Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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FINE E MEMBRI

3. FINE DELLA CONGREGAZIONE*
Articoli: 1 - 7

Fatemi discepole le nazioni

Prima di iniziare questo corso straordinario, mi sono ritirato per cinque giorni al fine di avere maggior luce per me e dare a voi quello che è nella volontà di Dio, sempre in conformità all'obbedienza alla Santa Sede, la quale si è pronunciata consegnandoci il libro delle Costituzioni. È utile tenere sempre presente l'ultima cosa [che ho] detto e cioè: considerarvi figlie della Chiesa cattolica; considerare la missione: «Andate e insegnate a tutte le genti» (cf Mt 28,19); non mandate soltanto a una nazione o a un'altra, ma «omnes gentes docete», omnes, tutte: «Fatemi discepole le nazioni». Non vi può essere uno spirito italiano né uno spirito francese: [vi è] lo spirito di Gesù Cristo!
E tanto meno si pensi che il Vangelo sia soltanto adatto ad un tempo, a un secolo: il Vangelo è sempre attuale, la Chiesa è sempre giovane. Perché si dovrebbe fare difficoltà a prendere quello che viene dalla Santa Sede perché essa sta a Roma, e non in Germania, né in Olanda, né nel Congo? Fareste difficoltà ad accettare il Maestro divino perché è ebreo, e Maria che è ebrea, e che sono scuri di faccia? Il Vangelo è la salute del mondo: «Pro nostra et totius mundi salute»1 (cf 1Gv 2,2).
Non vi è da fare obiezione né perché questi [è] di una nazione, né perché quello è di un'altra. Man mano che aumenterete siete già cresciute di numero e anche di opere; il Signore ha benedetto la vostra Congregazione e l'ha benedetta tanto man mano che si può, trasferitevi da nazione a nazione e fondetevi! Che non si senta la nazione, si senta la Chiesa cattolica; si sentano i due miliardi e novecento milioni di uomini i quali aspettano la salvezza. È il programma dell'Azione Cattolica, concordato in questa casa quindici o venti giorni fa dai Presidenti dell'Azione Cattolica: con l'anno nuovo spiegare Gesù divino Maestro2.
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Santità e apostolato

Avendo considerato l'ultimo capitolo delle Costituzioni, [riguardante] l'obbligatorietà, leggiamo ora il primo capitolo: Fine della Congregazione.

Art. 1. Il fine generale della «Pia Società Figlie di San Paolo» è la gloria di Dio e la santificazione dei membri, mediante la pratica fedele dei tre voti di obbedienza, castità e povertà, e ordinando la propria vita a norma dei sacri canoni e delle presenti Costituzioni.
Art. 2. Il fine speciale della Pia Società Figlie di San Paolo consiste in questo: che le religiose lavorino con tutte le forze per la gloria di Dio e la salvezza delle anime nella divulgazione della dottrina cattolica con l'apostolato delle edizioni: stampa, cinema, radio, televisione, ed in generale con i mezzi più celeri e fruttuosi, ossia le invenzioni che il progresso umano fornisce e le necessità e le condizioni dei tempi richiedono.
Art. 3. La Pia Società Figlie di San Paolo nell'attendere a raggiungere questo fine speciale non farà nulla a scopo di lucro. Perciò le offerte-prezzo non si chiedono e non si ricevono se non in quanto sono richieste per le necessità, il conveniente sviluppo e la sicurezza economico-finanziaria della Congregazione e delle sue opere, secondo le prescrizioni dei sacri canoni e il prudente giudizio della Superiora maggiore.
Art. 4. Senza l'autorizzazione della Santa Sede non si può cambiare il fine speciale della Congregazione, né aggiungervi in modo permanente e definitivo opere che non siano in esso comprese.
Art. 5. La Pia Società Figlie di San Paolo è costituita sotto il titolo e patrocinio di San Paolo Apostolo. Professa pure una speciale devozione a Gesù Cristo nostro Divino Maestro e alla SS.ma Vergine Maria Regina degli Apostoli.
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Contemplazione nell'azione

I due primi articoli contengono, come in riassunto, tutti i circa cinquecento articoli che spiegano e applicano quanto è scritto in questi primi due.
Bisogna allora che noi pensiamo che vi sono due vite: la vita contemplativa claustrale e la vita attiva. La vita contemplativa, potremmo dire, viene condotta, vissuta in generale dalle suore di clausura stretta, le quali attendono tutto il giorno alle opere di pietà e ai servizi e alle occupazioni domestiche. Vi è poi una vita che si chiama attiva. Questa vita è fatta per Istituti e per i fedeli cattolici, che si danno alle opere varie: opere di catechismo, opere sociali, opere che riguardano l'istruzione, la formazione, ecc. Due vite: una contemplativa e l'altra attiva. Per sé la vita contemplativa è più perfetta che la vita attiva, ma questa, per accidens e cioè per considerazioni speciali, per ragione dell'estensione, per la molteplicità delle attività, può essere più perfetta che la vita contemplativa3.
Ma vi è una terza vita, quella in cui si unisce la parte di contemplazione, cioè di pietà, alle attività; allora abbiamo la vita mista che è parte contemplativa e parte attiva. Questa vita mista è superiore sia alla vita contemplativa delle claustrali e sia alla vita delle persone che si danno a varie attività sociali, educative e anche politiche. La vita mista [le] comprende tutte e due e, come si spiega in san Tommaso4, è superiore all'una e all'altra prese a parte.
La vostra vita è la migliore perché comprende la vita contemplativa cioè di pietà, e la vita di azione, cioè le attività apostoliche. Ecco perché ci sono i due primi articoli [delle Costituzioni]. Il primo riflette la vita contemplativa e cioè il lavoro di perfezionamento nell'osservanza dei voti e nella pietà. «Il fine generale è la gloria di Dio e la santificazione dei membri, mediante la pratica fedele dei tre voti di obbedienza, castità, povertà, e ordinando la propria vita a norma dei sacri canoni e delle presenti Costituzioni». Vita contemplativa.
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Il secondo articolo riflette la vita attiva, e cioè: «Le suore lavorino con tutte le forze per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, nella divulgazione della dottrina cattolica con l'apostolato delle edizioni: stampa, cinema, radio, televisione, ed in generale con i mezzi più celeri e fruttuosi»; questi mezzi sono forniti dal progresso. Oggi, tanto si lavora anche con i dischi e questo porta un vantaggio; ad esempio, nell'istruzione catechistica il disco spiega una domanda del catechismo. E siccome non sempre c'è il catechista o la catechista, o non sempre il catechista o la catechista sono in grado di dare una spiegazione buona, allora il disco che è preparato da persona competente, servirà a comunicare il significato, a dare una spiegazione alle varie parti del catechismo, alle varie risposte5 sia che il catechismo sia specialmente dottrinale o morale o liturgico.
Ecco dunque la grande grazia che vi ha fatto il Signore: vi ha messo nella vita di maggior santificazione, nella vita di maggior merito, che unisce la vita contemplativa e la vita attiva. Bisogna però che la vita contemplativa si osservi, cioè la pietà sia molto ben fatta, e poi la vita attiva di apostolato si perfezioni sempre di più.
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Valore della collaborazione

Adesso, potete dare uno sguardo [all'apostolato]. Quante suore lavorano nella propaganda! Ma la propaganda si può migliorare. Avevo indicato qualche anno fa la propaganda collettiva; vorrei adesso dire qualche cosa che può portare ancora miglioramento. Per esempio: la propaganda non sia fatta tanto con i piedi quanto con la testa e cioè sia più razionale. Inoltre non considerarvi sole soltanto, ma considerarvi in ordine a suscitare delle collaboratrici, dei collaboratori, e formarli allo spirito dell'Istituto nostro: cooperatrici, cooperatori! Non si è fondato soltanto l'Istituto maschile e l'Istituto femminile, no. Si è istituita quella che si chiama l'Unione Cooperatori-Cooperatrici6, che devono lavorare con noi, con la preghiera o con le opere o con le offerte. E questo sia riguardo all'apostolato della redazione: possiamo servirci e far lavorare per la redazione; sia che si lavori nella tecnica, perché vi sono persone le quali possono dare aiuto per il progresso tecnico. E vi sono state anche persone, e ne abbiamo una recentemente, la quale paga tutte le spese di un'edizione, perché il Vangelo sia portato a un maggior numero di persone. E poi l'azione. La collaborazione7 può essere data sia alla redazione, sia alla tecnica, sia alla propaganda. Di qui in avanti passare [per questa strada]. [Vi sono] persone tra di voi che sono generosissime nella propaganda. Non è molto che sentivo una suora la quale mi diceva: Se mi tolgono la propaganda io muoio, tanto mi sento portata e tanto vedo il bene che fa!
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Elevato grado preghiera

Adesso, per voi che avete le maggiori responsabilità nella Congregazione, l'esame è questo: 1) se considerate che questa vita mista è superiore all'una e all'altra [contemplativa e attiva] e unisce i meriti delle due; 2) se esigete che ci sia la parte della contemplazione nella pace di Dio, che le anime salgano di grado in grado nello spirito di orazione.
Secondo i maggiori mistici, i maggiori dottori della perfezione, come san Giovanni della Croce, san Bonaventura, san Tommaso, l'orazione ha nove gradi8. Dunque, [preoccuparvi] se queste persone giovani a voi affidate, vanno crescendo di grado nell'orazione.
Primo grado: orazione vocale. Le dicono tutte [le preghiere]? Cantano bene la Messa?, ecc. La liturgia è tutta orale, meno qualche piccolo punto.
Secondo [grado]: orazione mentale, la meditazione. C'è un ammaestramento perché sia fatta bene? Si indirizzi la suora a farla da sé per un certo tempo, ma prima guidare la meditazione.
Terzo [grado]: orazione che si chiama affettiva, dove domina l'affetto più che la mente.
Quarto [grado]: preghiera di semplicità.
E poi andare avanti nei vari gradi, fino all'orazione che si può chiamare contemplativa, fino al nono e ultimo grado: la preghiera trasformante. Non si tratta mai di visioni o di miracoli o di cose straordinarie, ma della preghiera fatta sempre meglio.
Le ammaestrate le suore nel pregare? Molte sono chiamate, tutte sono chiamate al più alto grado di orazione. Tutte. E hanno le grazie. Non si tratta d'altro che di realizzare questo: «Vivit vero in me Christus» (Gal 2,20): vive veramente in me Cristo.
Se la casa, le persone sono in molta attività, bene non ci sarà tempo per il male , però bisogna che ci sia il tempo per il bene, e cioè che vi sia tale coltivazione dello spirito interiore, del raccoglimento sereno, lieto; tale intimità di comunicazione con Gesù, che la Visita sia veramente la Visita, che la meditazione sia veramente la meditazione. Che responsabilità abbiamo!
Io ho cercato di darvi il meglio nelle Costituzioni; se ci fosse stato altro di meglio, ve l'avrei messo. Le Costituzioni non sono state fatte all'improvviso, ma dopo molte consultazioni e dopo aver considerato molte istituzioni. Vivere questa prima parte, il primo articolo.
Oltre a questo spirito elevato di orazione, [è necessario] saper leggere e insegnare. La superiora deve istruirsi. Giacché non tutte possono aver fatto gli studi superiori, avete bisogno che chi ha, da una parte lo spirito molto elevato e dall'altra studi sufficienti, possa visitare case e provincie e nazioni portando la luce di Spirito Santo. Fatevi sante! Cuore teso alla santità, in povertà perfetta, castità perfetta, e obbedienza perfetta.
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Donne associate allo zelo sacerdotale

25. Dopo la vita, diciamo, contemplativa, viene la vita attiva: la divulgazione della Parola di Dio. Prima che voi arrivaste alla professione, già avevo scritto quel che avreste dovuto fare, cioè [il libro] La donna associata allo zelo sacerdotale9. Era stato preparato anni prima, e contiene quello che si ha da vivere, cioè: accompagnare il sacerdote nella divulgazione. Voi dovete prendere in serenità e calma la dottrina della Chiesa, studiarla, comprenderla nel suo senso esatto, portarla con semplicità e in modo adatto alle moltitudini: prima alle masse, cioè alle moltitudini degli operai, dei contadini, dei piccoli commercianti, quindi al ceto sociale più modesto, e poi al ceto sociale più elevato, alle persone colte. Quello abbiamo da dare. E i mezzi sono questi. La differenza tra il mondo passato e il mondo attuale è questa: prima le suore potevano fare un catechismo, adesso possono moltiplicarlo con le macchine e arrivare con la diffusione a molte più anime. Se la scrittrice scrive un libro, fa la redazione; la tecnica può moltiplicare il libro e cioè, da una copia che è il manoscritto, se ne possono fare mille, duemila, diecimila.
Poi quanto più la redazione è vostra, tanto più è benefica; quanto più la tecnica è vostra, tanto più è benefica; quanto più la divulgazione è vostra, tanto più è benefica.
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Allora, il fine: santificazione e apostolato uniti in una medesima persona, in una medesima vita! San Tommaso ha un bell'articolo per spiegare questo10. Però notiamo bene: l'apostolato, l'attività ha questo grande merito se nasce dalla contemplazione, cioè dalla preghiera, dall'amor di Dio e dall'amor del prossimo. Il cuore pieno di Dio, pieno di fede, di amore al Signore è un vaso, una vasca che travasa, per il troppo pieno, il contenuto, cioè l'acqua, sopra il terreno circostante. E voi portate Gesù Cristo alle anime che vi circondano, perché il vostro cuore è pieno; volete salvarvi e volete salvare; volete dar gloria a Dio e volete che tutti diano gloria a Dio; volete santificarvi e volete che [tutti] si santifichino. Allora [tutto] è unito: si fa veramente la vita, chiamata mista. Confrontate, a riguardo, la Teologia della perfezione11. E anch'io stamattina ho fatto la meditazione sopra questo punto.
Benedite il Signore di avervi dato una così bella vocazione e di avervi preparato, nella sua sapienza e nel suo amore, una Congregazione così adatta ai tempi e così adatta a portare la luce a tante anime, e a dare al Signore una gloria sempre più grande.
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Realizzare il fine

Il terzo articolo mette in guardia: non fare commercio, ma prendere le offerte-prezzo in quanto sono necessarie per la vita e in quanto sono necessarie per lo sviluppo della Congregazione. Tutti gli apostoli, infatti, devono avere il loro pane; e il sacerdote ha l'offerta per la Messa e ha l'offerta per le sue predicazioni, [cosa] giusta, doverosa da parte dei fedeli.
L'Istituto si deve mantenere. Non ha solamente la propaganda, la tecnica, la parte della redazione, ma ha spese: gioventù da formare, malate e anziane da sostentare; e ha le opere nuove a cui porre mano. Quindi «le offerte prezzo non si chiedono, non si ricevono se non in quanto sono richieste per le necessità, il conveniente sviluppo e la sicurezza economico-finanziaria della Congregazione e delle sue opere». E questo sempre in ordine all'osservanza delle leggi canoniche e delle Costituzioni. Per la vita quotidiana, è l'apostolato che deve dare il sostentamento; e la vita quotidiana abbraccia l'abitazione, il vitto, il vestito. Ma quando si tratta di una chiesa o di una costruzione nuova, allora si ricorre alla cooperazione, si possono chiedere le offerte. Queste offerte si possono chiedere anche per le vocazioni.
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Il fine dell'Istituto «non si può cambiare», dice l'articolo 4, senza l'intervento della Santa Sede, la quale vuole che ogni istituto cammini nella sua via. Vi sono istituti che fanno un po' di tutto: l'ospedale, la scuola, le missioni e altre opere consimili. Ma gli istituti che si vogliono sviluppare di più, prendono un'attività sola, un apostolato solo se è largo. Allora, come il vostro, è più facile preparare le persone, è più facile specializzarsi, nella redazione, nella tecnica, e nella divulgazione o propaganda. Il vostro Istituto è ben consolidato, è ben ispirato dal Signore, sostenuto dalla sua grazia. Quindi è anche molto buono che l'Istituto sia congegnato in questa maniera: non aggiungervi altre opere in modo permanente. Può essere che in tempo di guerra si debba anche tenere un asilo per i bambini che non hanno da mangiare, che forse sono stati ridotti alla miseria; magari, il padre è morto in guerra, ecc., ma sono cose di passaggio. Può anche darsi che dobbiate fare qualche volta il catechismo in una parrocchia perché siete chiamate; c'è una povertà di istruzione, e voi soccorrete quella povertà.
Tuttavia, la Famiglia Paolina ha una coesione. Certamente [può succedere] che la Figlia di San Paolo faccia qualche cosa che [spetta] alla Pia Discepola o alla Pastorella, oppure all'Istituto Regina Apostolorum e [viceversa]. Ma ci vuole un limite, ci vuole uno spirito proprio per ogni istituto. Vi è qualche volta un terreno di confine: Qui finisce il mio campo, lì comincia l'altro. Ad un certo punto, se i termini non sono ben definiti, non si sa se si mettono ancora i piedi sopra il terreno nostro o già sul terreno altrui. A quel punto interviene la carità, la comprensione vicendevole. E quando vi sono questioni da dirimere, si può sempre rivolgersi alla direzione generale degli Istituti. D'altra parte, la Pia Società San Paolo non ha né la vostra amministrazione né il vostro governo, però ha un certo sguardo che deve dare quando ci fossero cose importanti da definire. Come del resto è stabilito e voluto dalla Santa Sede.
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Le divozioni principali sono tre: la divozione a Gesù Maestro, la cui festa è sempre doppia di prima classe12; la devozione alla Regina degli Apostoli la cui festa è sempre doppia di prima classe; vi è però l'eccezione: nella prima domenica di maggio in ogni casa si può celebrare la Messa letta della Regina degli Apostoli e una cantata; le altre Messe invece sono secondo il rito del calendario universale. Così è festa di prima classe la commemorazione di San Paolo apostolo, il 30 giugno.
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Unità di spirito e di formazione

Per l'articolo 6 desidero che abbiate davanti le Costituzioni e che sottolineiate le parole più importanti, perché poi le dovrete spiegare.

Art. 6. Le Figlie di San Paolo formano un'unica famiglia, senza alcuna distinzione di classi o di categorie. Le Superiore abbiano cura particolare di conservare nella Congregazione l'unità e l'uniformità di spirito e di formazione.

Non vi sono tra di voi coriste e converse: tanto è la cuoca e l'ortolana, quanto è la suora della redazione, la capo dell'apostolato tecnico, l'insegnante di teologia. Non vi è distinzione di classi, di categorie. Questa unità di spirito e di formazione è fondamentale. Unione di idee: ognuna deve mangiare il libro delle Costituzioni e digerirlo. Lì è lo spirito e dare quello. Press'a poco come diceva il Signore al profeta: «Prendi questo libro e mangialo, divoralo, nutriti di questo libro e poi predicherai agli altri» (cf Ez 3,1).

Art. 7. La Superiora, nell'assegnare i vari uffici, tenga conto delle necessità della Congregazione, delle attitudini, delle inclinazioni e della preparazione delle suore; esse però siano sempre pronte all'obbedienza13 < nell'accettare quanto sarà disposto. Tutte, secondo il prudente giudizio della Superiora, devono prestarsi nel compiere gli uffici domestici comuni.

Tutti gli uffici domestici comuni si imparino da tutte. Non sdegnare niente, non prendere atteggiamento di superiorità. Non costituire due classi. Coi tempi che corrono possono sorgere pericoli: Queste sono le intellettuali! Quelle le propagandiste! Tristi ragionamenti! L'umile, modesta suora che lava bene i piatti ed è guidata nei suoi lavori domestici dalla fede, contemplerà Dio con una scienza forse superiore a quella dell'intellettuale, se questa si è inorgoglita o non ha speso bene i talenti. Ricordate bene: l'orgoglio divide, l'umiltà unisce perché genera la carità.
Ripeto: l'orgoglio divide, l'umiltà unisce perché genera la carità.>
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* 3. Ariccia, 16 maggio 1961. Reg.: A6/an 108a = ac 177a.

1 «Per la salvezza nostra e di tutto il mondo».

2 Cf Istruzione 17, nota 5.

3 Sembra che don Alberione segua, mentre parla, l'opera di A. Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, Ed. Paoline, Roma 1960

1 , nn. 429-432, pp. 843-849.

4 Cf San Tommaso (1224-1274). Il riferimento si trova in , Somma Teologica, II-II, 188, 6, citato da: A. Royo Marin, op. cit., n. 430, p. 847.

5 Don Alberione ha presente i catechismi del tempo, strutturati con domande e risposte sulla linea del Catechismo di Pio X.

6 L'“Unione Cooperatori Buona Stampa” è stata fondata da don Alberione il 29 giugno 1917 ad Alba.

7 La voce registrata dice: «E poi l'azione. L'azione può essere data sia alla redazione, sia alla tecnica, sia alla propaganda». Sembra che nel contesto il termine “azione” corrisponda a collaborazione.

8 Cf A. Royo Marin, op. cit., nn. 371-372, pp. 770-774.

9 G. Alberione, La donna associata allo zelo sacerdotale, Scuola Tipografica Piccolo operaio, Alba 1915.

10 Cf A. Royo Marin, op. cit., nn. 428-432, pp. 843-849.

11 Cf Ibid.

12 È la classificazione e la terminologia in uso prima del Concilio Vaticano II e della conseguente riforma liturgica.

13 Registrazione interrotta. Il testo tra parentesi è ripreso dalla prima edizione a stampa: Spiegazione delle Costituzioni, Roma 1962, p. 30.