Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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35-LA COMUNIONE DEI SANTI1
La fede è sempre la virtù fondamentale e il principio della nostra giustificazione, cioè della nostra santificazione.
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Ora, la verità da considerarsi, per lavorare spiritualmente (novembre e dicembre), [è] questa: la comunione dei santi. Il mese di novembre è un mese che invita al raccoglimento, alla meditazione, alla riflessione, ai pensieri grandi, i pensieri che fanno grandi le anime. Le anime, gli uomini sono grandi quando possiedono Dio, quando sono vicini a Dio, [per]ché Dio è tutto. Posseder Dio vuol dir possedere il Tutto. Esser vicino a Dio vuol dire l'altezza, la grandezza vera.
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La comunione dei santi. E quest'oggi celebriamo tutti i santi; domani, i defunti; poi, nel corso del mese, abbiamo da pensare a noi. Quindi, l'unione fra le tre parti della Chiesa: la Chiesa trionfante, la Chiesa purgante e la Chiesa militante.
La Chiesa trionfante, i santi. Non pensare solo alla santità taumaturga o alla santità eroica; pensare alla santità comune delle buone religiose, dei buoni religiosi, osservanti. Oh, pensare ai santi, che cosa significa? Significa ammirarli e significa imitarli e significa pregarli. Tre uffici abbiamo da compiere verso i santi. Legger la loro vita, sentirne volentieri a parlare perché conoscendo, noi ammiriamo le loro virtù, ammiriamo la bontà di Dio che è stata larga di doni con loro. E se poi discendiamo a noi, lo sapete, il Signore è stato tanto buono con ciascheduna di voi. E ci facciamo santi?
Poi, imitarne le virtù. Imitar le virtù dei santi in generale, ma particolarmente, delle sante suore e poi, delle sante paoline. Le sante suore: quando incontriamo il nome di una santa suora nel calendario, pensiamo subito, pensate subito: «E se questa si è fatta santa e perché non io? E perché si è fatta santa? Amando il suo Istituto, le sue Costituzioni, i membri dell'Istituto, le sue superiore e gli uffici che aveva. E io non posso fare altrettanto?», deve dire ogni suora. Poi, le paoline: voi siete tutte paoline, perché: Pie Discepole del Divino Maestro; e San Paolo è il primo discepolo del Maestro Divino, quello che l'ha capito di più, quello che lo ha predicato di più, quello che lo ha imitato di più. Ora, invocare tutte le sante e i santi paolini: San Timoteo, San Tito, San Luca, San Barnaba; invocare San Giovanni Crisostomo; invocare Santa Tecla. E poi, venendo avanti nei secoli, quanti sono stati gli uomini, sono state le suore che si sono applicate all'imitazione di San Paolo, che l'hanno conosciuto. E Paolini siamo un poco tutti, anche quelli che non sono nella Famiglia: come si può fare a leggere, quasi tutti i giorni, nella Messa, tratti delle Lettere di San Paolo: tutti siamo istruiti lì e tutti comprendiamo di lì, anche quelli che non conoscono la Famiglia Paolina, quale sia la via per amare il Maestro Divino, per imitarlo, per essere suoi.
E poi, invocare i santi, i quali hanno condotto una vita più vicina alla vostra. Vedete, la Chiesa desidera che noi sappiamo mettere in mezzo la intercessione dei santi e che noi siamo divoti dei santi. Fino dalla nascita, al battesimo, la Chiesa ha voluto che avessimo il nome di un santo. E non si devono mettere ai neonati dei nomi che non corrispondono a un santo, perché possiamo vivere sotto la protezione di quel santo. E così, quando si fa la professione, prendere il nome... La Chiesa lo desidera, che ogni religiosa abbia il nome di un santo, di una santa. Eh! Ma, il nome soltanto? No, la Chiesa intende che quel santo o quella santa, di cui si porta il nome, si preghi, si imiti, si ammiri per le virtù. Siamo noi divoti dei santi nostri? Oppure ce ne ricordiamo sol per celebrare la festa dell'onomastico?
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Secondo pensiero: quello del purgatorio. Il purgatorio è l'ultima preparazione al cielo, perché il Signore non potrebbe ricevere anime macchiate, sia pur con piccole macchie, o anime che abbiano ancora dei debiti da saldare con la Divina Giustizia. Allora bisogna credere al purgatorio e, secondo, credere che possiamo suffragare le anime del purgatorio con tanti mezzi, specialmente con il sacrificio della Messa.
Ecco, è bene che qualche volta facciamo rivivere la memoria di questi defunti, di queste defunte, in mezzo a noi e specialmente che la facciamo rivivere, questa memoria, stasera, domani.
Oh, sopra la tomba comune, che vi è nel camposanto di Casa Madre, è scritto questo pensiero: «Coloro che sono stati uniti, sulla terra, dalla medesima fede e dalla medesima professione, che continuino a essere uniti, un giorno, nella stessa gloria, in paradiso». E intanto siano, adesso, uniti coi suffragi, da parte nostra, e con le preghiere, da parte di quelle che son già passati all'eternità, perché vi è la comunione dei santi, cioè, la comunicazione dei beni fra la Chiesa militante, la Chiesa purgante e la Chiesa trionfante. Noi speriamo che queste anime siano già al possesso della gloria, abbiano già ricevuto il premio dei loro meriti.
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La professione è un atto di amor di Dio perfetto, se è fatta con vera convinzione, con profondo sentimento. Se poi si vive, questa professione, allora si vive nel perfetto amor di Dio. Eh, delle miseriole, delle imperfezioni ce ne saran sempre, ma quando non son volontarie, son solamente segni della nostra fragilità, non del nostro orgoglio o di un'altra passione, no. Allora, viver la professione è proprio vivere in carità perfetta. Quindi speriamo che queste siano già al premio eterno.
Tuttavia i disegni di Dio, i giudizi di Dio ci sono nascosti e allora, sempre preghiamo. Se non vanno bene quelle preghiere, cioè se non serviranno, quelle preghiere, alle anime a cui le indirizziamo, eh! serviranno ad altre anime, specialmente alle più abbandonate. E lasciamo nelle mani di Dio la distribuzione dei suffragi che mandiamo contentandoci di mandarli, specialmente, questi suffragi, nel mese di novembre e, in modo particolarissimo, questa giornata dei defunti in cui vi è l'indulgenza toties quoties.
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Vi è, poi, chi fa l'atto eroico di carità. Ma questo atto eroico di carità, per farlo bisogna conoscerlo bene, bisogna già avere una certa preparazione, perché vi può essere qualcheduno che lo faccia con pena: «Ma, io faccio opere di penitenza per le anime del purgatorio, e poi se ci vado io?». Si vede che non sono ancora arrivate a una preparazione sufficiente. Aspettare. Perché bisognerebbe capire che si è mossi da grande carità, dal desiderio, cioè, che quelle anime arrivino a contemplare la Santissima Trinità al più presto, ad avvicinare Maria in paradiso, a portare le preghiere della comunità a San Paolo in cielo perché le presenti a Gesù. Bisognerebbe capire, poi, un'altra cosa, che essendo questa una grande carità, allora, cosa avviene? Che questa nostra carità copre anche una moltitudine di peccati. Quindi, mentre solleviamo le anime purganti, ecco che scancelliamo il nostro purgatorio. Quindi è ancora un atto di amor proprio, un poco, eh?
Poi ricordare sempre che nella Congregazione si dicono le Messe per i Cooperatori (2400 ogni anno). Ora, quelli che ci han fatto del bene e che possono essere nell'eternità, aspettano, in riconoscenza, i nostri suffragi. Poi, se noi preghiamo per i Cooperatori defunti o anche viventi, il Signore li muoverà, i Cooperatori che sono viventi, ad essere più larghi di carità verso di noi; e i Cooperatori, poi, che fossero già in cielo, a pregare per noi perché stiamo più buoni, siamo più buoni. Suffragarli.
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Inoltre: evitare il purgatorio, evitare il purgatorio. E vi sono persone che col non corrispondere alle grazie, persone che, un po' mancando con la lingua, un po' mancando con le azioni, un po' trasgredendo una regola, un po' trasgredendone un'altra, e mancando un po' col pensiero, un po' coi sentimenti, un po' col cuore, oppure nel compiere i loro doveri, pare che ragionino così: «Beh, purché non vada all'inferno». Quasi che il purgatorio non si dovesse schivare. Ma se noi vedessimo che c'è il fuoco acceso, andiamo a buttarci dentro? Eh, ci passiamo lontano quanto possiamo. Assicuriamo. Questa è una saggezza naturale. E allora perché, quando si tratta di cose spirituali, ragionare tanto diversamente? Come se il fuoco del purgatorio non fosse da temersi e come lo stare lontano dal Signore, là, in attesa di aver pagato tutti i debiti, non fosse una cosa molto penosa. Capire un po' le pene delle anime purganti.
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In terzo luogo, abbiamo da dare uno sguardo alla Chiesa militante e, in particolare, a noi. Che cosa significa far la professione? Vuol dire prendere un mestiere, un lavoro, un compito, una missione da fare. E qual è il compito, la missione, il lavoro da fare, il mestiere da fare della religiosa? E' quella indicata nel libro delle Costituzioni, articolo primo: attendere alla santificazione1. Per farci santi, ora cosa si deve fare? Per farvi sante voi: vivere bene le vostre Costituzioni e compiere gli uffici che sono affidati e vivere in carità fra di voi e fare le penitenze necessarie per scontare il nostro passato. Se poi una non cresce nelle virtù e, passando gli anni, non aumenta, non progredisce, allora non fa il suo mestiere, cioè, non corrisponde alla sua vocazione.
«Eh, ma io ci sto dentro alla Casa». E vi sono quelle che stan dentro la Casa molto santamente edificando. E non potrebbe darsi che qualcheduna, invece, ci stia non edificando? Allora? Fatta la professione per diventar sante, non c'è più che l'osservanza delle Costituzioni, viver bene nella vostra professione, nei vostri uffici e cioè, fare quel che si deve fare come Pie Discepole. Non c'è mica più altra via.
Allora, cosa c'insegna la Chiesa? Siamo nella Chiesa militante e allora bisogna proprio combattere contro di noi: militare sicut bonus miles Christi2. E dobbiamo rinnegar le nostre curiosità, rinnegarci in tanti sentimenti, rinnegare i nostri gusti, ecco; dobbiamo rinnegarci in tante cose e, nello stesso tempo, essere generosi. La santità non è solo una cosa negativa: schivare il male, è soprattutto una cosa positiva, che vuol dire: vivere veramente la vita di Pia Discepola. (Adesso non ricordo più, ho fatto tante prediche in questi giorni passati, non ricordo più che cosa ho detto l'ultima volta a voi).
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Quella rivelazione del Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque è tanto importante, perché... (mi pare di averla già accennata un'altra volta). Quando c'è stato il Capitolo, varie suore mi hanno detto: faccia stampare le parole che ha detto Gesù a Santa Maria Margherita Alacoque. E io ero un po' dubitante, perché temevo che non fossero parole autentiche e perciò non le ho fatte stampare; ma poi mi sono assicurato, oh, dai libri che narrano la storia della vita della santa e libri che hanno anche servito ad analizzare criticamente le rivelazioni. Dunque la cosa era così: «Quelle suore che si mettono in opposizione con le loro Superiore, si mettono in opposizione a me e molte suore si sono già perdute per questo e se ne perderanno anche di più perché vivono in opposizione. Poi, magari fanno delle comunioni e delle pratiche di pietà, ma io non le ascolto perché loro non ascoltano le Superiore».
Oh, è molto importante questo. L'unione nella carità e nell'obbedienza. Ma ci può essere un'obbedienza esterna, senza il cuore. Guardare il cuore, se è unito veramente e non per motivi umani, perché c'è una Superiora la quale è tutta mitezza, è tutta dolcezza, anche quando comanda dice: per favore, fa' questo, come farvi una preghiera. E dice proprio il Signore molto diversamente. E d'altra parte, l'espressione nel libro: «II culto dei santi voti»1 dice: «Pensate, quando fate la professione, che potete cadere anche nelle grinfie di una Superiora, la quale vi tratti con rigore, con durezza. E preparatevi, altrimenti non fate la professione». Perché, se lo fai «per favore» alla Superiora, è finito il merito. Cosa fai? Fai un atto di amor proprio. Invece bisogna fare un atto di amor di Dio; non è vero? Un atto di amor di Dio.
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Allora, in primo luogo, riguardo ai santi: ammirarli. Però avete già avuto anche in mezzo di voi delle suore che sono state delle vere sante. E io ricordo solo il libro: «Tre fiori dello stesso giardino»/1. Come han fatto? Quelle suore che già vi hanno precedute e son passate all'eternità lasciando fra di voi solo dei buoni ricordi, sono da seguirsi, da imitarsi, da ammirarsi. E, possiamo dire, invocarle anche, invocarle, perché quelle Pie Discepole che son già in paradiso, mandino tante figliole a farsi Pie Discepole e non a farsi Pie Discepole solamente con l'abito, ma vere Pie Discepole del Divino Maestro Gesù. Anime dedicate intieramente all'apostolato eucaristico, all'apostolato del servizio sacerdotale, all'apostolato del servizio liturgico. Invocarle. E' gran cosa aver delle interceditrici presso il trono di Gesù Maestro in paradiso. Voi fate le adorazioni qui e loro la fan lassù, l'adorazione. Unirvi.
Poi, imitarle. Questi fiori, erano proprio fiori nascosti, ecco. Non una virtù di esteriorità, di parole; non una virtù solamente di attività, perché capaci di molte cose, abili, perché sapevano accaparrarsi la stima delle sorelle e anche, magari, guadagnarsi il favore dei superiori, ma quelle che sapevano vivere unite a Gesù nella serenità, senza altro intendimento che di piacere a Gesù, che di volere acquistare meriti per la vita eterna. Bei fiori! Che se son stati nascosti sulla terra, il Signore li mette lassù, in paradiso, in bellissimo posto, in mostra. Imitare!
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E quanto, poi, ai suffragi per le anime del purgatorio, specialmente ricordiamo le penitenze da farsi. Voi fate bene a tirare dal taschetto quali nomi di suore intendete di ricordare nella giornata e quali suore suffragare. Bisogna anche farlo con fede, perché dice la Scrittura: sortes in sinu mittuntur et a Domino gubernantur1. Queste cose che sembrano casuali, questi biglietti estratti così come a caso, senza sapere che cosa uno prenderà o non prenderà, sono cose guidate da Dio: a Domino gubernantur, ecco. E forse quel nome che ricordi è proprio l'anima che ha più bisogno oppure l'anima che, invece, devi imitare di più, alla quale dovrai anche raccomandarti, ecco. Non è a caso quel che avviene. Il caso è solamente nella nostra testa un po' vuota, perché non vediamo le cose sempre con fede. Suffragare le anime del purgatorio, sì, con varie penitenze specilmente.
Però qui parliamo della preghiera. Sentir bene le Messe. Nelle Messe c'è sempre il memento dei defunti e in quel memento: Memento etiam, Domine, famulorum famularumque tuarum qui nos praecesserunt cum signo fidei, et dormiunt in somno pacis2, raccomandare particolarmente le sorelle e poi quelle della Famiglia, le persone della Famiglia, e poi i Cooperatori e, in generale, le persone che sulla terra hanno maggiori responsabilità, hanno avuto maggiori responsabilità per la stampa, per il cinema, per la radio e per la televisione. Nella coroncina per le anime del purgatorio questo è detto chiaramente.
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Oh, in terzo luogo: noi siamo nella Chiesa militante. Cerchiamo di evitare il purgatorio. Evitare il purgatorio con soddisfare ai peccati passati, specialmente con la penitenza dell'obbedienza, la penitenza di una carità vera, vicendevole, la penitenza di osservanza religiosa e la penitenza di far bene il proprio ufficio con generosità. Evitare il purgatorio noi.
In purgatorio si va, in primo luogo, perché non si è fatto penitenza dei peccati passati e, allora, facciamo questa penitenza. Poi, si può andare in purgatorio per le venialità. Vediamo di essere delicate di coscienza, far bene le nostre cose, non soltanto esteriormente. E quella figliuola scopa e guarda di scopar bene e togliere anche bene la polvere. Sta bene. Lo faccia con l'intenzione con cui Maria faceva la pulizia alla sua casetta, oppure lo faccia con l'intenzione con cui Gesù s'immola sugli altari. Quindi, il far bene le cose specialmente nell'interno: l'intenzione, l'amore che deve ispirare quei doveri. Non che sia soltanto una cosa esteriore, fosse pure una cosa ben fatta. Sempre ci vuole anche la cosa ben fatta esteriormente, ma non solo, e in primo luogo l'interno, l'interno.
Poi, si può andare in purgatorio per piccoli attaccamenti. E alle volte c'è una soverchia stima di noi, siamo attaccati che tutti dicano bene, che pensino bene e che ci tengano per qualche cosa... Finché non si arriva a crederci gli ultimi, non si comincia a farsi santi, se non si pensa alla terra abbiamo liberato la terra da una persona, la quale, purtroppo, disgustava tante volte il Signore. E intanto offrire la morte stessa perché il Signore mandi degli altri più fervorosi, che lo servono meglio, che lo servono meglio, il Signore. Questo amor proprio che fa perder tanti meriti!
E poi gli attaccamenti che possono essere alle nostre idee, attaccamenti a qualche cosa che ci piace e che abbiamo sempre amato e quando dovessimo distaccarci sembra che sia distaccare la fascia da una ferita, che fa gridare. E vi sono proprio cuori che in certe occasioni sanguinano per nulla e hanno delle lacrime per cose così vuote, così vane che viene subito la voglia di dire: ma fossero per i tuoi peccati queste lacrime... fossero perché hai perso dei meriti, che hai sprecato del tempo nella tua vita; fossero perché non ami ancor [ab]bastanza Gesù; fossero lacrime di compassione per i dolori della crocifissione del Salvatore! Distaccarci! dalle cose! E alle volte, però, non si tratta di cose, ma si tratta di persone. E vi sono suore a cui bisognerebbe ricordare questo che ha detto Santa Teresa del Bambino Gesù e ha lasciato scritto: «Voglio farmi santa, ma non santa a metà, tutta santa. E quindi ogni mio sentimento rivolto a Gesù; che il mio cuore non sia attaccato ad altro che a Gesù, alla sua volontà, al paradiso».
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Poi, combattere i nostri difetti e lavorare per l'acquisto delle virtù. Lavorare interiormente, sì, interiormente, con gli esami di coscienza, col pentimento del male fatto, con lo sforzo per correggersi e per acquistare quello che veramente è necessario: delicatezza di coscienza, spirito di povertà, abbandono in Dio nell'obbedienza serena, continuata, ecco, onde noi non abbiamo da andare più a fare una preparazione in purgatorio, ma appena uscita l'anima nostra dal corpo possa subito essere ammessa agli amplessi di Dio in eterno. Sì, schivare il purgatorio.
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Oh, allora, in conclusione, ecco quel che volevo adesso dire: nel mese di novembre crescere nella fede sopra il dogma la comunione dei santi: per ricordare il paradiso e i santi che lo abitano; per ricordare il purgatorio e suffragare quelle anime; e farla per noi la penitenza ai peccati, e per ricordare la nostra vita attuale che è una vita di lotta, di lavoro interiore, sì, lavoro interiore, e di santificazione religiosa, sì.
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Il mese di novembre così passerà più raccolto e allora ci prepariamo alla solennità dell'Immacolata che quest'anno sarà celebrata in tutto il mondo con maggiore fede e con maggiore pietà. Poi la Madonna Santissima Immacolata ci preparerà al Natale e allora a Natale noi andremo a Gesù, alla scuola che egli ha aperto a Betlemme. Rientreremo un altro anno in quella scuola di Gesù con la raccomandazione della Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra. Ma non entrare nella scuola e sempre far la stessa classe, semp[re] sempre in prima «mignin»1 perché non siam buoni a dare un passo nella virtù. Ma ogni anno una classe superiore. Vogliamo essere ogni anno bocciati? e trovarci sempre allo stesso punto? E se poi uno torna indietro? che era più buono quando ha fatto la professione che dopo anni da che ha emesso i voti? E a cosa servirebbero le adorazioni se non ottengono il frutto di farti più santa? e di compiere me[glio]...
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1 Ritiro mensile alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 1° novembre 1957 *
* Nastro 45/a (=cassetta 39/a). - Per la datazione, cf PM: «Quest'oggi celebriamo Tutti i Santi». - dAS, 1/11/1957: «Dopo il Breviario... [il PM] si prepara alla prima predica del ritiro per i sacerdoti. Dopo va a predicare alle PD, Casa Generalizia, via Portuense». - dAC, 1,11/1957: «In Casa Generalizia si fa il Ritiro. La prima meditazione è tenuta dal PM)>.

1 Cf Costituzioni delle PD (1948), art. 1.

2 Cf 2Tm 2,3.

1 o.c.

1 o.c.

1 Prv 16,33.

2 Cf Missale Romanum, Ordo Missae, Memento dei defunti.

1 prima mignin, termine piemontese = prima elementare.