21-IL PROGRESSO DELLA CONGREGAZIONE1 *Una grande grazia da chiedere al Maestro Divino è: ut unum sint2: affinché siano una cosa sola. Gesù pregava che fossero uniti tra di loro gli apostoli e fece, a questo proposito, una domanda. Poi, quando si trattò, invece, dei fedeli, quelli che avrebbero acconsentito alla predicazione degli apostoli, quella domanda dell'unità la ripete tre volte e portò un esempio altissimo, materialmente un ideale che sarebbe del tutto impossibile a conseguirsi: sicut et nos unum sumus3. Il Padre e il Figlio sono uniti per natura, un solo Dio, mentre che gli uomini fra di loro, noi cristiani, tra di noi possiamo essere uniti moralmente; sebbene abbiamo la stessa natura, ognuno è un individuo, una personalità separata. Essere uniti. Uniti è poi compreso nelle parole: «conformar la vita alle presenti Costituzioni»4, oppure le parole del primo articolo: «attendere alla perfezione mediante l'osservanza dei tre voti e della vita comune»5. Comune vuol dire essere uniti. Comune, cioè comunità di pensiero, comunità di sentimenti, di aspirazioni; comunità di azione, di attività; comunità che si fonda su due princìpi: la carità fra le persone uguali, sorelle, e l'obbedienza nella unità di governo.
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Gli Istituti son tutti società, società con i loro fini: il primo: la santificazione; il secondo: l'apostolato. E in qualunque società, fosse anche la società più misera del mondo, vi è un triplice elemento: la moltitudine che compone la società; e poi vi è un fine da conseguire; e vi è l'autorità che raccoglie i mezzi e li indirizza al conseguimento dei fini. Gli Istituti religiosi son tutte società, si chiamino Congregazioni che vuol dire unione; si chiamino Società; si chiamino Famiglie, han sempre il concetto fondamentale dell'unità.
Unione. Sentire la Congregazione, il che vuol dire, capire la Congregazione. Capire che cosa essa sia e che cosa debba ottenere e quali siano i suoi compiti e quali mezzi deve adoperare e come si debbono considerare tutte le persone che vi sono, sia le persone che stanno sopra, sia quelle persone che stanno sotto, sia le persone che sono in piena età, sia le persone che sono anziane, sia le persone che sono inferme, sia quelle che compongono una Provincia o quelle che compongono un'altra, siano in una nazione, siano in un'altra. Sentire la Congregazione. Non vedere solamente la propria nazione, il proprio ufficio, le proprie idee, fissarsi su un certo punto e formarsi come una specie di nido dove ognuna si colloca e vive a suo agio e secondo le sue idee. Quello è l'attentato più grave alla comunità, alla vita sociale, perché... L'Istituto è un corpo in cui vi sono le varie membra: vi son le mani, vi sono il cuore, i polmoni, il sangue, vi sono i piedi, vi son gli occhi, vi è la lingua. Formarsi e racchiudersi in un certo egoismo dove una ha le proprie vedute, si combina la sua vita un poco a modo suo, ecc., quello è separarsi; la mano non serve più al corpo, sfrutta sol più il corpo; l'occhio non serve più al corpo, la lingua non serve più al corpo, l'udito non serve più al corpo. Tutte unite. Un corpo solo.
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Sopra questo punto, dunque, il Salvatore Gesù ha fatto quelle domande al Padre celeste, le Pie Discepole lo devono far nelle Visite, queste domande, al Padre celeste per mezzo di Gesù Cristo: Ut unum sint, ut unum sint, ut unum sint, ut unum sint1.
Oh, si può essere nelle case delle Discepole e non esser Pie Discepole; e qualche volta si è fuori e si è Pia Discepola. Ecco, quando tutto si pensa in senso contrario, allora non si è più realmente Discepole. Così è stato scritto.
La Chiesa di Dio come va considerata? Gesù se ha fatto quella domanda al Padre celeste: ut unum sint, sapeva quel che si faceva, non è vero? I cristiani sono uniti? Abbiamo 420 milioni di cattolici e 380 milioni che sono distaccati. Quante divisioni! I Protestanti formano circa 800 sette. Divisioni. E non ci son solo i Protestanti i quali si distaccano per la dottrina dalla Chiesa Cattolica; vi sono anche [gli] scismatici che si distaccano per la disobbedienza. La Chiesa tiene fermo nei princìpi. L'Istituto deve tener fermo nei suoi princìpi, qualunque attentato ci sia. Dice un grande scrittore: «La Chiesa ha la verità da difendere, non le opinioni singole». Ora, l'Istituto ha la sua vita da difendere. Quel grande scrittore dice: «Ogni tanto la Chiesa pulisce il suo giardino, toglie l'erbacce e le butta di là dalla cinta nel giardino dei Protestanti o dei nemici della Chiesa».
Qualche volta avviene così degli Istituti, che puliscono il giardino e buttano al di là dalla cinta qualche membro che infetterebbe, come il medico viene a tagliare, forse un piede perché il male di quel piede si estenderebbe a tutto l'organismo; viene a farsi frequentemente operazioni appunto perché è meglio tagliare che rovinare tutto l'organismo.
Oh, sentire, e difendere, sostenere. Dovere fondamentale. Ogni divisione è un attentato alla Congregazione. Non si può fare un danno maggiore alla Congregazione, neppur rubare i soldi non è così grave; neppure disinteressarsi delle cose è così grave. I fondamenti di questa unità, ho detto, son due: la carità tra i membri e il principio di autorità per l'obbedienza.
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Oh, adesso, in questi due giorni, domenica e lunedì1 chiedere specialmente il bene della Congregazione. Sentir la Congregazione, tutte tese verso il perfezionamento, il progresso della Congregazione, allora. Progresso. Il progresso si ha in quattro parti: il progresso spirituale, che è anche personale; il progresso scientifico; il progresso apostolico; il progresso economico.
Dunque, il primo progresso è il progresso spirituale, personale. Occorre aumentare il numero. La Congregazione vi dice: da mihi liberos, come quella mamma che voleva bambini. Sì, volere vocazioni, volere vocazioni, questo è fondamentale. Finora, si può dire che è solo l'Italia che ha mandato fuori persone, qualche cosa non abbiamo in un'altra nazione e dove è sempre da indicarsi, in primo luogo, chi forma e aumenta il personale come meritevole davanti all'Istituto, di essere segnalato; ecco.
L'aumento di persone. Perché le opere si fanno a misura delle persone. ora, l'Italia, anche perché ha provveduto all'estero personale in abbondanza, largamente e anche aiuti materiali, si sente aggravata un po', ma quel debito che ha è tutta sua gloria. Ha aiutato materialmente e più di tutto ha aiutato moralmente, perché quando l'Italia si forma il personale e quando è capace, il migliore lo manda all'estero, ecco, è come un padre, il quale ha sostenuto tutte le spese per crescere i suoi figli e poi questi guadagnano per sé, no? E la Congregazione, adesso, privandosi di tutti questi membri ha il grande vantaggio, l'Italia, di aver mandato all'estero personale bravo e capace. E intanto, ecco, formate altre case che domani daranno alla Congregazione altro personale. Però, se avesse avuto tutto questo personale intento al lavoro, per esempio, proprio al lavoro vostro specifico e cioè, i vostri apostolati, ecco che avrebbe avuto introiti molto maggiori e sollievi molto maggiori, tanto più poi che proprio per formare questo personale ha dovuto spendere materialmente per costruire le case onde poter raccogliere vocazioni e poi provvedere. Ma tutto questo è gloria sua, è vantaggio suo. E tuttavia le case stesse, le costruzioni stesse non hanno ancor dato tutti i frutti materiali e morali che possono dare, perché per adesso hanno tanto personale in formazione che, fra tre, quattro anni, daranno sia moralmente e sia economicamente, un vantaggio; come chi, oggi, semina il grano, non può raccogliere della stessa sera e mietere, e portare a casa i covoni, ma occorrono sei, otto mesi prima di raccogliere, dopo aver buttato la semente a ottobre, novembre nel campo, e quindi è tutto un fondamento. I debiti, per sé, materialmente contano ben poco, conta il frutto che da essi si ricava; perché posso comperare un campo, oggi mi costa, mi grava il peso, ma di lì a un anno, due, tre, quattro, ho il campo e i frutti. Dunque considerar le cose nel complesso. (Sono andato via dall'argomento).
Volevo dire che fondamentale lavoro è il vocazionario e per fare le vocazioni, non basta andare a raccoglierle, e bisogna che ci siano le case dove accoglierle e gli studi organizzati perché si preparino e tutto il lavoro che occorre quando sono aspiranti, quando sono postulanti, quando sono novizie. E poi, parte del migliore personale, in Italia, è impiegato proprio per la formazione, mica per fruttare economicamente.
Ora, essere ben larghe di vedute, sentire la Congregazione, mai sotto un aspetto solo. Chi volesse nel carro far camminare solo una ruota, andrebbe alla rovina. Camminare tutte le ruote assieme. Oh, il lavoro vocazionario è il primo. Quindi le case di formazione e la raccolta delle aspiranti e la loro formazione; poiché vi è il reclutamento, reclutarle; e poi vi è la formazione. Reclutarle con saggezza, sì, reclutarle con saggezza. E vi sono Case che mandano aspiranti veramente fornite delle qualità necessarie e vi sono Case che mandano personale così, non tanto preparato, non sufficientemente adatto. No! Guardare più alla qualità che alla quantità. Una religiosa bravissima, fedele, pia, istruita, ne vale tre delle altre. Quelle poi che non hanno spirito, impediscono il lavoro delle altre.
Oh, vocazioni scelte: salute abbiano, intelligenza e, possibilmente, anche una sufficiente istruzione già, e poi, inclinazione alla vita religiosa. Bel carattere! I caratteri strani, quanto impediscono e fermano! La fatica, allora, per metà è spesa nel sopportare e nell'aggiustare perché non rompano la pace in casa, oh! Allora, belle qualità e anche di presenza buona, adesso, guardate anche la presenza, perché tanto lavoro si fa fuori, non tutte dentro: si fa nei Centri, si fa nelle Case dove c'è il servizio sacerdotale e poi vi è, c'è anche, sicuro, un certo numero di uffici in casa. Però docili, docili di carattere, docili di volontà, pronte all'obbedienza, sempre. Ogni membro che è ribelle crea tante difficoltà alle altre membra e si perdono dei mesi, dei mesi.
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Però, non basta reclutarle bene, poi bisogna formarle bene. Formarle bene, in primo luogo: unite, attaccate all'Istituto come alla propria famiglia. Questa unione, questa dedizione alla Congregazione è fondamentalissima, Questo amore all'Istituto. E vedete che nelle Costituzioni si dice che il noviziato deve educarle alla stima e all'amore all'Istituto1. Oh, unite bene. Che siano affezionate alle persone che ci sono, non a delle persone ideali che non ci sono. Che siano amanti e affezionate con le sorelle e abbiano una convivenza sociale buona; che sappiano sopportare e non far sopportar se stesse, i loro difetti; poi, che s'interessino delle opere della Congregazione, che siano sempre, con le loro preghiere, pronte a dare il contributo alla Congregazione; e non solo il contributo di preghiere, ma anche il contributo di opere, il contributo di buon esempio; sì.
Oh, poi, si capisce, la formazione. Si abbia anche il coraggio di incoraggiare quelle che dan[no] buone speranze, ancorché, alle volte, siano un po' difficili. Vi sono, delle volte, delle figliuole che sono molto vivaci e faranno anche qualche marachella, ma in fondo si vede un buon cuore, un bel carattere, poco a poco si emenderanno. Ma vi sono delle persone quasi incorreggibili, che non si possono dominare, allora fare il taglio con coraggio, prima della vestizione o prima del noviziato o prima della professione, e specialmente prima della professione perpetua. E' stato buono che ce ne siano state 24 che siano state escluse dalle professioni successive o che esse stesse, pur già avendo professato una volta, si siano ritirate vedendosi incapaci di sopportare i lavori della Congregazione e gli apostolati, oppure di sopportare la vita comune e osservare i voti.
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Oggi vi è questo da notare, che ho già detto, mi pare, altra volta qui, ma molte di voi non c'erano. Tante volte sembra che ci sia veramente la castità, quindi l'amore alla verginità. E per varie condizioni, circostanze, certe passioni tacciono, oppure non sono forti, fino ai 22, 25 anni, 26 e poi, dai 25 anni di media, più o meno, ai 35 c'è una violenza, uno scatenarsi di passioni. Vedere bene di prevenire questo e sapere subito conoscere quelle che poi davanti alle battaglie sono energiche, sapranno combattere. Si risveglia, allora, la passione più violenta e lo spirito di maternità, il quale spirito di maternità può essere in questo per voi: la suora sentirsi madre rispetto ai sacerdoti, in generale, non a uno particolare: maternità di Maria; a somiglianza di Maria, non uguale perché Maria è la Madre naturale di Gesù, ma per adozione. Come Maria è madre nostra per adozione, in quanto ci ha adottati tutti. Sentire maternità qui, trasportarla qui e non trasportarla, invece, in una sfera diversa che sarebbe di nuovo l'aspirare a una famiglia, a formarsi una famiglia.
La educazione, la formazione sia abbastanza avveduta, ci vuol molta grazia, molta grazia, molta intelligenza. E a questo punto sarà da suggerirsi anche la lettura di quei libri che trattano di questioni psicologiche, specialmente la psicologia delle adolescenti e la psicologia della giovane quando comincia a diventare maggiorenne. E vi è proprio anche una psicologia particolare della suora.
Dunque, le opere si fan con le persone e le persone bisogna reclutarle e formarle. Non tanto badare alla quantità quanto guardare, piuttosto, alla qualità, qualità: una può avere una tarina1 di minestra tutto brodo e, invece, può avere una tarina piena di pasta asciutta... Vedete un poco... che cosa raccogliamo. Il Signore ha seminato vocazioni dappertutto. Il Divin Maestro ci dia la sapienza nello scoprirle e nel chiamarle, nell'aiutarle, nel formarle. Oh, vi sono molte spese, certamente, e non c'è da stupire che le spese siano salite anche un po' alto. Ma le spese son mai mal fatte quando rendono, quando danno poi il frutto e il più bel frutto è, poi, una professa intelligente, istruita, piena di salute, ecco, attaccata alla Congregazione, generosa nella sua attività e docile; ecco.
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Dopo il secondo punto, oltre questo del personale, la spiritualità, che forma ancora sempre la prima ruota, non è vero? Spiritualità. Oh, lo spirito vostro è facile e tuttavia pare un po' difficile perché sembra una novità. E cioè: la divozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita; la divozione a Maria, Madre, Maestra e Regina; la divozione a San Paolo, il quale è l'interprete più profondo, più largo del Maestro Divino, il discepolo più fedele, è quello che ha contribuito tanto a formar la teologia cattolica, la morale cattolica, l'organizzazione gerarchica nella Chiesa, della sua maniera, secondo la sua vocazione, sì.
Non c'è niente da meravigliare, come ho già detto questa mattina, perché non è «un» metodo, ma è «il» metodo. Innestati in Cristo: super fundamentum apostolorum et prophetarum, ipso summo angulari lapide Christo Jesu1. Il fondamento: in Christo Jesu. Interpretare al massimo la dottrina di Gesù; capire al massimo la sua vita e seguirla, la sua santissima vita; partecipare al massimo di quella grazia che ci ha acquistato sulla croce, non è opera di ogni cristiano, non è il cristianesimo, non è la vita religiosa? E quale cristiano potrebbe essere fuori di questo? Quindi, non è «un» metodo, ma è «il» metodo, cioè, è diventar cristiani veri, è diventar religiosi veri, diventare anime veramente perfette, sante. Quindi: «in Cristo Gesù».
Si è ancor troppo ai margini, si è ancor troppo nell'incerto. Spiritualità nostra. Che è la spiritualità cristiana portata un po' avanti, un po' avanti. Sì, noi abbiam da interpretare e vivere al massimo Gesù Cristo, il cristianesimo. Non siete le Figlie del Sacro Cuore. E va bene, ammiratele. Non siete le Figlie dell'Immacolata. Ammiratele. Non siete le suore di San Francesco. Ammiratele. Ah, diceva don Rubino2: «ammirare tutti gli Istituti, ma amare soprattutto il vostro». Sopra tutti amare il vostro. Che bella spiritualità! Che il periodico «La Vita» la consideri, la spieghi, l'approfondisca sempre un po' di più. Così, la divozione a Maria: è nostra Madre, Maestra e Regina. E la Chiesa che è nostra Madre e Maestra, e guida, ecco, perché la Chiesa è il corpo mistico di Gesù Cristo che continua l'opera che Gesù Cristo aveva iniziato sulla terra. «E come il Padre ha mandato me, - diceva Gesù - così io mando voi»3. Andate, dunque, nel mondo intiero e fate i tre uffici: predicate e insegnate a fare quel che vi ho detto, e santificate4. E' sempre la Chiesa che si mostra da una parte, maestra di dottrina, maestra di morale e maestra di liturgia, mezzi di santificazione, in sostanza. Deo gratias! Se piacerà al Signore seguiteremo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (25 marzo-1° aprile 1957) alle «Capitolari» Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione al 1° Capitolo Generale
Roma, Via Portuense 739, 30 marzo 1957 *
* Nastro 13/c (=cassetta 32/a). - Per la datazione, cf PM: «In questi due giorni, domenica e lunedì, chiedere specialmente il bene della Congregazione... tutte tese verso: il progresso della Congregazione» (cf PM in c200). «...come ho detto stamattina, perché non è un metodo, ma è il metodo» (cf PM in c184). dAS (cf c184).
2 Gv 17,11.21a.21b.22.
3 Gv 17,21.22.
4 Cf Costituzioni delle Pd (1948), art. 89.
5 Cf Costituzioni delle Pd (1948), 1.
1 Gv 17,11.
1 Ricordiamo che nel 1957 cadeva di domenica il 31 marzo, appunto il giorno successivo a quello della predica di d. Alberione.
1 Cf Costituzioni delle PD (1948), art. 72.
1 Termine del dialetto piemontese per: terrina, zuppiera.
1 Ef 2,20.
2 G.B. RUBINO, sacerdote (1776-1853), fondatore dei «Luigini» e delle «Oblate di S. Luigi Gonzaga» ad Alba (Cuneo).
3 Gv 20,21.
4 Cf Mt 28,19-20.