Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30-L'EUCARESTIA: MESSA - COMUNIONE - ADORAZIONE1 *
Pensiamo che la Parola di Dio discende dal Verbo eterno, e Gesù dal tabernacolo, che la comunica, ora per mezzo del ministro di Dio, ora per mezzo di ispirazione e di una luce interiore, ora in altre forme o direttamente o indirettamente. La Parola di Dio è la semente, la semente che può cadere sopra la strada e non fare alcun frutto perché i passanti la calpestano o perché gli uccelli dell'aria la beccano; la semente che può cadere fra le spine, e quindi, quando viene a nascere è soffocata, non può dare frutto; la semente che può cadere in terreno ghiaioso, in cuori freddi, e neppure questa potrà portare frutto. Ma vi è la semente che cade in un terreno buono ed ottimo e produce il 30, il 60, anche il 100 per uno2. Semen est verbum Dei3: il verbo di Dio, che è il verbo del Padre, cioè la sapienza del Padre e che viene comunicata per mezzo della parola, questa sapienza.
Ora, il verbo di Dio è comunicato all'anima nostra particolarmente per mezzo dell'Eucarestia. L'Eucarestia è una semente che messa in un cuore buono, tanto più se poi è ottimo, produce il 30, il 60, il 100 per uno.
Domandiamoci un poco: perché la Chiesa vuole la comunione frequente? La desidera, sebbene non imponga obbligo. Perché la Chiesa vuole che tutti i religiosi, tutte le religiose al mattino ascoltino la Messa? E perché voi, in particolare, avete la pratica dell'adorazione al Santissimo Sacramento, della Visita al Santissimo Sacramento? Ecco, per un favore speciale della divina Provvidenza a voi. E' stato buono il Signore.
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Tutto deve derivare dall'Eucarestia. La vita della Pia Discepola è una vita di continua comunicazione con l'Eucarestia, un seme, il quale è messo nel terreno, è messo nel cuore, il quale si sviluppa se questo cuore è buono, si sviluppa meglio se è ottimo e diventa una pianticella, poi una pianta più grande, una quercia, un alto albero che si è irrobustito e ha allargato i suoi rami e si copre di foglie e di fiori e di frutti: et erit tamquam lignum quod plantatum est secus decursus aquarum1. Produce i frutti. Così è l'Eucarestia messa nel cuore della religiosa, nel cuore del religioso.
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Al mattino, la comunione; un seme che viene piantato, viene seminato e così, poi, tutta la giornata si sviluppa, si svolge da quel seme. La comunicazione sacramentale con Gesù si ha per poco tempo finché durano le sacre specie sacramentali, ma la persona religiosa che ha fatto la comunione porta tutto il giorno Gesù con sé, è un tabernacolo vivente. Non è che si possa star tutto il giorno in chiesa, ma chi ha fatto la comunione, se l'ha fatta bene, porta sempre dove va, Gesù.
Quindi non si ha mai il distacco, la separazione, sempre Gesù, il quale ispira i pensieri, produce la fede in noi, i pensieri santi; il quale Gesù ispira i sentimenti, produce l'amore a Dio e al prossimo; il quale Gesù ispira la perfezione della vita religiosa, vive e opera. E allora la persona religiosa, la Pia Discepola, diviene un membro vivente ed operante per Cristo, cioè per la luce che riceve da Gesù, per la forza e attività che riceve da Gesù, per l'infusione della carità che riceve da Gesù, così che poi i suoi pensieri sono i pensieri di Gesù; i suoi sentimenti sono i sentimenti del cuore di Gesù; i suoi voleri sono i voleri, le tendenze di Gesù stesso. Vive Gesù Cristo in me1. E allora il cervello, la lingua, l'attività sono messi a servizio di Gesù ed è Gesù, il quale attiva la mente e attiva il cuore e attiva la vita; sì: vivit vero in me Christus2.
Il ringraziamento che si fa dopo la comunione, è una parte o un inizio di ringraziamento. Veramente, quando si passa così la giornata, allora il ringraziamento si protrae, si sente la presenza di Gesù. Si può passare in tanti luoghi, si può essere in un locale della casa, si può essere in cortile, si può esser fuori casa, per istrada, all'ufficio, all'apostolato, ma sempre è Gesù che rimane, che sta, abita nell'anima: ad eum veniemus, mansionem apud eum faciemus3. Ecco, quindi, la giornata allora si apre in Christo e si consuma in Cristo, cioè, ora per ora si vive in lui.
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La comunione, perciò, è il più bell'inizio della giornata. Ma la Chiesa, poi, impone ai religiosi di ascoltar la Messa ogni giorno, mentre che la comunione non è imposta ogni giorno: si esorta alla comunione frequente. E perché la Messa ogni giorno? La Messa ogni giorno ha tutti i fini che sono descritti nella sacra teologia. Ma per parlare particolarmente della Messa della religiosa e del religioso, specialmente parlando della Pia Discepola, due fini: primo, quando Gesù si consacra al Padre, diciamo, quando vengono consacrate le specie eucaristiche e viene cambiato il pane nel Corpo di Gesù e il vino nel Sangue di Gesù, Gesù si offre al Padre, la religiosa rinnova la sua consacrazione, cioè la sua professione, si consacra, attraverso a Gesù, al Signore, al Padre celeste.
Ecco, consacrarsi: «tutto mi dono, offro e consacro»1. Perché la professione è emessa quando si fa la funzione dei voti, ma la professione è vissuta, invece, con la vita, nell'intiera vita, cioè ogni giorno la religiosa si distacca dal mondo e da se stessa e dalle lusinghe della carne e da quello che potrebbe anche godere lecitamente un semplice cristiano, per essere intieramente di Gesù. Ogni giorno vi sono le piccole immolazioni che particolarmente vengono dall'esercizio della vita comune, dall'ufficio, dall'apostolato, che vengono dalla osservanza della povertà, castità, obbedienza. E' la consacrazione o professione vissuta in Gesù Cristo, il quale ci amò fino a dar la sua vita per noi2, e la religiosa si immola dando la sua vita quotidianamente a Gesù. E' morire con Gesù, questo. Se la liturgia non fosse compresa fino qui, allora la Messa non sarebbe compresa bene.
E nella Pia Discepola questo prende un senso tutto speciale. Questo diventare del Maestro Divino: Pie Discepole del Maestro Divino, importa, non solo quello che è richiesto per la vita religiosa ordinaria, ma importa una vita di maggiore donazione, di una più profonda donazione a Gesù. Oh, bisogna proprio capire bene che cosa sia la Pia Discepola del Divino Maestro. Non è un bel titolo, è un bel programma, è una vita, questo.
Quindi la Messa è la ripetizione della nostra consacrazione: vi offro la vittima divina e, con la vita divina, me stesso, piccola vittima. E non abbiam bisogno di fare altro voto di vittima, vi è già tutto compreso nella vera professione sentita e vissuta. E allora, quell'anima bella che si era consacrata così profondamente, che viveva la sua professione, domandava: perché ancora mi esorta a dar tutto a Gesù? Io non saprei più che cosa dargli. Questo può sembrare una esagerazione, ma in bocca di quella persona era tutto una verità.
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Di più, la Messa è la fonte delle grazie, fonte che non ha intermittenza, ma in continuità, è un rubinetto da cui sempre fluisce la grazia per tutta la giornata, cioè, la forza per vivere la consacrazione, per vivere sempre meglio la vita religiosa: haurietis aquas in gaudio de fontibus Salvatoris1. Ecco, come una fonte che sempre mette, non ha soste, né perché c'è l'estate, né perché c'è siccità, né perché non ha sufficienza di produzione perché l'acqua è scarsa e quindi manda l'acqua a intermittenza, no, in continuità. Dal Cuore di Gesù passano al cuore nostro, al cuore della Pia Discepola, continue grazie, vi è come una comunicazione per mezzo, diciamo, di un tubo, un tubo invisibile, ma vero; cioè l'anima è sempre in comunicazione con Gesù e Gesù è sempre in comunicazione con essa. A ogni momento abbiam bisogno di forza, abbiam bisogno di essere attirati da Gesù, perché: «Nessuno viene al Padre se non per me»: Nisi Pater meus traxerit eum2. Quindi ci vuole sempre la grazia in continuità a fare questo o quell'altro sacrificio, questo o quell'altro dovere, a resistere a questa o a quell'altra tentazione, a praticare questa o quell'altra virtù.
La santità è fatta di un numero, diciamo, innumerevole di piccole cose, un numero innumerevole di piccole cose. E allora, da una parte, è semplice e, dall'altra, per la continuità, è una santità eroica. Ed ecco, quindi, il secondo frutto da ricavarsi, in particolare da noi religiosi, dalla santa Messa.
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Poi, alla Pia Discepola è assegnata la Visita al Santisimo Sacramento di due ore, normalmente. La Visita è una comunicazione di luce, soprattutto; una comunicazione di luce, la quale, prima ci fa conoscere Iddio, poi ci fa conoscere Gesù Cristo, poi ci fa conoscere noi stessi, coi nostri bisogni, coi nostri difetti, coi nostri buoni propositi, con le ispirazioni che abbiamo dal Signore; e poi questa luce divina si allarga, si estende e ci fa conoscere la Chiesa, l'umanità, quello che Gesù vuole: redimere ogni anima, salvare ogni anima; quello che è la missione della Chiesa tutta: portare la luce a ogni popolo: docere omnes gentes1; quello che è ancora la necessità che il mondo ha di Gesù Cristo, questo mondo così povero di Cristo, che brancica nelle tenebre, errori, vizi, superstizione, idolatria, ateismo; ecco.
Allora l'anima della Pia Discepola ha una luce la quale le fa vedere il mondo intiero. Stando raccolta e quasi chiusa, sembrerebbe che debba condurre una vita claustrale, ma di claustrale ha solamente il suo cuore, la sua anima. Però lo ha intera questa claustrazione del suo cuore, della sua anima, e allora attraverso a quella luce divina la sua anima arriva ai più remoti confini del mondo; e non basta, si eleva al purgatorio, dove anime vanno terminando la loro preparazione all'ingresso per il cielo, e si eleva al cielo stesso, il paradiso, e comunica coi nove cori angelici e canta con essi, e comunica coi patriarchi e con i profeti, con gli Apostoli, coi martiri, coi confessori, coi vergini, con tutti i santi, per lodare Iddio attraverso a Gesù Cristo, Sommo Pontefice, eterno pontefice, e attraverso a Maria, Regina Apostolorum, ed in unione con San Paolo, e canta alla Santissima Trinità.
Quindi una luce tutta divina, la quale fa sì che la Visita divenga una illuminazione; fa sì che la Visita porti una gioia profonda; fa sì che la Visita, mentre che dà questa luce così ampia e così profonda e che si può anche chiamare lux aeterna2, allarga pure il cuore della Discepola, l'allarga, sì. Gli egoismi devono morire: quelle vedute particolari. Quel far centro di tutto a riguardo di noi stessi, nell'amor proprio, quanto impicciolisce l'anima! Ma la Pia Discepola vede tutto in Cristo, allora perché lucerna eius est Agnus3: la sua lucerna, la sua lampada è l'Agnello divino, e allora comunica, questa luce, un cuore largo e una grande gioia e una volontà di esser perfetta discepola di Gesù Cristo, un desiderio di identificazione con Gesù Cristo, qualche cosa che poi ci spiega, almeno, i primi passi della vita mistica, sì, a cui tutte siete chiamate, se preparate la vostra anima con l'intimità della comunione vissuta e della Messa sentita nello spirito liturgico e della Visita fatta secondo le Costituzioni, specialmente secondo le aggiunte o meglio, spiegazioni, che sono state date, per mezzo del Capitolo, alle Costituzioni stesse, in quello che riguarda l'apostolato liturgico, la divozione alla Santissima Eucarestia, onde completare più praticamente, più dettagliatamente, più particolarmente, l'apostolato eucaristico.
Allora, tutto da Gesù Cristo Eucarestia. Non avete da dire: «Io sono di questo santo, io son di quello», tanto meno: «Io sono di Apollo, io son di Pietro, io son di Paolo»4: «sono del Maestro Divino». Vivete in questi pensieri. Quanto sarà bella la vostra vita e lieta! Sono le Costituzioni nel loro spirito.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (30 giugno-8 luglio 1957) alle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 5 luglio 1957 *
* Nastro 15/e (=cassetta 36/b). - Per la datazione, in PM non vi è nessun indizio cronologico. - dAS, 5/7/1957: «Verso le ore 6 va [il PM] a predicare alle PD, via Portuense». - VV (cf c259).

2 Cf Mc 4,1ss.

3 Lc 8,11.

1 Sal 1,3.

1 Gal 2,20.

2 Gal 2,20.

3 Gv 14,23.

1 Formula della Professione religiosa delle PD, Cost.
(1948), art. 89.

2 Cf Gal 2,20b.

1 Is 12,3.

2 Gv 6,44.

1 Cf Mt 28,19.

2 Messale Romano, Messa dei Defunti, comunione; cf anche Sap 7,26.

3 Ap 21,23.

4 Cf 1Cor 1,12.