Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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11-PERICOLI DOPO LA PROFESSIONE RELIGIOSA1 *
Avete avuto un buon periodo di formazione spirituale e certamente avete raggiunto un certo fervore di buona volontà, una maggior luce nella mente e un concentramento del cuore nel Signore: Vita vestra abscondita cum Christo in Deo2. Però è necessario prevenire i pericoli successivi e particolarmente mettersi in guardia dalla tiepidezza. Dopo che si è avuto un periodo di formazione e quindi di progresso spirituale, i vizi capitali tornano all'attacco e non è che il demonio si dia pace, specialmente dopo la prima professione, e, dall'età dei 24, 25 anni fino ai 35, 40 anni... e tuttavia, nel corso degli Esercizi, con molta preghiera e con la buona direzione spirituale che avete, voi cercherete di rafforzare lo spirito.
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Torna all'assalto il vizio dell'orgoglio. A un certo punto la persona si persuade di essere già buona e, magari, di esser migliore che altre persone, forse più anziane. Si crede di esser più attaccata ai superiori, si crede di essere più osservante e allora, ecco, l'orgoglio non è più nutrito di cose naturali, come per esempio, perché canta bene, perché ha una bella voce, s'invanisce. Ma l'orgoglio si nutre di cose spirituali, vuole emergere quella persona e ha mille modi di ostentare una pietà più ampia, più profonda di quella che forse possiede e nelle stesse confessioni, nella stessa direzione spirituale, si preoccupa più di farsi vedere persona delicata, persona che si vuol consigliare, persona che è già arrivata a un certo grado di virtù, che non di accusare i suoi mali, i suoi difetti, ciò che le manca. Orgoglio che si nutrisce, allora, diciamo, di confetti, ecco, ma orgoglio vero, però, ed è più pericoloso dell'altro.
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Poi, l'assalto dell'invidia che è pure un vizio capitale, il quale, la quale invidia, porta quasi a disgustarsi di altri che siano più buoni, oppure di altri che godono maggiore stima di bontà, di virtù, di pietà. Invidia. Notando bene che, tanto Caino come Abele facevano professione di pietà, offrivano, infatti, i loro doni al Signore. Ma Caino era invidioso del fratello perché il fratello offriva doni migliori e più graditi al Signore1. Invidia contro le persone spirituali.
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Così l'assalto che chiamiamo della sensualità spirituale Troppa affezione verso il confessore, affezione umana; troppa affezione per chi dirige lo spirito, affezione che prima era tutta spirituale, poi minaccia di diventare un'affezione naturale. Si vorrebbe sempre essere accolti, sempre esser trattati bene e se, per qualche tempo, chi ha da sentire si mostra un po' duro o aspro, allora, scoraggiamento, non hanno più voglia di avvicinare, di chiedere pareri, consigli, che pure sarebbero necessari. Eppure è detto da Sant' Alfonso, come consiglio ai confessori: cum mulieribus sermo brevis et durus: con le donne abbiate un parlare breve sempre e anche un po' duro. Duro non vuol dire trattar male, qui; duro vuol dire tronco, vuol dire risoluto e basta, ed esigente. Il confessore vuol essere ascoltato, vuol essere obbedito, e deve farlo. Sensualità spirituale che, alle volte, preferisce sorella con sorella, l'una le va e l'altra non le va. Allora bisogna ricordarsi di questo: che, naturalmente, se si ha da trattare di cose o spirituali oppure di chiedere certi permessi, occorre andar dalle persone che sono in grado di dare consigli e in grado di dare i permessi. Ma questo farlo, non per compiacenza oppure per amicizia spirituale, ma in ordine a Dio. E certamente che, in una Casa, la superiora deve aver più confidenza con chi si mostra più degna della confidenza, che sa rispondere a un consiglio domandato e deve dare gli incarichi a ognuna, gli incarichi secondo le attitudini, le qualità. Ma però il tratto sempre uguale con tutte, sempre uguale con tutte.
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Di più, avviene anche l'avarizia spirituale. Vi è una avarizia che è descritta da San Giovanni della Croce, avarizia delle anime pie. Oh, anche in questo, si vorrebbero tante immagini, ad esempio, tante cose scritte e si abbonda nel formulare programmi che son poi castelli in aria, che poi mai si eseguiscono, forse. E si mira persino nelle corone, nei crocifissi, alle specialità. E si chiama avarizia, perché, per mettersi in mostra certe persone abbondano anche in queste esigenze.
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Oh, però, piú di tutto il pericolo sta nel pretendere riguardi particolari; il pericolo sta nel volere mostrarsi anime eccezionali; il pericolo sta nel mettersi contro questa o quella persona perché si crede che non sia abbastanza buona o perché si vuole apparire eccezionali: orario proprio, prolungar la preghiera oltre la misura e poi vantarsi di certe mortificazioni, pretendere di parlar sempre di cose spirituali, atteggiamenti anche nello stare, nel camminare, nel parlare, che vogliono, in qualche maniera, portare a farsi notare, farsi notare.
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Oh, inoltre, quello su cui dobbiamo insistere di più: il pericolo di cadere in tiepidezza, più avanti. Ora il fervore c'è. Che cosa s'intende per tiepidezza? Per tiepidezza si intende un rilassamento. Nel Noviziato, o sia per i voti temporanei, o sia per i voti perpetui, generalmente si acquista un certo calore spirituale, una certa buona volontà e si abbonda di più in preghiera. Sembra che dopo, qualche volta, o anche più di qualche volta, si senta un po' di rilassamento, di tiepidezza, almeno il pericolo c'è. Perché? Perché prima si aveva una alimentazione spirituale più abbondante e dopo meno abbondante. Prima causa. Non era difficile vivere, star buone, esser fervorose nel noviziato, ma il più è dopo. Prima si era come sotto una cura continuata di chi dirigeva il noviziato: è più abbondante la preghiera, più abbondante la lettura spirituale, più abbondante e più continuata l'assistenza, più frequente la direzione interiore; e così, anche il timore di non fare professione, faceva star buone. Ma poi, fatta la professione, ecco... Passata la festa, il santo? Vien dimenticato. Prima tante lodi, tanti spari, tanta dimostrazione esteriore.
Dunque l'alimentazione spirituale quando diminuisce.
Oh, certo, dopo il noviziato non avete più tutte le pratiche del noviziato stesso, perché il noviziato è proprio l'anno della pietà, l'anno del progresso spirituale. Ma poi, l'occupazione della giornata, in buona parte, è per l'apostolato. Non si può dire che, quanto alle Pie Discepole, se fanno bene quel che devono fare abbiano una alimentazione spirituale scarsa, no. Avete una alimentazione spirituale abbondante. E mi ricordo che, in una relazione fatta alla Santa Sede, a questo proposito, il Visitatore aveva messo: «pane spirituale abbondante». Oh! E cioè, in continuità questo. E se voi avete, in generale, le pratiche di pietà degli altri Istituti simili, aggiungete poi quello che è prescritto: le due ore di adorazione, in cui si è proprio a una mensa divina dove continua a uscire dal Signore ed entrare nella vostra anima una luce soprannaturale, una forza soprannaturale, un amore soprannaturale. Perciò direi, che non vi è altro da fare che compiere bene le vostre pratiche. Tuttavia col ripetersi, qualche volta si perde l'impressione, essendo tutti i giorni uguali, perché l'orario è sempre uguale, e tutti i giorni che si debba fare la Visita e press'a poco nella stessa forma, nell'indirizzo che vi è dato, ecco: ab assuetis nulla fit passio1: da quelle cose che si ripetono sempre, non si ha più tanta impressione. Eccitarsi a questo, di partire dal tabernacolo bene illuminate, calde, rafforzate nel buon spirito di Pie Discepole e nel buon spirito dei propositi degli Esercizic, specialmente degli Esercizi per le professioni che sono gli Esercizi più... importantissimi, vorrei dire, più importanti della vita.
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Oh, si può cadere in un'anemia spirituale. Quando si ha abbondanza di sangue, la persona è robusta; quando il sangue è scarso oppure il sangue non ha il numero di globuli rossi sufficienti, e allora si perdono un po' le forze, le energie. Può venire da due cose: o perché lo spirito è troppo teso, la persona lavora, forse, troppo, si attacca al lavoro un po' troppo umanamente invece che compiere il suo lavoro nella serenità e sempre con spirito soprannaturale. Questa potrebbe essere una causa: un attaccamento troppo umano all'apostolato. L'attaccamento è buono, ma bisogna, per quanto è possibile, che sia soprannaturale. E, inoltre, potrebbe venire da un'altra causa, questa anemia spirituale, questo infiacchimento dello spirito e cioè, quando la nutrizione spirituale è presa scarsamente. Ma di questo già ho parlato.
Quando non vi è la digestione il cibo non si cambia in sangue. Cosa vuol dire? Vuol dire che nella meditazione bisogna esser profonde, capir bene, convincersi bene; che nelle letture spirituali bisogna badare ad aver dei libri chiari e assimilare le idee, i princìpi che vi sono. Vuol dire che non si han da moltiplicare troppo i pensieri, i sentimenti, una farragine interiore, ma poco, piuttosto, e bene. «Il molto e bene, di rado avviene». Princìpi chiari e verità ben penetrate e risoluzioni semplici, pretesa di avanzare un pochino ogni giorno, non pretesa di trasformazione quasi di punto in bianco. La santificazione, generalmente, avviene facendo piccoli passi, ma continuati,ogni giorno. E quando si fa ogni giorno qualche piccolo passo si fa molto, si fa molto, perché allora si è come quando il muratore adagio adagio aggiunge mattoni ben messi a posto e dà quella quantità di calce e li mette, i mattoni, in quella posizione che è necessaria. Non preoccuparsi troppo dell'esterno, delle impressioni, di ciò che diranno, di ciò che vi è in questa Casa, di ciò che vi è nell'altra. Dimenticarsi un po' noi per vivere in Dio, per pensare in Dio, per operare in Dio, per sentir Dio, dentro. Raccoglimento abituale, quindi.
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Conseguenze. Quali sono le conseguenze della tiepidezza? Prima conseguenza è commettere molti e volontari peccati veniali. Ecco, questo è il primo segno esteriore. Molte venialità: rompere gli orari, parlare quando non è tempo, disaffezionarsi dai doveri, mancanze di carità, ecc. Perché la tiepidezza apre la strada a tutte e tre le concupiscenze di nuovo: concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum, superbia vitae1.
Concupiscentia carnis, cioè la sensualità o pigrizia o golosità o lussuria. Concupiscentia oculorum: attaccamenti a una cosa o all'altra, all'ufficio, al posto, alle persone. Superbia vitae, che poi è l'orgoglio, il quale orgoglio può andare fino qui, che quando si è messe un po' da parte perché non si han le attitudini, una ribellione interna, la quale se viene seguita può portare a degli eccessi strani perché l'anima turbolenta è anche turbolenta nel suo sguardo: Si oculus tuus fuerit simplex, totum corpus tuum lucidum erit2: ma se l'occhio è turbolento tutto il corpo e tutto il sentire interiore [è] oscurato. E allora si vede nero dove c'è bianco e sempre pronti a scusare i nostri difetti e sempre pronti ad accusare gli altri. Vedere queste conseguenze.
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E poi vi è l'acciecamento e l'infiacchimento e l'aridità. Acciecamento perché l'anima non ci vede più bene, non c'è più quella serenità di giudizio, anche esteriormente si nota che quella persona non prende più parte alla letizia della comunità, si mette un po' in disparte, ha bisogno di trovarsi da sola con qualcheduno o da sola anche con se stessa. Acciecamento. E questo acciecamento, poi, può portare all'ostinazione, fissarsi su certi punti e non accettar più nessuna correzione, nessun invito e quindi, per questo acciecamento, avviene poi che non si vive realmente nella comunità, cioè, per spiegar meglio, si sta in comunità, ma non si vive dei pensieri, dei sentimenti, dei desideri, delle preoccupazioni, della letizia e del progresso della comunità, della Congregazione.
La tiepidezza, alle volte, porta più danno che il peccato grave, nelle sue conseguenze, non perché sia grave, in generale, in se stessa, ma nelle conseguenze, perché, quando una ha commesso un peccato grave, allora piange, si confessa, si mette a pregare, si scuote e ha di nuovo dei giorni pieni di luce, di calore spirituale. Ma la tiepidezza ha altre conseguenze molto dannose. Con la tiepidezza viene l'infiacchimento della volontà, non ha più coraggio, tutto le costa: le costa l'apostolato, le costa l'orario, le costa il sacrificio, e, quando si tratta di una abnegazione, non ci arriva più. La suora, se continuasse così, dove andrebbe? A un certo punto diviene una buona donna e non altro, sebbene sia vestita da suora, una buona cristiana comunque, perché da per tutto vede come vuole, egoismo di mente, egoismo di cuore, egoismo di volontà, di attività. E' in comunità, ma non appartiene alla comunità spiritualmente, si è fatta suora e gradatamente si va disfacendo suora, disfacendo, giorno per giorno.
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Vi sono tre rimedi, che accenno soltanto, perché già si vanno, questi rimedi, illustrando nelle varie meditazioni, certamente.
I tre rimedi sono: primo, la preghiera. Perché: utinam frigidus esses1: sarebbe meglio che fossi freddo, cioè, che, non che sia meglio in sé, ma meno male cadere in qualche peccato, perché è una cosa di un istante, una debolezza, ma dopo si riprende: utinam frigidus esses. Ma perché non sei né caldo né freddo, comincio a rigettarti2. E la preghiera di quest'anima non è sentita da Dio. Cosa dire a quest'anima? Quello che scrive l'angelo a quella Chiesa: «camminavi bene una volta, adesso non più»3. Pensateci, prima della professione, perché è cosa da considerarsi bene nelle Visite al Santissimo Sacramento. Primo rimedio sarebbe di rimettersi a pregare, perché avvicinandosi a Dio è come avvicinarsi al fuoco, l'anima si riscalda al fuoco che dà anche la sua luce e comincerà a risentire un po', quest'anima, avvicinandosi a Dio, un po' delle consolazioni spirituali che già una volta godeva.
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Secondo: insistere tanto sulla direzione spirituale e sul manifestarsi a chi vi guida. E non stancarsi di andare perché questa è anche una delle tentazioni del diavolo di allontanarsi da chi ci faceva del bene. Si comincia a veder per traverso la persona, a giudicarla in male e si tramanda; e poi, prima si andava ogni mese e poi ogni due e poi ogni tre e poi... «e non mi sento più»... Oh, vedete, la direzione spirituale, in quei tempi lì, è in modo particolare utile, moralmente necessaria, anzi.
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Terzo: bisognerebbe esser fedeli ai doveri quotidiani, far bene le cose prescritte nella comunità. Se si ha da fare un apostolato, far bene quell'apostolato; se si ha da farne un altro, far bene quell'altro. E ascoltare i consigli, accettare gli uffici, sforzarsi nei doveri di pietà e ritornare a vivere la vita della comunità, pensare secondo la comunità, secondo la Congregazione; pregare secondo lo spirito della Congregazione delle Pie Discepole, operare in quelle vedute, affezionarsi di nuovo e a chi guida e alle sorelle e a chi è aspirante e rinfervorarsi nella ricerca delle vocazioni per il progresso dell'Istituto. Tutto questo serve a scuotere quell'aridità e quella tiepidezza.
Ma notare bene: generalmente parlando, la tiepidezza è volontaria e colpevole; l'aridità, molte volte, è prova di Dio, che ci lascia un po' soli nella lotta, sembra che si nasconda per metterci alla prova. Quindi Sant' Antonio, si legge nella sua vita, Sant' Antonio abate, aveva avuto da sostenere una lotta ostinata contro il demonio, una lotta contro le tentazioni sensuali e pensava quasi di essere abbandonato dal Signore. Ma superata la tentazione con tutta la violenza e con tutta la forza che è stato necessario, ecco, Gesù si presenta, ed egli: «Ma dove eravate, o Signore, mentre io combattevo?»; «Ero vicino a te. E chi te l'ha comunicata la forza? Sono stato io». Quella era aridità-prova.
Abbiamo parlato, invece, della freddezza, tiepidezza colpevole. E qualche volta è anche difficile distinguere e qualche volta l'una cosa si mescola un po' con l'altra. Ma la direzione spirituale lo farà capire. E in generale si è sempre fervorosi quando si lavora per pregar bene anche se non si riesce sempre o si riesce poco e si lavora per far bene i doveri quotidiani e si è obbedienti e si è caritatevoli, si ha carità, cioè, verso le persone che ne circondano.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (28 febbraio - 8 marzo 1957) al gruppo formazione Pie Discepole del D. M. in preparazione alla prima professione religiosa e perpetua ed entrata in noviziato
Roma, Via Portuense 739, 28 febbraio 1957 *
(1)* Nastro 11/b (= cassetta 27/a.2). - Per la datazione, cf PM: «Avete avuto un buon periodo di formazione spirituale... Però è necessario prevenire i pericoli successivi...». - dAS, 28/2/'57: «Dopo la recita del Breviario (ore 15)... va [il PM] in via Portuense. Predica (inizio) gli Esercizi alle suore PD in preparazione alla professione religiosa». - VV: «Esercizi alle neo-professe e alle perpetue, 1957».
In dAS risulta che il PM si è recato dalle PD a predicare ancora nei giorni 2,3,4,7,8 marzo 1957. Infatti si legge: «2 marzo '57: alle ore 17 va in via Portuense a predicare gli Esercizi SS. alle PD. - 3/3/'57: verso le ore 6,30 va [il PM] ... a predicare dalle suore PD che fanno gli Esercizi SS. (Portuense). 4/3/'57: verso le ore 16 va [il PM] a predicare alle suore PD che fanno gli Esercizi in via Portuense (due prediche). - 7/3/'57 (giovedì dopo le ceneri), va [il PM] in via Portuense a predicare alle esercitanti (suore PD). - 8/3/'57: verso le ore 16 va [il PM] in via Portuense per la predicazione degli Esercizi alle PD».
A noi, però, sono pervenute soltanto 4 meditazioni e non si è in grado di determinare a quale giorno esse si riferiscano.

2 Col 3,3.

1 Cf Gn 4,3ss.

1 Principio filosofico che ha riscontro nella sentenza di Aristotile: Quod consuetum est, velut innatum est: cf Campanini - Carboni, Vocabolario latino, in supplemento: Sentenze e proverbi latini.

1 1Gv 2,16.

2 Mt 6,22.

1 Ap 3,15.

2 Ap 3,16.

3 Cf Ap 2,4-5.