28. I NUOVI MEZZI DI APOSTOLATO*
Articoli: 284-298
Ambivalenza delle tecniche audiovisive
Dobbiamo accelerare il passo perché i giorni si abbreviano. Perciò stasera si dovrebbe considerare: prima l'apostolato del cinema, della radio, della televisione; poi la cura della salute, e i suffragi; perciò arrivare all'articolo 3121.
L'apostolato del cinema è sotto un certo aspetto più largo [dell'apostolato della stampa] quanto agli effetti, sia perché il cinema, la radio, la televisione si imprimono più profondamente, più facilmente nell'animo, nel cuore degli spettatori, degli uditori, e poi perché è più largo il numero di coloro che intervengono agli spettacoli con la disposizione di essere come passivi e lasciarsi trascinare dalla pellicola o dalle comunicazioni di radio e di televisione. La disposizione che portano i più, non [è] nel senso di giudicare la pellicola, la comunicazione di radio, la proiezione della televisione, ma i più ne subiscono le impressioni e si lasciano trascinare. Il numero di persone che ascoltano la radio, [che] sono presenti alla televisione oppure intervengono alle proiezioni del cinema, è abbondantissimo.
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L'apostolato del cinema è venuto dopo. Nel 1914-1920 poco si parlava del cinematografo e pochissimo si faceva. È venuto in seguito; invece ha preceduto l'apostolato della stampa. Ma poi, tanto il cinema come la radio e la televisione hanno preso uno sviluppo così ampio per cui arrivano dappertutto sia l'uno, sia l'altro e sia il terzo apostolato. E viceversa purtroppo arriva il male che porta il cinema, che porta la radio e la televisione.
Occorre pensare che questo progresso è un dono di Dio, ma gli uomini sono così facili ad abusare dei doni di Dio, e invece di servirsene per lodare Dio e per avere un vantaggio per la loro anima, adoperano questi mezzi per la rovina delle anime stesse. E questo è doloroso. Quando si hanno ricchezze, quanti ne fanno santo uso e quanti ne abusano per peccare? Quanti hanno la vita, che è il gran dono di Dio, e l'usano in bene, e quanti invece abusano del loro tempo, della loro vita! E si servono della vita presente in che maniera? La vita presente è il gran dono di Dio, ma può usarsi in bene e può usarsi in male; può procurare la vita eterna e può procurare l'eterna dannazione. Sempre così. Davanti a tutto quello che si fa, il Signore ci mette alla prova; in tutte le cose: «abstine» da quello che è male, e «sustine»2 quel che è bene.
E parlando del cinema, della radio e della televisione, astieniti da ciò che è male, e invece frequenta, ascolta, senti, assisti a quello che è bene. E d'altra parte noi diamo a questi tre segni di progresso un valore di apostolato messo nelle mani delle Paoline, dei Paolini.
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Apostolato del cinema
Ora si sta iniziando la preparazione che durerà forse un anno del Paulus3, il quale dovrebbe esser trattato bene e realizzato bene, e portare un notevole vantaggio: 1) per onorare il nostro padre san Paolo; 2) per orientare molti cristiani così da ammirare la grande opera di san Paolo, il quale ha tutto speso, tutto dato a Gesù Cristo ed alle anime; 3) perché serva anche a orientare la vocazione4 di alcune figliuole. Occorre parlarne anche quando si invitano [per il ritiro], perché vi sono figliuole che conoscono bene che cosa sia e il cinema e la radio e la televisione.
Dipende molto da nazione a nazione, ma [vi sono] persone che assistono a queste proiezioni, a queste trasmissioni, ecc. [che] possono essere sensibili al male o al bene che producono secondo come vengono usati questi mezzi audiovisivi, tecnici. Ed è più difficile passare a questi altri apostolati, perché passare al cinema, alla radio, alla televisione è più difficile. Agli inizi le cose sono sempre più difficili, incerte; richiedono più fatica, e si va incontro a delusioni. Allora siamo sempre inclinati a fare le cose più facili, un po' anche per oziosità, per non essere disturbati nel modo di concepire la nostra vita. Oh, non facciamoci un nidino comodo nella vita! Sentiamo l'apostolato!
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Art. 285. Poiché il cinema esercita un'influenza larghissima sia nel promuovere il bene, come nell'insinuare il male, le Figlie di San Paolo usano questo mezzo di efficacissimo apostolato per la salute delle anime e il bene della stessa società civile.
Art. 286. I films editi a cura della Congregazione non solo devono tendere ad evitare il male, ma soprattutto, con la loro meravigliosa efficacia, devono ispirare negli animi degli spettatori i retti principi della legge naturale ed evangelica, ed incitare realmente alla virtù.
Art. 287. Bisogna perciò lavorare a produrre e diffondere films che, sebbene destinati a procurare anche un onesto sollievo dell'animo e del corpo, siano tuttavia sempre conformi a sagge norme, ed eccitino gli spettatori ad una vita retta e ad una educazione degna di questo nome. Soprattutto poi le Figlie di San Paolo devono produrre films che di proposito presentano la dottrina cattolica; al riguardo si osservi, fatti i dovuti riferimenti, quanto è stato detto negli art. 255-261 per la redazione.
I films sono di due sorta (gli articoli 286 e 287 pressappoco lo spiegano), e cioè vi è il film il quale solo reca sollievo senza recare del male, e vi è il film che fa un bene positivo. Dove si può, è meglio dare quella pellicola che porta anche un bene positivo. Quello che è stato detto per la redazione, la tecnica, la divulgazione, la propaganda, congrua congruis referendo5, vale anche per il cinema, la radio e la televisione. Tutti e tre questi apostolati hanno la parte di redazione, la parte tecnica e divulgativa, la propaganda; perciò hanno tanto in comune; e ciò che è detto di un apostolato viene anche, almeno in maniera larga, riferito agli altri.
Art. 288. Poiché l'apostolato nostro si estende a tutti gli uomini di qualsiasi ordine e condizione, non solo bisogna produrre e diffondere films per sale parrocchiali o associazioni cattoliche, ma anche e specialmente quelli che si richiedono per sale pubbliche in genere.
Possibilmente si operi anche per le sale pubbliche, non soltanto per le associazioni cattoliche e le parrocchie.
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Si può valersi dell'opera degli altri? Generalmente si può avvalersi dell'opera altrui, ma siano persone di buon spirito che assecondino, interpretino il pensiero della Congregazione, e siano ben capaci tanto riguardo alla parte artistica, come anche istruiti nella dottrina cristiana.
Art. 292. Ogni film deve avere due revisioni o censure: quella della Congregazione e quella della competente Autorità ecclesiastica.
Art. 293. La revisione da parte della Congregazione, oltre che al contenuto dottrinale, riguarda la presentazione tecnica del film, la sua utilità pratica, la convenienza dell'edizione stessa, avuto riguardo allo spirito della Congregazione e alle circostanze di tempo, di luogo e di persone.
Art. 294. La distribuzione delle pellicole viene fatta direttamente dalle case della Congregazione, sia alle sale parrocchiali e associazioni cattoliche in genere, sia alle altre sale pubbliche o private.
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In generale destinare [all'apostolato] del cinema suore ben formate, robuste di spirito e di molta pietà, e prudenti sempre. E queste suore abbiano sempre l'aiuto di chi guida la casa dove lavorano, sia per la scelta delle pellicole, sia per la distribuzione e per le trattative di noleggio, ecc. Siamo ancora molto bambine in questo e abbiamo bisogno tanto di preghiera. Sì! cinema ridotto, proprio ridotto: siamo ancora ridotti nell'attività.
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Apostolato della radio e televisione
Art. 295. Le Figlie di San Paolo, secondo il loro fine speciale, come mezzo per la diffusione della dottrina cattolica devono usare anche la radio e la televisione.
E questo man mano che le circostanze, di luogo, di tempo e di persone [lo] permettono. In Italia la radio è tutta statale, così la televisione. In altre nazioni, invece, è lasciata alla libera iniziativa privata. Ognuno farà quello che è possibile secondo la nazione dove esercita il suo apostolato.
Art. 296. Trattandosi di un ministero per la salute delle anime, nell'apostolato della radio e della televisione si avrà cura che i programmi trattino, direttamente o indirettamente, argomenti riguardanti la religione, ossia fede, morale, culto. Fatti i dovuti riferimenti, in questo apostolato si applicano i principi stabiliti per la redazione negli art. 255-261.
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Nota sull'arte in funzione pastorale
Bisogna dire che, oggi anche l'arte ha una certa evoluzione, ma non bisogna guardare l'arte che serve per dieci anni, perché l'arte fa un po' come la moda. Vedete come le signore cambiano facilmente la moda! E qualcosa di simile [avviene] nell'arte. Non chiudere mai gli occhi e l'udito al nuovo, ma vedere se è innestato sul vecchio, cioè sui principi, sulla tradizione della Chiesa.
Vedere sempre se è innestato sui fondamenti che abbiamo appreso nell'istruzione cristiana, e se sappiamo dominare, e cioè giudicare, quel che è buono e quel che non è buono.
Chiese che vengono costruite ora - porto quest'esempio per spiegarmi - seguono l'arte che varrà per dieci, per vent'anni. Di lì a dieci anni, trent'anni, diranno: Come sono stati strani quei costruttori! Invece vi è un'arte che è aggiornata, ma è fondata sempre sopra l'antico6. [Tiene presente] quello che è il funzionamento della chiesa, del tempio di Dio: «domus Dei et porta coeli» (cf Gen 28,17). Ha due caratteristiche la chiesa, non è una casa comune: «domus Dei», casa di Dio, porta del cielo per i fedeli; quindi deve avere carattere pastorale. Così è di tutto.
«Nova et vetera» (cf Mt 13,52), dice il Vangelo, cose nuove e cose vecchie, sì, ma il vecchio sempre accompagni il nuovo come spirito, come base; e il nuovo serva a presentarlo alla gente di oggi. Dal 1580 le chiese sono diventate più pastorali7 e un certo progresso si è sempre notato. Ultimamente questo progresso è stato anche più rapido, ma non è che tutti abbiano seguito lo spirito pastorale.
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Per il Vangelo i mezzi più celeri
Art. 297. Perché si possa conseguire sempre più perfettamente il fine della Congregazione, le Superiore ricordino che, secondo il precetto del nostro Padre San Paolo, la parola di Dio non è prigioniera; e che il progresso umano fornisce mezzi sempre più perfetti ed efficaci che non si devono inconsideratamente respingere, né accettare con leggerezza. Del resto l'esame e il giudizio sulla utilità e convenienza dei mezzi spetta alla Superiora generale col suo Consiglio, salvo sempre il giudizio della Sede Apostolica.
Art. 298. Considerate poi le particolari difficoltà inerenti all'apostolato delle edizioni, la Superiora generale, almeno nelle cose più importanti, chieda anche il consiglio del Superiore generale della Pia Società San Paolo, procurando poi che nell'apostolato si proceda in comune accordo. Quanto dovesse essere stabilito al riguardo, lo tratti direttamente col Superiore generale stesso o con un suo delegato, salvo sempre il diritto comune e le Costituzioni.
Si capisce qui lo spirito della Congregazione? «Nova et vetera»! Cioè noi dobbiamo dare il Vangelo, il catechismo; dobbiamo dare quello che salva le anime, e darlo con i mezzi che il progresso fornisce. E se oggi i mezzi sono stampa, cinema, radio e televisione, domani possono essere altri, più celeri ancora. La Congregazione non è attaccata al libro, non si lega lì. Certo, il libro, sotto una certa forma, resisterà ai secoli, sia formato in una maniera [o in un'altra]; come erano una volta i libri presso gli ebrei, e come sono adesso; il libro resterà, ma noi non siamo attaccati a una forma.
Siamo attaccati alla Parola di Dio, al Vangelo, al catechismo, alla Chiesa. E poi se vengono più i dischi che non il libro, prenderete i dischi. E se, in certi luoghi coi bambini o anche con la gente meno istruita, le filmine fanno un lavoro più spiccio che non il testo del catechismo, cioè il libro del catechismo, perché magari non sanno leggere - in certi luoghi, c'è ancora il novanta per cento di analfabeti - prendete le filmine. [Le filmine] le vedono con gli occhi, vedono le figure delle filmine anche coloro che sono sordi, quindi basta loro l'occhio.
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* 28. Ariccia, 29 maggio 1961. Reg.: A6/an 120b = ac 190a. Il titolo della registrazione è: “Apostolato del cinema”.
1 Essendo i temi così distinti, si sono costituiti due capitoli, seguendo il criterio della prima edizione a stampa.
2 «Astieniti… fa'…».
3 Il progetto del film su san Paolo, per il quale già si erano preparate le sceneggiature, non giunge in porto. Ma non viene meno l'interesse per i films biblici. Si produrranno infatti alcuni films, come: I Patriarchi, Saul e Davide, I grandi condottieri, Il Figlio dell'uomo (cf Don E. Cordero, Apostolato del cinema, quaderno di spiritualità, n. 7, SSP, Roma 1983, p. 18-23).
4 In qualche modo, don Alberione ha presente l'iniziativa vocazionale avviata per i ragazzi nel 1960 e che vorrebbe estesa forse anche alle donne. Scrive don E. Cordero: «Avevamo avviato un vocazionario per la San Paolo Film. Ne fu maestro don Foconetti; i ragazzi facevano i turni lavorando nello stabilimento in tutti i settori. Facemmo anche costruire un piano sopra lo stabilimento che servì come abitazione e studio per i ragazzi (una quindicina). Il Primo Maestro veniva spesso a trovare quei ragazzi […]. Fece fare loro la vestizione, ne accettò la professione» (cf Don E. Cordero, Apostolato del cinema…, p. 21).
5 “Fatti i necessari cambiamenti e riferimenti”.
6 Segue i concetti che aveva già sviluppato in Appunti di teologia pastorale, ed. cit. EP, Alba 1960, p. 306-307.
7 Fa riferimento al Concilio di Trento, iniziato ufficialmente nel 1545 e chiuso nel 1563.