Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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9. LA DIMENSIONE DELLO STUDIO NEL NOVIZIATO*

Alcune avvertenze

San Paolo ai suoi tempi metteva in guardia i fedeli dalle novità, dalle novità di persone che portano, come sembrerebbe, un ordine nuovo, un verbo nuovo (cf Gal 1,8). Vigilare allora. Un esempio: si è messo in dubbio qualche tempo fa, anche tra persone distinte della stessa gerarchia, se ci sia l'obbligo di seguire la vocazione anche quando sia nota, sia certa. Questo è un errore. E tuttavia, può essere che suore giovani, che sono forse appena professe, si lascino illudere. Quando la vocazione è certa, è volontà di Dio; occorre la fedeltà.
Oggi vi è una tendenza molto forte agli studi di psicologia, ma in questi studi sono comprese poi tante cose che da una parte, per voi, sono inutili, e dall'altra parte servono di disorientamento. La Congregazione ha i suoi pensieri, ha il suo indirizzo: vivere lo spirito nostro. Anche molta riservatezza in quello che avviene tante volte: chiamano le suore a compiere un ufficio che non è loro proprio. Restare nella propria vocazione.
Vi è il desiderio di un progresso: conferenze, corsi vari di cultura e di formazione e altri; qualche volta possono anche essere utili, però la Congregazione è già avanti ed è così fornita dei mezzi per il suo fine, [che] raramente [giova] partecipare a questi corsi, giornate, settimane. Partecipare solo con il permesso, per non lasciarsi illudere. Avviene che quando la gioventù non fosse molto fondata sui princìpi, finirà coll'ammirare altri apostolati, perché avranno forse ottenuto un risultato in qualche cosa. E allora si entusiasmano; occorre calmare i bollori, gli entusiasmi della gioventù. Avete la vostra via, chiara, ben definita. L'Istituto già aveva introdotto gli studi di teologia1 quando ancora si pensava da quasi tutti che la donna non fosse fatta per gli studi di teologia. E citavano santa Caterina da Siena2, santa Teresa3 come eccezioni; eppure la Pia Società Figlie di San Paolo ha introdotto già questi studi teologici che adesso si sono andati allargando. Approfondire i trattati che sono stati dati e compiere successivamente quello che serve di ampliamento, ma sempre nella giusta moderazione. Vigilare quindi sopra le suore giovani, affinché non avvengano deviazioni. Vi sono poi pericoli di altro genere, per i quali è buona cosa mettere in guardia a tempo le persone.
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Priorità del catechismo nelle sue varie parti

Il tempo del noviziato è per dare solidità di formazione.
E riguardo allo studio [viene] per primo il catechismo che sarà adattato alla cultura, all'intelligenza delle novizie. Il catechismo si allarghi bene, sia dato sempre completo nelle quattro parti, e cioè: vi sia la dottrina dogmatica, le verità; vi sia la morale; vi sia la Bibbia; vi sia la liturgia.
In modo particolare oggi insistere sulla legge morale, [che, come] voi sapete, è particolarmente contenuta nei comandamenti della legge di Dio. Non si forma il cristiano se non c'è la legge morale naturale, e tanto meno si forma la religiosa. La religione, [ossia] il culto che si deve a Dio, è la quarta virtù. [Quindi]: teologia dogmatica, cioè fede, morale e culto; viene poi, secondo il primo comandamento, la religione. I voti si devono osservare per legge naturale. La santificazione della festa è di legge naturale: dare qualche tempo al Signore, qualche tempo [sia] riservato al culto di Dio. La determinazione poi della domenica è legge positiva.
Il dovere dell'obbedienza, obbedienza in famiglia e obbedienza in comunità, è di legge naturale. Il rispetto alla stima, alla fama, il rispetto agli averi e il rispetto alla persona sono parte della legge naturale, gravissima. Così riguardo alla castità, il sesto comandamento. C'è una legge che è ben definita e una legge che si è sentita spiegare, secondo i casi, più o meno abbondantemente. Vi è il settimo comandamento: non rubare. Molte volte [su questo] si confonde e si dice mancanza di povertà, mentre è furto. Così si dice castità perfetta, mentre alle volte non c'è neppure la castità comune. E così vi è una povertà che è obbligo fino a una certa misura per tutti i cristiani, mentre la religiosa ha la povertà perfetta che è un soprappiù. Ma la religione, cioè le Costituzioni, sono una corona della legge naturale e della legge cristiana.
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Alle volte si dà importanza a cosa che è appena di consiglio o solo un atto di perfezione, mentre si lasciano passare sotto silenzio mancanze che sono gravi. Si è già accennato a questo, dicendo che occorre formarsi una coscienza retta, una coscienza definita, chiara.
[Raccomandare] il buon uso del tempo e della mente: che i pensieri siano buoni; i sentimenti interiori [siano] di rispetto e di amore. Alle volte l'orgoglio, l'attaccamento ai beni della terra, l'ambizione, l'invidia, la detrazione, le calunnie, anche nere qualche volta, sono contro la legge naturale. Istruire molto qui sopra, sull'osservanza. E le suore, destinate a fare il catechismo, allarghino un po' le loro idee con lo studio prima di tenere queste lezioni, affinché non si verifichi poi uno strano fatto: se una suora non fa tutti gli inchini e non dà alla superiora tutti i titoli che si usano in comunità, è una grande mancanza: Chiedi perdono! Poi, [si compiono], invece, delle cose gravi [che non sono] neppure notate, neppure rilevate. Formarsi una coscienza giusta. E il tempo del noviziato è per questo.
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Il Papa nella sua enciclica Sacra Virginitas si fa la domanda: Quando conviene istruire un'aspirante sopra quelli che si chiamano i problemi della vita? Questo generalmente non si deve fare in pubblico; si deve parlarne in privato quando la maestra [che] conosce lo stato spirituale di una figliuola, di un'aspirante, di una novizia, [lo ritiene opportuno]. Certi problemi dev'essere la suora [a trattarli], altri il confessore. Non è certamente cosa buona venire a conoscere i problemi della vita col peccato, con discorsi e libertà peccaminose. Per questo è necessaria tanta delicatezza e prudenza4.
Istruire sopra i pericoli, che possono essere di vario genere: a) pericoli quanto a false dottrine, e vi è sopra questo punto in certe nazioni, ormai un complesso di insegnamenti che non sono conformi al Vangelo; b) errori che riguardano l'indirizzo stesso della vita. Quando si è abbracciata una vocazione, una strada, e si è avuta l'ammissione, ho già detto ieri, questo rende sicura la vocazione e rende sicuro il fatto che il Signore accompagnerà con la sua grazia.
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Poi le leggi sociali. Ognuna deve sentire che vive in comunità. La prima società è la famiglia naturale, poi viene la società religiosa, la famiglia religiosa. E allora c'è un'autorità a cui si deve rispetto. Vi sono sorelle, persone che convivono a cui bisogna dare il debito rispetto, e vi sono inferiori ai quali bisogna portare rispetto. In una società non si può soltanto chiedere i beni e ciò che è necessario per noi, ma bisogna anche contribuire alla società: questi [sono] doveri sociali. Forse avviene che la persona si esamina sopra cose che sono propriamente imperfezioni e non peccati, mentre poi passa, con estrema facilità, sopra cose di una certa gravità. Non parliamo di scrupoli, ma neppure di rilassatezza: ci vuole la delicatezza di coscienza. Né scrupoli, né rilassatezza, ma delicatezza di coscienza sempre, in quello che veramente è comandato, in quello che veramente è dovere, o su cui veramente si fosse mancato. Quindi far sentire le leggi sociali!
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Cura dei contenuti specifici del noviziato

Seconda parte dello studio: si deve possedere quanto riguarda le Costituzioni e il senso dei vari articoli. Vi sono articoli che si dovrebbero ricordare a memoria.
L'ascetica. Noi abbiamo la grazia di possedere la divozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita, e a questa divozione conformiamo tutta la nostra attività e tutto il nostro lavoro spirituale, tutto il nostro studio e tutto il nostro apostolato. A poco a poco va entrando sempre meglio la dottrina che riguarda Gesù Maestro.
La liturgia [e la Bibbia]. La liturgia, in generale sia molto legata al catechismo, come pure la Bibbia. La lettura della Bibbia dovrebbe essere costante5. Almeno una volta in vita leggere tutta la Bibbia, con un certo ordine: prima i libri del Nuovo Testamento, poi i libri dell'Antico Testamento, i libri storici, profetici, morali. In quattro anni, leggendone un capitolo per giorno, si potrà leggere tutta quanta la Bibbia. Oggi resta più facile. Quando le aspiranti non hanno molta istruzione, seguire la storia sacra.
Lo stato religioso. Secondo le leggi canoniche, dev'essere per la novizia sempre materia di studio.
L'apostolato. È materia di studio l'apostolato stesso. L'apostolato teorico, oltre l'apostolato pratico di tre ore o anche quattro, secondo le case, seguendo ciò che è stato stabilito; l'apostolato considerato nella sua essenza, e cioè portare Gesù Cristo al mondo. Sentirsi associate allo zelo sacerdotale, partecipare alla missione di predicazione del Vangelo, alla missione che hanno i sacerdoti, i vescovi, il Papa: «Andate e ammaestrate, istruite tutti» (cf Mt 28,19).
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Per crescere nell'identità paolina

Tre cose da notarsi qui.
Alle suore far conoscere bene l'Istituto. Che le case non si sentano sole, ma si sentano una parte del tutto, cioè dell'Istituto. Occorre che conoscano non solamente la direzione dell'Istituto, ma anche quello che si fa nelle varie nazioni: il personale, il progresso, le difficoltà che ci sono qua e là; che sempre si sentano membri di una grande comunità, di una grande società. E quando vi sono necessità, pregare; quando vi sono notizie liete, rallegrarsi; quando, invece, vi sono notizie non liete, allora sentire la pena e ricorrere a Dio con la preghiera. Perciò leggere quello che riguarda lo sviluppo della Congregazione nelle circolari, nelle notizie varie che vengono date, nel Calendario paolino6 che penso abbiano tutte le case, e così il Cooperatore paolino7. E nelle nazioni in cui c'è un'altra lingua, vi sarà chi potrà spiegare, potrà fare la traduzione.
Conoscere l'Istituto, il suo spirito in modo particolare. Che cosa vuol fare l'Istituto? Vuol far vivere Gesù Cristo come è interpretato da san Paolo, come è presentato da san Paolo che fu illuminato direttamente dal Maestro divino.
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Sentire l'universalità8. Che cosa intendiamo per universalità? Avere in cuore tutto il genere umano, tutte le nazioni; avere un cuore conformato al cuore di Gesù: «Venite ad me omnes9, venite tutti a me, diceva Gesù, vi ristorerò» (cf Mt 11,28). Noi dobbiamo amare tutte le razze umane, tutti i continenti e tutte le province, le nazioni: sono tutte anime. L'universalità della Chiesa.
Poi l'universalità [tra i membri]: le sorelle che sono già passate al cielo, che già sono al premio; invocarle perché preghino per la comunità, per la Famiglia Paolina perché si rassodi e si sviluppi sempre di più in numero di persone e di opere. Forse vi saranno anime che sono in purgatorio; sono passate all'eternità forse ancora con qualche debito con la divina giustizia: suffragarle, sentirsi unite.
E, in terzo luogo sentirsi unite con tutta la Famiglia che si trova in ventiquattro, venticinque nazioni. Nelle case ci siano statistiche e carte topografiche che ricordano dove si è aperta qualche casa delle Figlie di San Paolo. E quando si passa davanti, [ci sia] un pensiero, un'invocazione a san Paolo per la Famiglia Paolina. Poi, se vi sono gli elenchi delle defunte al fondo della cappella, [dire] un Requiem per coloro che avessero bisogno ancora dei nostri suffragi. E quando si è in qualche difficoltà di apostolato o di spirito, chiedere l'aiuto delle sorelle che già si trovano in possesso del premio e hanno compito bene la loro missione sopra la terra. Proprio l'altro ieri mi facevano di nuovo leggere quello che era stato scritto sull'aspirante Viola10: viola veramente di nome e di spirito. Che edificazione in quello che si era allora notato! Pregare quindi e invocare le sorelle che possono essere già in cielo.
L'universalità! Non avere la testa gretta, piccola che vede soltanto il proprio buco. Sentire e cercare anche fra casa e casa di aiutarsi. Quando c'è la testa piccola e gretta, c'è da dubitare che ci sia proprio la vocazione, perché si vive di egoismo, non si vede che noi stessi e un piccolo circolo di persone attorno, con le quali, tante volte, non si riceve e non si fa il meglio. [Avere] grande cuore, cuore dell'Apostolo, cuore di Gesù! Grande cuore! Dilatare il cuore, come dice san Paolo (cf 2 Cor 6,11): il suo cuore si era dilatato e poteva ricevere tutti, contenere tutti, tanto era grande il suo amore per ogni popolo. Che cosa ci insegna san Paolo? Il nazionalismo? È andato di nazione in nazione. E quale nazione non ha raggiunto! Dove gli è mancato il tempo, soltanto là non ha potuto arrivare.
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Spirito soprannaturale. Ora desidererei che in maniera particolare si facesse l'esame sopra il terzo punto: lo spirito soprannaturale. [Avere] il concetto giusto dell'apostolato, che non divenga un commercio o un'industria; [avere] il concetto giusto della vita religiosa, che non divenga il formarsi una posizione di vita: Finalmente a posto quella persona!, cioè la sua vita è assicurata, non avrà fastidi, avrà sempre il pane.
Spirito soprannaturale nel parlare, spirito soprannaturale nell'operare. Sempre la mente [rivolta] alla gloria di Dio, alla pace degli uomini; le due nostre aspirazioni: la gloria di Dio e la pace degli uomini (cf Lc 2,14). Spirito soprannaturale: compatirsi, perdonarsi, aiutarsi. Questo è forse il pericolo maggiore, di naturalizzarsi quasi, cioè seguire soltanto una legge naturale, anzi qualche volta la legge dell'egoismo. Vedere se i discorsi sono, come dice l'Apostolo, «quasi sermones Dei» (1 Pt 4,11); vedere se nell'apostolato si cerca più la rimunerazione e la soddisfazione, oppure si cerca il Signore, si cercano le anime; se la nostra speranza si appoggia sempre sull'aiuto di Dio, sulla grazia di Dio; se ci sentiamo servi, servi di tutti, servi cioè delle anime, perché questo è il pensiero dell'Apostolo: Servi delle anime (cf 1Cor 9,19). È il pensiero di Gesù stesso: «Sono venuto a servire, non per essere servito» (Mt 20,28).
Spirito soprannaturale! Dare importanza alle piccole cose, dare importanza ai piccoli difetti, dare importanza alle piccole virtù. E, in sostanza, riassumendo: volersi santificare davvero. Mirare alle vette!
Però per questo ci vuole lo spirito di pietà che è sopra ed è di più che non le solite e soltanto le pratiche di pietà. Su questo ritorneremo in seguito. Vivere di soprannaturale, perché se noi non pensiamo che le cose devono esser fatte per il paradiso, devono essere fatte per le anime, per Dio; se non c'è la fede, perché ce ne stiamo qui? Perché fare i voti? Perché raccogliersi in una Congregazione religiosa? Se non c'è questo spirito soprannaturale di sentire la Chiesa, il Papa, i Vescovi, l'autorità religiosa, a che cosa abbiamo ordinato la nostra vita? Vivere di soprannaturale!
Certamente ascoltando le spiegazioni che vengono fatte al mattino nelle meditazioni, lo spirito soprannaturale sarà più nutrito, sviluppato, più profondo.
Due avevano fatto il viaggio assieme e il viaggio era stato lungo varie ore. Alla fine queste due persone, esaminandosi, dicevano fra loro e confessavano: Non abbiamo detto una parola che uscisse dalla fede; abbiamo parlato come parlano i cristiani e i mondani comuni. Allora la vita religiosa non può reggersi. Spirito soprannaturale! Profondità delle tre virtù: fede, speranza, e carità. Vita teologale che è la pratica delle virtù teologali: fede, speranza, carità.
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* 9. Ariccia, 19 maggio 1961. Reg.: A6/an 111a = ac 180a. Il titolo della registrazione è: “Continuazione degli articoli riguardanti il noviziato. Dare una formazione solida”.

1 Nel 1934 don Alberione sceglie una ventina di FSP, le riunisce ad Alba e iniziano il corso sistematico di filosofia e teologia, simile a quello seguito dai chierici (cf G. Boffa, Gli studi e la redazione delle Figlie di San Paolo nel periodo fondazionale (1915-1971). Memorie e Documenti, Casa generalizia, Roma 1990, pp. 73-74.

2 Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana. La sua dottrina mistica è espressa nelle lettere e specialmente nel Dialogo sulla divina Provvidenza. Nel 1939 venne proclamata da Pio XII patrona d'Italia e nel 1970 da Paolo VI.

3 Teresa d'Avila (1515-1582), monaca carmelitana. Favorita da Dio di abbondanti e insigni doni mistici, è maestra di vita spirituale. Alcuni suoi scritti: Il libro della mia vita, Castello interiore, Cammino di perfezione, Fondazioni, sono autentici capolavori. Fu dichiarata dottore della Chiesa nel 1970 da Paolo VI.

4 Cf Sacra Virginitas, nn. 51-53; cf anche SP, 4 [1961] 5, riportato in CISP, p. 781.

5 La voce dice: «costantemente seguita».

6 Fu iniziato a Roma dalla PSSP il 25 gennaio 1957 come agenda e indirizzi delle case della Famiglia Paolina. Ogni giorno riporta: il Santo, le date storiche della Famiglia Paolina, i defunti, un pensiero del Fondatore.

7 Mensile della Famiglia Paolina, fondato ad Alba nel 1918 con il nome “Unione Cooperatori Buona Stampa”.

8 Cf AD 64-65.

9 La frase evangelica, cuore dell'esperienza carismatica (AD 15) è qui chiaramente interpretata in chiave universale.

10 Viola Antonietta (1902-1922). Morì ad Alba il 16 gennaio 1922 dopo cinque mesi dalla sua entrata, lasciando nella comunità esempio di umiltà, semplicità e spirito di sacrificio. Il suo profilo è raccolto nell'opuscolo ciclostilato Fiori recisi. Brevi profili delle aspiranti defunte delle FSP., Roma s.d., pp. 15-18.