Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20-LO SPIRITO DELLA PIA DISCEPOLA1 *
(...) gli Esercizi conviene orientarsi verso la intiera vita religiosa delle Pie Discepole e approfondire questa vita chiedendo i lumi del Maestro Divino e poi venire a conchiudere: quale lo spirito della pietà della Pia Discepola e quale sia il modo di comportarsi della Pia Discepola e di vivere la sua vita religiosa e, ancora, di apostolato. Noi dobbiamo esser totalmente del Maestro Divino, di Gesù, quindi non fermarsi a una parte e, o solo alla liturgia o soltanto al servizio sacerdotale o solo all'apostolato eucaristico; neppure considerare soltanto gli apostolati, ma in primo luogo, quello che è l'essenziale: la santificazione. Questa santificazione che consiste sempre nei due elementi: rinunzia o abnegazione o mortificazione o distacco o pentimento dei peccati o lotta contro i difetti o morte dell'uomo vecchio, comunque si chiami. E secondo: stabilire la nostra personalità in Cristo che consiste nel vivere Gesù Cristo: nella mente, nella volontà, nel cuore.
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Troppo si è circondati da esteriorità e molte si lasciano così, come un po' disorientare, specialmente quando si va lontani in altre Case: «qui non è così, qui è tutto diverso». No! La Pia Discepola è tale, vada anche al polo nord o al polo sud, è Pia Discepola. «Ma qui c'è così, pensano così, dicono così, si usa così». Portare quello che è santo e che è lo spirito.
La Pia Discepola è veramente venerabile, dico venerabile, se vive bene la sua vita, ma se vive bene la sua vita, non se si adatta a questo o a quello. In ogni regione adattarsi nelle cose accessorie: e lì si mangiano patate, là si mangiano più fagiuoli, e si capisce; e qui si parla il francese, là si parla il tedesco. Queste cose accessorie che non costituiscono la sostanza. Il cristianesimo è cattolico. Portare, invece, quello che è vostro: l'amore al sacerdozio, l'amore alla liturgia, l'amore a Gesù eucaristico, e cioè: l'amore a Gesù vivente nel sacerdote, vivente nella Chiesa, vivente nell'Eucarestia, con me.
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Ho ricevuto delle lettere, parecchie lettere: il «nostro metodo». No, non è «un» metodo nostro soltanto, è «il» metodo, e cioè: Gesù Cristo va considerato da tutti: Via, Verità e Vita. Noi non vogliamo fare altro che andare alle sorgenti del Vangelo, come Gesù si è presentato e come ha voluto essere onorato ed amato. Diciamo il metodo vero, completo: Gesù è Verità: e noi santifichiamo la mente; Gesù è Via: e noi santifichiamo la vita pratica, cioè la condotta nostra; e Gesù è Vita: e noi vogliamo vivere di soprannaturale, vivere di Dio, cioè: figli di Dio. Dedit eis potestatem filios Dei fieri1. Poiché nascendo siamo stati fatti figli dell'uomo, i nostri genitori; ma per mezzo del battesimo e poi con la cresima e più di tutto col nutrimento quotidiano dell'Eucarestia, eccoci diventare figli di Dio, figli del cielo. E poi avremo l'eredità che lascia Iddio, come un padre lascia quel che ha ai figli, e quel Padre celeste ci lascia la sua eredità che è il paradiso. Si filii et heredes, heredes Dei, coheredes Christi2.
Non permettiamo tutte queste cose esterne, che queste chiacchiere e che queste preoccupazioni faccian legare lo spirito. Vi sono troppi ragionamenti umani, ecco, in generale, adesso. Rifletter lo spirito nostro ovunque si va. Esigere il tempo per la vostra pietà, ditelo se non ci fosse. Non si può tagliare corto alla Visita o alla meditazione: «se non mi volete così, come Pia Discepola, noi ce ne andiamo altrove». Come diceva il Cottolengo: «Le mie suore hanno bisogno di alimentarsi, di nutrirsi, e il loro nutrimento è l'Eucarestia: o che voi permettete la comunione quotidiana, che si sentano le loro Messe, che facciano la meditazione al mattino, ecc., o io me le porto via». E così va bene, così va bene. «Perché hanno fame, cosa dire, le mie suore», eh! E voi dovete aver fame.
Dunque, considerare l'insieme, non rendervi piccole: un punto, e quello è tutto; un'idea di uno, e quello è il tutto. Ma se ci sono su 500, 480 che pensano così, perché seguire le venti che non pensano così? Lo Spirito Santo c'è in Congregazione, dunque. Quando c'è il lievito nella massa, questo lievito fa fermentare tutta la massa. Alcune, andando in altre nazioni, invece di dare prendono quello che non è bene. Bisogna portare quel che è bene, quel che è vostro. Ma che cosa portano i missionari? Portano ciò che è loro. - «Io vorrei andare in missione». - Porta il tuo spirito di Pia Discepola dovunque.
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Avete molte vocazioni. Ma se non vivete da Pia Discepola il Signore non ve le manda. Perché, se voi foste madri di famiglia e aveste una figlia da collocare in collegio, la mandate dove là si vive quella vita che voi vorreste nella vostra figlia. E il Signore che è il Padre di tutte le figlie, nella sua sapienza, le manda, le figlie, dove si vive quella vita che vuole delle Pie Discepole; sì.
«Oh! non ci son vocazioni, non ci son vocazioni». Eppure Gesù le ha seminate dovunque. E piuttosto voi non avete lo Spirito. «Ma le cerchiamo tanto, ci lavoriam tanto». Vivete prima la vostra bella vita. Questa è la prima preghiera ed è la prima ricerca. E può essere che una che stia in cucina e non parla mai di vocazioni e non si muove mai alla ricerca, anche perché non ha nessunissima relazione, che ne ottenga di più di colei che va da una regione all'altra cercando vocazioni. Dunque, la vostra bella vita intiera.
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Oh, a questo punto, alcune cose. Vedete, in principio dell'istituzione (qualcheduna, forse, si ricorderà ancora) si era introdotto, oltre i tre voti, un quarto: il voto di fedeltà al Papa, quanto all'apostolato. Poi avevano consigliato, dalla Santa Sede, che ci si attenesse, che ora l'uso generale era di attenersi ai tre voti, non aggiungerne un altro, come altri avevano, per esempio, il voto di andar missionari, e così si è taciuto. Ora, invece, questo è, non solo approvato di nuovo, di aggiungere il quarto voto, il voto specifico, quindi la Pia Società San Paolo ha emesso, per concessione della Chiesa, il quarto voto, quest'anno, tutti i sacerdoti. E allora, questo che è concesso e si fa dalla Congregazione maschile, si desidera poi di introdurlo per le Famiglie femminili. Così. In che cosa consiste?
Consiste nel considerare il Papa, non solo come il Supremo Superiore di tutti i religiosi e vostro, nostro, Superiore a cui si deve un'obbedienza canonica, voglio dire un'obbedienza come al vicario di Gesù Cristo, considerarlo come padre. Qui è il punto [a cui] deve arrivare la Pia Discepola. Essa, come Maria, collaborare al sacerdote, al sacerdote comune, voglio dire, nel suo grado di semplice sacerdote, al sacerdote completo, che è il vescovo che ha la pienezza dell'Ordine, perché può anche consacrare altri sacerdoti; e poi al sacerdote sommo che dirige e i vescovi e i sacerdoti. Collaborare al Papa, come figlie considerandolo come padre, e come figlie affezionatissime, le quali figlie, quando amano veramente il Padre, lo capiscono bene, conoscono i suoi desideri, lo assecondano, pregano per lui, cercano di dargli consolazione. Ecco quello che è da farsi, cosa intende il voto di fedeltà, in primo luogo.
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In secondo luogo, nell'apostolato: seguire. Il Papa ha dato buone regole, per esempio, per la liturgia: seguirle. E la vostra «Vita», in generale, riflette abbastanza bene, la «Vita in Cristo e nella Chiesa»1, riflette abbastanza bene la liturgia. Poi, in tutto l'apostolato liturgico, non un'arte, cosiddetta sacra, che non è sacra quando sconsacra la persona di Gesù Cristo. Come si presentava, com'era il Crocifisso? come certi crocifissi? come certe immagini? Com'era la Vergine Santissima? come certe Madonne? certe immagini? La liturgia, la quale vive la vita della Chiesa e, nello stesso tempo, mentre che ci presenta la Chiesa, ci presenta cioè, Gesù, la Vergine, i santi, gli angeli come sono, nella maniera che noi li intendiamo. Gesù com'era, com'era. E così tutta la liturgia. E che mai e mai, l'apostolato liturgico diventi un negozio di chincaglieria religiosa, mai.
«Ma, cercano questo».
Ma la Pia Discepola deve portar quell'altro, secondo l'amore, la fedeltà, la collaborazione al Papa. Fedeltà all'apostolato liturgico: nei pensieri, nella pietà e poi ancora, nell'attività dell'apostolato liturgico. Sì, il vostro bell'apostolato completo. Adesso è [ab]bastanza completo con la «Vita», qualche pubblicazione che esce. E bisogna che escano pubblicazioni perché avete l'incarico di istruire il mondo e le nazioni dove andate nella liturgia della Chiesa.
Come è facile che il vino si guasti, eh? Se non è imbottigliato ben bene con tappi... e cioè, se non avete veramente il vostro spirito ben raccolto, il vino non si conserva, il vino della Pia Discepola si corrompe. Troppe relazioni, confidenze, sentire, ecc. Il vostro Maestro è uno: Gesù Cristo nel tabernacolo. Vuol essere lui il Maestro: ispirarvi. E mentre che ci sono le Costituzioni che sono approvate dal vicario di Cristo, ecco già c'è l'istruzione. Ma poi nei particolari, vuole parlare anche alle singole Case. Nelle Case, il Maestro Divino vuole istruire, vuole dare il suo indirizzo e vuol dare la sua grazia, le sue consolazioni e poi, a suo tempo, i suoi premi. Ecco il voto di fedeltà al Papa, che lo chiederemo. Ma le pratiche poi son lunghe, eh, non aspettatevi mica che mandata una lettera, domani vi sia la risposta. Se venissero decise le cose così, su due piedi, non ci crederemmo neppur noi. E bisogna che siano ponderate, ecc.
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Nel vostro Istituto bisogna allargare adesso; portare cioè qualche elemento nuovo nelle Costituzioni, secondo lo sviluppo a cui si è arrivato. Quando si è bambini si porta il vestitino da bambini, no? E quando poi si è cresciuti, si è donne fatte, non si mette più il vestitino della bambina di due anni.
Dunque, in questo è compreso che si stabiliscano le Province. E così che la Superiora Generale col suo Consiglio siano elette per dodici anni e che, dopo sei anni, si faccia il piccolo Capitolo, quello delle Provinciali; e poi dopo, dopo dodici anni, il Capitolo generale. Così si provvede bene. E anche ieri il padre Larraona, dopo che ha fatto la funzione, ha detto queste cose.
Ecco, allora bisogna che cresciate, cresciate; e non sol le Province, ma vi sono poi delle Regioni in cui è necessaria una superiora regionale, perché non è ancora arrivata quella nazione a tale sviluppo da poter costituir le Province. D'altra parte, per far le Province, bisogna costituirne almeno tre, cioè che ci siano le Case sufficienti per costituirne tre. E veramente non ci siete ancora nessuna, eccetto l'Italia. Perché, non solamente ci vuole un numero di case, che sarebbero tre, ma bisogna che ci siano gli elementi per cui il personale possa crescere, perfezionarsi: il noviziato, qualche pubblicazione e soprattutto che la Provincia non solo abbia il personale per sé, ma pensi ancora a mandare gente ad altre nazioni, un personale abbondante formato lì per mandare ad altre nazioni. Finora c'è solo l'Italia per questo. Tuttavia, adesso, ci son già degli sforzi per arrivare qui e questi sforzi sono specialmente costituiti dal fatto che già cinque noviziati vi sono qua e là. Oh, però è sempre necessario che la Provincia rappresenti bene e viva come in Italia; rappresenti bene la Casa Generalizia e le sue case connesse, le case che vi sono nella Provincia italiana, ecco. Lo spirito, in primo luogo, l'osservanza religiosa, poi l'amore ai tre apostolati presi insieme, completamente. E non si ammetta al noviziato, né alla professione, tanto meno a quella perpetua, chi non ha amore uguale ai tre apostolati perché non sarebbe Pia Discepola, sarebbe solamente di nome. E come fa a dire: «uniformare la mia vita secondo queste Costituzioni»?1 Nella professione bisogna dire questo; allora, un pezzo di vita, per esempio, la liturgia.
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Ora, vedete, si è operato così: si sono fatte le Costituzioni e il Primo Maestro ha dato lo spirito; il Maestro Giaccardo lo ha fatto vivere, questo spirito. Dopo, venendo l'approvazione pontificia, occorreva una forma canonica. La vita deve entrare in quella forma che è stabilito dal Diritto e sull'esempio di maggiori Istituti. Allora questo incarico lo ebbe don Federico, il quale era consultore della Santa Sede, conosceva bene lo spirito della Santa Sede e tuttavia, in tante cose, ha sostenuto la vita, lo spirito delle Pie Discepole, anche contro qualche tendenza che non era proprio secondo l'anima delle Pie Discepole del Divino Maestro. Egli ha esaminato, consultato, corretto, riferito, su almeno 60 Istituti a cui ha dato aiuto e ha dato forma canonica alle Costituzioni. Quindi sono maturate bene.
E anche adesso vi è da fare questo passo avanti. Le ultime maturate Costituzioni sono quelle delle Pastorelle, da lui; ma quelle che sono più complete, perché anche le Pastorelle mancano delle Province, quelle che sono più complete, sono le Costituzioni delle Figlie di San Paolo, le quali, approvate ultime, non approvate ultime, ma dico, approvate con molte discussioni, trattazioni, congressi, adunanze. Allora si fa così, dovendo passare all'approvazione definitiva pontificia, si prende quei miglioramenti che sono stati introdotti nelle Costituzioni delle Figlie e si mettono nelle Costituzioni delle Pie Discepole. Non riguardano lo spirito, eh! lo spirito è quel che è, vostro, bellissimo. Riguardano le disposizioni disciplinari. E supponiamo, voi introducete questo: che prima della professione perpetua si faccia come un secondo noviziato, un periodo, almeno, di seconda formazione; secondo: che quando una superiora ha fatto i tre anni di superiorato, stia un anno in riposo e cioè, faccia il suo apostolato, la sua vita come una suora comune. Così vi sono altre cose che servono: regole sopra gli studi. E la Congregazione vostra si completerà negli studi solo fra poco tempo, è quasi arrivata, quasi arrivata. Quindi, non si poteva mettere mica tutte le regole riguardanti gli studi prima, quando non c'erano... predicare a un ragazzo che non è ancor nato non si può, sì; e gli si insegnerà il catechismo quando abbia raggiunto i sette anni di età, non è vero?
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Oh, vi è poi un qualche pregiudizio sul servizio sacerdotale che vorrei che si estendesse a tanti Istituti portando sempre il bene che deve portare la Discepola, sì. Ora, si è parlato del contributo che si riceve. Io ho risposto, ho detto così: noi andremo secondo che va la Santa Sede. Abbiamo dieci suore a servizio diretto della Santa Sede, dieci Pastorelle, e ricevono un contributo minore di quel che ricevete voi, mensile; e secondo, non hanno i vantaggi che avete voi; sono lasciate a se stesse, mentre che voi ricevete dalla Società San Paolo, la predicazione, sovente anche il ministero di confessionale e poi, siete nate da essa. Oh, dunque, bisogna essere equanimi, equanimi. Ma tuttavia, qualche miglioramento anche lì, si può introdurre e specialmente in qualche nazione dove le cose non sono ancora andate del tutto a posto. Ma le cose vanno a posto gradatamente, sempre gradatamente. In principio non ci sono subito tutte le possibilità. Chi ha la testa piccola non le vede e chi, invece, ha le idee larghe, cuore buono, mente comprensiva, spirito di dedizione, comprende come vi sia difficoltà all'inizio, come non si possa pensare subito che sia tutto perfetto.
Ma vi dico una cosa che stamattina ho sentito più forte nella Messa: altro è avvicinare, stare in una Casa con certe suore che abbiano lo spirito e son delicate, e altro è stare con suore che non hanno gran che di spirito. Eh, si vede che il cuore non è tutto di Gesù. E si dice: «ci son dei mali». Domando: da chi dipendono? Possono dipendere da due cause, ma è certo che il primo esempio è stato questo: che Eva ha corrotto Adamo. E dice Sant' Agostino: propter mobilitatem cordis: per la sua debolezza di cuore. Dunque: rigorose su questo punto della carità, ho detto ieri sera, ma nello stesso tempo, sull'amore alla delicatezza.
Compare una Maria? Impone il rispetto e gli uomini stanno a posto. Compare una che non è Maria? Non dico che sia una Maddalena o che sia quella di cui parla il Vangelo oggi1, ma anche che non abbia racchiuso in sé Gesù e che viva di lui, allora si apre la strada a degli inconvenienti. Oh, se si esige castità per tutte le suore, per voi si esige doppio e non tutte sono atte a vivere presso le Case maschili, perché non tutte sono abbastanza avanti in virtù, non sono pienamente le Pie Discepole: o che si lamentano e quindi contraddicono e combattono e vedono tutto male, o che si avvicinano (...) E sentivo in Congregazione, poco tempo fa: «Adesso si è cambiata quella suora che non si accordava, non andava bene, per cui non eravate in buone relazioni, sì, ma adesso viviamo bene, andiamo [ab]bastanza bene, siamo... viviamo d'accordo». E il Superiore della Congregazione: «guardate che non andiate troppo d'accordo», subito. Dunque, ciascheduna al suo posto: Maria e Gesù. Oh, quanto sarete benedette!
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (25 marzo-1° aprile 1957) alle «Capitolari» Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione al 1° Capitolo Generale
Roma, Via Portuense 739, 30 marzo 1957 *
* Nastro 13/b (=cassetta 31/b). - Per la datazione, cf PM: «...rigorose su questo punto della carità ho detto ieri sera» (cf PM in c175). «Nello stesso tempo sull'amore alla delicatezza... Compare una che non sia Maria? Non dico che sia una Maddalena o che sia quella di cui parla il Vangelo oggi». [Il Vangelo cui si riferisce il PM è l'episodio dell'adultera (Gv 8,1ss) che si leggeva al sabato dopo la 3a domenica di Quaresima. Nel 1957 cadeva al 30 marzo]. «Non è un metodo nostro soltanto, è il metodo» (cf PM in c193). dAS 30/3/1957: «Alle ore 6 va [il PM] dalle PD in via Portuense per la predica alle esercitanti. Nel pomeriggio torna dalle PD per la predica e le confessioni».

1 Gv 1,12.

2 Rm 8.17.

1 Periodico mensile di liturgia redatto dalle PD dal 1952.

1 Cf Costituzioni delle PD (1948), art. 89.

1 Cf Gv 8,1-11.