Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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29-INDIRIZZO SUI PROPOSITI1 *
Occorre pregare per la Casa degli Esercizi, diversamente si moltiplicano così tanto che non si riesce più a recarsi da un posto all'altro. E allora non si può fare quello che si desidererebbe, si vorrebbe, che sarebbe utile.
Questa sera direi due parole sopra il proposito o i propositi. I propositi possono essere di due qualità, guardati in sé, e cioè: propositi di emendazione o propositi di progresso. I propositi di emendazione riguardano i nostri difetti che vogliamo evitare; e i propositi di progresso riguardano le virtù che intendiamo di praticare. Di emendazione sopra i nostri difetti, specialmente quelli a cui siamo più inclinati, particolarmente si concentrano nei vizi capitali, cui si può aggiungere la curiosità. Poi quelle altre particolarità di difetti che sono proprie di ognuno di noi. Propositi di emendazione. E propositi di progresso: possono riguardare le virtù teologali: fede, speranza e carità; riguardare le virtù cardinali e cioè: la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza.
Molto importante il proposito dell'osservanza delle Costituzioni. Su questo può essere che abbiamo tempo a fermarci altra volta. Ma siccome è la via facile e sicura e necessaria per la perfezione, grande importanza. L'osservanza delle Costituzioni. Particolarmente nel noviziato meditarle, amarle, praticarle e intenderle bene fino nelle applicazioni, perché poi, è vero, nonostante che discendiamo ai particolari, nella vita ci sono poi tante cose che non si potevano prevedere; ma se noi le studiamo, le esaminiamo, le meditiamo bene, cose improvvise ne avverranno, ne capiteranno di meno. D'altra parte, le Costituzioni distinguono proprio la figliuola che si consacra a Dio dalla figliuola che passa a famiglia. Non è l'abito tanto che distingue, quanto piuttosto lo spirito, la vita diversa.
Quindi propositi o di emendazione o di progresso. Tuttavia si possono unire l'uno con l'altro: detesto la mia superbia, propongo l'umiltà; detesto la mia invidia, propongo la carità; detesto la mia irascibilità e propongo la mitezza, la dolcezza; e detesto la pigrizia e propongo il fervore che è opposto alla pigrizia, ecc.
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Generalmente conviene più prendere la parte positiva, perché, mentre che si prende la parte positiva, la persona, l'anima si allontana dalla parte negativa. Se si lavora per l'umiltà, la superbia, l'orgoglio, l'ambizione son già combattuti indirettamente. Così, se uno promette e s'impegna per esser fervoroso, è già combattuta la pigrizia, la freddezza, l'indifferenza, la tiepidezza. Conviene generalmente, perciò, mirare di più alla parte positiva, eccetto qualche caso.
Oh; tuttavia i propositi sono una cosa e il programma è un'altra. Sempre tutti e due. I propositi sono quel che riguarda la nostra santificazione o emendazione o progresso: lavoro interiore, lavoro individuale; mentre che abbiamo ancor da guardare l'apostolato, l'ufficio che si ha da compiere: e la studente ha da guardare il suo studio come lo fa, quali son le intenzioni che ci mette, quali applicazioni, ecc.; e la novizia ha da vedere se fa bene il suo noviziato, cosa le manca, in che cosa ha ancora da migliorare, supponiamo, se non è ancora aperta abbastanza con la Madre, oppure migliorare nello spirito liturgico, nel penetrare la sacra liturgia, ecc. La santificazione, quindi, propria che è correzione, emendazione, progresso.
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E poi l'apostolato. Se si ha da far la scuola, se si ha da attendere all'apostolato liturgico o all'apostolato del servizio sacerdotale, o all'apostolato, invece, eucaristico, specialmente. L'ufficio che ognuna ha possiamo sempre migliorarlo, comprenderlo meglio, aver sempre idee più larghe, più precise; comprendere come in quell'ufficio possiamo guadagnare tanti meriti e vedere quello che ci manca ancora e quello che dobbiamo ancora acquistare e lì ricevere consigli e pregare affinché il programma sia sempre meglio precisato e ci si senta più in forze per progredire.
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Il proposito, alle volte, è esplicito, altre volte è implicito. Il proposito esplicito è quando si pronunzia con termini chiari, diretti: per esempio: intendo di osservare il silenzio. Esplicito. Il proposito può essere, invece, implicito e cioè: voglio evitare le occasioni pericolose; propongo di fuggire le occasioni prossime del peccato. E sotto quel proposito così, che ripetiamo sempre nella confessione, vi possono essere molte cose implicite: e la custodia del cuore, la custodia degli occhi, la custodia della mente, della fantasia e poi le letture e gli spettacoli e le persone che si frequentano, ecc. E' naturale che se una vuole esser fervorosa non va con le tiepide. E' implicito, perché: «Dimmi con chi vai, ti dirò chi sei».
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Oh, vi sono dei propositi che sono del tutto necessari e si farebbe peccato se questi propositi non si adottassero. Quando si tratta di cose gravi il proposito è assolutamente necessario, perché diversamente non si può fare la comunione, perché non si può ottenere il perdono delle mancanze; e se anche non ci fosse stata mancanza e tuttavia l'anima si riconosce in pericolo perché ha tentazioni su quel determinato punto, è necessario avere il proposito di evitare le occasioni prossime e di evitare il peccato stesso. Vi sono propositi assolutamente necessari.
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I propositi, poi, devono nascere dal dolore, anzi sono in un certo modo così rientranti che non si può praticamente distinguere il dolore dal proposito. Si detesta un male, un peccato, si conosce la sua malizia, le grazie che fa perdere alla persona; allora, se si guarda il passato, ecco, sorge il dolore, se si guarda il futuro, sorge il proposito di non commetterlo; sì.
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Ma quando si tratta di propositi di progresso, non nasce direttamente dal dolore, ma nasce dalla buona volontà, dal desiderio di farsi santi, dall'amore all'Istituto, dall'amore ai propri uffici che si hanno; il proposito del progresso nasce dalla meditazione. Quando si considera una virtù che è bella, vien la voglia di praticarla; quando si capisce la bellezza della vocazione, vien la voglia di seguirla e di fare anche sacrifici per seguirla; quando si conosce la necessità di studiare, per una Pia Discepola, eh vien la voglia di studiare; quando si apprezza l'unione con Dio, eh viene subito a sorgere il proposito: voglio conservare il raccoglimento, voglio conservare il silenzio nelle ore dovute, specialmente il silenzio più profondo, il silenzio principale. Quindi i propositi specialmente nascono dal dolore, dalla detestazione del male. Ma per chi già evita il peccato, possono nascere dal desiderio di progresso.
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Oh, è necessario che ci sia il proposito? Sì. Vediamo bene. Parlando dei propositi che nascono dal dolore, bisogna distinguere: vi sono i propositi che nascono dal dolore perfetto, che si chiama contrizione; e vi sono propositi che nascono dal dolore imperfetto che si chiama attrizione.Quello che nasce dalla contrizione è più perfetto, appunto perché la contrizione è un dolore più perfetto; quello che nasce dall'attrizione è meno perfetto, ma unito alla confessione serve a ottenerci il perdono dei peccati, perché si tratta, allora, di un pentimento imperfetto che si chiama attrizione.
Oh, che cosa sia la contrizione lo sapete: è pentirsi del peccato in quanto è offesa di Dio, è un male considerato rispetto a Dio. Per esempio: perché è causa della crocifissione di Gesù; per esempio, perché ha tolto gloria a Dio; per esempio, perché è un'ingratitudine verso il Signore, ecc. Invece, il dolore che si chiama attrizione nasce dalla considerazione dei mali che portano a noi i peccati: che ci han fatto perdere grazie, che ci han meritato il purgatorio, che ci han meritato l'inferno, che hanno diminuito in noi i meriti, ecc.
Allora: dolore perfetto, ad esso corrisponde il proposito perfetto; e dolore imperfetto, ad esso corrisponde il proposito imperfetto.
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Naturalmente che questo proposito dev'essere fermo; ecco. Molte volte non manca la cognizione del bene da farsi, manca la forza. Quando ci si è confessati, si è fatto l'esame di coscienza forse, si è desiderato di evitare quel male e di fare quel bene, di praticare quella virtù; ma forse la luce c'era, la luce spirituale; è mancata, invece, la costanza, la forza, la perseveranza. Allora c'è più bisogno di pregare che il nostro proposito sia fermo. Vi sono persone che di lì a tre, quattro giorni dalla confessione, han già perso molto dell'energia spirituale, dell'impegno che avevano concepito confessandosi. Altre persone perdono, dopo il ritiro mensile, la forza e l'energia e il buon desiderio dopo una settimana. E qualche volta avviene presso a poco lo stesso: gli Esercizi ben fatti, due-tre mesi ben passati, e poi cominciato a raffreddarsi. Ecco, sì: proposito fermo affinché sia efficace. Efficace vuol dire che si prendono i mezzi che son necessari.
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I mezzi, in generale, sono: Vigilate et orate1. Vigilanza e preghiera. Sono i mezzi che, quindi, ha suggerito Gesù. Vigilate. C'è da vigilare sempre sopra di noi e c'è da vigilare fuori di noi. L'autista non può guardare solamente la sua macchina, ma deve guardare anche un po' le altre macchine o le persone che ci son per istrada. E così, non possiamo guardare solamente noi stessi, ma i pericoli che ci sono attorno, le persone che si frequentano, ad esempio, i pericoli, le insinuazioni che procedono dal demonio, i cattivi esempi e le cattive massime dei mondani; sì. Guardare, quindi, di conservare un'abituale vigilanza su noi stessi, assister noi stessi, essere assistenti di noi medesimi. E' tanto facile che la passione si radichi nel cuore. Propositi efficaci. Poi evitare le occasioni del male; sì.
Ma, nello stesso tempo, pregare. Orate. La divozione alla Madonna, alle volte, solo quella salva quell'anima, soltanto quella dà a quell'anima un passo un po' più sicuro e un po' più generoso; sì. Forse comunioni più fervorose, forse è tempo di scuotersi nelle comunioni, nelle Visite, ecc. Allora: Vigilate et orate, affinché il proposito sia fermo.
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Oh, guardando, poi, ai propositi di progresso, questo si ha da fare sia sopra la mente, sia sopra il sentimento, il cuore e sia sopra la volontà. Cioè, se si fa il proposito sulla fede, si ha da custodir la mente. Sempre più penetrati dalle verità della fede, specialmente quelle che ricordiamo nel Credo, quelle che risultano dal catechismo. Sì; la santificazione della mente: pensare secondo fede, ragionare secondo fede. Poi il sentimento. Il sentimento dev'essere ispirato alla fede e cioè, se crediamo che Gesù c'è nell'ostia, eccitare il cuore all'amore, pregare. E poi vi è l'azione, la volontà. Mostrar la nostra fede, vivere secondo la fede.
Così, se noi facciamo il proposito sulla carità, occorre leggere qualche cosa sulla carità, qualche libro, istruirsi, trovare, meditare i motivi per cui abbiam da pensar bene di tutti. E poi realmente correggere l'inclinazione che abbiamo a sospettare in male, a giudicare in male, interpretare in male. E invece mettere l'abitudine di interpretare bene, di scusare anche il male, di giudicare in bene. Quando, poi, si viene alla pratica della carità, se parliamo riguardo al prossimo, eh, quanto ce n'è! Basta meditare i dodici segni, i dodici punti in cui San Paolo ricorda le qualità, i caratteri della carità: charitas patiens est, benigna est, ecc.1, sì. Allora, quanto, poi, all'esercizio del cuore, amare davvero. Primo, rallegrarsi del bene che gli altri hanno, mai invidiarli; secondo, desiderare il bene che non hanno ancora e pregare perché ne abbiano. Questi due punti son della massima importanza. Quindi, amore di benevolenza che vuol dire: voler del bene; e amor di compiacenza: compiacersi del bene che già hanno le persone. Così, qualunque verità può illuminarci. E su qualunque proposito che vogliamo fermarci, sempre la parte che riguarda la mente, la parte che riguarda il cuore o, sentimento, la parte che riguarda la volontà o vita; sì.
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Oh, quello che deve, però, animare tutto il proposito è questo: non santità comune, ma santità distinta; non strascinarsi così a stento, ma volare, camminare; non trovarsi sempre al fondo della via, ma raggiungere le vette. La santità è come la corrente elettrica a 2000, 3000 volts; è la corrente ad alta potenza. La santità è un'aspirazione a cose alte, ad [un']unione più perfetta con Dio.
La santità è quasi la poesia della pietà, rende la vita felice. Perché la vita religiosa, perché sia veramente una vita gioiosa e come un preludio, una pregustazione di paradiso, occorre che sia fervorosa. La religiosa tiepida non può esistere: o si è fervorosi o non si è veri religiosi, perché poi si manca in infinite cose e si è scontenti un po' da per tutto. E' la tiepidezza che crea delle scontente, ed è il fervore il segreto della contentezza, della gioia che si prova nell'aver seguito la vocazione. Vi sono persone che si trovano veramente in una gioia grande per la loro vocazione. Ringraziano sempre il Signore: «di avermi condotto in questa Congregazione» e pensano ad amarla sempre di più e a viverla, la Congregazione. Sentirsi membra viventi dell'Istituto, vive ed operanti1; sì.
Allora, vediamo che ci sia questo fervore, vediamo bene perché il fervore per la religiosa è sorgente di innumerevoli meriti e la tiepidezza, per la persona religiosa, è sorgente di innumerevoli pene, scontenti, sì. Non sa mortificarsi, non sapendo le mortificazioni che spettano alla religiosa: rinnega te stesso, prendi la tua croce2. E, vorrebbe accontentarsi in tante, mille cosette. Ma se siamo generosi a offrire tanti piccoli sacrifici al Signore, troveremo subito una grande pace, una intimità con Dio, ci sentiremo subito di comunicare con Gesù in una maniera più intima, subito, ci sentiremo. Oh, come paga bene Gesù i piccoli rinnegamenti, i piccoli sacrifici! Del resto, non vi chiede grossi sacrifici, ma è nei piccoli sacrifici che troverete grande pace e il progresso continuo.
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Quanto poi al programma per le cose, gli uffici, le occupazioni, gli apostolati che si han da fare, quello è più semplice. Però negli Esercizi si ha da esaminar bene: io mi trovo nel tale ufficio, ho la tale mansione, ho il tale apostolato. Lo conosco bene? lo amo bene? lo faccio bene? che cosa c'è già che va bene? che cosa è che manca perché vada bene? che cosa posso fare perché possa progredire ogni giorno? perché possa arrivare a farlo rendere al massimo? per occupar bene il tempo, per concentrare le mie forze, le mie attenzioni, i miei pensieri in questo? Ecco, vedere il progresso che si può fare nel nostro ufficio affinché le cose siano fatte bene. I santi son le persone delle cose ben fatte, o si tratti di togliere la polvere o si tratti di studiare o si tratti di rifare e accomodare il letto o si tratti, invece, di andare a fare una commissione in città. Le cose ben fatte; ecco. I santi son le persone delle cose ben fatte.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (30 giugno-8 luglio 1957) alle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 4 luglio 1957 *
* Nastro 15/d (=cassetta 36/a). - Per la datazione, cf PM: «Questa sera direi due parole sopra il proposito o i propositi». - dAS, 4/7/1957: «Verso le ore 18,30 va [il PM] a predicare alle suore PD di via Portuense che sono in Esercizi SS.». - VV «Esercizi, 30 giugno-8 luglio 1957».

1 Mt 26,41.

1 1Cor 13, 4ss.

1 Cf Costituzioni delle PD (1948), art. 3.

2 Cf Mt 16,24.