Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

18-«CREDO LA REMISSIONE DEI PECCATI»1 *
Nel «Credo» abbiamo ancora tre articoli da considerare: la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Quanto alla risurrezione finale, però, già qualche cosa è stato detto. Adesso, quindi, consideriamo gli altri due.
La remissione dei peccati. Questo è un articolo tanto consolante, poiché tutti siamo peccatori. E chi dicesse di non aver peccato, mentirebbe - dice San Giovanni2 -. Non soltanto abbiamo riportato il peccato originale dalla nascita, ma ancora successivamente abbiamo commesso i peccati individuali. E poi, vi è in noi una radice profonda di peccato, una radice che si dirama in varie radici. La radice è la concupiscenza, ma poi la concupiscenza è triplice. Sono: concupiscentia oculorum, concupiscentia carnis, superbia vitae3. E cioè: l'attaccamento alle cose della terra, l'inclinazione al male della carne, e l'orgoglio. Tre concupiscenze che formano una concupiscenza unica.
166
Abbiamo commesso il peccato. Il peccato può essere grave e può essere veniale. Il peccato grave è quello che toglie la grazia, quindi chiude il paradiso e apre l'inferno. Il peccato grave è causa della morte di Gesù Cristo in croce. Il peccato veniale, invece, no. E' rappresentato nelle spine, il peccato veniale. Esso non merita l'inferno, ma merita il purgatorio. Esso non toglie la grazia, ma la diminuisce, raffredda la carità. Il peccato veniale non impedisce la comunione, ma rende la preparazione meno buona. Il peccato veniale non ci porta immediatamente a essere nemici di Dio, ma raffredda l'unione con Dio.
Che cos'è, dunque, il peccato mortale? Il peccato mortale è un'azione commessa ad occhi aperti, con pieno consenso e con piena avvertenza; un'azione contraria ad un precetto grave di Dio, in materia grave. Il veniale, invece, può esser veniale o perché la materia è veniale: una bugia che non rechi danno, per esempio, perché se una bugia reca danno... la bugia può essere veniale o grave secondo le conseguenze. Vi son delle bugie in confessionale che son gravi; vi son delle bugie che portano gravi danni e vi sono delle bugie, invece, che sono senza conseguenze.
Il peccato, quindi, può essere veniale per la materia; così veniale nel pregare; ci possono anche essere delle trasgressioni veniali circa i voti, supponiamo, il voto di povertà, quando viene offeso il voto di povertà in materia leggera. E così le disobbedienze, così le mancanze di carità, così i desideri interni suggeriti dall'amor proprio, dall'orgoglio. Veniale per parte della materia. Si è fatta una mormorazione e la mormorazione, la critica può essere che sia veniale, qualche volta arriva al mortale. Così può essere una mancanza che riguardi, invece, l'obbedienza. Vi sono delle disobbedienze gravi e vi son delle disobbedienze veniali; e gravi, se la materia è grave in sé; e vi son delle disobbedienze veniali, se la materia è leggera in sé. Quindi può essere veniale per parte della materia.
167
Secondo: il peccato può essere veniale per riguardo all'avvertenza. Non si è accorta pienamente, è stato un atto che fu come un impeto di passione, una parola detta senza riflessione, non ha avuto tempo a considerare che cosa stava facendo, è stato una spinta di collera, di ira, è stato una spinta che è venuta dalla carne, dalla golosità che, forse, non ha avvertito del tutto. Così ci possono essere delle venialità perché si è nel dormiveglia, non pienamente svegliato, né pienamente addormentato, la persona. Allora, anche che la materia sia grave, se l'avvertenza non fu piena, non ci può essere la gravità.
168
E così non può esserci la gravità se il consenso non fu pieno e, o che questo consenso non fu del tutto avvertito oppure il consenso non fu dato pienamente e tuttavia così, un po' si è assecondata la violenza della passione: consenso a parole, a calunnie, a critiche; consenso a amicizie speciali, particolari, che qualche volta disturbano anche le idee, la chiarezza delle idee e ci può essere mancanza di consenso pieno o amicizie particolari o antipatie particolari. Su tutti i peccati che sono contrari ai comandamenti ci può essere la gravità o la venialità.
Qualche volta c'è la gravità anche per ignoranza. In sé la cosa non era grave, ma credeva che fosse grave e l'ha commessa lo stesso. E siccome non è tanto la materialità che fa peccato, che costituisce il peccato, ma è la disobbedienza a Dio, se credevi di far una disobbedienza grave, dinanzi a Dio è una cosa grave, sebbene la materia, alle volte, possa essere minore, piccola, sì. Del resto, in fatto di purezza, la materia per sé è grave, in generale. Tuttavia le leggi che riguardano la clausura bisogna che siano considerate come sono nelle Costituzioni, come son descritte nelle Costituzioni e come son descritte nel Diritto Canonico.
Può essere anche, che uno non abbia commesso nessun peccato, in sé, ma si è messo volontariamente nell'occasione di commetterlo. E allora, il mettersi nell'occasione, cioè, quando uno presume e prevede che in casi simili acconsente, acconsentirebbe, e ci si è messo ugualmente, allora c'è la gravità. Forse c'è la gravità in un'amicizia, in una relazione, in una lettera, che le lettere sono poi, se son buone, son poi un bene migliore che le parole, se son cattive, son poi peggiori delle parole, perché la lettera non è come il parlare che viene quasi all'improvviso, nella lettera ci si pensa e poi si scrive e poi, dopo che si è scritto, si spedisce volontariamente. Lì, allora, entra tutta la bontà di una che vuol fare il bene: scrive una buona lettera; o tutta la malizia di una che vuol fare il male e lo fa con piena avvertenza: prima lo pensa, poi lo scrive, poi spedisce. E il consenso lì è pieno. Come è pieno il consenso per il bene, così può essere pieno il consenso per il male.
169
Oh, allora, noi sappiamo che per la confessione occorre l'esame, ed è bene andare un po' a fondo; e secondo, occorre il proposito e questo proposito unito col dolore. Si mette, quasi generalmente, prima il dolore, poi il proposito, ma in sostanza, è la detestazione del peccato che ci vuole. Se si considera questa detestazione in ordine al passato, si chiama dolore; e se si considera in ordine al futuro, si chiama proposito, ma è sempre, in fondo, la detestazione del peccato, l'odio al peccato. Questo è assolutamente necessario. Ma per chi vuol progredire è più importante il proposito che non il dolore. Son necessari ugualmente, ma c'è da insistere di più sul proposito, perché quel che c'è già stato, c'è già stato, non lo disfacciamo più, possiamo solo ottenerne il perdono. Ma il futuro è ancora da guardarsi. Il futuro che speriamo di vivere, o anche se non lo vivessimo, quando c'è il proposito di voler far bene, ecco, c'è già il merito, c'è già il merito, perché il proposito è sempre un atto di amor di Dio, si vuole aderire al volere di Dio e, accettare la volontà di Dio, è l'atto di amore della volontà, l'atto di amore della volontà nostra, l'unione della volontà nostra con la volontà di Dio. Quindi, proposito. E poi discendere anche, i propositi in particolare.
170
Siccome l'uomo si compone di mente e di volontà e di sentimento, ecco che i nostri propositi han tre parti: una riguarda la mente, l'altra riguarda la volontà e l'altra riguarda il sentimento, il cuore.
Supponiamo il proposito sulla fede. Ecco, la mente: voglio istruirmi nelle cose di fede: studiar bene i catechismi; voglio istruirmi nelle cose di fede: starò attento alle meditazioni, alle prediche; voglio aderire sempre di più a ciò che la Chiesa insegna; voglio santificare la mia mente pensando come Gesù e ricordando e pensando secondo le dottrine di Gesù nel santo Vangelo e secondo la Chiesa definisce, insegna. E così, si può proporre di veder sempre Dio in tutti gli avvenimenti che permette o dispone. Pensieri alti. Pensar come Dio, veder Dio in tutto: o che ha disposto che succedesse così perché ti fossi più santificata, per esempio, che incontrassi quel sacerdote, quel confessore che ti dicesse quella parola, che sentissi in quella predica quella parola, che ricevessi quel buon consiglio, ha disposto così, oppure ha permesso. Se andando per istrada senti uno che dice una bestemmia e tu hai l'abitudine di riparare con una giaculatoria: sia lodato Gesù Cristo; sia lodato e ringraziato il santissimo e divinissimo Sacramento, ecc., la bestemmia non l'ha disposta il Signore, ma è permessa perché l'uomo è libero e allora per te viene questo, che ripari e, riparando, fai un atto di amore al Signore e fai un merito; quel che è stato danno e peccato per l'altro, per te diviene occasione di merito.
E' il futuro che dobbiamo guardare di più. Quindi, la confessione del passato è necessaria, ma più che importa è la conversione per il futuro, conversione al momento presente e conversione per il futuro, per il tempo futuro. Cambiar vita, in sostanza. Oh, sulla fede. Quindi santificazione della mente e approfondimento della fede.
171
Poi, su quel proposito bisogna venire al cuore, ai sentimenti. E cioè, sentire secondo la fede. E allora, l'amore a Dio. Desiderare la visione beatifica di Dio, desiderare tutto ciò che piace a Dio, che sia santa, che si possono osservare le Costituzioni, i vari articoli delle Costituzioni; desiderare di aumentare i meriti e desiderare tutto quello che è conforme al santo volere di Dio. Ricordare il paradiso, ricordare il tabernacolo, ricordare gli angioli che ci accompagnano e pregare per l'aumento di fede: «fate che io creda sempre più». Compiacersi della Chiesa, maestra che insegna; compiacersi delle istruzioni, dei catechismi, delle scuole di religione, delle scuole e delle letture che apportano una più ampia cultura religiosa. Desiderare... assettate della divina Parola e di penetrare, per quanto è possibile. Conoscere Iddio, conoscere Gesù, conoscere la passione, conoscere meglio Gesù nell'ostia, conoscere il valore della comunione, della Messa, conoscere le maniere più belle per pregare; ecco. Desiderare la santificazione, in sostanza, del nostro cuore e della nostra mente, tutta santificazione dell'interno.
172
E poi viene il terzo punto: operare secondo la fede. Chi vedrò nei Superiori? Dio. E venererò la autorità di Dio in chi guida. E mi pare che ho detto anche di..., ma non c'eravate tutte: la devozione dell'autorità di Dio in chi guida; secondo: la cooperazione a chi guida. Che tutte nella Casa cooperino agli intenti e alle attività di chi guida quella Casa. Poi, veder Dio nell'autorità.
Secondo: vedere Gesù nelle sorelle; veder Gesù nei malati; veder Gesù nei poveri; veder Gesù nei vecchi; veder Gesù nelle persone che stanno accanto perché sono immagini di Dio. Veder Gesù e pensare: tutto quello che avrete fatto al minimo dei vostri fratelli, lo ritengo fatto a me - dice Gesù1. E quindi portarsi con grande rispetto, come avete un grande rispetto per un quadro che rappresenta Gesù, avete grande rispetto per il Crocifisso.
E poi, secondo la fede, aver tanto rispetto alle inferiori, alle aspiranti: anime fatte da Dio, figlie di Dio. E se son figlie di Dio, noi siamo fratelli, noi siam sorelle. Allora bisogna amarle. E non è vero che tante volte, pur essendo inferiori, son più buone di noi? Chi sa se il Signore desse i posti adesso, non i posti secondo l'età, non i posti secondo gli uffici che facciamo, non i posti secondo che pensiamo noi: questa di più, quella di meno, questa ha più intelligenza, questa ne ha meno, ma desse i posti secondo i meriti che abbiamo davanti a lui, siamo sicuri che saremmo messi più in sù di quell'altra che ha meno anni, è in ufficio inferiore, ha meno qualità di intelligenza e di salute? Andar con fede. Pensar secondo la fede e comportarci secondo la fede.
Pietro voleva cacciare i bambini perché pensava che avvicinandosi così a Gesù gli dessero noia, ma Gesù lo sgridò: «Lasciate che i piccoli vengano a me»2. E quando gli apostoli avevano disputato chi di loro fosse il primo, Gesù chiamò un bambinetto che c'era nella casa quando arrivò alla meta del suo viaggio, chiamò i discepoli, cioè gli apostoli e mostrò loro questo bambino e disse: «Se non vi convertirete del vostro orgoglio e non vi farete semplici come questo bambino, non entrerete nel regno dei cieli»3. Allora il bambino fu preferito ai Dodici e messo come esempio, cioè acquistar la semplicità, l'innocenza del bambino. D'altra parte, non possiamo condannare neppur chi ha fatto male perché il male sta dal consenso e dalla cognizione che si ha. Ora, noi sappiamo quante grazie aveva quel tale quando ha peccato? quanta luce aveva quell'anima quando ha peccato? Chi siamo noi da giudicare il fratello - dice San Paolo4. Fede!
Allora, ecco che il proposito abbraccia le tre parti: fede nella mente, fede nel cuore, fede nell'attività della vita. Fede! Apprezzare le cose minute, povere, quell'abito povero, quell'ufficio di pulire e di servire; quello essere messi in un angolo, magari giudicati in male; non è la disposizione di Dio perché noi stiam più buoni, facciamo più dei meriti? E non è meglio essere piuttosto calunniati che calunniare? E non è meglio esser trascurati che lodati? con pericolo del nostro orgoglio? Oh, se sapessimo giudicar le cose secondo fede, quanta diversità di vita ci sarebbe! Quale gara nell'umiliarci, nello scegliere le cose più povere, nel sacrificarsi, nel mettersi all'ultimo posto, nel servire tutti. Eh, sì, abbiamo proprio bisogno di fede. Ecco un esempio di proposito. Fede.
173
E può essere sulla carità il proposito; e può essere, invece, sopra la pietà: istruirsi sulla pietà che riguarda la mente, poi il cuore e poi la vita di pietà. Così il proposito può essere, invece, sopra l'intiera vita della Discepola, specialmente quando c'è il noviziato il proposito deve esser sopra la vita della Discepola, per abbracciarla intieramente, viverla. E' il proposito, allora, è di imparare tutto e di fare tutto ciò che è detto nel noviziato, proposito particolare. Ad ogni modo, ogni anima, siccome non può prendere tutto l'insieme quel che riguarda la perfezione, è sempre bene che faccia qualche proposito particolare. Poi ci si esamini ogni settimana e, anzi, ogni giorno; e poi ci si esamini nel ritiro mensile e poi negli Esercizi Spirituali finché non si è acquistata quella determinata virtù. E quindi, San Francesco di Sales è andato sino a 20 anni a lavorare, cioè, sì, fino quasi 20 anni a lavorare sopra la dolcezza, la mitezza del Salvatore finché è diventato come un'immagine vivente del Salvatore. E non stanchiamoci.
Un proposito solo allora: fatevi sante. Non avrete più un'altra occasione di radunarvi tutte assieme, non l'avremo più come adesso. Eh, verrà poi un altro Capitolo, si capisce, ma non ci saremo più tutti. Legarsi bene del proposito: tutti che siamo qui, ci vogliamo santificare. Pregar tutti assieme bene, bene. Io metterò tutte le vostre intenzioni domani nella Messa, voi mettete le mie e allora santifichiamoci, eh? santifichiamoci.
Sia lodato Gesù Cristo.
174

1 Esercizi Spirituali (25 marzo-1° aprile 1957) alle «Capitolari» Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione al 1° Capitolo Generale
Roma, Via Portuense 739, 28 marzo 1957 *
*Nastro 12/d (=cassetta 30/b). - Per la datazione, cf PM: «Adesso... consideriamo... la remissione dei peccati». - dAS e dAC (cf c159).

2 Cf 1Gv 1,8

3 1Gv 2,16.

1 Cf Mt 25,40.

2 Cf Mt 19,14.

3 Cf Mt 18,1-3.

4 Cf Rm 14,10