5-LA SPERANZA1 *Avete cantato: «O Maria, nostra speranza»2, e la speranza dev'essere l'argomento di questa considerazione. Spe salvi facti sunt3; si sono salvati per mezzo della speranza. Ora, la speranza è una virtù teologale per la quale noi confidiamo di ottenere da Dio il paradiso e le grazie necessarie per arrivarci. Siamo creati per il paradiso e il Signore ci ha dato tutti i mezzi. Rimane che noi li usiamo, ne approfittiamo; ed è questa la nostra fiducia, di aver tanta di buona volontà da adoperare i mezzi, le grazie che il Signore ci offre. La speranza, quindi, ha un fondamento molto sodo, forte: la bontà di Dio, la sua onnipotenza, la sua misericordia, i meriti di Gesù Cristo. Può essere, tuttavia, che noi manchiamo nella corrispondenza alla grazia di Dio, ed è questo che dobbiamo domandare al Signore: sempre la buona volontà: «Pace agli uomini di buona volontà»4, salvezza agli uomini di buona volontà.
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Perché dobbiamo sperare? Dobbiamo sperare perché il Signore è buono. I motivi che ci fanno capire la sua bontà li ricordiamo ogni giorno: «Vi ringrazio di avermi creato». L'essere nostro, la nostra esistenza ci viene da Dio. Noi non c'eravamo, non potevamo desiderar nulla e, tanto meno, potevamo chiedere al Signore qualche cosa. Fu lui che, nella sua infinita bontà, volle crearci e ci preferì a tanti altri esseri che avrebbe potuto creare al nostro posto. Se andiamo, se veniamo, se parliamo, se operiamo, dobbiamo sempre dire: «questo è dono di Dio, Dio mi ha creato». Ipse facit nos, non ipsi nos - dice il Salmo1, Egli ci ha fatti, ha fatto noi e non ci siam fatti da noi. Perciò egli ci ha prevenuto con la sua misericordia e con la sua bontà. Notando che, creandoci, ci ha dato le qualità, le attitudini per la vita nostra, cioè per la vita religiosa: intelligenza sufficiente, carattere buono, inclinazione al bene e poi ancora, tutto quel complesso di disposizioni per cui un giorno inclinassimo alla vita religiosa.
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Oltre che averci creato, egli ha pensato, nella sua misericordia, ha voluto che nascessimo in seno alla Chiesa Cattolica. Quanti sono fuori della Chiesa Cattolica? Il Signore ha voluto condurci qui; egli poteva farci nascere in paesi pagani, in paesi maomettani, lontani dal centro della cattolicità, ma ha voluto, invece, farci nascere qui, nel seno della Chiesa Cattolica. I cristiani sono 800 milioni; i cattolici sono 450 milioni. Ma vi rimangono ancora un miliardo e 800 mila uomini, circa, che sono fuori della Chiesa Cattolica. Allora la maggior parte non conosce Gesù Cristo, non conosce i mezzi di grazia, non conosce la Chiesa, non conosce i sacramenti, non conosce l'Eucaristia. Il Signore ci ha preferiti facendoci nascere nella Chiesa Cattolica. Ecco un altro segno della sua bontà. E ha voluto che i nostri parenti fossero cristiani esemplari, ci ha fatto nascere in una famiglia buona, in una parrocchia buona e in mezzo a persone che praticavano la religione, quindi in un ambiente favorevole alla buona formazione, alla buona educazione.
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Ed appena nati, il Signore ci volle figli suoi, cioè, oltre che essere, noi, figli dei genitori, che diventassimo figli di Dio: in quo clamamus: Abba, Pater1. E noi lo chiamiamo il Signore: «Padre nostro che sei nei cieli»2. Per il battesimo egli ci ha infuso una seconda vita, la vita soprannaturale, ed eccoci fatti figli di Dio, figli di Dio e capaci, quindi, di operare il bene, di fare meriti per il paradiso. Figli ed eredi, eredi, cioè, di quel cielo beato in cui abita la Santissima Trinità, fatti partecipi della stessa felicità, coeredi di Gesù Cristo, coeredi dei santi3.
Il mondo cristiano, se vogliamo dire così, si divide come in tre parti che formano un'unica Chiesa: la Chiesa militante, la Chiesa purgante, la Chiesa trionfante. Ecco, tutti questi sono come i nostri coeredi. E già una parte è in cielo e ci attende e prega per noi. Altri si preparano al cielo nel purgatorio e pregano per noi, mentre noi possiamo mandare i nostri suffragi. E noi siamo nella lotta, nella battaglia della vita. Oh, le difficoltà sono molte, ma gli aiuti celesti sono moltissimi. Ecco, quindi, un altro motivo: «di avermi creato e fatto cristiano».
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E poi abbiamo ancora da conoscer la bontà di Dio in questo: che ci ha conservato fino qui. Tanti che avevano cominciato il 1956 non sono più, son già passati all'eternità. Per misericordia di Dio, noi viviamo. E nell'anno '56 finito, quante grazie e benedizioni e lumi e spinte verso il bene e ispirazioni abbiamo avuto. Ogni istante, una grazia di Dio, una nuova grazia di Dio.
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Ecco: «di averci condotti in questa Congregazione». E qui un altro motivo per comprendere quanto il Signore sia buono; in questa Congregazione in cui noi possiamo attendere, lavorare per la perfezione, per la santificazione. Vi sono i cristiani comuni e le difficoltà a salvarsi, le difficoltà che incontrano sono tante. Essere in una Congregazione vuol dire avenir tenuti lontani tanti pericoli, i pericoli del mondo, pericoli che vengono da tutte le massime e da tutti gli esempi non buoni che si vedono nel mondo, e tuttavia noi sappiamo di aver tante tentazioni quali hanno anche quelli che vivono nel mondo, le tentazioni della carne, le tentazioni dell'orgoglio, e tuttavia con queste tentazioni noi possiamo ugualmente misurare la bontà di Dio. Tutto è permesso, disposto per l'aumento di meriti. Chi lotta guadagna meriti e chi avrà ben combattuto sarà incoronato; e chi avrà combattuto più gagliardamente avrà una corona più bella, più splendida, in paradiso.
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La vocazione. Molte erano le figliuole nel mondo, molte erano le figliuole, forse, nel paese, nella parrocchia vostra e Gesù è andato a cercare i fiori in quella parrocchia che costituiva un giardino della Chiesa, un'aiuola della Chiesa e ha scelto voi. Con merito? No, per sua misericordia. Neque volentis, neque currentis est Dei, sed miserentis1: è per misericordia, non per nostra volontà, non perché noi abbiamo preceduto la sua voce. E' lui che ce l'ha fatta sentire, è lui che ci ha chiamati: Ego elegi vos: sono io che vi ho chiamati, non vos elegistis me:2 non siete voi che avete scelto me, ma io che ho scelto voi. E tutti i giorni che passate in questa Congregazione sono altrettante prove della misericordia, della bontà di Dio. Il Signore è buono.
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Abbiamo, poi, prove che sono particolari per ciaschedun'anima perché vi è tanta diversità fra anima ed anima. Ora, quelle grazie particolarissime che ogni anima ha ricevute, sono nuove prove della bontà di Dio e sono quelle che ci devono muovere a maggior riconoscenza, a particolare riconoscenza. La storia della nostra vita non dimostra quanto Dio è stato buono con noi? Grazie particolari: o si è conservata l'innocenza e allora c'è da cantare il Magnificat; o si è caduti in peccato e ci si è pentiti e ancora bisogna cantare il Magnificat. E può farsi santa chi ha conservato l'innocenza, se cammina con umiltà e fiducia e preghiera; e può farsi santa chi ha commesso il peccato e poi si è rialzata e cammina di nuovo con umiltà, confidenza e con la lotta, la lotta interiore; ecco. A tutte è aperta la via della santità, a tutti. Conservare l'innocenza è stato ed è un gran dono di Dio, poiché il sacerdote, dopo il battesimo, ci ha messo sopra il petto una pezzuola bianca e ci ha detto: «Ricevi la stola dell'innocenza e portala immacolata fino al sepolcro». E Beati immaculati in via1: beati quelli che sono stati immacolati nella via, nel loro cammino, nei loro anni. E tuttavia, allorché si è commesso il peccato, vi è da disperare? Eh, no.
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Vediamo come Gesù ha trattato i peccatori che ha incontrati nei giorni della sua vita pubblica. Come ha trovato e come ha trattato la Samaritana? La guadagnò, la convertì, ne fece un'apostola per i suoi concittadini. Come ha trattato l'adultera? Ne prese le difese. E arrivò sino a dire: «Chi di voi è senza colpa, lanci la prima pietra»1. Vi sono persone che lanciano le loro pietre con facilità, i loro insulti, le calunnie, forse, o rinfacciano, anche senza dir calunnie, peccati veri, dei difetti veri. Ma il Signore ama chi si umilia e dice a chi accusa: «Chi è innocente, lanci la prima pietra». Così Gesù difende i peccatori. E come ha trattato Pietro? E come ha trattato la Maddalena? La Maddalena. Era stata oggetto di scandalo in quella città, sì; e la sua vita era passata nel peccato. E Gesù come la trattò? Remittuntur ei peccata multa quoniam dilexit multum2. Bastò che amasse, ma che amasse Gesù, non più il peccato e non più chi le era stato causa o compagno di peccato. «Le sono rimessi i molti peccati perché molto ha amato». E basta amar molto perché il Signore perdoni. La carità copre anche una moltitudine di peccati»3, perché Gesù è buono.
E Pietro? Pietro aveva confidato in sé, ma disgraziatamente, avendo lasciato la preghiera ed essendosi messo nell'occasione, cadde. Ricevette un rimprovero da Gesù? No, ricevette uno sguardo, che era un richiamo e che esprimeva tutto l'amore che era nel cuore di Gesù ancora per Pietro. E non solo lo perdonò, ma Pietro fu fatto ugualmente Papa, sommo Pontefice, il vicario di Gesù Cristo, come gli era stato promesso. A noi sembrerebbe che almeno quello l'avesse dovuto non più dare, rifiutare. No, alle tre negazioni, Gesù volle che Pietro opponesse tre atti di amore e, ai tre atti di amore, rispose con una triplice affermazione, cioè confidandogli un ufficio, elevandolo ad una dignità che è la prima sulla terra. Così che il primo vicario di Gesù Cristo cadde in peccato e fu perdonato.
E pensiamo tutti gli altri peccatori, tutte le anime che disgraziatamente hanno offeso Iddio; o saran trattate con uguale, anzi, forse con più amore, perché Pietro non cadde più, ma vi sono molti peccatori che continuano nelle ricadute e tuttavia il Signore non abbandona. E' buono. La misericordia di Dio accompagna fino all'estremo della vita. E il buon ladrone già stava per morire, era stato crocifisso e fra pochi momenti sarebbero venuti i soldati a rompergli le gambe perché morisse prima della sera. La bontà di Gesù: «Quest'oggi sarai con me in paradiso»4. Oggi in paradiso. Promessa di Gesù. Il primo canonizzato, quindi, è un ladrone, perché non c'è altri più, diciamo, di cui abbiamo la dichiarazione di Gesù: «Quest'oggi sarai con me in paradiso». Vuol dire una canonizzazione operata da Gesù e voluta da Gesù stesso.
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Oh, nessuna si sgomenti: «Ma io ho la tale difficoltà; io ho la tale tentazione; io ho fatto i tali peccati». C'è il tabernacolo per te. E Gesù vuole che il tabernacolo si apra e viene sulla porticina ad attendervi. Aspetta le tue lacrime per darti il suo perdono, la sua misericordia. E quante volte il Signore va più avanti. Vi è chi fugge la misericordia di Dio, chi la rifiuta. E il Signore sembra un amante che viene disprezzato e corre dietro all'anima con inviti, con rimorsi, con farle sentire tante voci e comunicarle tante grazie. Il paragone è precisamente espresso da Gesù: novantanove pecorelle erano al sicuro nell'ovile e il pastore le chiude e le lascia e si avvia verso la campagna, dovunque era stato a pascolare il gregge e chiama la pecorella che non era rientrata nell'ovile, che si era smarrita. E fa lunga strada e discende nella valle e si addentra anche fra i cespugli finché trova la pecorella che era stata presa in mezzo alle spine. E la liberò dalle spine e se la pose sulle spalle per riportarla all'ovile1.
Oh, la misericordia di Dio per noi peccatori. Se noi sappiamo dire di cuore: «Prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte», per mezzo di Maria, la misericordia di Dio. Ecco, il diavolo è l'angelo della disperazione o della presunzione. Invece il nostro Angelo Custode è l'angelo della pace e della speranza. Bisogna che noi preghiamo e poi con fiducia, pentiti, andiamo a Gesù. E certamente abbiamo da domandar sempre al Signore, la santificazione; qualunque sia lo stato della nostra anima, tutti possiamo farci santi. Occorre che noi scuotiamo la nostra indolenza e che ricorriamo con fiducia a Gesù e che domandiamo costantemente la buona volontà. Dalla parte di Dio, la grazia non manca mai. Occorre che ci sia la speranza, la fiducia, la buona volontà, da parte nostra. Poi, tutti santi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (15-23 gennaio 1957) alle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 16 gennaio 1957*
(1)* Nastro 10/c (= cassetta 24/b). - Per la datazione, cf PM: «Avete cantato: "&O Maria, nostra speranza"&, e la speranza dev'essere l'argomento di questa considerazione». «E nell'anno '56 finito, quante grazie!». - dAS, 16/1/1957: «Va [il PM] a predicare dalle PD (Esercizi SS) in v. Portuense. Ritorna alle 18,30» (cf dAS in c58). - VV (cf c16).
2 Cf parole e musica (tradizionali) in Preghiamo due volte, EP, Roma 1968, p. 185s.
3 Rm 8,24.
4 Cf Lc 2,14.
1 Sal 99,3.
1 Rm 8,15.
2 Mt 6,9-13.
3 Cf Rm 8,17.
1 Cf Rm 9,16: più esattamente: «non volentis, neque currentis,sed miserentis est Dei».
2 Gv 15,16.
1 Sal 118,1.
1 Cf Gv 8,7.
2 Lc 7,47.
3 Cf 1Pt 4,8.
4 Lc 23,43.
1 Cf Lc 15,4-7