Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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23-LA NATURA DELLA CONGREGAZIONE «PIE DISCEPOLE»1 *
La natura dell'Istituto è questa: che si concili la vita contemplativa con la vita attiva, con una certa prevalenza della vita contemplativa. Ma, o che si contempli, cioè, si preghi, o che si attenda all'apostolato, è tutto un compiere il nostro dovere sulla terra e cioè: conoscere, amare, servir Dio. E quindi è tutto una uniformità al volere santo di Dio, è tutto un lavorare per il paradiso. Unire la vita contemplativa alla vita attiva è più perfetto; è più perfetto perché questo è l'esempio di Gesù Maestro, il quale pregava e lavorava; è l'esempio di Maria, la quale pregava e lavorava; è l'esempio di san Giuseppe che pregava e lavorava; ed è l'esempio che ci han lasciato gli Apostoli, i quali pregavano e lavoravano.
Ora, dice la teologia: non c'è dubbio che Gesù Maestro e la Vergine Santissima, San Giuseppe e gli Apostoli, direttamente istruiti da Gesù, non abbiano scelto la vita più perfetta. Quindi, la vita in cui si contempla e poi si comunicano le cose, secondo si esprime San Bernardo, è più perfetta. Prendere da Dio e dare agli uomini è doppia carità, è il compimento perfetto di quello che è fondamentale nel cristianesimo, cioè: il precetto della carità verso Dio e il precetto della carità verso il prossimo. Non soltanto attendere alla nostra salvezza, ma ancora attendere alla salvezza delle anime, all'edificazione - come si esprime San Paolo - all'edificazione del corpo mistico di Gesù Cristo. Dei aedificatio estis2: siete una costruzione di Dio.
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Oh, allora, come è vissuto Gesù Maestro? Se avete da essere Pie Discepole del Maestro, studiare come egli ha fatto e copiarlo. Come il pittore si mette davanti il modello e copia, e più riproduce il modello bene e più la sua arte è buona; e quando, invece, l'arte non segue la natura, l'arte non è buona. La natura e la soprannatura, poi, l'arte sacra, e cioè, quello che oltre alla natura è venuto dalla grazia, supponiamo, quando si vuol fare un bel quadro dell'Annunziazione dell'angelo a Maria; quando si vuol fare un quadro bello del presepio, del calvario, ecc.
Il Maestro Divino pregava. Pregò nella vita privata abbondantemente e, da piccolo, con Maria e Giuseppe; poi, man mano che veniva avanti, sempre con Maria e Giuseppe; ma la sua preghiera si elevava, poiché egli «cresceva in sapienza, età e grazia»1 nel senso giusto. E pregava Gesù nella vita pubblica fino a passar delle notti in orazione, in preghiera; e pregò prima di andare a incominciare la passione, e pregò sopra la croce ancora, facendo allora le orazioni, le preghiere che erano adatte per quell'ultimo periodo della sua vita terrena, come può pregare un malato, il quale va aggravandosi e si avvicina all'ultimo passo. Pregava.
E Gesù lavorava. Lavorava, fanciulletto, in quel che poteva fare in servizio di Maria; e lavorava, giovanotto e uomo fatto, nella bottega di Giuseppe: nonne hic est faber?2. E nella vita pubblica: fatigatus ex itinere3. E poi compì la sua vita facendo il lavoro più importante del mondo, cioè, redimendo le anime fra i suoi dolori, le sue pene, le sue agonie. E continua a lavorare nel tabernacolo, dove continuamente si comunica alle anime, dove continuamente prega il Padre per le anime, dove ripete la sua immolazione nella Santa Messa.
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Del resto, unire vita contemplativa alla vita attiva è più conforme all'uomo. L'uomo ha tre facoltà speciali e cioè: la mente e la volontà e il sentimento. Se mettesse in moto soltanto una facoltà, eh non servirebbe intieramente il Signore. Se ne mettesse in moto soltanto due, eh va già meglio, ma ci sono i due terzi soltanto. Occorre mettere in moto tutte le nostre facoltà: ci hai dato cinque talenti, ecco ne ho guadagnati altri due (oh, già, altri cinque, voglio dire)1, perché? far rendere tutti i talenti che abbiamo. I talenti nostri quali sono? Questi tre fondamentali che poi si suddividono in tanti piccoli talenti, come un biglietto da cento lire si suddivide in lire. Far servire al Signore, e la mente, la volontà e il cuore, il sentimento, tutto l'uomo, ecco.
E allora, questo si ha meglio, molto meglio, nella vita che è insieme contemplativa e unitiva. Del resto, il catechismo è molto chiaro: «conoscere Iddio». Allora, la mente. Questo è il fine per cui siam creati. La mente. Conoscere. E secondo: «servire». Servire vuol dire operare. La volontà. E «amare». E questo è il sentimento che ci unisce a Dio per mezzo dell'amore: preghiera e amore, che sono due forme di orazioni. Oh, dunque, e insieme amare la vita contemplativa, la preghiera, e insieme amare la vita attiva, di azione.
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Abbiamo, però, specialmente da riferirci, adesso, alla vita attiva, cioè all'apostolato, avendo già prima considerata la vita contemplativa.
Che cosa è l'apostolato? L'apostolato, per sé, è nel suo senso: una testimonianza. Apostolo vuol dir: «teste», testimoni: Eritis mihi testes in universo mundo1: sarete miei testimoni. Come erano testimoni gli Apostoli? Di quello che avevano veduto e sentito. Avevano veduto Gesù condurre una vita santissima e operare prodigi, miracoli, la risurrezione stessa. E dovevano dire: noi abbiam veduto e abbiamo toccato Gesù Risorto2. E testimoni delle parole sentite, delle prediche: ha detto così e così ecco. La parola «apostolo» vuol dire «testimonio».
Adesso, entrando nei vostri apostolati, si può dire che veramente si rende una testimonianza? Si può dire che veramente si rende una testimonianza, sia nell'apostolato eucaristico, sia nell'apostolato del servizio sacerdotale e sia nell'apostolato liturgico. Ma adesso, non spiego questo. Volevo dire un altro punto.
Maria è l'apostola e il suo apostolato sta nell'aver dato Gesù Cristo al mondo. Ecco, questo è l'apostolato essenziale, è tutto l'apostolato qui, è tutto qui l'apostolato: dare Gesù Cristo al mondo. Ora, ecco: «benedetto il frutto del tuo seno, Gesù»3. Il Figlio di Dio, incarnandosi, ha voluto farsi figlio di Maria. San Paolo dice brevemente: factum ex muliere4. Ma in quella parola vi è tutto l'apostolato di Maria.
Gli apostolati danno Gesù Cristo, generalmente, in una parte, soprattutto; supponiamo, l'apostolato delle opere caritative. Ma l'apostolato di Maria, che è perfetto e totale, per cui ella non è «una» apostola, ma è «l'apostola», l'apostolato totale di Maria è stato questo: dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita; dare il Figlio di Dio Incarnato fattosi uomo per noi.
E lo presentò, nella grotta, a Giuseppe, ai pastori; lo presentò ai Magi; lo presentò al tempio; lo presentò agli egiziani, quando dovette andare in esilio; lo presentò alle nozze di Cana; lo presentò nella predicazione. Era suo, quel figlio che stava predicando. E lo presentò al Padre; lo presentò anche, in una forma diversa, quando discese lo Spirito Santo sopra gli Apostoli. E gli Apostoli cominciarono la predicazione. Come Maria aveva supplicato, da bambina, da fanciulla, il Padre celeste che mandasse il Salvatore, così nel cenacolo, insieme agli Apostoli, supplicò Gesù che dal cielo mandasse lo Spirito Santo e così la Chiesa nascesse e cominciasse a operare e cominciasse a continuare l'opera già avviata e compiuta dal Maestro Divino.
Il suo apostolato, quindi, è il più alto e il più perfetto: dare Gesù Cristo al mondo. Perciò, il nostro quadro che ci rappresenti la Regina degli Apostoli, ecco; è Maria che viene figurata, la quale porge il suo Gesù all'umanità, quel Gesù, il quale è insieme: Via, Verità e Vita, il quale è santissimo, il quale comunica la sua dottrina, la sua sapienza, la sua grazia, agli uomini.
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L'apostolato della Pia Discepola, sempre fatto nello spirito di Maria, sempre. Si può dire qui, si potrebbe spiegare come Maria compì l'apostolato eucaristico e compì l'apostolato del servizio sacerdotale e compì l'apostolato liturgico. Non lo compiremo mai noi totalmente quanto lo compì lei, ma faremo quello che è possibile alla nostra infermità, alla nostra umanità.
L'apostolato eucaristico, in Maria è inimitabile, nel senso esatto, preciso, assoluto, perché nessuno potrà mai fare quel che ha fatto Maria rispetto all'Eucaristia. Quel corpo che noi adoriamo, quel sangue che noi adoriamo, quel cuore che noi adoriamo nell'Ostia, è di Maria. Allora, ella non preparò solo le ostie e il vino per la Messa, ma le diede vive queste sostanze del corpo, del sangue di Gesù Cristo, ecco. La suora quando fa la sacrestana e prepara la materia del sacrificio, fa un'opera buona, certamente; ma quando riceve la comunione, riceve qualche cosa di Maria; e quando adora, adora qualche cosa di Maria, perché Gesù è sempre il figlio di Maria, il frutto benedetto del suo seno; e quando assiste alla Messa, assiste con Maria, e viene offerto sul calvario, qualche cosa che è di Maria: il suo Figlio. E Maria fece la comunione poi, a sua volta, e Maria assistette alla Messa, celebrata dagli Apostoli, e Maria adorò il suo Figlio nell'ostia santa. Quindi, l'apostolato eucaristico.
Ma pensiamo che Maria non aveva solo la divozione eucaristica, ma l'apostolato faceva, perché ha dato l'Ostia, colui che è insieme, ha dato, vittima, sacerdote, maestro.
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Allora, l'apostolato non deve solamente esser una divozione individuale; no. Ma il vostro amore all'Eucaristia, la vostra divozione arrivi fino ad essere apostolato. Per mezzo delle Messe, delle comunioni, delle adorazioni, influire su tutto il mondo, in un apostolato di preghiera eucaristica, presentando a Gesù tutta questa povera umanità come si trova, come Maria, nella sua fanciullezza, presentava al Padre celeste il quadro desolante del mondo di allora, il mondo avvolto nei suoi errori, avvolto nelle tenebre, nei vizi, nell'idolatria. E supplicava, Maria: emitte: manda. Manda chi? Aperiantur coeli et nubes pluant Justum1. Vero apostolato eucaristico. Passare lì. E allora la suora è più lieta. Non stabilisce solo la sua anima in Gesù Cristo, ma Cristo presenta l'umanità intiera, presenta anche il purgatorio.
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Poi Maria compì il suo apostolato di servizio sacerdotale. E anche qui, nel modo assoluto, è inimitabile, cioè, noi non possiamo ripeterlo, possiamo imitarlo secondo la nostra povera umanità, perché fu madre di Gesù, madre naturale del vero sacerdote. Ella pregò perché il Padre mandasse il Salvatore, come la Pia Discepola deve preoccuparsi delle vocazioni sacerdotali.
E ricevette dal cielo l'annunzio e acconsentì all'annunzio dell'angelo: Et Verbum caro factum est et habitavit in nobis1. Il primo chiamato: Gesù Cristo. La vocazione. Colui che disse in cielo: Mitte me2. Padre, giacché tu non vuoi castigare l'uomo e colpirlo per il suo peccato, mandami; ecco. E mandami, cioè, a salvare il mondo, se vuoi. Il vero, il primo chiamato.
Poi Maria crebbe il bambinello, lo allattò, lo vestì, lo servì, precisamente come qualunque buona madre fa con un buon bambino. E, prima la grotta, poi nell'esilio, poi a Nazaret e poi, nella stessa vita pubblica lo servì. Chi preparava il cibo in quella casetta? Chi preparava i vestiti in quella casetta? Chi disponeva e riassetava tutta la casa, in quella casetta? faceva tutte le faccende domestiche? Maria. Non ci sarà mai più una mamma così premurosa verso i suoi figli, quanto Maria. E non ci sarà mai più un figlio che corrisponda così alle premure della madre, quanto Gesù: erat subditus illis3.
Nella vita pubblica, poi, Maria era a capo delle pie discepole, cioè delle pie donne che seguivano Gesù e là non c'era più solamente da pensare al vitto per Gesù, ma per tutti gli Apostoli; al vestito per Gesù, ma ai vestiti di tutti gli Apostoli, ecc. Ecco, l'apostolato di Maria cominciava a rivolgersi più largamente, quindi comprendeva quelli che direttamente formavano il collegio apostolico.
E poi il servizio di Maria nella passione, come è stato diverso, verso Gesù; la partecipazione a tutte le sue sofferenze, ai suoi dolori: quando Gesù venne inchiodato sotto i suoi occhi; quando venne alzato alla croce; quando Gesù agonizzò sopra di essa per tre ore; quando Maria raccolse il testamento di Gesù: «Ecco tuo figlio»4; quando lo vide spirare. E allora Maria accettò tutti per figli, tutti gli uomini, ma gli uomini erano rappresentati da un Apostolo: Giovanni. Quindi, in modo speciale Maria è madre degli apostoli, delle apostole.
E continuò il suo apostolato raccogliendo gli Apostoli molto turbati per la morte di Gesù; e anche desolati perché Gesù era salito al cielo e li aveva, poi, lasciati. Maria li radunò, pregò con essi, venne lo Spirito Santo; e Maria sostenne gli Apostoli nelle prime difficoltà della loro predicazione, nelle prime persecuzioni. Li sostenne con la preghiera e con l'esempio. Oh, l'apostolato di servizio sacerdotale!
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Ora lasciamo perché è passato il tempo. Piacendo al Signore, continueremo dopo. Intanto ringraziate il Signore, il quale vi ha dato questa vocazione così bella, partecipando insieme alla vita contemplativa e alla vita attiva, quindi, veramente la vita di Gesù Maestro. In questa maniera siete Pie Discepole del Maestro Divino nel senso più completo. Altro sarebbe soltanto far la vita attiva e altro sarebbe fare soltanto la vita contemplativa. Tutte e due per essere davvero imitatrici del Maestro Divino.Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (25 marzo-1° aprile 1957) alle «Capitolari» Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione al 1° Capitolato Generale
Roma, Via Portuense 739, 1° aprile 1957 *
* Nastro 14/a (= cassetta 33/a). - Per la datazione, cf PM: «La natura ·dell'Istituto è questa: che si concilii la vita contemplativa con la vita attiva... Abbiamo, però, specialmente da riferirci, adesso, alla vita attiva, cioè all'apostolato, avendo già prima considerata la vita contemplativa». «Ora lasciamo perché è passato il tempo. Piacendo al Signore, continueremo dopo» (cf PM in c215). - dAS, 1/4/1957: «Alle 6 va [il PM] dalle PD. Verso le ore 17 va in via Portuense dalle PD».

2 1Cor 3,9.

1 Lc 2,52.

2 Mc 6,3.

3 Gv 4,6.

1 Cf Mt 25,20.

1 At 1,8.

2 Cf 1Gv 1,1.

3 Lc 1,42.

4 Gal 4,4.

1 Cf Is 45,8.

1 Gv 1,14.

2 Cf Is 6,8

3 Lc 2,51.

4 Gv 19,26.