetta quegli uffici e quell'indirizzo che è dato; e tutti i giorni e sempre con maggior calore offre se stessa a Dio e si abbandona al suo volere. E' via facile, adatta per tutti, adatta per tutte, questa via. Che cosa vi è proprio d'impossibile? E qualche cosa d'impossibile sarebbe quando fossimo malati e allora c'è la dispensa da certe cose, c'è la impossibilità e quindi non si è tenuti.
La vita degli Istituti si può paragonare alla vita di una persona. I bambini nascono e al battesimo son subito obbligati, i parenti, obbligati i sacerdoti a dare il battesimo; ma la legge della comunione annuale arriva quando il fanciullo arriva all'uso di ragione; così, più tardi, l'obbligo della Messa domenicale. Poi si arriva anche alla legge del digiuno, dell'astinenza, il venerdì e i giorni di astinenza, e si arriva al digiuno quaresimale. Ebbene, vuol dire che le leggi arrivano e ci obbligano man mano che si sviluppa l'uomo. Così gli Istituti da principio non sono tenuti subito a tutte le leggi, perché sono ancora in formazione e neppur sarebbe possibile. Come si farebbe a costituire un Consiglio in un Istituto che ha solo tre suore? Come si farebbe a dividerlo in Province? Allora noi abbiamo da camminare saggiamente. Ma in tutti i casi la legge divina, la legge della Chiesa considerano la impotenza, considerano le ragioni scusanti, sì. E può esserci anche la ragione che dispensa dal riposo festivo. Ma, in sostanza, nelle Costituzioni si trova la via facile perché ognuna può fare ogni giorno quello che è prescritto, quello che è detto.
Poi si può aggiungere questo: che è via facile perché non avete tanti pericoli. Se uno osserva le Costituzioni, ad esempio: quando si esce non si esca da sole, ma si sia sempre accompagnate1; ecco, questo facilita l'osservanza della castità, ad esempio. Così le regole della clausura facilitano sempre l'osservanza della bella virtù, del voto di castità e tolgono molte lotte che subiscono coloro che si mettono nei pericoli. E' via facile. Leggerle bene e meditarle bene, le Costituzioni.
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Secondo: è via sicura. I nostri pareri possono, tante volte, essere errati, possiam, tante volte, sbagliare. Se giudichiamo noi stessi delle cose, eh, sì, tante volte il nostro giudizio è influenzato dalle passioni, il cuore agisce sulla testa, tante volte. Ma se noi possiamo sbagliare nello scegliere noi stessi il bene, chi segue le Costituzioni non sbaglia: è un bene sicuramente voluto da Dio, che la Chiesa approvò, che tu hai abbracciato con la professione. E' via sicura. Le persone che sono nel mondo, anche le migliori figliuole tante volte devono sceglierselo loro il bene da fare. E, alzarsi alla tal ora e, (mettiam che la persona sia buona) e quando fare la comunione e a che ora andare a Messa, come scegliersi il confessore, quali opere di pietà e pratiche di divozione scegliere. Ma qui è tutto scelto ed è scelto bene, è sicuro che piace a Dio, e piace anche a Dio, è meritorio.
Perciò, è via sicura della santità la regola. Siete certissime che quelle cose piacciono a Dio, non rimane altro che farle bene noi. Il Signore, al giudizio di Dio, non ci chiederà conto se abbiamo sempre indovinato nella scelta del bene, perché il bene è già scelto, è quello, ed avendo l'approvazione della Chiesa, per ciò stesso che è approvato dalla Chiesa, viene fatto, tutto quel che c'è da fare nella giornata, nell'obbedienza, nell'obbedienza, poiché noi abbiamo promesso di uniformare la nostra vita alle Costituzioni. Allora ognuna sa con sicurezza: questo piace a Gesù. Io non so fare grandi cose, ma quello che faccio son sicura che piace a Gesù. E piace a Gesù anche che nelle ore determinate vada a riposarti, che nelle ore determinate vada a mangiare, che nelle ore determinate vada a fare un po' di ricreazione. Piace a Gesù tutto. Via sicura. Ma chi comincia a fare eccezioni, sceglie il bene, e quando ci entra la nostra scelta siamo sempre noi, non più Dio. E' molto più perfetto scegliere la ricreazione, perché è obbedienza, che non andare, allora, in chiesa a pregare mentre che le altre sono a ricreazione. E' molto più virtù, dice San Francesco di Sales, prender ciò che portano a tavola, che è buono, che ci piace, e accettarlo e mangiarlo perché manducate quae apponuntur vobis1, ecco, che non andare in cucina a dire: mi faccia un cibo amaro, disgustoso. C'entra, allora, la nostra scelta. Ma quello che non scegliamo noi, ma è determinato, è via sicura. E allora, quella mangia un cibo sgradevole, cattivo, e l'altra daccanto mangia un cibo buono e gustoso e fa più merito. E allora?
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1 Esercizi Spirituali (15-23 gennaio 1957) alle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 20 gennaio 1957 *
* Nastro 10/g (=cassetta 26/b). - Per la datazione, cf PM: «Qualunque chiusura degli Esercizi dovrebbe intonarsi qui... Oh, adesso, tuttavia, va bene che ricordiamo una frase che raccolga tutto...: l'osservanza delle Costituzioni è la via facile e sicura e necessaria per raggiungere la santità... Quest'anno che noi dedichiamo al suo [di s. Paolo] speciale culto». - dAS, 20/1/1957: «Va [il PM] dalle suore PD, Casa Generalizia, per la predica degli Esercizi SS. ». - VV (cf c16).

2 Mt 26,41.

3 Cf Mt 11,12

1 Cf Mt 7,14

1 Cf Pio XII, «Radiomessaggio sulla coscienza cristiana...», 23/3/'52.

1 S. AGOSTINO, De natura et gratia, 43,50, PL 44,271; cf anche DS, 804.

1 Cf Costituzioni delle PD (1948), art. 185, dove si dice: «Nessuna suora può uscire di casa (...) e senza chi l'accompagni».

1 Lc 10,8.