Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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38-VITA DI UNIONE CON GESU'1
Maria è il capolavoro di Dio, capolavoro secondo i doni di natura, capolavoro secondo i doni di grazia e capolavoro secondo i doni di gloria. la sua grandezza comincia con l'immacolato concepimento. Ella fu arricchita, per divina misericordia, ante previsa merita2. Per i meriti previsti che avrebbe compito il Figlio suo, Gesù, morendo sulla croce. Ella fu redenta, ma di una redenzione più grande, una redenzione la quale sorpassa la redenzione nell'applicazione alle altre creature.
Ma ella corrispose, ecco, alla grazia che ricevette, corrispose e il suo cammino sulla terra, il cammino della sua vita fu tutto come il cammino del sole che nasce sull'orizzonte al mattino, si alza e poi man mano lo sentiamo più caldo e più lucente, man mano che procede. Così Maria fu una continua ascesa verso la santità. Non si arrestò mai, non solo non commise mai peccato ma ogni istante della sua esistenza fu un passo deciso, costante verso la santità finché ella spirò di puro amore verso Dio. Che cosa, allora, avvenne? Che la grazia ricevuta nell'immacolato concepimento crebbe di giorno in giorno.
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La grazia può crescere? Che cos'è la grazia? La grazia è un dono di Dio. Con questo dono noi diventiamo figli di Dio, suoi amici, eredi del cielo, coeredi di Gesù Cristo, capaci di fare opere meritorie per la vita eterna. E' un dono che viene aggiunto all'anima nostra, ma è un dono che dà una vita. E l'uomo che possiede la grazia, il bambino che ritorna dal battesimo è composto di tre elementi, considerando le cose nel loro complesso: corpo, anima, grazia. E grazia che costituisce la vita soprannaturale, quindi la vita più importante, supera immensamente la vita soltanto umana. Essere in grazia, che vuol dire essere amici di una persona. E si può essere amici fino a un certo punto e si può possedere un'amicizia più intima. E allora fra i due che si vogliono bene corre una maggiore benevolenza: l'uno è in grazia dell'altro di più, sono vicendevolmente più in grazia l'uno dell'altro. E quindi abbiamo, allora, un'amicizia la quale tende ad essere perfetta: Vos amici mei estis1, dice Gesù: voi siete i miei amici.
Questa amicizia è l'unione di due persone le quali hanno i medesimi pensieri, i medesimi ideali, vicendevoli affetti, le medesime tendenze, lo stesso modo di operare e vicendevolmente si donano, si aiutano e anche, qualche volta, si immolano, si sacrificano. Man mano che noi stabiliamo l'unione con Dio, ecco, siamo più in grazia, gli vogliamo più bene ed egli vuole più bene a noi. L'unione. L'unione fra Davide e Gionata, figlio di Saulle, era molto intima, erano disposti l'uno a spender la vita per l'altro: anima Jonathae conglutinata est animae David2: le loro anime erano due, ma così unite, queste due anime, da formarne come una sola.
Ecco che noi possiamo diventare amici intimi di Gesù, specialmente in quelle comunicazioni che abbiamo con Gesù dopo la comunione e, del resto, nelle comunicazioni anche della Messa e della Visita al Santissimo Sacramento.
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Ora, ecco quello che dobbiamo pensare: a stabilire quest'unione con Dio sempre più intimamente. L'unione di mente: pensare come Gesù. L'unione di volontà: volere ciò che vuole Gesù. L'unione di cuore: amare Gesù e amare quello che Gesù ama. E in questa unione di pensiero e unione di volontà, unione di cuore, andar tanto avanti che sia come trasformato il nostro essere in Gesù. Egli, Gesù, abitando in noi col suo spirito, opera sulla mente, opera sulla volontà, opera sul cuore, e così si forma come un'unione tanto completa da poter dire, San Paolo: vivit vero in me Christus1: Cristo vive in me. Vive in quanto pensa in me o fa pensare me. Vive in quanto opera in me o fa operare me. Vive in quanto ama in me o fa amar me: vivit vero in me Christus. Due in un solo spirito, in una sola vita: io-Gesù.
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Ecco, la Vergine Santissima progredì ogni giorno in questa unione, unione la quale era tale da prendere tutto il suo essere. Unione che non era solamente come quella di una creatura privata, ma era l'unione di apostolato, l'unione di missione, ancora. Maria partecipava a tutta la missione di Gesù. Anche dopo che Gesù già aveva compito la redenzione e che era salito al cielo, Maria continuava a partecipare alla missione di Gesù, cioè, applicare i frutti di questa redenzione alle anime. Gesù dal cielo, Maria con la sua preghiera e coi suoi esempi con cui edificava i primi fedeli.
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Allora, ecco, aspirare a questo aumento di grazia. A questo aumento di grazia corrisponde l'aumento di merito e, quindi, di gloria celeste. Il merito è il nesso che passa fra il far bene e il diritto al premio e il premio stesso. La relazione. Come c'è una relazione stretta fra colui che fa un lavoro e colui che lo retribuisce. Nesso di merito e nesso di gloria.
Oh, allora, possiamo noi crescere in grazia? diventare sempre più intimi con Gesù? acquistare ogni giorno nuovi meriti? e quindi aumentare costantemente il grado di gloria che avremo in cielo? Certamente. La vostra vita è per questo. Voi già avete lasciato da parte ogni altra cosa per donarvi a Gesù, per vivere unite a Gesù. Ora questa unione si può stringere sempre di più. Vi sono quelli che progrediscono un tantino ogni giorno, ma costantemente.
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Come si può progredire in grazia? Vi è qualche cosa di negativo da dire e vi è qualche cosa di positivo.
Negativo. La grazia è un'unione e un amore vicendevole, un'amicizia vicendevole, un amore a Dio, in sostanza. E Dio ha un cuore così buono, un cuore paterno per noi. Il cuore di Gesù, poi, è un cuore che l'ha spinto a degli eccessi: dar la sua vita per noi. Oh, si tratta di accendere il nostro amore.
Ora, quello che è opposto all'amor di Dio, che cos'è? L'amor proprio. Togliere l'amor proprio. Parte negativa. Il nostro amor proprio si può manifestare con l'orgoglio, la superbia: amare la stima degli uomini; si può manifestare con l'attaccamento a qualche cosa di nostro, alle nostre opinioni, per esempio, con l'attaccamento a qualche cosa che possediamo, che abbiamo; il nostro amor proprio si può manifestare in atti di ira, di dispetto, si può manifestare nell'invidia che ci fa vedere gli altri come un ostacolo a noi; il nostro amor proprio si può manifestare in simpatie o antipatie; si può manifestare in preferenze riguardo al cibo; si può manifestare in pigrizia, neghittosità, freddezza, curiosità. Tutti i vizi capitali sono manifestazioni dell'amor proprio... questo, e se sarà tolto tutto il nero, ecco, allora sarà tolto l'amor proprio per intero.
Vedere che cosa c'è in noi che impedisce questo stabilimento definitivo dell'amore di Dio, dell'amore perfetto a Dio, in noi. Certo la passione predominante sarebbe un grande ostacolo ed è l'ostacolo che abbiamo da togliere con costanza ogni giorno. Del resto, ognuno di noi ha qualche cosa in sé, qualche cosa che poi, per quanto noi vogliamo scusarlo e vogliamo interpretarlo benignamente, in fondo in fondo è amor proprio: non vogliamo esser disturbati, vogliamo fare come ci piace, ad esempio.
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E poi, per acquistare l'amore a Dio sempre più vivo, più intenso, c'è la parte positiva.
L'amore a Gesù si nutre particolarmente della comunione, della Messa e della Visita al Santissimo Sacramento. Poi di tutte le altre preghiere. Se per togliere l'amor proprio abbiamo l'esame di coscienza, la meditazione, la confessione, per stabilire l'amore a Dio abbiamo l'Eucarestia considerata come presenza reale, quindi come Visita; considerata come comunione; considerata come Messa, quindi sacrificio. Particolarmente questo. Poi tutte le altre opere di pietà.
Nella comunione, l'unione fra Dio e l'anima è molto intima; se la comunione è perfetta, è completa, è molto intima. Difatti c'è un'unione fisica fra Gesù e l'anima. Gesù viene a noi, non soltanto con la sua divinità, ma ancora col suo corpo, col suo cuore, col suo sangue. E la comunione è l'ostia messa sopra le nostre labbra, sulla nostra lingua e allora il nostro corpo diviene come una pisside o un tabernacolo. Unione fisica.
Poi vi è l'unione spirituale. L'unione spirituale che trasforma il nostro essere in Gesù Cristo, in Dio. Trasforma. E cioè, cambia i nostri pensieri, i nostri modi di vedere; e cioè, toglie tutte le affezioni e tutti i desideri non santi e sostituisce i desideri che sono santi, i desideri di Gesù; e toglie le nostre inclinazioni cattive e mette le inclinazioni buone, le inclinazioni portate dalla grazia, dall'unione stessa con Gesù.
Quindi è un'unione spirituale, intima, trasformatrice, la comunione, trasformatrice. Si fa la comunione: la comunione è stabilita per modo di cibo; ma, dice Sant'Agostino, che l'elemento superiore, nella nutrizione, trasforma in sé l'elemento inferiore: e cioè, il nostro corpo, che è l'elemento superiore, trasforma in sé il pane che mangiamo. E così, quando facciamo la comunione, Gesù, che è l'elemento superiore, trasforma in sé il nostro essere. E' trasformatrice la comunione. Specialmente se è ben preparata, se è preceduta da comunioni spirituali, se è seguita da comunioni spirituali, ancora.
E perché Gesù possa operare in noi, occorre che non trovi resistenze, occorre che la nostra volontà non abbia delle proprie affezioni, proprie tendenze, preferenze; ecco. Occorre che noi lasciamo libero Gesù di agire, in sostanza, in noi; che ci lasciamo trasformare, perché se anche nel cibo vi è qualche elemento duro, ostico che non può essere trasformato, allora è inutile, il calore del nostro stomaco non lo trasforma. E così: se in noi vi sono dei punti duri, delle ostinazioni, dei modi di vedere, degli affetti, delle preferenze, non solo sentite, ma volute, seguite, allora noi resistiamo all'opera di trasformazione che opererebbe, col suo calore, il cuore stesso di Gesù, in noi. Lasciarci trasformare, essere docili nelle mani di Dio. Fate di me quello che vi piace; bruciate ciò che non è puro, non è santo; e tutti i miei affetti, i miei pensieri, i miei voleri siano vostri, siano quegli stessi pensieri e voleri e amori che sono in voi.
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La Visita, poi, al Santissimo Sacramento prepara la effusione della grazia di Gesù, sia nella Messa e sia nella comunione. La Visita è, in gran parte, apostolato, la Visita delle Pie Discepole. Ma mentre che è apostolato, da una parte, come apostolato acquista il merito della carità universale, dell'amore agli uomini: amare gli altri come noi stessi; e, dall'altra parte, stabilisce sempre più intima l'unione con Gesù e prepara, quindi, i frutti della comunione.
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La Messa, poi, è il sacrificio stesso che si è offerto, un giorno, sul calvario. C'insegna come amare Gesù. Gesù fino a che punto ci ha amato? Gesù ci ha amato fino a dare la vita per noi e: «Nessuno ama di più di colui che dà la vita»1. Oh, quando noi siamo disposti a dare tutta la vita a Gesù, allora in noi vi è un grande amore. La Messa è una grande lezione di amore, mentre che è il sacrificio per eccellenza. Donarsi, offrirsi, sacrificarsi per il prossimo.
San Francesco di Sales ha delle parole che presso a poco vogliono dire così: dar la vita per Dio si può fare in due maniere: una è quella dei martiri che hanno dato la vita per Gesù in modo violento: il fuoco, la spada; e si può fare in modo ordinario e cioè, quando noi spendiamo tutti i momenti della vita per Dio e lo spendiamo, il nostro tempo, proprio per l'apostolato, per amore delle anime. E San Francesco di Sales dice ancora che chi spende tutta la vita per il prossimo si può paragonare al martire e guadagna la gloria dei martiri. Del resto vi sono le firme, vi è l'insegnamento di almeno 3000 teologi i quali dicono che consumar la vita per il prossimo equivale al martirio. Perché è un'altra forma di martirio, ma martirio vero. Vi sono martiri che si sono immolati per Gesù e vi sono martiri che han consumata la loro vita per Gesù e per il prossimo in opere di carità, con tanto sacrificio della loro vita.
Crescere, dunque, in grazia. Vedere se noi andiamo aumentando, se i giorni e i momenti della nostra vita rendono per l'eternità, se arriviamo al momento in cui noi viviamo di amore. Allora, preparati per l'eternità, poiché il paradiso è carità, è un amore, è un'unione più intima con Dio, unione intima e goduta con Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Ritiro mensile alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 1° dicembre 1957 *
* Nastro 17/c (=cassetta 40/b). - Per la datazione, in PM non vi è alcun indizio cronologico (cf c338).

2 DS 1641.

1 Gv 15,14.

2 1Sam 18,1.

1 Gal 2,20.

1 Cf Gv 15,13.