Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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24-GLI APOSTOLATI DELLA PIA DISCEPOLA NELLO SPIRITO DI MARIA SANTISSIMA1 *
Mentre che sto preparando il Capitolo per la Pia Società San Paolo, ho visto che c'è qualche cosa che conviene che dica anche a voi. Questo: tutte quelle che sono capitolari possono e devono ricevere dalle suore che le han mandate quelle commissioni, quelle cose ehe desiderano presentate al Capitolo perché vengano: discusse, decise. Abbiamo fatto tre categorie di queste commissioni e cioè: vi sono alcune che non dipendono da noi a decidere, ma dalla Santa Sede e allora, bisogna rimetterle, poi, alla Santa Sede, non è vero? Tuttavia se ne tiene nota per presentarle, quando è opportuno, affinché siano trattate; secondo, vi sono altre cose, seconda categoria, che si devono trattare nel Consiglio, non nel Capitolo. Vi è diversità. Il Capitolo ha le cose generali, non può entrare nelle singole particolarità; molte cose sono soltanto disciplinari o sono avvertenze, ecc.: quelle appartengono, poi al Consiglio che verrà eletto. E invece, vi sono le cose che sono veramente del Capitolo e sono le cose importanti nei princìpi generali. Sì, specialmente per quello, stavolta, che riguarda la revisione delle Costituzioni in alcuni punti per migliorarle. E quindi è stato buono aver preso e proporre quei miglioramenti che son già stati introdotti nel libro delle Costituzioni delle Figlie di San Paolo, come quello che riguarda le Province.
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Certamente la divisione, poi, dell'Istituto in Province è cosa buona, fatto a tempo opportuno. Ma per dividere l'Istituto in Province, occorre che almeno tre ce ne siano. (Oh, vi... stasera veramente avevo da parlare ancora dell'apostolato; stamattina non abbiamo finito).
E le Province non sono cose indipendenti dalla Casa Generalizia, ma sono cose che dipendono. E la Provinciale resta una rappresentante, la quale deve sentire bene il parere della Casa Generalizia e poi applicare nel suo posto nella sua Provincia, quegli indirizzi, quelle cose che sono stati dati, sì, affinché tutto proceda bene ordinato, perché l'idea di un Istituto ben organizzato è: tutte le aspiranti, tutte le novizie, sì, sotto la guida di chi è preposto a loro; poi tutte le Superiore locali sotto la Provinciale; tutte le Provinciali sotto il Consiglio Generalizio, sotto la Superiora Generale; questa sotto la Santa Sede, cioè sotto la Congregazione dei Religiosi, la quale dispone quello che può disporre essa e quello in cui non può disporre, presenta, poi, al Santo Padre, il quale è il Superiore assoluto, generale, su tutto.
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Parlando, l'altro giorno, di questo voto di fedeltà, quanto all'apostolato, questo potrà farsi dopo, questa domanda, perché non è una cosa che sia facile, sia breve, è una pratica abbastanza lunga.
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Oh, quanto al servizio nelle Case, del servizio sacerdotale, certo si possono dir due cose: la prima è di fare il servizio come lo facevano le suore che venivano dal Cottolengo, in seminario, quando io ero in seminario; oppure come lo fanno altre suore, anche in Istituti religiosi. E non è molto tempo che ho detto all'Istituto per Santa Gemma che sta organizzandosi, di mandare suore alla Casa religiosa dei padri di Parma, Saveriani. Ecco, si può fare una cosa così. Oppure, come si mandano le suore Pastorelle a cooperare alla P.O.A. (Pontificia Opera Assistenza). In generale la retribuzione si modella sopra la retribuzione che dà la Santa Sede alle suore che prendono; anche negli altri Istituti, si va sull'esempio della Santa Sede.
Oh, oppure si può andar più avanti. Tutte quelle suore lì, sono come delle applicate, fanno il loro lavoro come altre suore fanno, supponiamo, i lavori di cucito, di ricamo, senza avere una missione speciale di liturgia. Oh, questo sarebbe il minimo, non è vero? Io, però, non ho mai creduto e neppure non penso che sia proprio la missione della Pia Discepola, di fare il servizio in questo modo. Credo che sia un'unione modellata sopra l'unione che passava e che pas[sa], sì, fra Maria e Gesù. Questo spirito di cooperazione, collaborazione.
Le cose economiche, le cose di relazione, sono poi materiali, si devono regolare con prudenza, è chiaro, non è vero? che dappertutto ci dev'essere la clausura, dappertutto ci devono esser i riguardi, ecc. E sono poi cose materiali, perché, ci dev'esser la clausura: in un posto si applica cambiando la porta, facendola in un altro posto, oppure, invece, stabilendo una ruota di qua, di là, stabilendo gli orari, i luoghi da passare; tutte quelle cose son poi cose materiali, quelle lì, da regolarsi secondo la prudenza man mano che le Case vanno sempre più organizzandosi e completandosi.
Il punto essenziale, per me, è sempre lo spirito. Il resto lo adattate con quelle giuste regole che ci dà la Chiesa, che ci danno i nostri Superiori. E le conosciamo queste regole e andiamo man mano applicandole.
Si può anche vedere, poi, in ogni Casa, con la Superiora Generale, si potrà vedere in ogni Casa quello che è necessario, quello che è sufficiente, quello che si può fare subito e quel che si potrà fare un po' più avanti, in maniera che tutto proceda di comune accordo; tutto proceda di comune accordo; sì. Perché, anche nel mandare le suore, e non basta che ci sia la Superiora Generale: «mando la tale»; bisogna che, siccome stanno nella Casa maschile, bisogna che anche la Casa maschile sia persuasa che quella può fare, e può fare fisicamente e specialmente sotto l'aspetto morale. Ci vogliono due giudizi. Tuttavia, quando la suora è destinata, si capisce che, sia per tutta la vita religiosa, per l'amministrazione e direzione, è sotto la sua Superiora locale che può disporne come si deve. Queste sono regole comunissime che ci sono sempre dappertutto, non fa neppur bisogno di dirle. In tutte, il Diritto Canonico sempre suppone questo. Ma notare insieme che, essendoci le relazioni comuni, e occorre che ci sia anche l'intesa fatta assieme, sia per il vantaggio delle suore, sia per il buon andamento della Casa.
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D'altra parte si dice: non tutte sono adatte per andare presso le Case maschili. E' vero questo; però, è anche vero che, essendo il vostro apostolato, non si possono ammettere fra le Pie Discepole quelle che non sono adatte, bisogna che siano abbastanza capaci di esercitare i tre apostolati perché per l'accettazione bisogna che siano idonee alle opere dell'Istituto. Certamente che, poi, una inclina di più a una cosa, l'altra più all'altra; una ha più salute, può fare certe cose, l'altra può farne altre. Ma questo è, poi, nella prudenza di chi guida, di determinare poi ciò che è necessario. Quello che è necessario salvare, è lo spirito. Con queste intese e trattative soprattutto bisogna salvar lo spirito; poi le cose materiali non suscitano questioni. Bisogna farle perché sono nella prudenza della Chiesa e farle sempre un po' meglio man mano che si va avanti.
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Ora è da decidersi soprattutto, e questo è incarico del Capitolo, se quel che vi sta più a cuore è lo spirito in tutti i tre apostolati o se è la materialità della cosa. E se tutto si riduce a delle cose esteriori, non sarebbe più lo spirito della Pia Discepola, come fu concepita la Pia Discepola.
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La Pia Discepola non c'è ancora nel mondo, se no, non faceva bisogno di fare il vostro Istituto. Tante suore fanno i servizi, così, e quante sono! Ma lo spirito della Pia Discepola [è] di cooperazione col sacerdote nella maniera con cui Maria ha cooperato. E poi le nostre Case non contano tanto sopra il vostro lavoro, quanto sulla preghiera e la partecipazione dello spirito. Tutti insieme uniti per operare a vantaggio della Chiesa, a vantaggio delle anime, per loro intenzione; sì.
Ci possono esser tante faccenduole, ma contano tutte poco. Ciò che importa è lo spirito, lo spirito. Se non c'è lo spirito, la vostra adorazione diviene sol una divozione, non un apostolato. Il vostro servizio diviene proprio un servizio comune, materiale, che potrebbero fare anche delle donne. E il Centro diviene un negozio, diviene un negozio e niente più. Vi siete mica fatte Pie Discepole in quel senso? Non credo. Nessuna ha pensato così, no? Nessuna ha pensato così. C'è molto da temere che nelle discussioni pubbliche si badi solo alla materialità, mentre, io che vi conosco (non mica che possa dire di conoscer tutte ugualmente), ma io che vi conosco: nessuna è entrata solo per la materialità. Siete entrate per lo spirito. E lo spirito sentirlo di più e trasmetterlo a quelle che verranno dopo. Che sia la vita dell'Istituto, lo spirito vostro. Non ci siamo molto affannati per tutte quelle cose esteriori, perché, in conclusione, in fine, si vuol solamente il bene da tutti e si coopera al bene. Ma, questo spirito.
Oh, per questo, la parte che ricevete dalla Pia Società San Paolo va considerata molto, sia le meditazioni e sia le istruzioni. L'indirizzo è stupendo.
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Oh, poi ci sarebbe da parlare dell'apostolato liturgico. Se noi andassimo poi a voler fare una cosa materiale, verremmo nelle questioni sociali: vogliono diminuzione di lavoro e aumento di stipendio continuamente. E gli scioperi, quindi; oh, scioperi.
Quanto all'apostolato liturgico, in generale, è richiesto questo: che non sia mai una suora sola in quei Centri. E secondo: che possano tutte farsi la Visita bene, o prima o dopo; o perché, invece di quattro saranno cinque e allora una sarà sempre rappresentante delle altre presso il tabernacolo in qualche maniera. Così, quelle due cose: sempre due e fare che possano far bene la vita religiosa, la vita propria. Tutto questo già a me pare che si faccia abbastanza. Tuttavia ci può ancora, alle volte... da usare qualche attenzione, ecco, in sostanza usare qualche attenzione. Poi ci vuole una diligentissima assistenza economica ai Centri, perché le cose non devono essere passive, in maniera assoluta, assoluta. La Casa che continua a esser passiva, bisogna che sia chiusa, eccetto che per un mese, due, sei, due anni, ma a un certo punto deve venire a essere capace di dare alla Congregazione, perché per formare il personale bisogna ben costruire le case, bisogna ben pensare a fare studiare le aspiranti e formarle spiritualmente e tutto questo è una passività che devono sopportare le Case di formazione. E allora? E allora è necessario che i Centri siano attivi.
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Oh, poi, sicuro, sempre attenersi alla liturgia e tutto sia fatto con spirito liturgico e con gusto artistico. Non correre dietro alle novità, non assecondare tutte le tendenze di anime, così, un po' eccezionali, di persone che corrono dietro a novità. Noi abbiamo da fare quello che vuole la Chiesa: le anime portate ai sacramenti, specialmente confessione e comunione; e che nelle famiglie, nelle scuole e poi ovunque, vi sia il Crocifisso, vi siano alcuni quadri che rappresentino la nostra Madre celeste, i santi protettori, sì. Se si pensa che si ha da diffondere il vero culto, il culto della Chiesa, il culto che ha la Chiesa, allora il Centro prende un aspetto sacro, le cose che si diffondono sono veramente tali quali piacciono alla Chiesa.
Poi, non dev'essere luogo della conversazione, sì. Le suore devono sempre ricordarsi che lì sono come in chiesa, come in chiesa, e allora hanno da essere garbate e gentili, ma anche brevi, anche brevi.
Dopo, che non prenda vero aspetto di commercio, perché se trattiamo proprio le cose al modo dei commercianti, allora che distinzione c'è? E al modo: i ribassi, chiedere molto, ecc. E' vero che abbiamo già la necessità di far le fatture, di riceverle e spedire le fatture; quello assomiglia già molto all'andamento dei commercianti. Ma noi bisogna che, in primo luogo, diamo un aspetto al Centro, un aspetto sacro e tutto quel che c'è e tutte le persone che vengono si trovino come in luogo sacro, tutto conformato allo spirito di apostolato, quindi. Conservar lo spirito, che non venga un negozio. Salvar sempre, sempre, lo spirito e trasmetter lo spirito; sì. Vi sono dei modi di fare tanto commerciali, alle volte, e il trattare e il modo di stabilire i prezzi. Vigilare su questi punti.
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Vi sono poi, luoghi dove i vescovi o i parroci chiedono che le suore facciano il catechismo. Non si può dare una regola assoluta. Non è vostro apostolato. In generale è così. Le eccezioni, qualche necessità, tuttavia che sia sempre informata la Casa Generalizia di quello che si fa, perché ogni persona deve stare nella sua vocazione. E' chiaro questo: ogni persona deve stare nella sua vocazione. E per il catechismo, devono pensare a formarsi delle catechiste, dei catechisti, sì. E poi, anche se qualche volta si deve fare qualche cosa, sia limitato quanto si può e non si prendano relazioni con le famiglie, sì, non si prendano relazioni con le famiglie, sì.
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Oh, ora il Signore vi benedirà tanto, non è vero? Sì, avete fatto bene i vostri Esercizi. Domani mattina ci sarà la Messa per le elezioni, il Capitolo. E poi quel che seguirà vi verrà detto, non so esattamente. Sebbene gli Esercizi propriamente siano finiti, tuttavia tutti discorsi santi, discorsi che piacciono al Signore, non è vero? Sì. Il Signore benedica i vostri propositi, che io raccomanderò domani nella Messa. Specialmente questo proposito comune: lo spirito della Pia Discepola.
Se voi non aveste uno spirito proprio, certamente non c'era da formare un nuovo Istituto. Quando ero giovane prete, ho mandato, quante figlie nell'Istituto di Sant'Anna! (...) prima del '14: ne ho mandate parecchie dalle Domenicane, Salesiane, perché lì si dovevano indirizzare secondo il loro spirito. Ma mancava nella Chiesa questo spirito della Pia Discepola, ecco. Se vi cadesse lo spirito diverreste nella Chiesa di Dio, non dico inutili, ma non si corrisponderebbe veramente al fine che si è voluto ottenere con questa istituzione che piace a Gesù. Piace tanto a Gesù la vostra vocazione, piace tanto. E voi potete essere serene quando andate all'adorazione. Gesù è contento. Ci riceve volentieri.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (25 marzo-1° aprile 1957) alle Capitolari Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione al 1° Capitolato Generale
Roma, Via Portuense 739, 1° aprile 1957 *
* Nastro 14/b (=cassetta 33/b). - Per la datazione, cf PM: «Stasera veramente avevo ancora da parlare dell'apostolato; stamattina non abbiamo finito» (cf PM in c207). «Domani mattina ci sarà la Messa per le elezioni» (Si riferisce all'elezione della Superiora Generale). - dAS (cf c207).