Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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14-LO SCORAGGIAMENTO: CAUSE - DANNI - RIMEDI1 *
Terminando gli Esercizi, si trova, ogni suora, in stato di fervore, certamente. Ora, questo stato di fervore ha da essere l'inizio della nuova vita e l'inizio di un anno di spiritualità, il quale dovrebbe durare per tutto l'anno e, conseguentemente poi, per tutta la vita. Vi è sempre, però, il timore, il pericolo che nel corso dell'anno o successivamente, negli anni successivi, si cada in scoraggiamento. Ora sarebbe il caso di premunirsi contro questo scoraggiamento che può assalire l'anima. Il demonio non suole subito avvicinarsi all'anima proponendole cose molto gravi. Il demonio ha la sua tattica nel tentare le anime e la sua tattica consiste primo, nel disarmarla, cioè nel farle perdere quel fervore, quell'abbondanza di pietà, di preghiera per cui la persona rimane con forze diminuite. E poi, successivamente, il demonio proporrà delle altre cose cominciando dal peccato veniale, da imperfezioni che vengono acconsentite, da difetti che si ripetono più spesso. Scoraggiamento nel lavoro spirituale.
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Facendo i voti, si arriva come ad una laurea. E che cosa vuol dire? Lo studente di medicina, quando ha terminato i suoi studi, riceve, conseguisce una laurea. Con questo è autorizzato a esercitare la professione di medico. Entra allora, nella sua professione, nell'esercizio della sua professione. Prima è stato tutto una preparazione. Così le suore, facendo i primi voti, oppure, meglio ancora, venendo alla professione perpetua entrano nella loro professione, cioè, nel loro mestiere. Prima sono state come in preparazione, ma da quel giorno lì, comincia l'obbligo di tendere alla perfezione. Perché infatti, il primo fine dell'Istituto, oltre che la gloria di Dio, è precisamente perché le suore si dedichino a perfezionarsi, a santificarsi. E' come conseguire una laurea. Difatti, dopo sono suore, sono in una vita nuova, entrano nell'esercizio del lavoro di perfezione. Ed ecco il demonio, nemico di ogni perfezione, va attorno all'anima, la insidia e cerca di farla cadere in scoraggiamento: «tanto non riesci». E se il demonio viene a persuadere l'anima di questo pensiero, allora ha già riportato una grande vittoria. C'è molto più da temere lo scoraggiamento di quanto si creda, perché è un demonio molto brutto il demonio dello scoraggiamento.
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Quali son le cause dello scoraggiamento?
Sono specialmente sei: la prima causa è l'orgoglio, la persuasione, cioè, di essere ormai a posto, di essere già abbastanza fermi nella virtù, di avere, anzi, già superato molte difficoltà; e quando entra l'orgoglio allora succede che si prega di meno e quindi vi è minor quantità di grazia. Orgoglio. Il quale orgoglio fa dimenticare anche la necessità di ricorrere ai consigli, ricorrere al Signore. E perciò il Signore Gesù aveva avvertito gli apostoli: Vigilate et orate ne intretis in tentationem1. Ma gli apostoli credevano di essere tutti fervorosi là, nell'ultima cena: difatti avevano fatto la comunione e san Pietro, per il primo, confidò nelle sue forze e così tutti gli altri, e avvenne il disastro. E Pietro rinnegò il Maestro e gli altri apostoli abbandonarono pure il Maestro nel momento in cui veniva catturato dai suoi nemici. L'orgoglio è la prima causa dello scoraggiamento.
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Seconda causa è la pigrizia. Tenerci sempre fermi, tenerci sempre nel calore spirituale, esige proprio che ci scuotiamo, che ci sforziamo nella preghiera, ci sforziamo a fare l'esame di coscienza e penetriamo negli angoli del nostro cuore, che ci sforziamo nella Visita a tenere la mente raccolta, seguir bene il metodo, che ci sforziamo nella meditazione, la quale ha certamente delle difficoltà. Ecco, se interviene la pigrizia, una cosa si fa un po' meno bene, l'altra un po' meno bene e questo ci porta allo scoraggiamento.
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Terza causa è la compagnia delle persone tiepide. Occorre, anche andando in una Casa, in un'altra, tenersi con le più fervorose. Se si va con quelle persone che sono tiepide, con quelle persone le quali non camminano nel vero indirizzo, nel vero spirito, nell'amore ai superiori poco a poco lo spirito si abbassa, si abbassa. Tenersi sempre con le più fervorose, con quelle che hanno il distintivo: chi è coi superiori è con Dio. Del resto, delle persone in ogni Casa ce ne possono essere alcune fervorose e altre meno fervorose; in generale, scegliere bene. Trattar bene tutte va bene, ma le amicizie, diciamo, spirituali o le confidenze o la fiducia, si abbia solo con quelle che sono più fervorose, la loro compagnia serve a mantenere lo spirito caldo.
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Altra causa è la fretta di farsi santi. La fretta sta bene, ma non troppa fretta. Affrettatevi lentamente, vien detto, affrettatevi lentamente. Perché? Non è cosa che si possa compiere in brevissimo tempo la nostra santificazione. E' il lavoro più alto, più nobile, più difficile anche, raggiungere la santità. Stabilire proprio nel nostro cuore un amore purissimo verso Dio, lo spirito di fede, l'amore alle Costituzioni, ecc. E siam tanto inclinati ai difetti. Allora conviene fare propositi anche un po' larghi, ma da applicarsi poco per volta.
Per esempio, la pietà. E si comincia da una parte della pietà: supponiamo: farò bene l'esame di coscienza. D'altra parte, non stupirsi anche delle imperfezioni e dei difetti. Ciò che dobbiam combattere è il veniale consentito, deliberato. L'opera della santificazione si compie quando ogni giorno si fa un piccolo passo, ecco, con costanza. Prima che sia finito l'anno son passati 365 giorni e allora si son fatti 365 giorni di progresso, lento, ma costante. Non andare a sbalzi, non un giorno tutto sereno e euforia piena e poi l'altro giorno per terra. E quella figura: il Signore distribuiva le croci e assegnò a un'anima una croce che era abbastanza grossa. E l'altra se la mette lì davanti e poi procede con sveltezza baldanzosa. Eh! giorno di fervore. Non erano ancor passati cento metri che già l'ha messa giù, e poi dopo, ci si è seduta daccanto, e poi dopo, è andata a cercare una sega per tagliargliene un pezzo. E allora lo scoraggiamento. Non baldanzosi, umilmente vogliamo questo, ma sempre presente il «Da me nulla posso, con Dio posso tutto». Tutte le mattine riprenderci: Ego dixi: nunc coepi1: comincio oggi, ecco, mai baldanza, mai confidenza in noi, la nostra fiducia è in Dio.
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Poi vi sono le tentazioni che sono un'altra causa di scoraggiamento. Quella persona ha tutte le buone volontà. «Eh, ma adesso, ho delle tentazioni così brutte, oh, non avrei mai pensato di aver delle tentazioni così brutte». Quella persona, forse in gioventù, non le ha avute quelle tentazioni, forse era sempre pronta a cacciarle; ma vi son dei periodi nella vita che le tentazioni si moltiplicano, divengono ostinate. Ma c'è solo il consenso che è peccato. Non è che si faccia peccato perché la tentazione è brutta, tutti i santi son passati attraverso a molte tentazioni e han vinto e vincendo si sono compita la corona tutta ornata di gemme preziose per il paradiso. E bisogna essere persuasi che è più necessario la lotta che il pacifico possesso delle virtù. Vi sono anche persone che han poche tentazioni, sono come indifferenti e non sentono; ma quando vi è la vivacità, quando si possiede una certa robustezza, possono anche essere molto violente le tentazioni; a combatterle occorre maggior forza, ma vi è una corona più bella: Vincenti dabo manna absconditum1 .
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E poi, un'ultima causa: gli scrupoli. Quando si cade nello scrupolo è facile anche scoraggiarsi, sì. Quando il demonio finisce col persuadere l'anima: «oh, tanto, forse, non ti sei confessato bene, forse hai dimenticato quel là, forse non l'hai detto bene», e comincia a persuadere l'anima che forse non si trova in regola con Dio, il demonio ha già riportato una vittoria. No, negli Esercizi ci si è confessati, si è fatto quel che si poteva e basta. - «Ma vorrei una confessione generale, di nuovo». No, no, non è quella la via. La confessione generale ripetuta è già una tentazione assecondata. Non incominciare assecondare quella tentazione che uno crede di dovere assecondare. Perché? Perché bisogna cacciare il timore o la persuasione di essere ancora, forse, in peccato. Acconsentire agli scrupoli è indebolirsi, in generale, ed è un indebolirsi sotto l'aspetto o col pretesto di far meglio, di far meglio. Quando il confessore ha detto «basta», deve bastare. - «Ma se ci fossero ancora delle mancanze?» - Quando ha detto «basta», tutto è rimesso, insieme a quello che, forse, non si è detto bene e forse si è dimenticato, ecc. Dunque, sono specialmente sei le cause di scoraggiamento.
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Ora, i danni quali sono? I danni sono specialmente tre: tiepidezza, e poi, abbandono del lavoro spirituale e, quindi, abbandono proprio del lavoro di perfezionamento, che è la professione della suora, la professione del religioso. Non è, in primo luogo, la professione della Pia Discepola, l'apostolato del servizio sacerdotale o l'apostolato liturgico o l'apostolato eucaristico. Il primo lavoro è il perfezionarsi, il santificarsi. Allora se si abbandona il lavoro spirituale, ecco che lo scoraggiamento non solo è già presente nell'anima, ma sta già portando i suoi cattivi frutti. E allora tutta la vita della religiosa che non lavora per perfezionarsi è un non corrispondere alle grazie, un continuo non corrispondere alle grazie. E' lo sbaglio della vocazione, il tradimento della vocazione. Perché sarebbe come un medico il quale ha l'obbligo, in un paese, di curare i malati e non lo facesse. Abbracciare una professione, e cioè la professione di attendere alla perfezione e di dedicarsi totalmente al Signore, che cos'è? lo capite bene?
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Segue, poi, in terzo luogo, la diminuzione delle grazie del Signore. E le grazie diminuiscono, primo: con la privazione di quell'abbondanza di luce di cui l'anima ha bisogno, per cui non vede più, non vede più quanto sia brutto il peccato veniale, non vede più la necessità di lavorare spiritualmente, non conosce più quell'importanza di curar le cose piccole e cioè: praticare le piccole virtù, schivare i piccoli difetti. Poi si può andare giù giù gradatamente, si può arrivare al fondo. «Oh, non credevo di giungere qui».
Oh, privazione di luce e poi, privazione di forze, di energia spirituale. Col non uso, ecco che le forze, le energie diminuiscono. Se uno che sta poco bene di salute, ha un inconveniente di salute e sta a letto e sta a letto e continua a stare a letto mentre che, forse, almeno alcune ore potrebbe alzarsi, si indebolisce e può prendere qualunque malattia dopo, poi non avrà più forza a camminare. Ecco, diminuiscono le forze col non uso.
E poi diminuisce anche l'amore al Signore. Il cuore si intiepidisce, qualche affezioncella nasce o per una cosa o per un'altra, se non sarà subito un'affezioncella proprio cattiva, ma un desiderio più del mondo, ripensare alla famiglia, tornare un po' indietro, e poi mettersi alla finestra a guardar quel mondo che si è lasciato e quasi invidiare quei che ci sono là, e il dubbio, poi, se ha indovinato la sua strada e, magari, il desiderio di un'altra via. E' rovinoso lo scoraggiamento.
Se poi la persona continua nell'Istituto, quando è arrivata a questo punto di scoraggiamento è un continuo cattivo esempio che dà, perché: trascuranze di qua, negligenze di là, spirito religioso si riduce a che cosa? Poi si moltiplicano le fantasie, si moltiplicano le chiacchiere, non si vedono più bene le Sorelle, non si considerano più nel loro stato, nella loro condizione quelli che devono governare, in sostanza undequaque patitur angustias1: da ogni parte una pena. E poi anche le invidie, e poi anche le simpatie, e poi anche le antipatie. Conseguenze dello scoraggiamento.
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Quali sono i rimedi o, anzi, quali sono i mezzi per prevenire questo stato? Pensare così: vado a confessarmi alla domenica e sento fervore fino al giovedì, poi, due, tre giorni per terminare la settimana, magari scade il fervore; faccio il ritiro mensile e sto buona dieci giorni, poi comincio a raffreddarmi; e faccio gli Esercizi Spirituali, sto buona un mese e poi comincio a cadere, sì. Currebatis bene1: avevate cominciato bene.
Oh, adesso, come bisogna fare? Anzitutto la nostra forza viene da Dio; quindi, preghiera. Questo è il primo mezzo. Se sappiamo già che dopo la confessione stiamo buoni due, tre giorni, quattro, poi cominciamo a raffreddarci, arrivati al giovedì, al quarto giorno, fare una Visita per rinfervorarsi, fare la confessione spirituale come ho insegnato altre volte, la confessione spirituale che è diversa dalla comunione spirituale, durante la Visita; ricorrere alla Santissima Vergine, pregare gli Angeli Custodi, ricordarsi che San Paolo è il santo del fervore, del calore spirituale, del coraggio, e pregare. Così, dopo il ritiro mensile, se al decimo o al dodicesimo giorno cominciamo accorgerci che il fervore scade, o così dopo che gli Esercizi son finiti, dopo un mese, due, non c'è più tutto il calore spirituale di prima, ecco, preghiera, preghiera. E gridare al Signore: Salva nos, perimus2. Salvami, o Signore, se no mi perdo, affogo nella mia tiepidezza. Quando Pietro domandò al Signore, egli era sulla barca e Gesù stava... «Se sei tu, o Signore, comanda che io venga a te sulle acque»3. Ebbe subito fede, mise il piede sulle onde e le onde portavano. Ma poi cominciò a dubitare: adesso, se cadessi un po' giù? E allora i piedi cominciavano ad affondarsi... e grida al Signore. E il Signore: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Bisogna ricorrere al Signore, primo mezzo.
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Secondo: sempre conservare l'apertura con le Madri. E se si tratta di aspiranti, si rivolgano alla loro Maestra; e se si tratta di novizie, si rivolgano alla loro Maestra; e se si tratta di professe temporanee, si rivolgano alla Maestra del noviziato; e se si tratta di professe perpetue, si rivolgano a quella Maestra che le ha guidate, con cui si son trovate bene. Non moltiplicare le lettere e non farne delle... come una stoffa lunga, eh? Vedete che, quando portano la carta, ci son quei grandi ballotti di carta che sono arrotolati... Oh, no, ma poche parole chiare per domandare il soccorso di un buon consiglio e il soccorso di una preghiera e di una parola di incoraggiamento. Il diavolo allontana spesso dai Superiori. E quanto ha allontanato! Perché? Perché le Superiore custodiscono le loro figlie, ma il diavolo che vuole divorarle, le porta lontane, di spirito, di cuore, di sentimento. Finché stanno vicine son difese, sono difese. Apertura con le Madri. Si troveranno tante scuse e, in certi casi, le scuse sono anche buone e non sono solo scuse, sono vere ragioni, comprendiamo subito, non è vero? Ma, allora, se non vi è la Madre che guidava il probandato o il postulandato, vi sarà quella che guidava il noviziato o vi sarà quella che ha guidato alla professione perpetua o vi sarà un'altra suora di molto senno con cui si aveva una certa confidenza. Non star sole. E non inclinare così facilmente ad aprirsi troppo, di cose esterne, coi confessori.
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La confessione è per i peccati. Non dovete confessare che cosa han portato a tavola, se i fagioli o...; e non credono buoni confessori finché non entrano nei particolari e non s'interessano a chiedere questo o quello. Badate solo a dire: io sono superba, e senza dire le ragioni e in che cosa questo segno della superbia è venuto fuori. No, brevi, brevi, brevi; svelte, svelte, svelte. Quando (stavo quest'oggi leggendo), quando la persona si prepara alla confessione e ci impiega più di cinque minuti, molto spesso s'imbroglia. Ma i peccati, se noi facciamo l'esame tutti i giorni, ma le ricordiamo, se son cose notevoli. E se sono imperfezioni, potete comperarvi un quaderno da 200 lire e poi non finir di scriver tutto là sopra. Quelle cose essenziali, dove proprio si fa il lavoro spirituale. perchè, quando va il medico attorno a un ammalato, deve interrogarlo come sta di occhi, come sta di udito, come stanno i piedi, come stan le mani? Se il malato dice: io ho male agli occhi, e il medico si ferma a guardare gli occhi. Deve dire, la persona, il suo male. E può essere che una persona abbia un po' male a una mano e un po' male ai denti e un po' male al cuore. Ecco, e questa persona si confesserà di quelle tre, quattro cose. Ma più di tutto confessarsi: progredisco, non progredisco; ho sempre presente i miei propositi o non li ho? Non divagar tanto, perchè più si divaga e meno si ha forza nelle cose singole. Le confessioni delle suore bisogna che siano sapienti e sante, se no quello che è medicina può essere che, invece, sia come, non dico subito un veleno, ma dico, senza frutto, una medicina svanita che non ha più gli elementi costitutivi per cui doveva portare la salute. Sempre brevi e svelte, prima per voi, secondo per il confessore, terzo per rispetto al sacramento. Particolarmente, quando si arriva de sexto, sesto comandamento o il voto, brevissime, basta capire appena, poi, che il confessore appena capisca e non pretendere di spiegare tanti particolari. Dunque, in generale: apertura.
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Tenersi, poi, con i fervorosi, questo l'ho già detto. Ma non sarà mai [ab]bastanza raccomandato, perchè noi siam fatti così: «Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei». Voi lo sapete subito e ho persin paura che adesso facciate delle applicazioni troppo particolari, perchè si vede questa che va con quella. E dunque tenersi con chi è fervorosa, sì. I cattivi vanno coi cattivi, invece gli stolti van coi meno buoni, e le anime prudenti, sagge, vanno con le persone fervorose o illuminate bene.
Ci dicevano sempre: se avete da mettere i vostri capitali a frutto, andate dalle migliori banche; se state poco bene di salute, andate dal miglior medico; se avete da acquistare cose, supponiamo, alimenti, e andate da quei commercianti che sono bravi, che son ben provvisti, che non ingannano. Sempre con chi è migliore, in tutto. Se avete da comprarvi la stoffa, se avete a far fare la Casa e se avete da trattare per interessi commerciali e se avete bisogno di istruirvi, e si va da chi sa. Vi son delle persone che parlano sempre con proprietà, con delicatezza e hanno sempre discorsi che elevano, che incoraggiano: quelle son da frequentarsi.
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Poi, ultimo rimedio: esame di coscienza attento. Vedere e scrutare come stiamo di spirito. Il medico facilmente tocca il polso. Ecco, l'esame di coscienza è toccare il polso. Il polso è relativamente piccolo, relativamente a tutto il corpo umano, ma è la spia che ci dice come è la salute, in generale, di quella persona. L'esame di coscienza, non scrupoloso, ma sopra il progresso, poi sopra i propositi, poi sopra quello che costituisce la vita religiosa, costituisce la vita religiosa. L'esame di coscienza fatto particolarmente nelle Visite al Santissimo Sacramento e domandarsi: «Io cammino o son fermo o vado gradatamente indietro? Come sto?» Ecco, l'esame di coscienza è un grande aiuto per vigilar sempre e assicurarsi di essere veramente operanti, membra vive ed operanti, non membra quasi morte o semimorte, almeno membra malate, oppure anche membra sane ma non operanti.
Membra vive ed operanti1, sempre!
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (28 febbraio-8 marzo 1957) al gruppo formazione Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione alla prima professione religiosa e perpetua ed entrata in noviziato
Roma, Via Portuense 739, 8 marzo 1957 *
* Nastro 11/e (=cassetta 28/b). - Per la datazione, cf PM: «Terminando gli Esercizi si trova, ogni suora, in stato di fervore... Vi è sempre, però, il timore, il pericolo che nel corso dell'anno... si cada in scoraggiametno. Ora sarebbe il caso di premunirsi». - dAS (cf c90 e anche VV).

1 Mc 14,38.

1 Sal 76,11.

1 Ap 2,17.

1 Imitazione di Cristo, libro 1, XXV, 7.

1 Gal 5,7.

2 Lc 8,24.

3 Cf Mt 14,22-32.

1 Cf Costituzioni delle PD (1948), art. 3.