Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3-IL FINE DELLA RELIGIOSA E DELLA PIA DISCEPOLA1 *
Il Maestro Gesù vi ha coperte di grazie e, fra le grazie, questa degli Esercizi Spirituali. Nella vita nostra gli Esercizi Spirituali hanno importanza straordinaria perché, secondo gli Esercizi Spirituali, così sarà il corso dell'anno. Gli Esercizi Spirituali servono, infatti, a scegliere i propositi, a scegliere il programma da svolgere nel corso dell'anno. Gli Esercizi Spirituali sono come un arresto, una fermata, una sosta nella nostra vita spirituale e nella vita di apostolato. Una sosta in cui si fanno tre cose: la prima è di sistemare il passato, sistemarlo per le due parti: passivo e attivo. Il passivo per domandare perdono a nostro Signore dei torti che abbiamo, specialmente se non abbiam corrisposto a tutte le grazie che nel corso dell'anno il Signore ci ha concesse. E l'attivo, poiché molto bene si è fatto nel corso dell'anno, sia per la pietà, sia per la vita pratica religiosa di Pie Discepole e sia ancora per l'apostolato. Così tolto il passivo, si offre al Signore, l'attivo: perdonatemi il male commesso e se qualche bene ho compiuto, accettatelo. Prima cosa da farsi negli Esercizi.
Seconda cosa: vedere il futuro. E ora il Signore, che cosa vuole da me? e ora che cosa posso fare io in ordine alla mia eternità? e ora quale deve esser la mia vita di Pia Discepola? e ora come riuscirò a entrare di più nell'intimità del Maestro Divino? e come potrò esser più utile alla Congregazione? Ecco le domande di una Pia Discepola che cerca di pensare al futuro e cioè al nuovo anno di spiritualità, l'anno che va da questo corso di Esercizi sino ad un altro corso.
In terzo luogo, il corso degli Esercizi è per prendere vigore, fervore; è per stabilire la vita di Gesù in noi, specialmente quelle anime che hanno ricevute più grazie da Dio. Una parte degli Esercizi non si deve diffondere in parole o in istruzione soltanto, l'istruzione ci deve sempre essere, ma soprattutto nell'eccitare il sentimento, nell'eccitare il cuore all'amore, all'amore di Dio, all'amore alla Congregazione, all'amore alle anime, all'amore all'umanità.
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Infatti, la Pia Discepola, non deve considerarsi una persona che vuol santificarsi soltanto, questo è grande cosa, si comprende, ma la sua vocazione è di operare largamente, deve chiudersi per mandar fuori tante grazie per mezzo delle sue preghiere; deve ritirarsi e vivere una vita semi... e diciamo, semi-clausura, ma per potere operare largamente; la sua preghiera, i suoi sacrifici, l'esercizio della sua vita religiosa devono servire per la Chiesa; devono servire per il Papa, per i vescovi, per i sacerdoti, per i fedeli, per gli infedeli, per gli eretici, scismatici, gli atei, per tutti gli uomini; è, questo, tutto un apostolato che si concentra nell'Eucaristia e che, quindi, utilizza, diciamo così, la divozione all'Eucaristia secondo i fini, poiché Gesù sta nel tabernacolo per tutti e si offre nella Messa per tutti e vuole che noi gli parliamo di tutti, perché vi ha raccolte qui per fini speciali e cioè, perché facendo tacere le nostre viste, il nostro amor proprio, i nostri capricci, i nostri desideri singolari, ci prendiamo i suoi desideri, prendiamo il suo cuore, prendiamo a cuore quello che è di gloria di Dio, quello che Gesù ha nell'animo, ha nel cuore, nel suo spirito: veni ut vitam habeant1, son venuto per salvare. Entrare, quindi, nello spirito della Pia Discepola per viverlo più profondamente.
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Alle volte, nel corso dell'anno, ci lasciamo prendere da cose che passano, cose che han così poco valore e un po' disperdiamo le forze, cioè un po' perdiamo di energia spirituale. Gli Esercizi ci raccolgono in quello che è lo spirito, che è la vocazione nostra, in quello che vuole Gesù per essere sue, non di nome, ma Pie Discepole di Gesù Maestro. Ecco, allora, il primo pensiero da cui devono derivar tutti gli altri tre pensieri: sistemare il passato, procurare propositi e programma per il futuro e rinfervorarci.
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Il primo pensiero deve chiudersi in questo pensiero generale, tanti pensieri in un solo pensiero: Ad quid venisti?1 Perché ti sei fatta suora? Tutto lì. E perché suora Pia Discepola? E perché Gesù ha voluto questa Congregazione? E perché la fomenta? E in questi ultimi anni ha dato un così largo sviluppo, sviluppo che sembrerebbe fin precipitato e che porta in sé, con sé tanti problemi e tanta attività e tanti meriti per tutte, perché i meriti di tutte sono i meriti di ognuna e i meriti di ognuna sono i meriti di tutte. Ammirare la Congregazione, esser tutte entusiaste, ma ciascheduna nella Congregazione è un membro, come San Paolo dice, che nella cristianità ognuno è un membro di cui il capo è Gesù Cristo2. Oh, allora bisogna che ogni membro sia sano, sia vigoroso. La Congregazione è sana, la Congregazione è forte, è illuminata, si santifica secondo che sono i membri, non è da dirsi a questo o a quello soltanto; abbiamo da dire ciascheduno di noi: e io sono un membro sano, vigoroso? Se l'occhio è sano, vede bene per tutto il corpo; se l'udito è sano sente bene e sente per tutti i bisogni della vita; così se il cuore è sano, ecco che manda a tutte le parti del corpo un sangue sano, vigoroso; sì. Ognuna che si faccia santa.
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La prima meditazione che abbiam fatto per incominciare, diciamo così, l'anno a San Paolo, l'anno che dedichiamo a San Paolo1, dal 25 gennaio del '57 al 25 gennaio del '58, è stato cominciato con questa meditazione: «San Paolo non è nato santo, si è fatto santo». Ciascheduno di noi deve farsi santo, mica che lo siamo santi. E San Paolo aveva le sue passioni, aveva una educazione molto opposta al cristianesimo; San Paolo aveva ricevuto tutta una cultura diversa e per cambiare mente e cambiare cuore e cambiare vita, oh, quale attività, quale sforzo!
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Nessuno di noi nasce santo. La santificazione comincia col battesimo, ma poi, quella santificazione più avanzata, la santificazione religiosa nella nostra vocazione, dipende dall'attività nostra, dall'attività nostra. Sovente sbagliamo qui: pretendiamo dagli altri e diciamo sempre che ci manca ancor questo, che ci vorrebbe ancor quello. Eh, no! ci manca che noi siamo santi e ci manca questo: che noi apportiamo a tutta la Congregazione quel bene, quel buon esempio, quella preghiera e tutta quella attività di cui siam capaci, perché tutta la Congregazione e tutta la comunità sia santa. Farci santi, noi. Quando moriremo non potremo usufruire dei meriti degli altri, ma sol dei nostri. E portandoci al tribunale di Dio non riceveremo il premio delle virtù praticate dagli altri, ma dei nostri, dei nostri meriti, delle nostre virtù; sì. E gli altri possono farci delle preghiere perché possiamo farci più meriti o perché siamo liberati dalle pene del purgatorio. Ma i meriti ciascheduno se li fa lui e restano di lui in eterno. I peccati ognuno se li fa lui, son di chi se li fa e i meriti sono di chi se li fa. Vi può essere che uno abbia tanta bontà e perché ha tanta bontà, magari gli altri si abusano e perché è paziente gli facciano esercitare la pazienza, ma i meriti son di chi esercita la pazienza.
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Oh, sappiamo: Ad quid venisti? Perché sei Pia Discepola? Per farti santa, per guadagnare tanti meriti e giorno per giorno mandarne tanti sulle porte dell'eternità e, questi meriti, ti accompagneranno al premio. Allora: Ad quid venisti? ancora. Per il paradiso.
Ogni suora è entrata nella sua vocazione per assicurarsi la salvezza eterna e assicurarsi un bel paradiso, un posto distinto in paradiso, per farsi più santa, in una parola. Perché si potrebbe anche dire che per salvarsi bastava vivere da buona cristiana, ma ha scelto la vita religiosa perché nella vita religiosa vi son più mezzi per assicurarsi la salvezza eterna e perché nella vita religiosa la persona si salva da molti pericoli e perché nella vita religiosa ha ancora tutto l'aiuto delle sorelle e delle persone che, o con l'esempio o con la preghiera o con le buone parole aiutano la persona a progredire. Adesso: Ad quid venisti? dunque. Per esser sicura della tua salvezza e per assicurarti un paradiso bello, un posto distinto in paradiso. Allora, che cosa avviene?
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Avviene che ogni suora deve farsi questo programma: Perché son creata? Conoscere, amare e servire Gesù e poi andare in eterno a godere il premio in paradiso.
Oh, e perché suora? Per conoscere meglio Gesù, per amarlo di più, per servirlo più diligentemente e poi goderlo più abbondantemente in cielo. Ecco il fine della suora: conoscere un po' meglio Gesù, sì, conoscere meglio Dio. Che cosa richiede questo? Istruzioni, scuole di catechismo, conferenze, letture. E poi l'uso di tutti quei mezzi che sono a disposizione nell'Istituto. Per esempio la predicazione, la lettura spirituale, la cultura religiosa. E ho visto che, in qualche luogo, si è dato un più largo campo alla cultura religiosa, in questi ultimi tempi. Ho sentito le discussioni, in qualche Istituto, le discussioni di problemi e di quesiti sulla teologia fatti con tanta competenza, bene. Eppure persone che non avevano, entrando, ricevuto maggiore formazione, preparazione di voi. Istruzione religiosa. Decise. Non perdiamo il tempo in cose inutili, la mente nostra è la più grande grazia, il più grande dono di Dio. Usare la nostra mente, non in fantasticherie, in pensieri inutili, in sospetti, in giudizi, cose contro l'obbedienza, contro la carità, contro la purezza, contro l'umiltà, contro le altre virtù. Ma per Dio, la mente. Questo è fondamentale. Se non si parte dalla santificazione della mente è inutile pensare alla santificazione della vita. La responsabilità che abbiamo sull'uso della mente è grande.
Conoscer di più Iddio e conoscer le cose di servizio di Dio. E conoscer le cose del servizio di Dio dalle cose più umili, come la pulizia e preparare la minestra, alle cose più alte, le comunioni, ad esempio, la penetrazione della Messa, sempre penetrazione maggiore.
Conoscere l'apostolato eucaristico e poi l'apostolato che vien subito dopo, l'apostolato del servizio sacerdotale, e poi l'apostolato del servizio liturgico. Conoscere. Poiché è sempre chiaro che l'apostolato del servizio sacerdotale precede. Se voi fate una bella pianeta, il prete si mette la pianeta addosso, ma se voi fate il prete, è il prete che va all'altare, che consacra, che vi dà la comunione. E la differenza della dignità di apostolato è in proporzione.
Oh, conoscere Iddio. La santificazione della mente. Questo è uno dei più gravi pericoli, perdere tanto delle energie che abbiamo e che dobbiamo impiegare nell'esercizio di questa facoltà, l'intelligenza, che è la più nobile facoltà, che è quella per cui siam distinti dagli animali. L'uomo è un essere ragionevole, composto di anima e di corpo. Ragionevole.
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E secondo: venuta per amare di più il Signore, la suora, la Pia Discepola. Vuol dire: approfittare di più dei mezzi di grazia; le comunioni più belle che quelle del semplice cristiano; le Visite al Santissimo Sacramento più frequenti e più intime che quelle del semplice cristiano; così le Messe più belle e più numerose che quelle del semplice cristiano. E poi dirigere tutte le forze e tutto il sentimento nostro alla gloria di Dio, amare il Signore con tutto il nostro essere e amare il prossimo, amare il prossimo, cominciando dalle persone più vicine.
Dispersione di sentimenti e di cuore, ci sono. E allora cosa serve dire: «vi amo con tutto il cuore», quando non c'è tutto il cuore lì?
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Terzo: per servir meglio il Signore: venute per servir meglio il Signore. Ora, cosa vuol dir servir meglio il Signore? Coi comandamenti noi serviamo il Signore nel modo in cui ogni cristiano deve servirlo, ma coi voti serviamo il Signore anche in quello che egli desidera, in quello che è di consiglio, come è la vita comune. Si poteva far la vita da sole. In quello che è la povertà, servire il Signore: la povertà perfetta; e servire il Signore in quello che è la castità perfetta; e servire il Signore in quello che è l'obbedienza perfetta. Ecco, servire più diligentemente il Signore. Aver paura anche delle minime cose che sono peccato o che sono soltanto imperfezioni o difetti, aver paura. E voler sempre incontrare il gusto di Gesù e fare tutte le cose per amore di Gesù.
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Dunque, venute per conoscere meglio e per amare di più e per servir diligentemente Gesù sulla terra e poi goderlo più abbondantemente in paradiso. Paradiso, ecco. Sempre mirare lassù. Che cosa cerchiamo ancora noi sulla terra se non il paradiso? che cosa importano tutte le altre cose a cui abbiam detto addio? e che magari abbiam cacciato dal nostro cuore e poi sono rientrate un po' nel nostro cuore, sotto forma di orgoglio, sotto forma di invidia, sotto forma di attaccamenti, sotto forma di spirito di comodità.
Abbiamo cacciato il mondo da noi, che non rientri più in noi, mai. Ma il nostro cuore, la nostra mente e la nostra volontà siano tutte piene di Gesù, così che ciascheduna possa dire: son Pia Discepola di Gesù, tutta di Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (15-23 gennaio 1957) alle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 15 gennaio 1957 *
* Nastro 10/a ( = cassetta 23/b). - Per la datazione, cf PM: «...perché suora? Per conoscere meglio Gesù, per amarlo di più, per servirlo più diligentemente... Ecco il fine della suora» (cf PM in C27). - dAS, 15/1/1957: «Alle 16 va [il PM] a predicare dalle suore PD, Casa Generalizia, via Portuense, che fanno gli Esercizi SS. » (cf dAS in c58). - VV: «Prediche degli Esercizi, 12 gennaio 1957» [12-20 gennaio].

1 Gv 10,10.

1 S. BERNARDO.

2 Cf Col 1,18 e passim.

1 Sull'anno dedicato a s. Paolo, in particolare gli interventi di d. Alberione, cf CISP 601ss.