Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28-CAMMINARE NEL CENTRO: IN CRISTO E NELLA CHIESA1 *
«La Vita in Cristo e nella Chiesa»2, si poteva dire anche: con Cristo e con la Chiesa. E sarebbe anche giusto. Tuttavia si è messo: «in Cristo e nella Chiesa» per indicare che non avete da camminare soltanto con la Chiesa e con Cristo, ma camminare nel centro della Chiesa, camminare nel centro del Vangelo. Si può camminare ai lati della strada e se uno sta attento può anche esser sicuro di far bene il suo viaggio. Ma è molto meglio star sempre sul centro della strada, eccetto, si capisce, quando si ha da fare luogo, dare il passaggio ad altri, ma anche allora non si rinunzia a stare in mezzo alla strada e difatti si dà il passaggio agli altri, ma in certo modo si divide con gli altri e tutti e due, chi va e chi viene, si tende a stare, quanto è possibile, in mezzo alla strada.
Mai sui margini, sempre nel centro, per quanto è possibile, che vuol dire: sempre nel centro dell'insegnamento della Chiesa. Qua e là sorgono tante sentenze, le quali spingerebbero a camminare sopra i margini, a cercare un «nuovo» non ancora stabilizzato, fare un lavoro, come si direbbe, di punta. No, nel centro dell'insegnamento del Vangelo, della Chiesa, del Papa.
Così nelle divozioni, non avete da camminare sui margini e, voglio dire, divozioni particolari un po' strane: no, non avete divozioni né strane né particolari. Avete le divozioni centrali della Chiesa: Gesù eucaristico, la liturgia, quale è assegnata, quale è nella mente e come viene guidata dalla Chiesa, il culto come vien guidato dalla Chiesa. Queste tendenze a cose particolari ci rendono meno forti, presso a poco come quando una fa il patto, col tal sacerdote: io offro tutto per te, perché possa far tanto del bene. E l'altro risponde: e io offro tutto per te perché possa farti santa. E' un restringersi. Pregare per i 400 mila sacerdoti che ci son nel mondo vuol dire 400 mila intenzioni. E voi volete metterne una? Non restringersi, camminare sul centro.
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Così in riguardo alla vita religiosa. Vi sono tante pratiche e tanti modi di fare qua e là, in queste istituzioni, specialmente quelle che son nate in un certo periodo storico. No, voi avete nelle vostre Costituzioni e avete nell'insegnamento e ormai nella tradizione, ormai, negli usi già introdotti nell'Istituto, avete l'osservanza religiosa nel suo spirito e nella sua vita e nel centro della vita, così che tutta l'osservanza religiosa dipende essenzialmente dalle verità rivelate: l'obbedienza perché c'è la fede; la povertà perché c'è la speranza, la castità perché c'è l'amor di Dio. Il centro.
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Ecco che tutto quello che è stato detto dalle nostre somme autorità che ci guidano, in questa occasione di un cinquantenario, non era tanto e non è per la persona che è incaricata di fare la parte che deve fare, perché ognuno di noi ha qualche cosa da compiere della volontà di Dio finché è sulla terra, era indirizzato soprattutto ad approvare quello che è il vostro spirito, quello che è la vostra vita, quello che attualmente è il vostro modo di condurvi, di praticar la vita religiosa e di praticare l'apostolato.
Come ho detto ieri mattina al santuario Regina Apostolorum, ecco, quello è tutto come un'approvazione, è un'approvazione che è venuta in circostanze particolari dopo che vi è stato come una scossa, dopo che si sono rivedute le vie e si è riveduto il modo di camminare e si è riveduto tutto l'andamento dell'Istituto. Venendo dopo, questa alta approvazione, significa: l'esame si è fatto, le cose vanno bene: continuate. Continuate a camminare sopra il centro della strada, eh? Il che significa, non di compiacersi, ma di ringraziare il Signore; secondo, significa voler camminare meglio, meglio; non lasciarvi mai influenzare troppo né a destra né a sinistra; dei consigli ne riceverete cento e specialmente quando si è lontani dal centro dell'Istituto, cioè dalla Casa Generalizia. Ma ora i consigli si son già ricevuti e sono i consigli che vi sono provenuti da coloro che potevano e dovevano darceli e non si hanno da introdurre modificazioni, cambiamenti. Apprezzare tutti, apprezzare gli Istituti nella loro vita particolare, ma viver la nostra, perché non abbiamo da fare questo o quello sulla terra, abbiam sol da fare la volontà di Dio, il resto è tutto per compiere il santo volere di Dio.
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Oggi è San Paolo, commemorazione di San Paolo, perché la festa è comune, quella di ieri; tuttavia le funzioni in Roma, il Papa, il giorno 29 le celebrava in San Pietro e quindi l'ufficiatura era quasi esclusivamente indirizzata a San Pietro; ma poi il giorno seguente egli si recava alla basilica di San Paolo. E allora, era ancora, con questo atto, divisa la festa dei due apostoli? No. Quindi si chiamava commemorazione.
Allora, ecco, volevo dire: San Paolo nella sua vita non fece come voleva; quante volte, anche dopo la sua conversione egli credeva di dovere camminare in una certa direzione, ma il Signore manifestò la sua volontà. Subito volle mettersi a predicare e il Signore gli dice: non è ancor tempo. Poi provò di nuovo in altra maniera, e non era maturo. Neppure dopo il ritiro di Arabia egli non intraprese subito, di sua spontanea volontà, la predicazione; tanto era l'amore di Gesù nel suo cuore e quindi avrebbe voluto parlare di lui a tutti. Aspettò l'ordine e il cenno di Dio; si ritirò di nuovo in Damasco e non si allontanò da quella specie di isolamento finché non venne il suo cugino Barnaba a chiamarlo perché si recasse in Antiochia. E anche là, nella Chiesa di Antiochia, si mise all'ultimo posto fra i vari addetti a quella Chiesa: egli è nominato come ultimo nell'elenco delle persone che nella Chiesa di Antiochia avevano la maggiore responsabilità e i migliori posti. Occorre, allora, che venga l'ordine di Dio. E lo Spirito si fece sentire: Segregate mihi Paulum et Barnabam in opus ad quod adsumpsi eos1. Ecco l'ordine: ordinarlo sacerdote, bisognava, imporgli le mani con i poteri vescovili e mandarli. E cominciarono il primo viaggio apostolico verso Cipro, ecc. Altra volta venne l'occasione che egli voleva dedicarsi alle popolazioni dell'Asia, ma Nostro Signore che aveva i suoi disegni e che guardava all'Europa e guardava, il Signore, a Roma, la quale, allora, era capitale del mondo occidentale... «Passa in Macedonia e aiutaci»2. L'apparizione fu così. E due volte, mentre che egli aveva fatto i suoi progetti di andare in una regione, in un'altra, a predicare, il Signore lo aveva fermato.
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Oh, sempre il volere di Dio. Quante volte nella nostra vita troviamo delle cose misteriose, inspiegabili. Volere di Dio, però, lasciamoci condurre. Perché il Signore, quando ci ha creati, egli già aveva disposte tutte le grazie e tutte le attitudini, le qualità, le inclinazioni, e aveva anche previsto le tentazioni e aveva previsti tutti i mezzi che ci avrebbe dati per condurci a quel beato posto in cielo. Non ci ha creati per abbandonarci, no.
Quando nasce un bambino, i genitori lo mettono al mondo, ma non hanno ancor determinato, il modo con cui dovrà vivere in particolare, non hanno determinato il suo avvenire, il suo stato di vita e la sua vocazione. Non sanno che posto a lui sarà riservato in paradiso, che tentazioni avrà sulla terra, ecc. Iddio è sapienza ed amore, tutto ha previsto e tutto ha disposto per noi affinché arriviamo precisamente a quel posto che creando noi ha creato in paradiso, ha disposto in paradiso, il Padre celeste. E poi Gesù, salendo al cielo: Vado parare vobis locum1. Vado ad accomodarvi quel posto; quel seggiolone? Ecco, noi sempre il santo voler di Dio. Lasciamoci guidare, lasciamoci guidare. Vedete, non bisogna mai prevenire la grazia e farci dei programmi aprioristici, no. Bisogna che noi stiamo attenti a quello che vuole il Signore e manifestare le tendenze che ci sono in noi e lasciar giudicare, e lasciar giudicare.
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Ecco, così siamo sempre incamminati nel centro della Chiesa. Dal primo giorno in cui il vescovo mi ha destinato a fare qualche cosa di diverso dai miei compagni di sacerdozio, noi siam sempre stati nel centro della Chiesa. Non abbiamo, però, ancor finito di camminare in questo centro, eh? ma bisogna star sempre nel centro dell'insegnamento: in Christo et in Ecclesia1, per la fede, per la pietà, per la vita religiosa, per l'apostolato, ecco.
Ora, che cosa dobbiamo conchiudere? Ringraziamo sempre il Signore, il quale si è degnato di condurci e, anche quando abbiamo sbagliato, ci ha preso per le orecchie e ci ha di nuovo rimesso nel centro della strada. Qualche volta può essere che l'autista vada un po' di fianco; ecco. Ma il Signore ci ha sempre riportati lì. Ringraziare il Signore, ma ringraziare anche il Signore, non solo in generale, per l'Istituto, ma in particolare, per ogni anima.
Secondo, riparare gli errori commessi. Con che mezzi? Suggeriamo sempre i mezzi di centro: belle adorazioni, belle Messe, belle comunioni. Noi possiamo fare un atto di riparazione, che ha il suo valore, che è inventato da noi; ma abbiamo il Riparatore per essenza e per missione che è Cristo, ed è nella Messa... Allora, stiamo sempre nel centro.
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Poi, ugualmente nel centro degli apostolati. Non sopra margini, ma nel centro, il che vuol dire: vero spirito liturgico e arte provata, confermata dall'uso, l'arte tradizionale, pure con quei mezzi e quegli adattamenti che il progresso dei tempi ci mette in uso.
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Sempre nel centro: in Christo et in Ecclesia. Non è un bel titolo, è un bel programma. E non è un bel titolo, un bel programma soltanto per l'apostolato, ma per noi: direzione della mente: centro. Noi stiamo alle credenze della Chiesa e all'insegnamento esatto che ci dà la Chiesa e che proviene dal Vangelo, quindi: in Christo et in Ecclesia. Fede giusta. Poi direzione giusta del cuore: pietà, quella che ci insegna la Chiesa, quella che ci proviene attraverso la liturgia della Chiesa, quella che, in sostanza, ci ha insegnato Gesù nel Vangelo. Mai stranezze. Spirito giusto.
Poi, nella vostra vita essere come le suore più comuni, e cioè, quelle che non hanno particolarità di stranezze o che non vivono di eccezioni o che si fondano sopra una figura o una divozione, ma quelle che vivono il Vangelo. Se vuoi esser perfetto, lascia tutto, poi vieni e poi mi segui e poi avrai un tesoro grande di mezzi sulla terra, il centuplo, e poi avrai il paradiso1. Esattamente dietro al Maestro Divino. Centro.
Anche negli Istituti, col passar dei tempi, si sono introdotte tante varietà. Andiamo alla sorgente: il Vangelo, e secondo l'intenzione della Chiesa. E per mettere a profitto di Dio e delle anime maggiormente i doni del Signore, unire la vita contemplativa alla vita attiva nella giusta misura, ecco.
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Allora, quest'oggi, San Paolo. Facciamo un ossequio a lui che è il nostro padre. «Sempre dietro le tue orme, i tuoi passi, tu che sei vissuto di Cristo, tu in cui è vissuto Cristo, ecco. Conduci sempre l'Istituto nello spirito con cui ha cominciato e sempre approvando quello che la Chiesa approva e sempre disapprovando quello che la Chiesa disapprova o nell'insegnamento teorico o nella morale o nel culto, sempre. Conducici bene. Noi ti seguiremo sicuri che il nostro cammino è buono, piace a Gesù». Quindi è un cammino in cui accumuliamo meriti, grandi meriti per la vita eterna.
E sveltirsi, anche, nel nostro cammino, non andando sui margini, ma sveltirsi a correre nel centro della strada, sì, in quella intimità di vita che è portata dalla vocazione, intimità di vita col Signore che è portata dalla vostra vocazione: le Pie Discepole; cioè, quelle figliuole che vanno proprio dietro ai passi di Gesù, guidate da San Paolo, perché San Paolo ha seguito il Maestro: et imitatores mei estote sicut et ego Christi1.
Vi benedica tanto Gesù. Vi benedica tanto San Paolo. E sotto il manto di Maria non sbaglierete mai, mai. E anche quando si tratta di chiedere grazie, sempre: in Christo et in Ecclesia. Alle volte sorgono delle manifestazioni di pietà che son buone e in sé sono insegnate dal tal libro, dalla tal persona. Voi avete da stare nel centro e non smuovere. Come ho portato l'esempio: invece che pregar per uno, pregar per 400 mila. E allora, siccome il merito dipende dall'amore e l'amore è l'intenzione, invece di guadagnare come uno, guadagnate come 400 mila. Sempre le intenzioni del Cuore di Gesù, quando egli, Gesù, s'immola sopra i nostri altari, il sacerdozio, il Maestro Divino, l'Ostia, vittima di propiziazione.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 ) Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro in occasione del 50° di Messa del Primo Maestro
Roma, Via Portuense 739, 30 giugno 1957 *
* Nastro 15/c (=cassetta 35/b). - Per la datazione, cf PM: «Oggi è s. Paolo, commemorazione di s. Paolo». - dAS, 30/6/1957: «Attende [il PM] che vengano a prenderlo le PD. Va in via Portuense, Casa Generalizia, e tiene una meditazione». - dAC, 30/6/'57: «Il PM celebra la Messa della comunità».

2 Periodico mensile di liturgia redatto dalle PD dal 1952.

1 At 13,2.

2 At 16,9.

1 Gv 14,2.

1 Ef 5,32.

1 Cf Mt 19,21.

1 1Cor 4,16.