Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

23. GLI STUDI*
Articoli: 242-250

Nota su l'esame di coscienza nella Visita

La seconda parte della Visita è ordinata al miglioramento della nostra vita, e perciò in particolare riguarda i propositi. Ma i propositi sono frutto dell'esame, e sono anche frutto del dolore, del pentimento o anche dello stesso ringraziamento al Signore, quando la giornata è passata nella pace e nell'unione col Signore.
Il principale esame della giornata è sempre [quello] della Visita al Santissimo Sacramento. In questo tempo occorre aiutare, avviare le giovani all'esame, a conoscere se stesse, a leggere nella propria coscienza, ad avere una luce che rischiari tutto, e cioè da una parte le grazie ricevute dal Signore e dall'altra la corrispondenza che c'è stata alla grazia.
Per avviare le aspiranti, da principio sarà utile fare un elenco di domande perché sappiano che cosa particolarmente devono esaminare. Si può, in generale, orientare le domande dividendole nei quattro punti, che sono le quattro ruote del carro1 e cioè: l'andamento spirituale, intellettuale-studio, apostolico e poi l'andamento della vita umana; [vedere] come si ricerca il progresso sui quattro punti in generale. In seguito, lasciare qualche minuto di tempo a esaminare il proposito principale, che può essere sopra un difetto da correggere o sopra una virtù da conquistare. Perciò, dopo l'esame generale, l'esame in particolare.
239
Quindi, suggerire il modo per eccitarsi al dolore, suggerire pensieri che servano per l'esame, e non solo, ma anche per il dolore e, di conseguenza, insegnare, suggerire i propositi secondo il bisogno delle persone che attendono in quel momento a fare la Visita. Poi invitarle a far l'accusa, l'accusa di sé a Gesù, come se fossero in confessionale: parlare a Gesù direttamente. E ci saranno i ringraziamenti per la sua bontà e misericordia e gli atti di pentimento per la nostra incorrispondenza. Quindi ascoltino in silenzio la ispirazione che il Signore fa sentire nell'anima, gli inviti, le scosse, i rimorsi, le insistenze perché l'anima si risolva finalmente alla santificazione. Poi prendere l'assoluzione, sapendo che se c'è il dolore perfetto, viene rimesso anche il [peccato] mortale, sebbene rimanga l'obbligo di confessarsene, ma intanto già si riacquista la grazia.
Con il dolore imperfetto viene assolto il peccato veniale. Suggerire allora, particolarmente alle aspiranti, una penitenza o [esse stesse] si scelgano una penitenza per gli sbagli, le mancanze commesse. Quando non ci sono mancanze si può sempre estendere il pentimento e la penitenza a tutta la vita passata. Giova molto suggerire [alle aspiranti] che quando vanno a confessarsi domandino al confessore di estendere come penitenza sacramentale «quidquid boni feceris aut mali sustinueris»: tutto ciò che farai di bene o che dovrai sopportare di male, di penoso che serva per la vita eterna. Quindi la vita resta tutta fruttuosa in quanto serve anche alla penitenza, a cancellare il purgatorio: perciò [dare] il valore di penitenza sacramentale a tutto il bene che si farà nella vita seguente.
240
Studio e vita paolina

Questa sera dobbiamo fermarci sugli studi, dall'articolo 242 all'articolo 250.

Art. 242. Ogni suora opererà tanto più efficacemente nell'apostolato quanto più sarà pia, virtuosa, e possederà una conveniente preparazione tecnica e intellettuale per i diversi uffici e compiti di apostolato. Le Superiore mettano quindi grande cura per conoscere le attitudini morali e intellettuali delle suore e prepararle con corsi di studi indirizzati all'apostolato.

Che cosa significa studio? Significa impegno, cioè «studium scientiae, studium perfectionis»2: l'impegno della santità. Questo studio della scienza, in generale, deve accompagnarci fino alla morte. Tutte, tutti. E cioè voler sempre imparare cose nuove, e particolarmente quelle che si riferiscono all'apostolato, come dice [l'articolo delle Costituzioni]: «prepararle con corsi di studio indirizzati all'apostolato».
Nella vita non possiamo fare le cose, dopo venti anni che si compiono, sempre nello stesso modo senza perfezionarle. Non si può dire: Io tanto non sono studente! Siamo tutti impegnati a imparare. A imparare che cosa? Quello che riguarda l'ascetica, la dottrina cristiana; quello che riguarda la formazione, se tale è l'ufficio che si ha; che si impari a compiere il lavoro tecnico: studiarlo sempre, in maniera che si produca meglio e di più. Imparare ciò che riguarda la formazione umana, civile. Leggere!
241
Chi ha da fare la diffusione, quante cose dovrebbe conoscere! Sì, perché non si può ciecamente dare qualsiasi cosa. La suora non è destinata ad essere soltanto una postina, materialmente considerata; il postino porta le lettere e le consegna al destinatario. Questo lo fa [anche] la suora quando fa la diffusione, ma bisogna che sappia ciò che dà. Il postino dà la lettera e basta, ma la suora deve sapere il contenuto del libro, e perché lo dà, e sempre accompagnarlo con una parola di spiegazione, cioè cosa contiene, a chi serve.
Non si va soltanto a distribuire i bollettini finché non si sia finito il giro... Magari non lo hanno letto e non sanno che cosa ci sia [scritto]. Oppure l'hanno letto perché hanno avuto un po' di tempo, ma hanno guardato solo le notizie, gli avvisi che c'erano, ecc. Questo va anche bene, certamente, ma alle volte si fa così meccanicamente. Se si passa a distribuirlo è meglio che si accompagni sempre la consegna con una parola. Allora, è più facile che coloro che lo ricevono, almeno lo scorrano anche se poi non lo leggono3.
Anche quando si dà il libro, occorre conoscere [il contenuto], ossia far la propaganda razionalmente. La diffusione non è un lavoro che non occupi la mente, il cuore, no, è un lavoro che deve occupare la mente e deve occupare il cuore [che suggeriranno] che cosa si deve dire, con quale carità, con quale buona parola si può accompagnare quello che si dà, ecc. È allora che [la diffusione] si cambia in vero apostolato e non è un ufficio materiale. Il postino non vuol sapere che cosa contiene la lettera, ma noi sì.
242
Disciplina dell'intelligenza

L'istruzione catechistica, l'istruzione liturgica, è sempre da migliorarsi. Non si potrà dopo quindici anni che si recita il rosario, recitarlo ancora come quindici anni prima. Ma non è possibile! Fare la comunione come si faceva quindici anni fa. Bisogna che ci sia uno studio, un approfondimento della comunione, della Messa, specialmente se si ascolta la Messa in forma dialogata. Penetrare il contenuto e che cosa devo riportare usando il Messalino per più anni. Alla fine si è capaci a fare un catechismo; si sa cosa voglia dire Anno liturgico, lo svolgimento, le sue parti; gli insegnamenti da ricavarsi nel ciclo natalizio, nel ciclo quaresimale, nel ciclo della redenzione, e nel ciclo, diciamo, pentecostale, come adesso sovente ci si esprime.
Vi è uno studio da farsi; fosse anche la lavandaia, la sacrestana, la portinaia. La portinaia deve diventare saggia quasi in ogni giorno. Quante cose sono da emendarsi e sono da aggiungersi! È molto diverso fare la portinaia in un modo o in un altro; [fare] il servizio al telefono in un modo o in un altro. Dunque lo studio è necessario per tutti. Utilizzare la prima facoltà che abbiamo: la mente.
243
Art. 243. Una conveniente istruzione e cultura civile, a norma di quanto prescrive l'art. 231, e soprattutto una buona e solida formazione catechistica, ascetica, liturgica, è necessaria per tutte le suore indistintamente.

Bisogna arrivare a conoscere le dimostrazioni dell'esistenza di Dio. D'altra parte dopo un anno e un altro anno [di studio] si può passare a catechismi sempre più difficili, cioè, meglio, più alti.
[Comprendere] l'ascetica: vi sono persone che hanno già un corpo di dottrina ascetica, lo possiedono. Sanno dire una parola buona in qualunque circostanza: a un'anima che è tribolata, a una persona che si trova sulla via degli incipienti oppure sulla via dei progredienti o sulla via dei perfetti. E [sanno dire] quale valore ha la fede, la speranza, la carità; cosa sono le virtù cardinali e cosa importano nella pratica.
Tutte [s'impegnino a] studiare, a leggere quando c'è un po' di tempo. E se i discorsi sono un po' elevati e vi si dà un qualche assecondamento (perché ci sono sempre persone che intavolano discorsi un po' elevati, poi bisogna vedere se le altre assecondano), alla fine lo spirito si eleva: si giudicano le cose sotto un altro [punto di] vista; si vede la provvidenza in tutto; il Signore il quale o dispone o permette gli eventi, oppure lavora l'anima per indirizzarla sulla via della perfezione. [Si] capisce la voce di Dio, la voce dello Spirito Santo.
Io non sono studente. Ma chi non deve occupare la mente che è la prima facoltà? Che cosa ne facciamo di questa testa, di questa ragione che abbiamo? L'animale segue l'istinto, ma noi non dobbiamo seguire l'istinto.
E sempre renderci anche ragione: obbedire sì, ma anche renderci ragione, affinché possiamo compiere la nostra obbedienza con più sapienza. E poi sempre l'abbandono in Dio.
Guardate, ad esempio, quelle sante che non hanno neanche imparato a far la firma, [a scrivere] il loro nome e cognome, e [quelle] madri che non sapevano fare la firma, ma che sapienza nel loro parlare! Che elevatezza di pensieri nelle tribolazioni, nelle varie circostanze della vita, che edificazione! Come le conoscevano le verità principali da cui derivavano tutto! Le verità principali del catechismo sia nella parte dogmatica che nella parte morale che nella parte liturgica! Non adagiarsi così, e [andare] avanti ciecamente, così… Dobbiamo fare gran conto dell'intelligenza. Credo sia la facoltà di cui abbiamo più responsabilità: distrazioni, pensieri sciocchi, discorsi futili che non hanno nessun senso; non si sa neppure portarsi un po' al raccoglimento! E [alcune] come hanno l'abitudine di seguire qualunque sciocchezza che passa per la testa, così quando vanno a pregare e non hanno educato la loro mente a pensare, a riflettere, vanno fino a metà del rosario che non sanno ancora che grazia chiedere, che cosa si medita, se sono i [misteri] dolorosi o i gaudiosi, ecc. Credo che la maggior responsabilità sia sulla facoltà più nobile che l'uomo ha: la ragione. Di questo sono sicuro, non solo per l'esperienza, ma proprio per quello che è scritto in molti libri di ascetica.
244
Amare Dio con tutta la mente

La Mazzarello4, ora canonizzata, non sapeva fare la firma quando don Bosco la prese per metterla a base della Istituzione delle Salesiane, le Figlie di don Bosco. E alla fine dirigeva le professoresse, non perché sapesse insegnar loro il greco o il calcolo sublime, ma perché portava sempre la parola di saggezza, la parola soprannaturale e faceva capire a che cosa serve lo studio, che è servire Dio: il servizio di Dio con la prima facoltà. Il servizio di Dio con le mani è prezioso; [come] il servizio di Dio con il cuore quando i sentimenti nostri sono indirizzati ad amare Iddio e il prossimo; [così pure è prezioso] il servizio di Dio della volontà quando camminiamo nel suo volere, ma il servizio di Dio con la mente è il primo. Quindi: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente» (Mt 22, 37). E quanti lo amano poco con la mente! Quasi niente! Lavorano magari tutto il giorno, ma la mente? Però non bisogna pensare che [dicendo] con la mente si debba sempre avere pensieri ascetici o pensieri di fede. Applicare la mente a fare bene il proprio lavoro, questo è il servizio di Dio con la mente. Se fai bene la minestra, [se] metti l'attenzione a come vanno fatte le cose, se continuerai a fare la cuoca bene, puoi prolungare forse la vita di alcune persone per cinque anni, perché se sono robuste - la vita [di] per sé naturalmente, se non vengono incidenti, dovrebbe durare di più -, certamente daranno gloria a Dio e [si] faranno più meriti per la vita eterna, più apostolato. Abituare a pensare!
245
Mirare al progresso

Ho già detto all'articolo 231 come bisogna che [le suore] abbiano «conveniente istruzione non solo religiosa ma anche civile».

Art. 244. A tutte ugualmente è necessaria la formazione tecnica per l'esercizio pratico dell'apostolato nelle sue diverse parti; occorre quindi che nelle case di formazione e degli studi, vi sia un corso teorico-pratico di apostolato per tutte le aspiranti e le suore.

Imparare bene tutte le parti riguardanti la tecnica: sia compositoria, sia invece la stampa, sia la brossura. Vi sono sempre [tante] maniere di progredire e di far rendere di più le ore. Seguire libri e riviste che riguardano l'apostolato e apprendere e voler migliorare. Vedete, ognuna deve mirare a diventare capo cioè capace di tenere un reparto, capace anche di dirigere la tipografia come proto, oppure un reparto determinato di apostolato tecnico. Mirare ai primi posti utilizzando tutta la mente.
Negli [Statuti degli] Istituti secolari: Gabrielini, Annunziatine, Sacerdoti di Gesù Maestro [Ist. Gesù Sacerdote] c'è l'articolo: «Mirare ai posti più alti». Se sei maestra di quarta o quinta elementare, mira a diventare direttrice didattica: allora avrai, diciamo, un ufficio di superiorità sulle altre maestre e influirai di più sulle maestre, perché, prendendo l'indirizzo dalla loro direttrice didattica, tutta la disciplina e la parte di istruzione e di educazione verrà migliorata.
Arrivare a fare il massimo bene. E io faccio bene questo; e ciò che fai bene, merita lode e ha merito per l'eternità. Ma se vuoi venire a fare un bene ancora più largo…, come se [con] la propaganda ci si rivolge a una persona, o ci si rivolge a cento. Ma ci vuole una preparazione. Non può essere che dopo cinque-dieci anni, si faccia ancora soltanto la propaganda da una casa all'altra casa, quindi capillare. Che cosa si pensa, di che cosa si ragiona vicendevolmente quando si va in propaganda? Certamente: le sante industrie, il modo di presentare i libri5, le invenzioni che si devono fare secondo gli ambienti e le circostanze di tempo, di luogo e di persona... Istruirsi, progredire! La sentono [le suore] questa responsabilità dell'uso santo della mente?
Questo è in generale per tutti, non è vero? Si sia studenti o si sia invece dedicate a un lavoro comune, fosse anche la pulizia della casa, la lavanderia, la portineria, ecc. Dappertutto una può farsi santa. Ma l'uso della mente! Primo santificare la mente: «Con tutta la mente».
246
Studio di base

Poi vi è lo studio comune. Qual è lo studio comune? Lo studio comune - qui parliamo dello studio - riguarda la scuola fino a quel certo punto, a quella certa classe a cui si vuole arrivare e che, date le circostanze di tempo e di luogo, è conveniente ed è necessario che [le suore] possiedano quelle cognizioni. Quindi per l'Italia la terza media va bene per tutte, anche [per] quelle che dovranno rimanere in uffici fuori dell'apostolato propriamente detto. Potranno essere preparate per la libreria, per la fondazione di biblioteche, per la propaganda collettiva, per la propaganda in ambienti un po' più distinti. E nelle altre nazioni [un livello] in proporzione [alla cultura locale]. In sostanza occorre che ci sia un certo livello d'istruzione corrispondente alle necessità di una suora che deve vivere in quella determinata condizione. Anche nella Chiesa vi sono le scuole per i chierici che si prevede potranno occupare nelle diocesi e negli istituti religiosi uffici di responsabilità quanto a insegnamento, ad esempio, e anche quanto a governo e a lavoro nelle curie, nei seminari, ecc. Se invece si tratta di una diocesi dove ci sono cento parrocchie e novanta su cento sono di montagna o paesetti dove la cultura è minore, allora basta minore scienza, e quindi nei seminari si fa imparare più la pratica che non le materie speculative. Così dev'essere tra di voi. Ci vuole un buon criterio. Certamente la superiora che si trova in una nazione può fare la relazione alla Casa generalizia secondo vede le necessità dell'ambiente.
L'istruzione sia tale da mettere la suora nelle condizioni di fare con sicurezza il suo apostolato e sappia, per quanto la riguarda, compiere il suo ufficio.
Naturalmente molte cose che si insegnano non si utilizzano nei vari uffici di apostolato, supponiamo, di tecnica o di propaganda, ma la stessa istruzione dà una certa apertura per tutti i problemi, per le varie difficoltà.
247
Insegnanti e studi superiori

Oltre a questo studio comune, ci deve essere lo studio specializzato.

Art. 246. Si usi molta cura nello scegliere le insegnanti: esse devono eccellere non solo per scienza vera, facilità nel comunicarla e particolare competenza pedagogica; ma anche nella pietà, nell'osservanza e nello spirito religioso, nello zelo e nell'amore per la Congregazione e le sue opere di apostolato.

Non dev'essere un'insegnante che considera solo le cose speculativamente. Mai! «Non scholae sed vitae discimus»: non impariamo per la scuola, ma per la vita e secondo quel che si ha da fare nella vita. E se una ha da fare la maestra, bisogna che faccia gli studi che sono necessari per essere maestra; se un'altra vuol essere medico, dovrà fare gli studi che sono necessari per esercitare la medicina, ecc.

Art. 247. L'insegnamento superiore è diviso in due corsi:
1. Un corso ginnasiale o di cultura generale, che comprende lo studio della letteratura e delle scienze necessarie per la preparazione ad uno studio più approfondito delle scienze filosofiche e teologiche.
2. Un corso di religione che comprende lo studio delle discipline filosofiche, teologiche e pedagogiche, per preparare cioè le suore che hanno le attitudini alla redazione, a norma degli articoli 255-260.

Questo può essere interpretato in varie maniere per la formulazione dei programmi.
L'Istituto ha bisogno di avere le insegnanti delle varie materie: quindi prepararle per fare le scuole; deve avere le maestre delle novizie, e dei vari gruppi; [avere] le suore che possano attendere alla redazione. [Preparare anche] quelle che in generale devono attendere ad uffici che hanno parte, diciamo, di concetto, e per quelle altre occupazioni che riguardano tutta l'amministrazione e il governo della Congregazione. Occorre che ci sia una formazione la quale viene spiegata dopo.

Art. 248. Spetta alla Superiora generale col suo Consiglio, tenendo conto delle attitudini delle suore, scegliere quelle che dovranno compiere tutti o in parte i corsi di studio di cui nell'articolo precedente.

Cioè il corso ginnasiale e di cultura generale, e il corso di religione che comprende lo studio delle discipline filosofiche, teologiche e pedagogiche.
248
Indirizzo degli studi

Art. 249 Le Figlie di San Paolo particolarmente devono curare, sia in estensione che profondità, nel modo e nella forma conveniente alla loro condizione, lo studio delle discipline filosofiche, teologiche e pedagogiche, come parte fondamentale per la buona formazione all'apostolato. Procurino nei loro studi di sentire sempre più intimamente con la Chiesa; aderiscano filialmente alle sue disposizioni e direttive. Coltivino gli studi in modo tale che Gesù Cristo nostro Divino Maestro, che è la Via, la Verità e la Vita6, <sia da noi sempre più intimamente conosciuto e Cristo si formi pienamente nella mente, nella volontà e nel cuore.

Bisogna che proceda insieme la mente, il sentimento e la volontà; perché come non si può avere un braccio più lungo e l'altro più corto, una gamba più lunga e l'altra più corta, così nella parte che riguarda lo studio, elevare la mente e il sentimento e la volontà, tutta la vita, Quando c'è una sproporzione si conclude infine col dire: sarebbe meglio che sapesse meno e avesse un cuore migliore, avesse più buon cuore e più fermezza nelle sue decisioni, nei suoi impegni. Sì, ci vuole sempre la proporzione.
Scegliere quindi in primo luogo figliuole che siano pie e umili e poi che abbiano intelligenza sufficiente, che mettano dedizione in quello che devono fare, che sappiano utilizzare il sapere; perché è una grande responsabilità avere talenti e non usarli per la santificazione e per l'apostolato. Sarebbe meglio allora sapere meno e avere invece un po' più di volontà.
La grande legge è sempre questa: in gioventù prepararsi a quello che si deve fare nella vita. Non abbiamo molto tempo da vivere, non sprechiamolo in cose che non servono, ma approfondiamo e studiamo le cose che servono e che dovremo poi utilizzare nella vita: questo è il fine dello studio.
Si deve esigere di più da chi ha studiato. E si deve esigere più bontà, più docilità, più pietà; che non solo sappiano esporre una tesi di filosofia o di teologia, ma la vivano e la vivano nella pietà. Come si farà bene allora l'adorazione! Utilizzare, per esempio, per la pietà le tesi sul Verbo Incarnato, sulla grazia, sui sacramenti, ecc.
249
La scienza diventi sapienza

250. Le Figlie di San Paolo negli studi curino la parte sostanziale, entrando bene nello spirito della Chiesa e delle Costituzioni; apprendano insieme il modo di utilizzare per la pietà, per la vita, per l'apostolato quanto studiano.

Tutto dev'essere in ordine all'apostolato e dev'essere pastorale. Pedagogia applicata all'apostolato, in sostanza. Quello che si stampa dev'essere conformato allo spirito pastorale, ma questo si farà se durante gli studi e tutta la formazione verrà data in ordine all'apostolato. Devono essere pastorali specialmente i corsi di teologia. Del resto si fa così per ogni ramo del sapere. Agli studenti di medicina si insegna solo quello che riguarda la medicina; così per gli studi giuridici, ecc. Tutto deve poter essere utilizzato; il resto è scoria.
Noi dobbiamo rendere conto a Dio dei talenti ricevuti e delle possibilità che si hanno di imparare. L'Istituto poi è fatto in maniera che si può acquistare tutto il sapere, se uno riflette.
La scienza è un dono di Dio, però il dono di Dio richiede la corrispondenza; il dono di Dio occorre farlo rendere con l'impegno. Quello che si studia non sia solo una scienza, ma divenga sapienza!
Nell'Istituto vi sono tante occasioni per migliorare; si è continuamente a contatto con i libri che possiamo conoscere, un po' dal titolo, un po' dalla prefazione, un po' dall'indice.
250
Preparazione e sostegno a chi opera nel cinema

Vi sono poi le tecniche audiovisive. Le suore destinate a queste tecniche hanno maggior bisogno di essere accompagnate spiritualmente e anche un poco disciplinarmente. Noi siamo sempre più inclinati a fare le cose che costano meno fatica, a cui siamo più addestrati e, quindi più facilmente si accetta il lavoro di libreria, di spedizione, la propaganda del libro o del periodico. Ciò che riguarda la parte cinematografica richiede più sacrificio, ma questo sacrificio si farà volentieri per aiutare le suore e per aiutare l'apostolato stesso. Incoraggiare, sostenere quelle che lavorano nelle agenzie cinematografiche perché hanno un lavoro molto impegnativo: per conoscere la pellicola, per sapere a chi si deve dare, per vedere quali tagli fare, per verificare se la pellicola è riportata in buon stato, per vedere quale [pellicola] preparare per la settimana successiva, ecc. È tutta una preoccupazione. Seguire molto le suore che si occupano del cinema anche se non si avesse in questo settore molta praticità. Interessarsi ugualmente, interrogare, elevare il pensiero con motivi soprannaturali, perché si trovano in più pericoli morali, hanno maggior bisogno di grazia. Nei Ritiri mensili si ascoltino più facilmente, si sciolgano un po' le obiezioni e si veda cosa succede nelle agenzie stesse. Ci sia una grande carità.>
251

* 23. Ariccia, 26 maggio 1961. Reg. A6/an 118a = ac 187b. Registrazione interrotta, manca il commento agli articoli 249-250. Questa parte è stata ripresa dalla prima edizione stampata.

1 Sempre don Alberione insiste che l'itinerario spirituale e formativo tenga presente l'integralità, sintetizzata nelle quattro componenti: pietà, studio, apostolato, povertà (cf AD 100; CVV 50, 108).

2 «Lo studio della scienza, lo studio della perfezione». È una espressione ricorrente in don Alberione (cf DF 14; e cf anche l'istruzione del 1955 alle FSP: “Studium perfectionis”, in Appunti delle Conferenze tenute nella settimana di aggiornamento. Luglio 1955, FSP, Roma 1956, pp. 32-35).

3 Il Fondatore scende a esempi con pensiero piuttosto involuto: «Se si passa a distribuirlo [il bollettino] in un'officina, a distribuirlo tra i parrocchiani perché il parroco ha consegnato alla suora - supponiamo alla suora Pastorella - il bollettino perché alla porta della Chiesa distribuisca in generale agli uomini, alle donne oppure anche alle ragazze perché lo portino in famiglia... Meglio che accompagni sempre la consegna con una parola. Ma si sa, allora, è più facile che coloro che lo ricevono, lo scorrano almeno se poi non lo leggono».

4 Santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), piemontese, fondatrice, con Don Bosco dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l'educazione delle giovani. Canonizzata nel 1951.

5 La voce dice: «le cose».

6 Interruzione della registrazione. La parte che segue è stata ripresa dalla prima edizione a stampa, pp. 220-222 e indicata tra parentesi < >. Sono stati però inseriti i sottotitoli e la numerazione di paragrafo.