Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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33-ATTENZIONE AI PICCOLI DIFETTI E ALLE PICCOLE
VIRTU'1 *Domani, festa di San Bernardo. E questa data ricorda la data di inizio della Famiglia Paolina, quando si è benedetta la prima tipografia e così vi fu come l'inaugurazione esterna. In questa circostanza, come ricordo, proporrei di tenere a mente questa massima: «Far conto delle cose piccole». Voglio dire, sia dei piccoli difetti e sia dei piccoli atti di virtù. Per quali motivi? Per quello che indicano i piccoli difetti e le piccole virtù; e quello che sono in se stessi i piccoli difetti e le piccole virtù; e quello poi che portano di conseguenza.
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Primo: per quello che indicano. I piccoli difetti indicano trascuranza. Le piccole virtù indicano diligenza.
Supponete che una figliuola abbia molto assecondato o assecondi la curiosità. Che cosa indica questo? Indica che questa figliuola non vive nel raccoglimento del cuore, non vive il raccoglimento della mente, non vigila su stessa, è molto esteriore e darà importanza a cose che non la meritano, come sarebbe, quello che si dice di lei e non dà tanta importanza a quello che dice di lei il Signore, cioè se il Signore è contento di lei.
Invece, supponete che vi sia una figliuola che custodisce se stessa e cioè mortifica i propri sguardi, mortifica i suoi pensieri, sentimenti del cuore, non corre dietro a novità e notizie; essa vigilando su se medesima tiene il suo cuore raccolto e la mente nei suoi doveri. Ecco, una grande differenza, allora, fra le due figliuole, perché all'esterno apparirà poco.
Ma qui abbiamo un paragone di quello che avviene in riguardo alla salute corporale. Il medico per conoscere lo stato di salute con facilità tocca il polso, oppure mette il termometro per conoscer la gradazione della temperatura. Ma che cosa è mai il polso in rispetto a tutto il corpo? E' un punto. E che cosa è un grado di più di temperatura o un grado di meno? Per sé sarebbero cosa da poco, ma sono l'indice di quello stato di salute che gode la figliuola, oppure dello stato di infermità, di mancanza di salute a cui ella è soggetta. E' piccolo il polso, sì, ma è come una spia che indica come si trova la persona riguardo alla salute.
Così vi sono difetti che rivelano tanto e vi sono virtù che rivelano tanto. Piccole attenzioni nel parlare, mortificazione nel voler sapere notizie, indicano tante cose nell'interno della persona, indicano uno stato di un'anima che vigila su se stessa, che sempre sorveglia se medesima, cioè la fantasia, il cuore, la mente e tutti i sensi esterni. Cose piccole, ma rivelano grandi cose, cioè tutto lo stato spirituale. Alle volte, solo che entri una figliuola in Casa, nuova, da certe sue parole, dal suo comportamento, anche da un gesto, già vi è qualche segno che è rivelatore, come si trova quella figliuola. E qualche volta la prima impressione è la vera, quella che rimane ed è quella che corrisponde allo stato spirituale, al carattere di quella figliuola. Qualche volta si dice: «Ma come fa a parlarmi in questo modo, a dirmi che la mia vita spirituale non è abbastanza intensa, che sono trascurata nelle mie cose, che l'esame di coscienza non è profondo, come fa a dirlo? come lo conosce?». Eh, lo conosco, alle volte, quasi tanto come guardando le sfere dell'orologio; non è esattamente così, il paragone non è da spingersi oltre la misura, ma indica il pensiero e spiega il pensiero che volevo dire: vi sono dei segni rivelatori. Alle volte per conoscere che una persona è umile o che è superba, basta una frase. Alle volte per conoscere che una persona è amante dell'Istituto, affezionata ai superiori, basta una parola e viceversa.
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Secondo: occorre dare importanza alle cose piccole, cioè ai piccoli difetti e alle piccole virtù, per quello che sono in se stessi. La vita nostra è da paragonarsi a una tela la quale viene svolgendosi sotto i nostri occhi. La tela è composta di tanti fili. Questi fili possono essere, magari, fili d'oro o di cotone o fili di seta, o potrebbero essere fili di ortiche. Sono fili piccoli, ma aggiungendo filo a filo, a poco a poco avete una tela oro o una tela ortiche, una tela grossolana. Oh, è presso a poco della nostra vita. Noi senza badarci stiamo tessendo la nostra vita momento per momento perché tutti i minuti che passano sono un filo nuovo che mettiamo in questa tela della vita: dum adhuc ordirer succidit me1. Anche la Scrittura paragona la nostra vita a una tela.
Ora, se i minuti son santificati dall'esercizio di virtù anche minute, sono santificati dall'attenzione, la vigilanza, dal compimento esatto dei nostri doveri, allora, alla fine la nostra vita sarà come una tela oro, perché tutta intessuta di fili d'oro. E si adempirà l'esortazione del Maestro Divino: thesaurizate vobis thesaurum in coelis2. E allora, se la vita è intessuta di fili oro, coronam auream super caput eius3. Aspetterà a questa figliuola una corona d'oro perché è d'oro la tela della sua vita. E invece, supponete, che ogni momento questa persona lasci sfuggire un merito: qui commette un difetto nel parlare, là una disattenzione nel comportamento, poi è distratta nella sua preghiera, poi non ha attenzione a parlare e non mostra rispetto alle altre, procede così, quasi senza vigilare sopra le parole che dice e sopra i sentimenti del cuore, ecc. La vita, non dico subito che sia cattiva, ma sarà una vita intessuta di cotone o intessuta, invece, di fili di ortiche?
San Paolo fa quattro distinzioni e cioè: giorni che si possono paragonare all'oro, alle pietre preziose; e giorni che si possono paragonare all'argento; e giorni che si possono paragonare al legno; e giorni che si possono paragonare all'erba secca4; l'erba secca ha più nessun valore. Non ci saran dei peccati, forse, e se pure non c'è il peccato di negligenza, di tiepidezza, ecco; ma l'erba secca che cosa vale? e a che cosa serve? La nostra vita sia intessuta, almeno, di legno prezioso, meglio, se di fili argento e, meglio ancora, se le nostre ore si possono paragonare all'oro, si possono paragonare alle pietre preziose.
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Quale differenza fra persone e persone! Persone che si accumulano tanta responsabilità perché non sanno compiere i loro doveri bene. Responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini. Persone che non piacciono a nessuno, praticamente, in religione. Persone alle quali non bisogna guardare per non restare impressionati male e quasi prendere anche gli altri, delle abitudini non buone, se non proprio cattive.
E persone che edificano tutti, nell'osservanza dell'orario, nella maniera di pregare, e poi nel tenere le relazioni con gli altri, nell'osservanza del silenzio, nell'applicarsi a quell'apostolato. Persone che anche con non tanta intelligenza, hanno poi un risultato nel loro apostolato molto soddisfacente. Persone che si guadagnan la stima di tutti e non si sa neppur perché, non fanno mica cose meravigliose, non hanno mica un ufficio, poi, molto distinto, eppure se si parla di esse si parla con stima e quasi, alle volte, si arriva anche a tenere nel cuore una specie di venerazione: quella sì che è una buona persona! quella sì che è una buona suora! Perché proprio la vita intessuta di fili oro o di fili che saranno d'argento, oppure di fili di cotone, di canapa, di ortiche o di altra materia anche inferiore.
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E più di tutto, in terzo luogo, badar molto ai piccoli difetti e alle piccole virtù per quello che portano come conseguenza. Una nave che sta sull'oceano, viene ad avere un buco nel legno, verso in basso, la stiva, e in quel buco comincia a penetrare un po' d'acqua, un po' d'acqua, un po' d'acqua, e poi la nave si appesantisce, s'immerge di più e poi entrerà anche acqua da altri fori che erano superiori, da altre aperture e può avvenire che da quel piccolo foro segua un naufragio. E come quando, essendosi cozzate due navi, una ebbe un foro nel fianco e andò a calare e calò a picco e in non molte ore.
Persone che non vigilano su se stesse possono andare anche agli estremi, possono andare non solamente alle venialità, ma al peccato grave; possono andare anche all'abbandono della propria vocazione, che se pure non l'abbandonano con l'uscita, non corrispondono e portano mille guai attorno a sé, in comunità. Persone che hanno l'abitudine a interpretar male i Superiori o giudicarli così, con leggerezza. E che cosa avviene? Avviene che, dapprima il buco era piccolo, forse in piccole cose, ma non si sa dove si va a finire.
Come chi inghiottisce goccia a goccia del veleno. E che cosa succederà dopo un certo tempo? Eh, lavorando nel piombo si è intossicato, quel giovane. E allora? La malattia che può seguire può essere una malattia molto grave che può portare anche alla morte. E così sono altri difetti: per esempio, l'accidia può portare a una estrema freddezza, tiepidezza, che poi confina col peccato. Così la libertà di occhi o di cuore; così l'abitudine a vivere senza controllarsi nel cibo; così le invidie nutrite nel cuore e quasi favorite; e così, relazioni di qua, relazioni di là.
«Ma quella è una piccola cosa». E bisogna dire che una piccola cosa può portarne delle gravi, cose. «Ma è solamente il trasgredire un'osservanza»; così, facilità a girare coi confessori1, e solamente tacere questo o quello, un po' di ipocrisia con chi guida. Eh, l'ipocrisia può venire fino al sacrilegio nella confessione e nella comunione. Così l'orgoglio. Bisogna vedere che cosa causano certi difetti quando non sono combattuti.
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E le virtù? Le piccole virtù portano alle grandi virtù. Si tratterà di mortificare noi stessi, supponiamo nella lingua. Allora il Signore darà più spirito di preghiera; quella persona acquista lo spirito di preghiera perché si mortifica con la lingua e Gesù le infonde lo spirito di preghiera perché la sua lingua venga bene usata.
Perché bisogna sempre tener conto che il Signore a un atto di virtù aggiunge sempre una grazia particolare. Alle volte quall'abitudine di esser servizievoli, di essere riguardosi con tutti, rispettosi con tutti, merita dallo Spirito Santo un'infusione di grazia e anche di consolazioni e un'infusione di fortezza, di pietà, di timor di Dio, di sapienza celeste.
Le piccole virtù portano le grandi virtù perché si va avanti a passo a passo nel lavoro del perfezionamento. Sembra quasi che alla sera si debba dire: «Ho fatto quasi nulla quest'oggi». Ah, Santa Teresina una volta scriveva: «Veda lei, madre, che io son solamente capace di piccoli atti di virtù». Ah, l'esser capace di piccoli atti di virtù, ma continuativi, porta anche all'eroismo, quell'eroismo che è il distintivo dei santi, poiché occorre avere allora l'eroismo nella fede, nella speranza, nella carità, nella prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Si arriva lì. L'abitudine a sopportare fa un'anima paziente, che non si turba, che è sempre unita a Dio, che accetta tutto dal Signore, che non fa distinzione fra un ufficio e un altro. L'abitudine ai piccoli atti di pazienza.
Così l'abitudine alle piccole obbedienze può rendere, può portare l'anima all'eroismo; l'abitudine ad accettar dalla mano di Dio tutto, veder Dio in tutto, allora quest'abitudine può portare all'eroismo di fede in tante cose, l'eroismo nella pratica della fede. Oh, possiamo portare tanti esempi quante son le virtù.
Le piccole attenzioni nelle Visite al Santissimo Sacramento porteranno delle comunicazioni molto intime fra l'anima e Gesù, specialmente nella Visita, a poco a poco quel cuore si eleva, quel cuore viene guadagnato da Gesù, lo spirito interiore si innalza e si potrebbe dire quasi che quelle anime gareggiano in chiesa, nella loro Visita, con gli angioli che circondano l'Ostia santa.
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Vedete, le piccole virtù portano eroismi. Ora, di conseguenza: badare ai piccoli difetti e badare alle piccole virtù. Ai piccoli difetti: nell'esame di coscienza scopriamoli; non bisogna essere scrupolosi; tante volte non è peccato, la maggior parte delle volte non è peccato, ma è uno sbaglio e noi, se vogliamo essere delicati, combattiamo anche gli sbagli, perché se non combattiamo i difetti, poi vengono volontari questi difetti. Quindi l'esame di coscienza delicato, senza scrupoli, ma che indichi e sia maturato nella delicatezza di coscienza.
Così, non facciamo mai dei propositi grossi, quasi che volessimo in un giorno acquistare tutte le virtù assieme. Piccoli passi, ma senza mai fermarsi, si farà della strada. E l'anima si accorgerà, dall'esame di coscienza alla sera, si accorgerà dall'esame di coscienza alla fin della settimana per confessarsi, si accorgerà specialmente nel Ritiro mensile e, ancora più, negli Esercizi Spirituali: «Per grazia di Dio, qualche cosa l'ho fatto, mi sento di esser progredita». Ma quando sei progredita? La bambina che ha sei anni e poi arriva a sette, arriva a dieci, arriva a quindici, la mamma che non l'aveva più vista da un po' di tempo: oh, come sei diventata alta! Che giorno sei diventata alta così? Eh, un tantinello ogni giorno. Così è la santità.
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Oh, dunque: vigilanza negli esami di coscienza. Non trascuriamo i piccoli mezzi: i piccoli permessi, i silenzi, gli orari, le attenzioni per chi ne circonda, le occasioni di fare una mortificazione di più, di guadagnare un merito in più, ecc. Non trascuriamo. Non te praetereat particula boni doni1. Niente lasciamo trascurato per quello che ci aiuta a farci santi. Vigiliamo. Per questo non bisogna esser persone tanto esteriori, non dobbiamo così aprirci troppo, abbondare troppo in guardare, in vedere, nel voler saper le cose degli altri e le notizie, ecc.: attende tibi2: bada a te.
Vivere come in un abituale raccoglimento, sì, abituale raccoglimento. Ma con questo, in comunità, non si resta poi pesanti? No, no. Chi vive in abituale raccoglimento conserva anche una certa letizia che le viene dall'unione con Dio. Chi sente Dio con sé, sente anche una certa gioia intima. Non avrà delle risate scomposte, ma avrà quel sorriso, ispirerà anche col suo volto quella pace che è frutto della sua unione con Dio e allora la sua compagnia sarà gradita... e più stiamo bene con gli altri. Il non star bene con gli altri è come un polso che ci indica che non stiamo abbastanza bene con Dio, che l'anima ha bisogno di qualche cosa, di qualche riforma o di qualche ricostituente spirituale, magari di più di pietà, maggior vigilanza, più spirito di fede, ecc. Se stiamo bene con gli altri, stiamo bene con Dio e più, poi, siamo uniti a Dio e più staremo bene con gli altri; sì, perché una cosa influenza l'altra. La relazione buona con Dio ci porta buone relazioni col prossimo e le buone relazioni col prossimo, a loro volta, ci aiutano ad acquistare un'unione sempre più intensa, più intima col Signore.
Dunque, come ricordo di San Bernardo, quest'anno: «attenzione ai piccoli difetti, attenzione alle piccole virtù».
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro in occasione della festa di S. Bernardo
Roma, Via Portuense 739, 19 agosto 1957 *
* Nastro 16/c (=cassetta 38/a). - Per la datazione, cf PM: «Domani, festa di S. Bernardo...». - dAS, 18/8/1957: «nel pomeriggio va [il PM] dalle PD di via Portuense (Casa Generalizia)». - VV, 19/8/1957: «Vigilare sui piccoli difetti e curare le piccole virtù». (Ci sembra ovvio che dAS si sia potuto sbagliare, dato l'accordo tra PM e VV).

1 Is 38,12.

2 Mt 6,20.

3 Cf Ap 14,14.

4 Cf 1Cor 3,12.

1 R: intendere: cambiare con facilità il confessore.

1 Sir 14,14b.

2 1Tm 4,16.