Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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27. AMBITI DELL'APOSTOLATO PAOLINO
Articoli: 272-283*

Ampiezza

Se noi fossimo mandati a una città, ad un ospedale, a una scuola o occupazioni simili, noi avremmo un raggio di azione molto ristretto relativamente alla missione che invece al Signore è piaciuto affidarci. [Siamo] mandati al mondo intiero e con un apostolato il quale riassume tutti gli apostolati, perché nelle nostre pubblicazioni dobbiamo lavorare per tutti gli apostolati, quindi apparteniamo e partecipiamo a tutti. Dobbiamo parlare della scuola, del problema scolastico; dobbiamo parlare della questione operaia: quest'anno è il settantesimo anniversario della Rerum novarum1; dobbiamo parlare delle missioni; dobbiamo parlare della beneficenza, degli ospedali; dobbiamo parlare del riposo festivo, di tutti i doveri cristiani e di tutte le iniziative buone, per tutte sostenerle, e tutto il male che c'è da combattere, tutto combatterlo. Perciò è il Vangelo che per mezzo dell'apostolato si riflette nella nostra missione e si applica a tutte le necessità, a tutte le categorie di persone e a tutte le attività. Quindi abbiamo da camminare con molta fede e con molta umiltà perché non è possibile che noi esauriamo il nostro apostolato, perché questo apostolato ha solo i confini del mondo e ha solo il confine del numero degli uomini che ci sono sulla terra, numero stragrande, ma sempre definito, limitato.
Ecco allora ciò che già si considerava l'altro giorno e cioè che l'apostolato vostro ha la sua parte principale nella propaganda. La redazione e la tecnica sono necessarie, tuttavia quel che più importa è la diffusione. Con un catechismo ben scritto si può arrivare a quante anime? A quante si arriva con la propaganda, perché poi vi è solamente da moltiplicare le copie. Per la redazione sono bastate poche persone, e per la tecnica bastano anche relativamente poche persone, ma la propaganda è indefinita: quanto più largamente è possibile.
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Varie forme di apostolato

Utilizzare la sofferenza, avendo l'Istituto persone che sono sofferenti o per pene interne o per pene esteriori. Tutte le sofferenti mettano a servizio di Dio, mettano e offrano le loro sofferenze in unione con il sacrificio dell'altare, sacrificio che ha il suo centro nella consecrazione: in unione con Gesù vittima le nostre piccole sofferenze. Piccola vittima2 non vuol dire che si debbano chiedere le malattie; si deve, anzi, chiedere la vita e la salute perché il primo apostolato impegnativo è quello del secondo articolo delle Costituzioni. Voi non avete propriamente l'apostolato della sofferenza. In primo luogo [vi è] l'apostolato della vita interiore che è per tutti; quello della sofferenza è per chi è più provato nella vita. Poi c'è l'apostolato della preghiera, questo è per tutti; si rivolge pure a tutti ed è necessario da parte di tutti l'apostolato del buon esempio; in seguito viene l'apostolato delle edizioni. I quattro primi apostolati sono per tutti; l'apostolato della parola, l'apostolato delle edizioni, invece, sono per le persone che hanno questa particolare vocazione.
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Gerarchia delle edizioni

La gerarchia delle edizioni qual è? La gerarchia delle edizioni credo sia già stata rilevata abbastanza.
1) Il catechismo: [è] la cosa principale. Catechismo che non vuol dire solamente quello che si fa alla prima elementare o [in] preparazione alla prima comunione e cresima, oppure che si esaurisce nella quinta elementare o nella sesta o nell'ottava o nella [scuola] media. Un catechismo per ogni classe c'è, in primo luogo è con domande e risposte, poi verrà anche il catechismo a modo di esposizione, che serve per l'età in cui già si arriva a ragionare di più, cioè si abitua il giovane a chiedere spiegazioni di questa o di quella verità; quindi l'insegnamento agli universitari; e poi il catechismo per adulti. Dobbiamo in qualche maniera con la stampa e con gli altri mezzi tecnici sostituire, almeno in parte, ciò che sta avvenendo: [si] abbandonano i Vespri della sera, la funzione serale per cui non si ascolta più la spiegazione del catechismo prescritta dal Concilio di Trento nelle parrocchie. Allora con qualche mezzo dobbiamo intervenire.
2) La Scrittura e la Tradizione. Quando si entra in una nuova nazione, il catechismo è la prima cosa; per stabilirsi poi ed avere influenza larga: Vita Pastorale e il periodico dei Cooperatori3. Vita pastorale per arrivare in primo luogo a coloro che nella nazione hanno più contatto con le popolazioni: i parroci; poi il Cooperatore Paolino, il quale può essere più o meno frequente secondo le possibilità e secondo gli ambienti.
[3)] Tra le pubblicazioni utilissimi sono sempre i bollettini parrocchiali, perché sono quelli che accompagnano l'opera del parroco e la sostituiscono in qualche maniera per ciò che [i fedeli] non hanno sentito in chiesa; inoltre il bollettino parrocchiale arriva alle famiglie e permette che si trattino cose particolari. Anche se in una nazione non fosse ancora possibile l'apostolato nella parte tecnica, tuttavia l'iniziativa dei bollettini parrocchiali può essere avviata.
Prima del 1914, quando si è aperta la prima casa minima, già avevamo circa trecentomila copie di bollettini parrocchiali che facevamo stampare da altre tipografie4. [Essi] fanno un gran bene! È una iniziativa molto importante.
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La tecnica

Prendere dall'articolo 272 al 283. Bisognerà leggere questo molto attentamente.
L'apostolato richiede mezzi tecnici adatti. Siccome sono adoperati per il Vangelo e per le cose sacre essi divengono mezzi sacri come il pulpito e più del pulpito, perché il pulpito non moltiplica la parola del parroco, ma la macchina moltiplica la parola dello scrittore, dell'autore. Sono quindi sacri. Dal loro uso e dalla loro perfezione si potranno ricavare frutti più copiosi. Ho già detto che siano tra i migliori, secondo la possibilità.
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La propaganda

Art. 272. Affinché l'apostolato delle edizioni consegua il suo fine e acquisti stabilità, si deve dare molta importanza alla propaganda.
Art. 273. Perché la Parola di Dio possa arrivare alle anime in conveniente quantità e frequenza, le edizioni si possono diffondere in vari modi, ad esempio l'inserzione sui giornali, con il catalogo, con centri di diffusione o librerie, con la propaganda alle famiglie, con esposizioni, servendosi anche, secondo la convenienza, dell'opera dei cooperatori.
Art. 274. Speciali necessità di apostolato e circostanze di tempo e di luogo possono richiedere iniziative diverse, particolarmente adatte ed efficaci per una maggiore penetrazione e diffusione della dottrina cattolica nel popolo. Molto utile può essere l'organizzazione di «giornate» o «settimane della buona stampa», e anche in particolare del «Vangelo», del «Catechismo», ecc., non solo a carattere parrocchiale, ma anche diocesano, o regionale.

E possiamo anche dire: «giornate mariane», «giornate vocazionarie», ecc.

Art. 275. È vietato l'acquisto e la rivendita di edizioni sotto forma commerciale. Tuttavia se la direzione o proprietà appartenessero all'Ordinario o ad altre Autorità della Chiesa, se si trattasse della diffusione di edizioni a mezzo di cambio con opere proprie, ovvero di servizio da rendersi al popolo ed al clero, escluso ogni fine lucrativo, la Pia Società Figlie di San Paolo può occuparsene come di propria opera di zelo.

Ho già spiegato che cosa voglia dire commercio. Se si aprisse una libreria in cui si comprano tutti i libri e si diffondono soltanto i libri che sono comprati e che non sono di propria edizione, alla fine è un commercio e cioè: senza mutare la cosa, senza perfezionarla, dopo averla comprata a minor prezzo, si cerca di venderla a maggior prezzo per un utile. Vi sono librerie non nostre che fanno vero commercio, ancorché siano tenute da persone [buone]5.
In primo luogo perciò, la diffusione delle nostre edizioni. Tanto più questo [commercio] riguarda gli oggetti religiosi. Tuttavia man mano che le suore Pie Discepole si sviluppano e possono produrre, allora, siccome è sempre produzione della Famiglia Paolina, si può da loro acquistare e quindi diffondere senza pericolo di avere l'accusa di commercianti. Si può anche fare il cambio di edizioni tra editori ed editori, purché cattolici ed abbiano una produzione sana.
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E si possono anche tenere libri di altre editrici? Sì, quando si tratta di rendere un servizio al popolo e al clero, escluso ogni fine lucrativo, tuttavia il servizio dev'essere ricompensato.
Nelle vetrine l'esposizione dei libri dev'essere fatta in modo che, predominanti siano i libri editi dalla Famiglia Paolina.
Quando poi viene chiesto il libro di altra casa editrice, questo si tiene sotto il banco, pronto per chi lo richiedesse. In generale però nelle nazioni in cui l'apostolato è già molto sviluppato, almeno notevolmente sviluppato, come in Italia, si deve anche avere questa attenzione: sebbene il libro di altra editrice sia un libro sano, tuttavia far propaganda all'editore il quale forse stampa anche cosacce oltre quel libro che è sano, diffonderlo in quel senso è come fargli propaganda. Come se si dicesse: quel tale parla bene, ecc., in maniera che questa espressione fa come propaganda, e potrebbe portare la curiosità di sentirlo. Tuttavia, anche in Italia la percentuale di libri che si sono diffusi, messa in confronto tra quelli editi dalla Famiglia Paolina e quelli acquistati da altri, è nota alle suore che sono interessate per questo.
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Conoscere le nostre edizioni

Vi è ancora un certo rilievo da fare. Conoscere i nostri libri, le edizioni nostre è cosa che giova moltissimo. Certamente che conoscere tremila seicento titoli è una fatica grande; ma se questo si facesse gradatamente, allora poco a poco tutte le suore che sono addette alla propaganda, con minor fatica riuscirebbero ad averne una conoscenza se non ottima, almeno sufficiente.
Ho domandato in una casa: Quali discorsi fate in ricreazione, a tavola, fra di voi? Di che cosa parlate?. I nostri discorsi - mi hanno risposto - sono sempre di apostolato e tuttavia siamo liete, scherziamo assai e la nostra conversazione porta a scambiarci tante idee, suggerire modi e mezzi di diffusione e nello stesso tempo venire a conoscenza di titoli che stanno uscendo o che sono usciti.
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Pensando al futuro

Ci mancano due cose che sarebbe utile venissero studiate in questi giorni: 1) come formarci i collaboratori e le collaboratrici nella diffusione; 2) quali occupazioni, sempre di apostolato, possono fare le propagandiste già stanche del loro lavoro molto meritorio che hanno fatto. Questi due problemi desidererei che fossero trattati e poi mi si desse un po' di resoconto; perché sono due problemi molto interessanti e sentiti da parecchie parti e che desiderano una risposta. Me lo darete scritto, almeno per mercoledì o giovedì. Questi due compiti, compiti di scuola, è una cosa di molta importanza6.
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Le librerie

Art. 277. I centri di diffusione o librerie devono per numero e per luogo essere stabiliti in modo che l'accesso sia facile per i fedeli, ed il servizio alle famiglie sia sollecito e conforme alla vita religiosa.

E cioè la libreria non disturbi la vita riservata delle suore, perché esse devono riservare una parte della casa alla clausura.

Art. 278. Le Superiore provvedano che a questi centri di diffusione:
1. Siano destinate suore anziane di professione, provate e di perfetta osservanza.

Quanto ad anziane si verrà poco per volta. Dicono: è un difetto che si corregge tutti i giorni.

2. Si osservi in essi un orario compatibile con la vita religiosa.

E cioè, prima di aprire la libreria, prima di andare in propaganda [le suore] abbiano già fatto le pratiche di pietà del mattino, possibilmente anche una parte della Visita. Dipende poi anche dalle stagioni questo, quando il sole leva prima o dopo. La Visita dopo cena, generalmente, no; meglio essere sollecite al mattino.

3. Le suore non restino sole nelle librerie, ma abbiano almeno una fanciulla assieme7.
4. Il parlare sia moderato, il comportamento raccolto.
5. Le indicazioni per gli estranei e la stessa disposizione interna dei mobili e delle edizioni, e particolarmente le immagini sacre e il Vangelo esposti, anche esternamente significhino trattarsi di un centro sacro di diffusione della dottrina cristiana, non di negozio.

E neppure di parlatorio, neppure di parlatorio! Brevi, sempre rispettose, riguardose con tutti, ma non è il posto delle confidenze, né della direzione spirituale, tanto meno di discorsi non adatti al luogo. Considerare la libreria luogo sacro; dare questa impressione anche agli altri: non si parla forte, non si sta a negoziare al modo di chi va a comprare la frutta in un negozio, tirando il prezzo, ecc.; sempre però servizievoli. E poi la precisione nella contabilità, sia per quello che si riceve e sia per quello che si diffonde.

Art. 279. Occorre che le suore destinate a tale ufficio abbiano il sussidio di queste due tutele: l'occhio caritatevole e vigile della Congregazione, e il richiamo continuo delle persone che accedono.

Sì, perché queste persone guardano e hanno gli occhi addosso e sanno anche un po' scrutare, e dobbiamo dare loro buon esempio.
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Spirito e criteri per la propaganda capillare

Art. 280. Poiché l'apostolato della stampa si prefigge di risanare e migliorare non solo la società in generale, ma anche la famiglia e gli individui, le Figlie di San Paolo si assumono il compito, per esse quanto ma arduo e delicato, di recarsi nelle famiglie per diffondere la buona stampa.
Art. 281. Per la propaganda alle famiglie, si osservino con diligenza le regole della prudenza e si usino le cautele necessarie per allontanare ogni pericolo e rendere l'apostolato sempre più efficace.
Art. 282. In generale valgono i seguenti criteri:
1. Le suore siano sempre a due a due, né mai si separino; e almeno una sia di età matura.
2. Dovendo rimanere fuori della casa più giorni, si assicurino una ospitalità conveniente e incensurabile.
3. Compiano fedelmente le pratiche di pietà.

E stando un certo tempo assieme o per la giornata oppure perché si fa la propaganda lontane da casa, staranno forse assenti da casa una settimana, un mese e in qualche luogo, eccezionalmente, anche due mesi…, occorre che si edifichino l'una con l'altra. E quando sono in propaganda per un tempo così notevole, in primo luogo occorre che siano assicurate bene le pratiche di pietà anche un po' abbondantemente. Quando poi ritornano a casa, ci sia quel ristoro spirituale che è necessario, quindi un tempo sufficiente per il ristoro spirituale oltre che corporale.

4. Sempre e dappertutto siano semplici, delicate nel tratto, e svelte; e risplendano per la modestia, l'umiltà, la pulizia.
5. Non frequentino luoghi non convenienti […].
6. Osservino le cautele che al riguardo avranno prescritto il Capitolo generale, oppure la Superiora generale col suo Consiglio.
Art. 283. La propaganda alle famiglie ha lo scopo di far pervenire al popolo le verità principali della dottrina cattolica. Perciò ad ogni famiglia, anche se nulla vuole accettare delle edizioni che si presentano, venga offerto gratuitamente un foglio di indole morale e religiosa.

E quindi portare almeno un foglio, il quale sia adatto, convenientemente scritto per lasciarlo ovunque, anche a chi non accetta il libro.
Vere missionarie! La Congregazione e quindi le singole maestre avranno per le propagandiste una particolare attenzione, un particolare affetto e non soltanto riguardo il riposo necessario e la salute, ma anche per quello che riguarda il loro spirito: illuminarle affinché [la propaganda] divenga sempre più razionale, più intelligente.
Sarebbe utile che nella serata si leggesse tutto quello che riguarda anche la salute e cioè dall'articolo 299 all'articolo 312.
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Collaborazione, progresso e testimonianza

Poco a poco bisogna formarsi delle collaboratrici in tante maniere. Uno dei modi è certamente quello di formare le biblioteche parrocchiali perché allora si fa arrivare la buona parola anche con altri mezzi8.
Ad esempio: per la raccolta degli abbonamenti forse si potranno avere delle collaboratrici. Quando già gli abbonamenti sono stati fatti una volta, si tratterà solamente di rinnovarli e quindi si troverà più aiuto.
E certamente la propaganda importa maggior sacrificio, ma si pensi ai maggiori meriti che vengono fatti da ognuna che compie questo lavoro: «Beati i passi di chi porta la pace, di chi porta il bene, di chi porta il Vangelo» (cf Rm 10,15). Gli angeli li contano questi passi. Al giudizio di Dio, [le suore] sapranno quanti passi hanno fatto e tutto avrà il suo premio. Le postine di Dio, le postine della Chiesa! Rinvigorire o richiamare di nuovo le beatitudini di chi fa la diffusione, la propaganda, che erano già state scritte tempo fa9.
Ma certamente non sta tutto qui, in quello che si è detto, occorre essere inventive, inventive sia per i mezzi di propaganda, sia per la conoscenza del libro o del periodico che si diffonde, sia anche per la conoscenza delle persone, delle famiglie a cui ci si dirige. Vi è sempre però da notare che ci vuole molta prudenza per non contrarre troppe relazioni inutili, di perditempo, pettegolezzi o anche [relazioni] pericolose. Tuttavia una buona, una santa parola se la si dice può arrivare al fondo di un'anima e può essere un raggio di luce. E chissà quando, forse farà il frutto, ma qualche frutto lo farà, non fosse altro che suscitare un rimorso, la pena di non essere sulla buona strada.
Questo esempio che danno le propagandiste è proprio l'apostolato del buon esempio; è il «bonus odor Christi»10 (2Cor 2,15), portato dappertutto dove si va, non soltanto nella propaganda, ma [anche] nella libreria, perché non resta disgiunto dall'apostolato dell'edizione, della stampa. L'apostolato del buon esempio, cioè la modestia, un santo raccoglimento, una santa letizia, ecc., è una propaganda di santi esempi, di virtù. Non solo alla famiglia che si visita, ma a tutti coloro che si incontrano per la strada.
Avete cantato prima della lezione una strofa dell'inno a san Paolo. Camminatrici di Dio! Camminatore di Dio san Paolo! Ecco, queste suore imitano più strettamente il loro padre san Paolo.
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* 27. Ariccia, 29 maggio 1961. Reg. A6/an 120a = ac 189b. Il titolo della registrazione è: “Propaganda razionale e soprannaturale”.

1 Cf Istruzione 17, nota 2.

2 Richiama l'“Offertorio paolino”, denominato antecedentemente: “Per chi ha sete di anime” (cf Istruzione 25, nota 3).

3 Principio che il Fondatore ribadiva di frequente (cf SP, 1 [1953] 2).

4 L'iniziativa dei Bollettini era già ben avviata al momento della fondazione della PSSP, ma necessitava di unificazione (cf C. A. Martini, Le Figlie di San Paolo,. ed. cit., p. 75).

5 La dizione non formula bene il pensiero e non lo conclude: «ancorché siano tenute da persone... che le tengono tuttavia e pensano di fare....». Si è quindi aggiunto l'aggettivo «buone».

6 I due temi vengono ripresi dal Fondatore negli ultimi giorni degli Esercizi e commentati (cf Istruzioni 38, 39). Purtroppo il testo di questi «compiti scritti» delle suore non ci è pervenuto, anche se furono realmente eseguiti.

7 La dizione specifica a, forma di inciso: «cioè un'aspirante».

8 Cf SP, 5 [1961] 1-4: “Un anno per le biblioteche”, riportato in CISP, p. 891-899.

9 Sono “Le beatitudini delle propagandiste”, scritte per il Natale 1946 (cf CVV 118; Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. cit., p. 231).

10 «Il profumo di Cristo».