35. LA VISITA CANONICA*
Articoli: 425-434
Dovevo aggiungere che la diffusione della Storia Ecclesiastica che è in corso di pubblicazione, detta del Fliche-Martin, francese, è affidata esclusivamente alle Figlie di San Paolo che hanno più relazioni in quegli ambienti a cui è destinata.
Abbiamo da parlare ora della visita canonica. La visita canonica è prescritta, come già detto prima.
Art. 425. La visita canonica è la verifica o indagine che viene fatta dalla legittima Superiora, per sé o per una sua delegata, circa il governo, la disciplina e l'osservanza religiosa, le opere di apostolato, gli studi e lo stato economico delle singole case.
Art. 426. Ogni tre anni la Superiora generale deve fare la visita canonica in tutte le case della Congregazione, personalmente, o se impedita, per mezzo di una visitatrice da lei delegata. In qualche caso particolare, se lo giudica opportuno, può indire altre visite, sia riguardo a tutto l'andamento in generale, sia per qualche affare od opera in particolare.
Quindi la visita ordinaria ogni tre anni, e siccome non è possibile, moltiplicandosi le case, farla sempre personalmente, allora si possono delegare delle persone capaci. Qualche volta è una visita che ha un fine particolare: vi è bisogno di andare soltanto per organizzare l'apostolato, oppure per organizzare lo studio, per vedere l'amministrazione o per altro motivo, specialmente per quel che riguarda lo spirito religioso. Ora le visite vanno considerate sotto due aspetti. Già è stato pubblicato, tempo fa, un San Paolo1 dedicato totalmente a questo argomento, quindi non ci sarebbe altro che da rileggerlo.
La visita canonica può considerarsi come un ufficio preciso dei superiori. Ma vi sono oltre alle visite canoniche, le visite fraterne, le visite materne. Man mano che la Congregazione cresce, si organizzano le visite nella forma canonica, più che [nella forma] materna o fraterna; perché in principio tutte hanno fiducia, confidenza in chi è preposto al governo della Congregazione; poi si arriva ad avere persone che non si sono conosciute perché appartenevano ad altre nazioni o perché, dato il numero, non era possibile avere relazione intima con ognuna. Quindi verranno più facilmente le visite canoniche.
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Come Maria
Quando si fa una visita si deve avere sempre un fine soprannaturale. Ricordiamo il secondo mistero gaudioso: quella è stata una visita modello.
Maria va a visitare santa Elisabetta e si trattiene nella sua casa per tre mesi (cf Lc 1,56). Il movente di quella visita è stato tutto un movente di carità; e la visita canonica è mossa da carità, procede da carità. Visitare, per rinnovare le intimità, la conoscenza non soltanto fisica, ma conoscenza spirituale delle persone, delle suore. Una visita che è mossa da motivi di carità, quindi per trovarsi insieme: 1) pregare assieme; 2) conoscere lo stato delle cose e delle persone; 3) istruire su quello che è necessario istruire; 4) approvare tutto ciò che è già buono e santo lodandolo, e poi drizzando qualcosa che può essere storto e lasciando tutte nella benedizione e nella pace e nel buon volere di fare sempre meglio.
Maria, avendo conosciuto la condizione in cui si trovava Elisabetta, secondo le aveva detto l'angelo, si mosse. E la strada era lunga. Forse adesso sarebbe relativamente breve, ma allora si trattava di attraversare montagne e non c'erano le strade asfaltate, ma sentieri di campagna e anche dei pericoli. Maria non fece queste considerazioni umane: «Abiit in montana cum festinatione» (Lc 1,39), si recò attraverso alla montagna nel paese dove abitava santa Elisabetta «cum festinatione», cioè sollecita, senza fermarsi in parole inutili, senza fare troppe tappe. Ed entrò nella casa di Elisabetta e la salutò. Elisabetta conobbe per rivelazione chi era colei che le faceva visita: la madre di Dio. E allora disse: «A chi mai devo esser riconoscente perché si è degnata di venire a me la madre di Dio?»2 (cf Lc 1,43). Elisabetta conobbe il mistero che si era operato in Maria. E là Maria pronunciò quella preghiera che è modello di orazione e di lode a Dio: «Magnificat anima mea Dominum» (Lc 1,46). Intanto il Battista, il bambino che Elisabetta portava nel seno, rimase santificato. Poi Maria servì Elisabetta in quelle condizioni in cui si trovava. Quando il bambino nacque e dopo otto giorni si venne alla cerimonia della circoncisione, ecco che Zaccaria, che era rimasto muto, riacquistò la parola. Cosicché Maria portò benedizioni in quella casa: Elisabetta [fu] ripiena di Spirito Santo, il Battista fu santificato prima della nascita e Zaccaria ricevette di nuovo la parola, quindi si operò anche in lui un prodigio. E Zaccaria uscì in quel cantico in cui si parla del Battista e della vicina redenzione del mondo (cf Lc 1,68-79). Portò del bene a tutte e tre le sante persone di quella casa. Il secondo mistero gaudioso allora è da dirsi da chi è visitato e da chi visita.
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Lo scopo della visita
I fini sono quelli che ho ricordato. Di nuovo gioire nel rivedersi fra persone che sono sorelle, fra persone che sono tutte legate dai voti e dall'impegno di santificarsi, per incoraggiarsi vicendevolmente e camminare sempre più decisamente nella strada buona intrapresa per mezzo della professione. Portare letizia!
Conoscere le cose e le persone. Ascoltare le persone; vedere sempre i quattro punti, le quattro ruote perché il carro possa camminare: lo spirito, lo studio, l'apostolato, la parte umana, specialmente la parte economica, e anche la salute e tutte le necessità materiali che vi possono essere, onde giudicare di certe spese che si devono fare o di certe economie che si devono realizzare, ecc.
Istruire. Si viene a conoscere quello che già si è fatto nella casa e quello che ancora manca: [quindi] istruire. Può essere che si debba istruire specialmente per il noviziato oppure per cose che riguardano l'apostolato; quello che può importare un progresso nella casa stessa o nella provincia, secondo a chi è diretta la visita. Poi lodare il bene che c'è. Non si va con lo spirito dell'esattore che viene a verificare le fatture se hanno i bolli, ma si va con lo spirito di carità: lodare quello che c'è già di bene e rilevare quel che manca per la perfezione. E chi può essere così orgogliosa da non volere accogliere consigli, esortazioni o anche disposizioni che sono fatte nell'interesse stesso della casa e delle persone? Perciò, essere chiare nell'esporre le cose, perché si aiuti chi deve fare la visita, onde si faccia anche più presto e si guadagni tempo.
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Dialogo libero e fraterno
Vi è un'avvertenza, specialmente all'articolo seguente:
Art. 431. La Superiora che dopo l'indizione della visita, senza il consenso della visitatrice, trasferisse le suddite in altra casa; ed anche tutte le Superiore e suddite che per sé o per mezzo di altri, direttamente o indirettamente, inducessero a tacere o a dissimulare in qualche modo la verità, oppure a non esporla sinceramente, quando la visitatrice interroga; ovvero recassero molestia alle suore per le risposte date alla visitatrice, devono essere dichiarate inabili a coprire uffici riguardanti il governo delle suore e le Superiore devono essere private dell'ufficio che hanno.
Che tutte le suore possano parlare liberamente, e possano dire quel che sentono, anche rilevando i difetti che possono esserci nella casa. E occorre guardarsi dal voler restringere un po' la libertà nel riferire. La libertà di parlare! Altrimenti si annulla lo scopo della visita stessa. Coloro [che agiscono così] diverrebbero inabili a uffici riguardanti il governo, e le Superiore devono essere private dell'ufficio che hanno. Grande libertà! E può essere che riferiscano cose non giuste, ma allora vi è altro modo perché si possa scoprire la verità.
Dopo aver date le ammonizioni, pregare assieme. Pregare assieme perché la casa o la provincia prendano un andamento sempre migliore su un punto o su un altro, e particolarmente riguardo alle vocazioni e la loro formazione. Perciò, «conoscere lo stato delle persone e dell'apostolato, lo stato economico […], suggerire o prescrivere i mezzi migliori per mantenere in vigore la disciplina e l'osservanza religiosa, fare progredire le opere di apostolato e provvedere alle diverse necessità delle persone» (cf art. 428).
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Quando si visita una casa, dopo si lasciano generalmente scritte le cose che si sono rilevate e gli avvisi che vengono dati (cf art. 433). E quando si fa una visita strettamente canonica, la relazione dovrebbe firmarla anche la Superiora della casa e poi comunicarla prima in una esortazione alla comunità, e dopo tenerla nell'archivio (cf art. 434). Quando, supponiamo, dopo un anno, dopo tre anni, la visita viene rinnovata, la visitatrice si porta appresso il documento della visita anteriore, anche se fosse un'altra visitatrice, e ricorda gli inconvenienti che si erano rilevati allora, e anche le cose che erano già fatte bene oppure le necessità che si erano esposte, ecc.
Così c'è una continuità, in maniera che la casa farà come un individuo, che ogni settimana si confessa e cerca di migliorare; ogni anno fa gli Esercizi per correggere e acquistare qualche cosa. È un rivedere la casa; è la casa che fa l'esame di coscienza su se stessa, guidata dalla visitatrice la quale ha degli scopi determinati.
Art. 430. La visitatrice ha il diritto e il dovere di interrogare le religiose secondo che lo giudica necessario o utile; ed è severamente proibito alle Superiore distogliere in qualsiasi modo le suddite dal soddisfare a questo obbligo, o impedire comunque lo scopo della visita.
La Santa Sede è rigorosa e sospende magari subito chi era superiore in un Istituto, in una parrocchia o anche più in su, quando si viene a mancare sopra questo punto.
Art. 433. […]. Se si crederà in qualche caso di dovere, contro la disposizione della visitatrice, ricorrere alla Superiora generale, si può fare; ma eseguendo intanto gli ordini ricevuti dalla visitatrice.
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Procedere nella carità
Allora, dare grande importanza alle visite, tanto generali, quanto alle visite parziali. Può essere che in una nazione ci sia tutto l'apostolato da organizzare; si va, e la suora destinata a questo può fermarsi lì anche dei mesi. Così può essere che ci sia da organizzare una parte dell'apostolato, supponiamo il catechismo, e può essere che ci sia invece, da arrivare in quella nazione, per quello che è necessario per il futuro della Congregazione, ad esempio, la ricerca delle vocazioni e la loro formazione. Tutto deve procedere dalla carità: carità verso il Signore, carità verso l'Istituto, verso le case e le singole province. Non è difficile la cosa, quando c'è la buona volontà in tutti. Il Signore benedirà questo compito che tante volte è proprio ingrato e faticoso. Sì, lo benedirà questo compito.
Ora conchiudendo su questo punto: è necessario che da una parte e dall'altra si stia nei limiti giusti. Non si abbia da una parte l'intenzione o la volontà di trovare, di rilevare assolutamente solo dei difetti. No. Dall'altra parte non si deve avere quasi l'impegno di volere coprire e rendere quasi inutile la visita. Ci vuole moderazione, chiarezza, semplicità e desiderio di perfezione. E allora quanto bene fa la visita, quanta serenità lascia nella casa! Anche se vengono date disposizioni per il trasferimento di persone, tutto si accetti dal volere santo di Dio. A volte si è verificato qualche inconveniente notevole, ma in generale le cose sono procedute santamente e utilmente. Quindi pregare sempre in quel tempo recitando e facendo recitare il secondo mistero gaudioso: la visita di Maria a santa Elisabetta.
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* 35. Ariccia, 1 giugno 1961. Reg.: A6/an 123a = ac 193a. Stampato in SdC, pp. 303-308.
1 G. Alberione, Le visite alle case, in SP, 10-12 [1955] 2-4; RA,11-12 [1955] 2-3, ristampato in CVV 222.
2 Il testo letterale di Lc 1,43 è: «A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?».