Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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41. LA POTENZA DELLA DONNA NELL'APOSTOLATO*

L'esempio di Maria

La prima donna: Eva, madre dei viventi; la seconda donna: Maria, madre dei redenti. La redenzione è incominciata con il sì di Maria: «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum»1 (Lc 1,38). E la redenzione continua ad applicarsi per Maria, mediatrice e distributrice della grazia: verità che risulta dal Vangelo e da tutta la tradizione; verità che tanti attendono che venga definita2.
Due donne, due grandi donne: una che è diventata colei che ha portato la morte, prima ancora di portare la vita, cioè figliuoli, e Maria.
È sempre così: al principio di ogni bene e al principio di ogni male sta la donna, come tanti scrittori e la storia confermano.
È necessario allora che noi pensiamo quale contributo può venire dalla donna alla Chiesa, all'umanità. È per questo che non si è pensata la Famiglia Paolina, il Signore non l'ha voluta composta solamente di uomini, ma l'ha voluta composta anche di donne.
Maria è la grande donna, così come la chiamava Gesù: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19,26); la grande donna, quella che l'Apocalisse ci descrive, sebbene, quanto a figura, vi siano diverse interpretazioni, ma in fondo queste, approfondendole, convergono in una.
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Incidenza della donna

La donna può essere la rovina dell'uomo, come lo è stata; e può essere la salvezza dell'uomo, come è stata. Dalla donna dipende tanto l'andamento e la vita delle nazioni, delle famiglie, delle comunità, cioè degli Istituti. Però, perché la donna possa portare un grande bene all'umanità, occorre sempre che viva secondo la sua natura, secondo il Vangelo; in sostanza, secondo Maria.
Per questo le suore. In Italia [vi] sono 44.000 sacerdoti diocesani e circa 15.000 quasi 16.000 sacerdoti religiosi, in sostanza 60.000 sacerdoti. Ma le suore sono 160.000. Grande il numero delle suore, ad esempio, negli Stati Uniti relativamente al numero dei sacerdoti; grande il numero di suore nelle missioni, negli ospedali, in tutte le opere caritative. Oggi poi, si aggiungono quelle che, pur non avendo vita comune, né abito comune, esercitano un apostolato e vivono la consacrazione a Dio.
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La donna nel progetto di Dio

La donna non è forte in se stessa: è chiamata il sesso debole. La donna non ha in primo luogo la direzione: poiché fu da Dio assoggettata all'uomo, anche nella famiglia. È chiaro dalla sacra Scrittura. La donna non eccelle in primo luogo per la fortezza, l'ampiezza del ragionamento, del sapere, in generale; ma la donna ha una forza che sta nella sua debolezza, debolezza che la porta a pregare; e allora ciò che manca a lei, [le] viene dato da Dio. Alle volte, quindi, piega gli uomini più ostinati e li domina.
E li domina tante volte anche nel male; ma quante volte nel bene! Allora, quando domina l'uomo nel bene, è veramente «faciamus ei adjutorium simile sibi» (cf Gen 2,18): facciamo all'uomo un aiuto, diamogli un aiuto. Ad Adamo mancava dunque qualche cosa, aveva bisogno di aiuto: «simile sibi», anch'essa di natura umana, composta cioè di anima e di corpo, ma aiuto3. Aiuto particolarmente riguardo alle cose dello spirito, a ciò che riguarda la pietà, che riguarda il cuore, il sentimento. E può essere aiuto che trascina al male, come è stata la sua influenza verso Adamo. E nei bassifondi sociali si deve riconoscere che lì c'è l'azione della donna.
La donna è aiuto spirituale, perché sa elevare lo spirito, sa ricordare il cielo, sa ricordare Dio, il destino dell'umanità, il destino dell'uomo; sa orientare l'uomo verso sentimenti belli.
La donna buona diviene la regina della casa. La donna buona diviene in una comunità, in una parrocchia, un grande aiuto. Così nella Chiesa di Dio.
I circa mille Istituti religiosi [femminili] che sono nella Chiesa, oggi sono aumentati anche con [il sorgere] degli Istituti femminili secolari. E queste persone entrano così, un po' in tutti gli ambienti e hanno una loro influenza più o meno diretta. Quante persone devono la loro salvezza alla donna! Quanti fratelli sono aiutati dalla sorella, forse maggiore; e quante volte in una casa, anche se viene a mancare il marito, il capo di casa, la donna sa guidare la famiglia, cioè i bambini, più che se rimanesse solo l'uomo, perché ha delle sante industrie e ha in sé, nelle sue mani il potere grande della preghiera. La preghiera è onnipotente presso Dio!
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Questo ci porta a considerare il vostro grande potere, potere spirituale, diretto, potere di apostolato. E questo non è che dobbiate riconoscerlo come vostro: è Dio che creandoci ha dato a ciascuno la sua missione e ha fornito ciascuno dei doni e delle grazie adatti per la propria missione.
La donna diviene forte per l'aiuto di Dio. Tanto sarete operose, efficaci nell'apostolato, quanto sarete fedeli alla pietà. Ecco tutto! La pietà [è] l'anima dell'apostolato; e un apostolato che non ha anima è morto, non contribuisce né alla vita di chi lo fa, né alla vita [di colui] al quale è rivolto. L'apostolato dovete riconoscerlo tutto da Dio: Dio che vi ha mandate, Dio che vi dà le grazie. L'apostolato può essere persuasivo, efficace, fruttuoso secondo che dipende da Dio.
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La donna apostola

Che cosa potete dare alla Chiesa? È un grande errore che oggi valga la scienza. La scienza è cosa fredda; bisogna che la scienza sia associata alla sapienza. E cioè, non solamente conoscere e ragionare scientificamente, ma avere il dono della sapienza, il dono dello Spirito Santo, il quale porta l'anima alla scienza stessa. Di conseguenza, sempre tutto da Dio: è lui che ispira. Cosa potete dare? Dio, la sua Parola. Quanto siete potenti quando citate una frase del Vangelo, la massima autorità! Chi può opporsi a Dio? Allora quel che si legge nel Salmo: «Per mezzo della tua parola, io sono più sapiente dei tuoi nemici, più sapiente degli anziani» (cf Sal 119, 98.100), dei vecchi che hanno studiato o che hanno esperienza, e più sapiente di tutti i nemici della Chiesa. Quindi quando si porta la parola di Dio e la parola vostra è sempre accompagnata, avvalorata dalla frase scritturale, dalla parola di Dio, chi può opporsi [a voi]?
Inoltre, l'amabilità con cui potete presentare la vostra parola, la vostra redazione, il vostro articolo, potrà avvalorare quanto date e farlo bene accettare4.
D'altra parte, la donna è anche «devoto femineo sexu», «pro devoto femineo sexu»5: e allora avendo questa relazione con Dio, non solo si ha la sua parola, ma si ha ancora la sua grazia. Sì, diverrete potenti nella misura che scrivete soprannaturalmente, che le pellicole danno un insegnamento non solo naturale, ma anche soprannaturale, secondo i casi e a tempo debito, si capisce. Tutto quel che dite sia soprannaturale: conferenze, catechismi o azione.
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La donna! Vi sono nazioni, adesso, del tutto insufficienti di clero. Se l'Italia con 60.000.000 [di abitanti] ha circa 60.000 preti; il Brasile con 60.000.000 abbondanti di abitanti ha 8.500 preti, di cui solo 2.000 nazionali, gli altri sono tutti venuti dall'estero, specialmente dall'Europa. E allora, se in Italia c'è un sacerdote per mille abitanti, là quanti abitanti rispetto a ogni sacerdote? Bisogna dividere 60.000 per 8.000: un risultato del tutto insufficiente! Ricordo il Brasile, ma ci sono altre nazioni che hanno un sacerdote ogni 16.000 abitanti6. Il numero delle persone è esorbitante; e si capisce come ci sia tanta ignoranza religiosa, come gli avversari avanzino in tante nazioni: si chiamino protestanti, eretici o si chiamino comunisti o portino un altro nome.
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La Paolina

Allora, ecco la donna, ecco le suore a supplire. Catechismo, catechismo si chiede adesso alla suora; l'azione catechistica. E voi volete farla. Santificare l'azione, la redazione, la divulgazione della Bibbia, la divulgazione, in sostanza, di tutta la parola di Dio7.
Voi dovete fare i vostri periodici. Qualche aiuto dall'esterno si chiede; se è necessario una corrispondenza da un altro luogo, certo, anche una persona civile può darvela, un buon cattolico, ma lo spirito... Lo Spirito, che è da Dio, attraversa la religiosa, e viene a sfogarsi, cioè viene a operare con la penna. Discese lo Spirito Santo sopra la Vergine e sopra gli Apostoli «et coeperunt loqui: cominciarono a parlare» (At 2,4). Quando avete ben pregato, siete di spirito soprannaturale, allora, ecco la parola. Nel Cenacolo sono radunati gli undici Apostoli con Maria, «fratribus et mulieribus» e discese lo Spirito Santo «et coeperunt loqui».
Alle volte bisogna dire che la donna è più abbondantemente ciarliera, parolaia, ma lo dico in senso buono, perché è riconosciuto che, tra i mezzi con cui così celermente si è diffuso il Vangelo nei primi tempi, è proprio notata la donna che faceva conoscere Gesù, la sua vita, la sua dottrina, i misteri della grazia, la redenzione e tutto quello che è il messaggio della salvezza. La donna tanto ha fatto! San Paolo nelle sue Epistole, tra i sessanta circa [collaboratori] che nomina, vi è un certo numero di donne. Attribuisce a loro tanto aiuto, tanto conforto, aiuto in tante forme.
Ma quello che è necessario intendere [è] questo: tutto dipende da Dio, tutto deve attraversare l'anima della suora e tutto poi deve mostrarsi. «Et coeperunt loqui». Ed è chiaro: gli undici, Maria in secondo luogo, i fratelli e le sorelle, cioè «cum mulieribus» (At 1,14). Tutti presenti. E cioè gli Atti degli Apostoli dicono di tutti che hanno cominciato a parlare.
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Ecco, adesso ritorniamo qui: prima però la pietà. In primo luogo santificarci, santificarvi! Lavorare spiritualmente, intensamente. Il compito maggiore, il lavoro maggiore [è] attorno all'anima per aumentare lo spirito di fede: altrimenti non uscirà mai dalla penna una parola di Dio e una parola di pietà, una parola che porti alla fede. E come potrebbe uscire dalla penna una parola che porti la pace, l'amore tra gli uomini se non ci fosse nel cuore?
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Lo studio poi della donna è ben diverso dallo studio dell'uomo. È molto diverso. Si comprendono ora certe tendenze che non sono sempre le più sagge: lo studio che si fa fuori, in generale, è come mandare i figli in un collegio, ma se potessero avere tutto l'insegnamento in famiglia... Il collegio supplisce in qualche maniera la famiglia, ma non vale la famiglia, perché il collegio, parliamo di collegi civili, non hanno l'anima, cioè non hanno l'amore fraterno, non hanno lo spirito che può avere un padre, una buona madre di famiglia.
Quindi lo studio paolino va fatto paolinamente. Tanto tempo per la parte teorica, altrettanto tempo per la parte pratica. Fate come fanno negli Stati Uniti e in altre nazioni, meglio di noi, meglio che nelle nostre scuole. Sono quattro anni di teologia? Si può dire che metà del tempo: due e due sono per la parte pratica. Dicono sempre: A noi basta sapere cosa ci dice la Chiesa. E quello vogliamo dare. Dobbiamo in sostanza essere i canali: «Io ho dato quel che ho appreso da Gesù» (cf 1Cor 11,23). Il canale è il ministro di Dio, e [anche] la suora che vuole insegnare a mezzo del libro, della pellicola, ecc.
Allora, tanto di ore per la parte dottrinale e tante ore per la parte pratica. E la dottrina in ordine e in funzione della parte pratica, cioè pastorale; quindi la forza che viene dal conoscere la dottrina della Chiesa, la parola di Dio quando si è ben meditata.
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Fare e dare in primo luogo il posto alla pietà. Si dà in tutte le case il primo posto alla pietà? La pietà, il progresso spirituale è il primo pensiero della giornata? Ogni settimana una buona maestra fa il piano di propaganda, di apostolato per la settimana ventura; fa come un esame preventivo per la comunità in ordine all'apostolato; ma al mattino noi dobbiamo organizzare la nostra giornata in primo luogo per il lavoro spirituale. È quello il primo pensiero? È quello a cui più si tende? È questo per cui si è più diligenti a curarne l'osservanza? Si insegna a pregare meglio?
Vi sono anime che avvicinandosi la professione o prima o ultima specialmente, dico prima e ultima, [si preparano] con tanta delicatezza, con tanta buona volontà, con tanto spirito che lasciano prevedere una vita esemplare, una vita elevata, spiritualmente elevata, un apostolato efficace, un contributo grande alla comunità, alla Congregazione; ma se poi questo [fervore] non è sempre alimentato, rifornito...
Vedete: quando si sale, ci si affatica a salire la montagna, ma nel discendere ci vuol poco. Se [si] sentono discorsi che sono alieni dalla vita religiosa, magari solamente notizie, discussioni che non conferiscono allo spirito, se si sente solamente parlare di apostolato… Bisogna che in primo luogo [le suore] sentano la pietà, il lavoro spirituale, la preghiera, [abbiano] interesse per tutto quello che sono le pratiche [di pietà], le letture spirituali, le Visite, gli argomenti della meditazione, ecc. Occorre che ci sia quest'alimentazione continua, anima dell'apostolato.
La pietà, la virtù è l'anima dell'apostolato. Se dunque non c'è questa, è un apostolato morto. Che efficacia ha un libraio il quale tanto dà il Vangelo quanto darebbe un libro di eretici? Per lui è indifferente, non ha nessuna preoccupazione dell'apostolato. Ma la suora, che sente e studia quello che è adatto proprio a quella famiglia, a quell'anima, allora, sì: questo è vero apostolato8!
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Perciò accompagnare le giovani perché crescano nello spirito. Qualche volta sembrerebbe anche che si tralasci qualche cosa che secondo noi sarebbe più urgente: non [ci] si perde mai quando si lavora per lo spirito, ma si può perdere ogni cosa quando si tralascia il lavoro spirituale. Non si perderà solamente l'andamento buono della suora, ma si perderà forse, o almeno si può arrivare anche alla perdita della vocazione. E nel mondo che vita faranno poi, prive delle grazie di cui il Signore le aveva fornite? Certamente è molto più difficile che viva bene una suora che ha saltato il fosso, ha saltato la cinta; è molto più difficile che viva bene da buona cristiana, che non un'altra donna non chiamata alla vita religiosa9. Perché? Perché la prima ha perduto le grazie che aveva e non è sicura di acquistare le grazie che dovrebbe ora possedere per vivere una vita onesta, cristiana.
Allora, sempre mettere al primo posto la pietà perché lì è la forza. Letture sante! Cosa importa a noi un autore o un altro che viene citato in un articolo? Qualche volta [serve solo] a confermare. Il nostro maestro di eloquenza ci diceva: Ma che cosa fate? Potete citare Gesù Cristo e citate Leopardi10. Ma che cosa ha detto Gesù Cristo? E volete preferirgli Leopardi? Parlate come si deve parlare dal pulpito. E il vostro pulpito è il periodico. Sempre così.
Bisogna però dire: ognuno dà ciò che ha. Il vino viene dalla botte e la botte dà ciò che ha. Qual è il vino che contiene?
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La conclusione perciò dev'essere: mettere sempre al primo posto la pietà: la meditazione, l'esame di coscienza, la Messa ben ascoltata (anche se va avanti qualche minuto in più). Diceva un tale: Non è che la Messa sia troppo lunga, ma è la pietà vostra che è troppo corta, perché si lamentavano. E la meditazione [sia] fatta con calma; poi si riprendono le azioni e gli uffici della giornata. La Visita [sia] fatta nel tempo in cui ci sia la calma e non si sia soverchiamente stanchi, in generale non rimandarla nell'ultimo posto della giornata.
La preghiera, fatta a tempo, ottiene le grazie per la giornata, ma se la giornata è già passata, le grazie non le avevamo, non le avevamo chieste in tempo. Se quindi precede, va tanto bene. In generale [io] ho sempre avuto questa regola: al mattino la pietà; prima di cominciare la seconda parte della giornata: il Breviario, la pietà, per ottenere le grazie per la seconda parte della giornata. Non so se mi sia capitato una trentina di volte, in tutta la mia vita, che non ho potuto seguire questo metodo. A volte è capitato a causa di qualche viaggio, ma non so se sono arrivato a una trentina di volte che ho dovuto cambiare, spostare. Le grazie dunque per la mattinata saranno abbondanti perché la pietà ha preceduto, e le grazie per la seconda parte della giornata saranno abbondanti perché anche questa si è cominciata con l'orazione, può essere la Visita o anche solo una preghiera più breve perché non si può, e si dovrà spostare alquanto forse la Visita. Il can. Chiesa diceva: Io comincio la seconda metà della giornata alle undici e mezzo del mattino e faccio la mia ora di adorazione fino alle dodici e mezzo. Così [fece] per molto tempo. Poi ha aggiunto alla sua adorazione [un'altra ora]: due ore ha messo, invece di una. E non bisogna dire che abbia lavorato meno di tanti altri, sia come opere parrocchiali, sia come insegnante in seminario, scrittore, insegnante a San Paolo, ecc.
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Potenza della donna apostola

Volevo quindi dire questo: Voi sarete forti, potenti, se il Signore è con voi. Diverrete come Giuditta che ha ben pregato, come Ester che ha ben pregato.
Siate Maria! Maria che dà inizio alla redenzione: «Fiat mihi secundum verbum tuum» (cf Lc 1,38), e in quel momento s'incarna il Verbo di Dio nel suo seno. E Maria dà il via all'apostolato di Gesù Cristo quando alle nozze di Cana pregò: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). E Gesù obiettò: «Non è ancora venuta la mia ora» (Gv 2,4). Maria ha fatto suonare l'ora, ed è stato compiuto il miracolo, il primo miracolo; e col miracolo Gesù si fece conoscere dai suoi. «Et crediderunt in eum discipuli eius»11 (Gv 2,11). Così ha dato il via: Gesù aveva già qualche discepolo, ma questi non sapevano però chi fosse realmente, ma in quel giorno l'hanno conosciuto: «Crediderunt in eum discipuli eius».
E così il compimento della redenzione sul Calvario alla presenza di Maria. E così l'applicazione della redenzione là [nel] Cenacolo, [con] Maria! Discende lo Spirito Santo. La novena era stata guidata da Maria.
Se sarete pie, che potenza avrete! Si potrebbe dire: la donna ha il mondo in mano. Se le donne fossero tutte pie! Sarete veramente di grande aiuto nella redenzione, purché Dio sia con voi.
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* 41. Ariccia, 4 giugno 1961. Reg.: A6/an 125b = ac 196a. Stampato in SdC, pp. 362-369.

1 «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».

2 Tra questi c'è anche Don Alberione. Come membro invitato al Concilio Vaticano II, egli presenta varie proposte. La prima è: «Definizione del dogma di Maria mediatrice universale delle grazie» (cf A. Damino, Don Alberione al Concilio Vaticano II, Ed. Archivio storico generale, Roma 1994, p. 19-20).

3 Don Alberione segue la teologia e una certa visione culturale del suo tempo. Il testo della Genesi ha avuto una lettura molto più ampia nella lettera apostolica di Giovanni Paolo II del 15 agosto 1988, Mulieris dignitatem, (nn. 6-11).

4 La voce usa un periodare contorto: «vedete come si avvalorizza e come dovrà essere accolto». Si è ricorso alla prima edizione a stampa.

5 «per il gentile sesso femminile». Espressione dell'antifona al Magnificat dei primi Vespri del comune delle feste della Beata Maria Vergine (cf Breviarium Romanum).

6 La voce continua con un pensiero non chiaro: «vuol dire che ne mancano quindici sacerdoti».

7 La voce dice: «Si chiede... e voi volete farla, santificarla. L'azione della redazione, la divulgazione della Bibbia, e poi della divulgazione in sostanza di tutta la buona parola». Si è usato il testo della prima edizione a stampa.

8 Tono di voce suadente.

9 La voce dice: «sempre rimasta sempre cristiana».

10 Giacomo Leopardi (1798-1837), poeta. Le sue opere sono attraversate da una visione pessimistica della vita, in cui è assente la fede.

11 «E i suoi discepoli credettero in lui».