Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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40. I PERIODICI*

Nota sui cooperatori

Avete fatto pure le relazioni per il reclutamento dei cooperatori. I cooperatori in primo luogo sono coloro che pregano e offrono sofferenze per il buon risultato della vita religiosa e dell'apostolato. Avete scritto:
«1) Interessare le delegate stampa parrocchiali e diocesane dell'Azione Cattolica o della Legio Mariae, quando si tratta di collaborazione, specialmente nella stampa.
2) Nelle scuole statali avvicinare le bibliotecarie, le insegnanti, le universitarie.
3) Negli Istituti [parlare con] le presidi e le insegnanti.
4) Avvicinare le persone influenti nelle aziende, fabbriche, ospedali, uffici, ecc.
5) Interessare le Dame di San Vincenzo, le assistenti sociali, le direttrici di colonie pontificie o dell'ONARMO: [Opera Nazionale Assistenza Religiosa Morale Operai], i responsabili dei centri di cultura e simili.
6) Interessare i portieri, gli edicolanti, i cartolibrai.
7) Curare i bibliotecari di tutte le biblioteche civili e parrocchiali.
8) Specialmente, nella propaganda individuale, cercare persone che amano le letture e ne comprendono il problema.
9) [Individuare cooperatori] tra gli iscritti ai corsi biblici, alla Società biblica, al centro Ut unum sint.
10) Tra le giovani che si coltivano [individuare] probabili vocazioni».
Questi vari punti potrete anche inserirli nella circolare interna1 affinché arrivino a conoscenza di tutti, e dopo si possono anche considerare con maggior calma. E ciascuna potrà prendere quello che fa per il caso suo.
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I PERIODICI

Penso che stasera possa riassumere una delle lezioni fatta ai nostri sacerdoti per l'anno pastorale, riguardante i periodici2.
Nella pubblicazione dei periodici occorre sempre, prima di iniziare vedere: 1) Quale fine, quale scopo si ha nell'iniziare un periodico, una rivista, ecc.; a chi si rivolge e che cosa si vuol dire perché sia veramente utile. 2) Quali sono i mezzi di cui si può disporre e quali difficoltà si prevedono. 3) Vedere quale sarà la redazione, la tecnica, la propaganda e l'amministrazione, onde farsi veramente un programma ragionevole e considerare particolarmente le persone di cui possiamo servirci. Certamente la direzione appartiene sempre alle persone nostre, cioè Paolini o Paoline.
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La religione: contenuto prioritario del periodico

In primo luogo, la redazione. Dico in breve perché altrimenti occorrerebbe troppo tempo. Il problema che tocca tutti gli uomini è quello religioso. Questo è il problema massimo che può avere l'umanità. Anche se si nega Dio e l'anima stessa, e l'anima nostra spirituale viene ridotta a una attività meccanica, materiale, in fondo non si può [mai] spegnere la voce della coscienza. E allora, per quanto lo si voglia dimenticare, sempre viene a galla; non è possibile, parlando in generale, che questo problema non affiori, particolarmente nei momenti di riflessione, nel momento del dolore, ecc.
Perciò, chiunque voglia fare un periodico che interessi, tocchi sempre la religione, in qualche maniera o per combatterla o invece per sostenerla; per illustrare qualche punto particolare, oppure per diffondere la conoscenza delle verità religiose, della morale religiosa e del culto che si deve a Dio. Escluso il problema religioso, si esclude subito una gran parte dei probabili lettori. E quanto più il problema religioso è toccato a fondo, cioè quando si arriva a suscitare la reazione in un cuore, in un'anima, tanto più allora sarà cercato. Ognuno sente che lì vi è qualcosa che lo interessa, lo interessa vivamente e non soltanto per la vita presente ma [anche] per la vita futura; non soltanto individualmente ma anche socialmente.
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Utilità

In secondo luogo il periodico dev'essere utile. Possiamo, alle, volte quasi imporlo con insistenze; il periodico può essere che lo si mandi come saggio, però è sempre l'utile che lo fa cercare. Pensiamo a qualunque merce che si voglia trovare, acquistare: si va a cercare dove sta questa merce, e si spendono i denari perché si pensa che sia vantaggioso acquistare quella merce, e giovi di più che avere il denaro in tasca. Se il periodico vuol farsi strada da sé, senza insistenze, generalmente bisogna dire: il periodico è amato quando mandano spontaneamente gli abbonamenti. Allora facciamo in maniera che sia utile.
Può essere utile in tanti modi, per tante vie. Prima per l'istruzione; poi perché il lettore cerca un periodico di arte. Può essere utile per un commerciante, per l'agricoltore, per la donna di casa, per la cucina ad esempio; può essere utile per gli uomini di affari; per il contadino, per l'operaio, e può essere utile per la politica o per altri motivi. Ma bisogna che sia utile, che si renda utile. Può prevalere un interesse o un altro, ma che sia utile. Può essere che interessi la parte scientifica e può essere che interessi la parte religiosa; e può essere che interessi una parte materiale soprattutto; può essere che sia utile per gli insegnanti, per il medico, per il legale, ecc. Bisogna che sia utile.
Occorre ricordare questo: il periodico può essere utile sotto un solo aspetto. Supponiamo che ci sia una rivista di filosofia; la rivista di filosofia interessa quel settore di lettori, settore un po' ristretto in generale, ma se la rivista è ben fatta, si potrà farla pagare a un prezzo piuttosto elevato, perché la rivista dev'essere attiva (non può essere passiva!) e siccome interessa ed è utile veramente ai filosofi e agli insegnanti di filosofia, ecc. allora sono disposti ad acquistarla anche a caro prezzo.
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Ma in generale si può dire così, fatta poi eccezione di casi particolari: se il periodico tratta un argomento, interessa un settore di lettori; se il periodico tratta due argomenti, interessa due settori; se ne tratta trenta, quaranta, allora, ecco, i settori si moltiplicano e saranno assai di più le persone che lo cercheranno, perché vogliono ciò che è utile.
In generale, perciò, articoli brevi e moltiplicati. Quando c'è un articolo lungo, perché la rivista è riservata a categorie speciali, allora può essere anche molto lungo, [perché] interessa tutto; ma in generale non si legge: si vuole subito esposto quel che si cerca. E lo si vede subito; e basta che sia presentato un articolo lungo, se non interessa particolarmente, sarà raramente letto. E se gli argomenti sono tanti, ecco saranno tanti i lettori. Moltiplicare gli argomenti. Allora bisogna che si moltiplichino i redattori e ciascuno abbia una sua parte da trattare, da esporre. Il segreto di molti periodici, specialmente fuori d'Italia, sta appunto lì. In una colonna ci sono tre-quattro articoli, tutti articoletti, ma dicono subito quello che intendono esporre, e su cui vogliono comunicare una convinzione, una notizia, ecc. Quando interessa pochi, ha pochi lettori.
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I destinatari

In terzo luogo, il redattore paolino si trova in una condizione speciale. In che senso? Egli è un predicatore, non con la parola, ma con la carta, con la pellicola. Il predicatore deve sempre fare due cose, ed in proporzione [anche] lo scrittore, e cioè [domandarsi]: Chi ho davanti a me? A chi mi rivolgo? Consideri davanti a sé i lettori o quelli che spera lo saranno un giorno. Consideri davanti a sé quel pubblico, o meglio, quel gruppo di fedeli a cui vuole arrivare.
Considerare le anime loro; questo dopo la comunione, e nella Visita. Non solo Gesù è via per me, ma è via per i miei lettori, è via per quelli a cui voglio rivolgermi, a cui voglio inculcare qualcosa. Gesù è verità; non basta che [tu] faccia la lettura spirituale per te. Tu hai un ufficio di redazione e che verità vuoi comunicare? Domandare la grazia dell'aumento di fede per noi e poi di comunicarla al lettore o al gruppo di persone a cui si vuole arrivare; e se si prega, si prega per tutti i lettori, e si prega per avere la grazia di intenderne i bisogni, di trovare le vie per arrivare a quei cuori. Che la penna sia adoperata santamente: «Innocens manibus et mundo corde» (Sal 24,4)3, cuore mondo, cuore che ama, intenzione retta di fare veramente del bene. E allora i lettori si portano tutti nel cuore alla comunione, e si portano tutti nel cuore quando si fa la Visita a Gesù Maestro. Si dice al Maestro che egli ci dia la grazia di insegnare come egli insegnava, e disponga i cuori a ricevere quello che vogliamo comunicare per la loro vita temporale, e questo serve di contorno, e per la vita spirituale che è la sostanza. Quindi sempre due cose.
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In principio della predica o dell'articolo, il can. Chiesa ci faceva scrivere: A chi vuoi rivolgerti? Chi sono i tuoi uditori, i tuoi lettori? Che cosa vuoi dare in questa predica o in questo articolo?
Di lui abbiamo tanti articoli, un numero sterminato, ma come [sono] sempre chiari, tanto quando si rivolgeva ai contadini e spiegava l'Unione Popolare, come quando si rivolgeva al clero scrivendo, per esempio, nel Perfice munus4, rivista per il clero, e nella rivista che riguardava l'atto di fede ai tempi del modernismo5, ecc.
Sempre ben scritto: A chi mi rivolgo? Altro è il bambino e altro è l'uomo anziano; altro sono i contadini e altro sono i commercianti, gli uomini d'affari, quelli che si occupano dell'insegnamento, ecc.
Che cosa voglio dare in questo giorno, in quest'articolo, in questa mia predica? Tutto è scritto nei suoi quaderni, tutto. E faceva annotazioni di ogni scuola che teneva, per cui si preparava al mattino alle cinque, prima di andare in chiesa, generalmente, dopo la meditazione. Ci sono dodicimila pagine scritte di cui abbiamo ancora i manoscritti, oltre i libri che ha scritto; per i libri che ha scritto invece sono stati distrutti i manoscritti dopo [la stampa]. E i libri scritti sono centodue.
A chi voglio parlare? Che cosa voglio dire di vantaggioso, di utile? Considerando i lettori diceva: quali necessità e quali aspirazioni essi hanno? Non scrivere mai con vedute aprioristiche: fatichereste invano e non aumentereste i lettori.
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Compiti del direttore

Allora nel periodico occorre considerare: 1) la Direzione unita alla Redazione; 2) la parte tecnica; 3) la parte divulgativa, cioè la diffusione; 4) l'amministrazione.
Che cosa deve possedere il direttore e, subordinatamente, il redattore? [Sia] dotato di istruzione religiosa; di amore alle anime; di conoscenza dei loro bisogni. Abbia inoltre spirito di sacrificio, diligenza nello scegliere i collaboratori, assegnando a ciascuno un compito.
Qual è l'ufficio [del direttore]? Il direttore dà l'indirizzo al periodico; lo comunica ai collaboratori, ai redattori e poi ai lettori stessi, perché sappiano che cosa potranno trovare in quel periodico, e perciò giudicheranno se sceglierlo o meno. Il direttore riservi a sé l'articolo di fondo, di indirizzo, riassumendo per lo più il periodo che è passato, sarà [ad esempio] la settimana, e poi mandando uno sprazzo di luce su quello che deve essere la settimana o il mese seguente, secondo la periodicità. Allora il lettore è ben indirizzato. Tutto questo con parole brevi e chiare, in generale.
Il direttore rivede tutta la materia, la rilegge e vede se è conforme al fine, allo scopo che si è proposto, a quel vuol dare ai lettori, altrimenti cestinerà. Poi deve anche far passare tutta la materia di illustrazione e anche di reclame; distribuirla quindi secondo una norma generale. Il direttore non si limita all'ufficio della direzione e della redazione; deve seguire tutto, anche la tecnica, la diffusione, l'amministrazione, tutto.
Allora, come farà? Distribuirà la materia in generale, ma sorveglierà tutto. Non che debba far tutto, ma deve vedere tutto, e deve dare ordine per tutto, perché chi fa ad esempio la reclame del libro, chi diffonde il periodico è il direttore; e cioè, se lui dà quello che è utile e cura che sia dato in maniera conveniente, quella è la prima propaganda.
La volontà bisogna che sia spontanea, in sostanza, il desiderio di acquistare, di abbonarsi a quel periodico venga dall'interesse perché lo [si] trova utile.
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E allora [il direttore] dà anche l'indirizzo tecnico per far risultare, ogni settimana, supponiamo, che si tratta di un periodico settimanale, oppure far risultare un fatto importante succeduto: i titoli ben messi, i caratteri ben scelti; [dà] il posto a quello che è principale, e il posto a quello che è secondario, ecc.; e poi, si capisce, [segue] tutto quel che riguarda la stampa, l'inchiostrazione, i colori e, tutto quel che è la tecnica in sostanza.
Sorveglia la diffusione, si rende conto dei mezzi che ha in mano per la diffusione. E se si accorge che alla fine dell'anno, facendo l'esame, gli abbonamenti spontanei sono di più, saprà regolarsi per l'anno prossimo: come scrivere, come dare; e se vedrà che sono meno, dirà: Qui bisogna che io faccia il mio esame e corregga quello che è mancato.
Si potrà insistere sulla divulgazione con tanti mezzi, ma è sempre il direttore che fa la propaganda maggiore; come è lo scrittore che decide il buono o cattivo esito di una pubblicazione, di un libro, è lui, se dà cose utili e le dà bene, rivolgendosi a quel gruppo più o meno largo di probabili lettori a cui vuole arrivare.
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Bisogna poi che segua l'amministrazione. Quando non si segue l'amministrazione, si va incontro a dei disastri. Il direttore deve vedere di quanto può disporre, e se alla fine dell'anno può pagare con le sue entrate; altrimenti il periodico può essere in prova per qualche tempo, ma non può essere una prova lunga, perché si andrebbe incontro a molti inconvenienti. Bisogna che [il direttore] si renda lui persuaso e sicuro della vitalità della sua pubblicazione. Così [è] di una casa: quando si ordina da una parte e dall'altra si deve pagare, è un disastro. Ma noi non abbiamo tutti la borsa. Ci saranno sul registro le entrate e le uscite; ci saranno le due colonne e non è che uno non abbia il senso del ragionamento; tutti devono averlo.
Il parroco fa il conto di quanto può spendere, e di quanto ha di introito; così il vescovo per la sua amministrazione; così la Santa Sede e il Papa. Prima di dar l'aumento [di stipendio] agli impiegati vaticani, ha aspettato un anno e mezzo perché voleva andare a fondo della questione; vedere quanto c'era di entrate e quanto importava di spesa il Concilio Ecumenico che voleva fare. E allora ha messo in moto vari mezzi e varie persone con a capo un amministratore speciale, [costituendo] una specie di segretariato.
In tutto bisogna essere presenti, in tutto. Non caricarsi di particolari, ma dominare la situazione. Diciamo una cosa che può servire: quando una sera il vescovo di Alba mi ha chiamato per dirmi che prendessi la Gazzetta [d'Alba]6, era carica di debiti. E allora si è pensato un po' a tutto; in un anno i debiti sono stati coperti, e gli abbonati da milleduecento sono andati a diecimila.
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Bisogna che ci rendiamo conto; che abbiamo proprio una visione larga delle cose. Tutto bisogna vedere; mettere in moto tutti i mezzi che la divina Provvidenza ci presenta. Questo è il punto centrale per un periodico. E non può avvenire quello che avviene in certe grandi iniziative e società, già fondate da molto tempo e [che] hanno quindi il direttore, il vicedirettore, il capotecnico, il capo della redazione, il capo della propaganda, il capo dell'amministrazione e poi sotto di loro una quantità di impiegati e di operai. Questo non è apostolato, non è apostolato; loro fanno un mestiere, fanno un'industria, e fanno anche un commercio sotto altro aspetto, in generale.
L'apostolo è sempre vivo ed operante; vuol vedere la reazione del lettore e ha una corrispondenza frequente con questo, in maniera che si stabilisce un colloquio fra lettore e direttore. Non che debba vedere tutte le lettere, ma deve rendersi conto di quello che in sostanza i lettori dicono, di quello che i lettori chiedono; e vedere sempre: in conclusione, il periodico è vitale?
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Il periodico paolino, mezzo di apostolato

In generale, poi, ogni periodico deve avere sempre la parte di verità, di via e di vita. Si chiami o si pensi in un modo molto largo, ma dev'essere questo: deve comprendere la via, la verità e la vita. Sotto molte formule, e cioè in molti argomenti, ma occorre che questo ci sia, perché noi non siamo affatto dei commercianti o degli industriali, noi siamo degli apostoli! Fissarselo bene in mente. Allora sarà molto più facile riuscire, notando anche: c'era stata una scuola intera su questo punto7. Oggi si ama più vedere che leggere; quindi le illustrazioni hanno la loro parte. Il titolo dell'articolo dica subito tutto, perché il lettore non sia obbligato a leggerlo. Dica subito tutto in poche parole. Si eccettuano in generale le riviste scientifiche sopra questo punto, tuttavia molte volte anche le riviste scientifiche, possono curare questo: oltre il titolo generale ci siano dei sottotitoli che rendono più facile la lettura e la conoscenza di quello che è trattato.
Soprattutto ci vuole preghiera. Vedete che ora dobbiamo metterci bene in mente: apostolato, apostolato! Nel complesso la Famiglia Paolina deve fare l'apostolato.
Ci sono tante parti nell'apostolato, e ognuno contribuirà nella maniera che può. [Ci sia] però una direzione la quale non fa tutto, anzi fa poco, ma entra dappertutto e tutto si muove sotto il suo comando: il suo cuore è pieno di amor di Dio, è pieno di amore alle anime e opera in queste direzioni. Sia lodato Gesù Cristo.
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* 40. Ariccia, 4 giugno 1961. Reg.: A6/an 125a = ac 195b. Stampato in SdC, pp. 354-361.

1 Questi punti, attualmente, non si sono riscontrati su nessuna circolare interna.

2 In vari punti si avverte che segue un testo scritto, perché dal tono di voce si sente che legge. Il testo scritto nella sua estensione non è stato reperito, ma le idee di fondo sono quelle già accennate in: G. Alberione, L'Apostolato dell'Edizione, Roma 2000, nn. 291-298.

3 «Chi ha mani innocenti e cuore puro».

4 L'Enciclopedia Cattolica, così riporta: «Rivista mensile e poi quindicinale, di vita pratica per il Clero, iniziata a Torino nel 1926 dall'editore Roberto Berruti, con la direzione di esperti teologi, canonisti, liturgisti […]. Con il 1951 la P.M. esce in tre parti: I. Formazione e attività sacerdotale; II. Medicina morale; III. Sussidi per l'azione pastorale» (IX, col. 1175).

5 Da una ricerca effettuata da don Antonio da Silva risulta che il can. Chiesa scriveva sulla rivista dal titolo Periodico di cultura religiosa anticonformista (1907-1909). I suoi articoli avevano il titolo: Armonia della fede. Non sappiamo se don Alberione intenda riferirsi a questa.

6 Settimanale della Diocesi di Alba, fondato nel 1882 dal vescovo mons. Lorenzo Pampirio (1836-1904). Il 12 settembre 1913 il vescovo mons. Giuseppe Francesco Re (1848-1933) ne affida la direzione a Don Giacomo Alberione. La Gazzetta d'Alba è tuttora proprietà della Società San Paolo, gestito come servizio alla Diocesi.

7 Con probabilità si rifà alle scuole di apostolato; tuttavia, è fondamentale per la distinzione tra apostolato e commercio l'articolo di F. Muzzarelli, più volte usato nelle scuole interne: Il nostro apostolato, in SP, 2 [1951] 2-8. È preceduto da un testo del Fondatore dal titolo: Camminare nella nostra via (p. 1).