Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. IL NOVIZIATO*
Articoli: 47 - 86

Condizioni per un noviziato fruttuoso

La seconda parte della formazione, ed è la principale: il noviziato.
Considerare se vi è abbastanza estimazione riguardo alle Costituzioni, cioè se queste sono proprio tenute come la via della santificazione. E siccome questa via è da seguirsi ogni giorno, così ogni giorno tener presenti le Costituzioni. Moltissime cose vengono domandate, si chiede schiarimento in moltissime cose, ma la risposta è già nelle Costituzioni. D'altra parte, per l'esame di coscienza, per i propositi, per la Visita stessa quante volte ci dobbiamo richiamare alle Costituzioni! O si seguono, e c'è la santificazione e c'è l'apostolato ben diretto; se invece si seguono meno, non si raggiungerà perfettamente la santificazione e l'apostolato può andar soggetto a delle deviazioni. Massima stima quindi delle Costituzioni.
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Perché il noviziato sia fruttuoso occorre che: 1) si premetta una buona preparazione; 2) si faccia nel modo prescritto; 3) dopo la prima professione ci sia una [specie di] continuazione. Le superiore che ricevono le professe che hanno fatto la prima professione hanno il compito di continuare quella formazione, in parte già ricevuta e che in parte si deve perfezionare. Tanto dipende dalla preparazione e dal seguito del noviziato. Press'a poco come si potrebbe dire della comunione: il frutto dipende tanto dalla preparazione e poi tanto dal ringraziamento.
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Circa l'ambiente: per quanto è possibile le postulanti siano raccolte in una casa e seguite bene. Altra preparazione: non ammettere [la postulante] al noviziato finché non abbia deciso sulla vocazione. Vi sono figliuole le quali sono ancora incerte sulla scelta dello stato, e forse trovano difficoltà già nel postulato. Ora, il noviziato non è per decidere la vocazione; il noviziato è per provare la vocazione. Il noviziato suppone che la decisione sia già stata presa e, cominciando a vivere la vita della paolina si esperimenti se le forze siano sufficienti. E d'altra parte, anche le superiore sperimentano se [nella candidata] veramente vi sono le attitudini, le virtù, le disposizioni per portare poi il peso della vita religiosa. Avviene qualche volta che dopo quattro, cinque mesi, fino a otto mesi dall'entrata in noviziato [alcune] ancora sono alquanto incerte. Allora il noviziato non si fa. Passano i giorni, ma il noviziato non c'è. Se arrivate all'ottavo, al decimo mese si manifestano ancora incertezze, il noviziato non è fatto. E allora? Come si può ammettere alla professione? Si può ricorrere a quanto dicono le Costituzioni, ossia che la Superiora generale può prolungare il tempo [del noviziato] di sei mesi, però è un rimedio che giova fino a un certo punto. È ben raro il caso in cui i prolungamenti diano il vero frutto.
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Requisiti per il noviziato

Che cosa è dunque il noviziato? Seguire le Costituzioni:

Art. 48. Le novizie vengono formate alla vita religiosa e preparate alla professione nella casa del noviziato, canonicamente eretto, previa autorizzazione della Santa Sede. Per trasferire il noviziato in altra casa, si richiede pure la licenza della Santa Sede.

E questo permesso per erigere il noviziato, occorre anche di nuovo se il noviziato viene trasferito in altra casa.

Art. 49. Per la validità del noviziato oltre l'esenzione dagli impedimenti di cui nell'art. 20, si richiedono le seguenti condizioni:
1. Che la postulante sia ammessa al noviziato dall'autorità competente a norma dell'art. 51.

L'autorità competente è la Superiora maggiore cioè la Superiora generale o la Superiora provinciale.

2. Che vi entri dopo compiuti i quindici anni di età.

Ma l'art. 50 dice: «non prima dei diciotto anni». Validamente a quindici, lecitamente invece a diciotto. Tuttavia, in qualche caso, si potrà anticipare quando ci sia il consenso della Superiora generale.

3. Che il noviziato venga compiuto nella casa di noviziato canonicamente eretto a norma dell'art. 48.
4. Che il noviziato duri un anno intero e continuo, a norma degli art. 52-56.
Art. 52. Per l'integrità dell'anno di noviziato si richiede che non si computi il giorno d'inizio, e che finisca col finire dell'ultimo giorno dello stesso numero dell'inizio, di modo che la professione non si emetta che il giorno seguente.

È facile quindi che ricordiate ciò che già avete appreso:

Art. 53. Il noviziato si interrompe in modo da doversi ricominciare e compiere nuovamente:
1. Se la novizia, dimessa dalla Superiora maggiore, è uscita dalla casa.
2. Se ha lasciato la casa del noviziato senza il permesso della Superiora con l'intenzione, manifestata, di non più ritornare.
3. Se, pur conservando il proposito di ritornare, rimase fuori della casa di noviziato per più di trenta giorni, sia continui, sia non continui, per qualsivoglia motivo, anche col permesso della Superiora.
Art. 54. Se la novizia rimase fuori della casa di noviziato:
1. Oltre quindici giorni, ma non più di trenta, anche non continui, con la licenza della Superiora, oppure perché costrettavi da forza maggiore, rimanendo tuttavia sotto l'obbedienza della Superiora, per la validità del noviziato è necessario e sufficiente supplire i giorni così passati.
2. Se non ha passato in queste condizioni più di quindici giorni, la Superiora maggiore può esigere che vi supplisca, ma questo supplemento non è necessario per la validità.
55. Le Superiore non concedano il permesso di rimanere fuori della casa di noviziato se non per giusta e grave causa.
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Configurazione del noviziato

Art. 57. Alla formazione delle novizie viene preposta una maestra; a lei sola spetta la formazione delle novizie ed il governo del noviziato, di modo che a nessun altro è lecito ingerirvisi, sotto qualsiasi pretesto, ad eccezione della Superiora maggiore e della sua delegata, o della visitatrice. Per tutto ciò invece che riguarda la disciplina esterna della casa, tanto la maestra che le novizie dipendono dalla Superiora della casa.
Art. 58. Le novizie sono soggette alla potestà della maestra e delle Superiore e sono tenute ad obbedire loro, fermo però restando quanto prescrive l'articolo precedente.
Art. 59. La Superiora maggiore nella casa del noviziato metta religiose che siano modello di regolare osservanza; si escludano quelle che hanno bisogno di emendazione, oppure devono scontare penitenze per colpe commesse.

È dovere grave per la maestra delle novizie compiere il suo ufficio nel modo migliore. È nominata senza tempo determinato.
L'art. 62 dice che quando le novizie sono molte si può aggiungere una vice maestra.
L'art. 63 aggiunge che la maestra e la vice maestra devono essere libere da altri impegni o uffici che impedirebbero in un certo modo la cura e il governo delle novizie. Appena si potrà, la superiora della casa non faccia anche la maestra delle novizie; potrà essere un caso speciale, ma in generale l'ufficio di superiora di una casa è troppo impegnativo per lasciare il tempo necessario per la cura delle novizie, eccetto che si tratti soltanto di una o due novizie.
L'art. 64 dice che nella costruzione delle case si badi a preparare già i locali sufficientemente separati, in modo che ci sia divisione fra le professe, le aspiranti e il noviziato; poiché le novizie hanno bisogno di maggior raccoglimento e continuità di buon esempio attorno, oppure di essere del tutto o quasi del tutto segregate, separate.
Quanto alla confessione (cf art. 65) e comunione [le novizie] stanno alle stesse regole che sono [indicate] più avanti per i confessori e per le confessioni.

Art. 66. L'anno di noviziato deve avere questo scopo: formare, sotto la direzione della maestra, l'animo delle novizie con lo studio delle Costituzioni, con pie meditazioni e preghiera assidua, con l'imparare quanto riguarda i voti e le virtù, con esercizi atti a estirpare i germi dei vizi fino alle radici, a frenare le passioni e ad acquistare le virtù.

Nella giornata è utile che si legga tutto ciò che riguarda il noviziato fino all'art. 86, e si veda come viene fatto il noviziato nelle varie case.
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Formazione alla pietà paolina

Devo dire [ancora] alcune parole su questo argomento, ma in generale.
Il noviziato è formazione, ma è anche probazione. Nella formazione vi è la parte dello studio, della pietà, della disciplina, dell'apostolato. Ma vi è, più avanti, una regola che si ha da considerare bene, e cioè: «Non siano ammesse alla professione, neppure alla prima, quelle novizie che non abbiano ancora imparato bene, sia in teoria che in pratica: l'esame di coscienza, la meditazione, la Visita al SS.mo Sacramento» (art. 196). Queste tre pratiche assicurano il buon andamento della vita religiosa. E quando la religiosa non sa fare bene queste tre pratiche, in modo particolare la Visita, non potrà condurre una vita fervorosa, e poi si scoraggerà.
1) Perciò l'istruzione sull'esame di coscienza sia piuttosto abbondante. Da principio gioverà anche aiutarle facendo delle domande e indicando i punti su cui fermarsi per l'esame, e ancor più sul dolore, sul proposito. Affinché l'esame di coscienza sia veramente intiero, bisogna:
a) Pregare.
b) Vedere, interrogarsi sullo stato dell'anima, prendere conoscenza se si è in fervore, in tiepidezza, ecc.; se si è osservato ciò che era impegno o se non si è osservato. Conoscere lo stato dell'anima è più importante ancora che fare il conto delle vittorie e delle sconfitte. In che stato si trova l'anima? In stato di grazia? Ha l'innocenza battesimale? È un'anima che deve adattarsi a una vita mortificata e forse di penitenza? Che cosa è che la tiene indietro nella virtù? Che cosa è che l'aiuta? Quali sono le difficoltà interne e quali le difficoltà esterne? Quali mezzi può prendere e come questi sono adoperati? Conoscere lo stato dell'anima è ancora più importante che conoscere il numero delle vittorie o delle sconfitte.
c) Quindi il dolore, il proposito. Chiedere perdono al Signore e imporsi una penitenza. Tutto questo è compreso nell'esame di coscienza, perché l'esame di coscienza ben fatto è una confessione spirituale fatta al Signore. C'è la comunione sacramentale e c'è la comunione spirituale; ugualmente c'è la confessione sacramentale e c'è la confessione spirituale che si fa a Gesù direttamente, senza il ministro. Se non conosciamo noi stessi, che cosa succederà? Occorre conoscere noi stessi, invece di altre cognizioni e sapere molte cose teoriche.
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2) Che sia imparato bene il modo, il metodo della meditazione, ci si metta con buon cuore e ci sia l'abitudine e farla santamente. E [per questo] non ci vuol poco, ma tanto, perché imparare a riflettere e pensare è una delle cose più necessarie ed insieme molto difficile.
3) La Visita al SS.mo Sacramento nelle sue tre parti: di esercizio di fede mediante la lettura; esercizio di buona volontà mediante l'esame di coscienza; esercizio di pietà e di preghiera nella terza parte. Ma la persona non solo si trattenga per un'ora in chiesa, dicendo orazioni varie; la Visita incomincia veramente quando si inizia il colloquio dell'anima con Gesù. Due persone che si incontrano, se non si parlano, sono solo vicine, è un incontro materiale. Se anche si accogliesse in casa una persona che viene a visitare, o se noi andassimo in casa di un altro, e intanto non ci si scambiassero parole e discorsi, non sarebbe una visita. C'è un intervento soltanto materiale. Quindi la maestra delle novizie ha da interessarsi particolarmente sopra questo richiamo delle Costituzioni (cf art. 197-198, 203).
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Formazione integrale

La figliuola, l'aspirante entra [in noviziato] come buona cristiana, ma deve uscire paolina. È l'anno principale della vita. Si tratta proprio di lasciare il mondo (non è la vestizione!), e di sposarsi a Gesù. Ecco, la diversità!
Come si matura questo? Con la mente, cioè [coltivando] pensieri diversi da quelli del mondo; con il cuore diverso dal cuore mondano; vita diversa dalla vita mondana o di famiglia o semplicemente cristiana.
Con la mente: occorre una profondità di fede maggiore, così da pensare secondo i principi del Vangelo propri della vita religiosa. I principi del Vangelo che sono per la vita cristiana ci devono già essere, poiché l'aspirante che vuole entrare al noviziato dev'essere già una buona cristiana.
È il «Si vis perfectus esse»1 (Mt 19,21); è il lasciar tutto. È il seguire Gesù. È donarsi a lui. È seguire veramente la povertà secondo l'esempio di Gesù Cristo che poteva essere ricchissimo, ma ha scelto per nascere la grotta, ha scelto un mestiere pesante e umile: il Padre celeste ha mandato il suo Figlio a fare il falegname! La religiosa ha da penetrare questo: Gesù viveva di elemosina durante il ministero pubblico e non era padrone di un sasso dove posare la testa (cf Mt 8,20); in qualunque posto si fosse seduto sopra una pietra poteva venire il proprietario e dirgli: Questo non è per te. E poi gli altri princìpi che riguardano l'ubbidienza e la castità perfetta: «Sunt eunuchi qui se castraverunt propter regnum Dei»2 (Mt 19,12); è la castità osservata sull'esempio di Maria. Apprezzarla nella sua intimità.
Poi la vita impiegata in altre cose e cioè nell'obbedienza continuata: «Quae placita sunt ei facio semper» (Gv 8,29), dice Gesù: Io faccio sempre ciò che vuole il mio Padre celeste, fino alla morte di croce. Penetrare i principi della vita religiosa, farli nostri, così che siano la guida.
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Poi il cuore. Il cuore può essere mondano e può essere invece cristiano, può essere un cuore santo e un cuore religioso. «Amare il Signore, com'è detto nel Vangelo, con tutto il cuore» (cf Mt 22,37). Non portare ancora ambizione, attaccamenti umani al denaro, al divertimento, alla famiglia. Molte non si distaccano veramente dalla famiglia nel senso giusto; non finiscono... e quante pretese accampano! Altre volte sono attaccamenti ad un modo di pietà, attaccamenti all'ambiente in cui si è vissuto, a persone estranee.
Il cuore deve essere messo in Congregazione! Non c'è amore più importante che l'amor di Dio. Il cuore in Congregazione! Questo espandersi all'esterno, queste relazioni all'esterno che disorientano l'anima! Amare perdutamente la Congregazione, quello che in essa si insegna, quello che in essa si pratica, si compie, i problemi della casa dove si è, l'ufficio che è assegnato... Mettere il cuore lì. Amare la Congregazione!
Quindi poi la vita è tutta uniformata: amore alle Regole, alle Costituzioni. Quando si nota che in una casa le Costituzioni sono un po' dimenticate e non si sa neppur dove si è messo il libro... è perché si crede che quello era [solo] del noviziato. Il noviziato era per studiare le Costituzioni e provarle, ma poi c'è da osservarle. Vita religiosa quindi e proprio paolina! Non importa che una sia nella sua nazione o in un'altra: quello ha niente a che fare. Quando una è in una nazione, deve fare il dovere verso la nazione dove si trova, ma quello che si deve fare è la vita paolina: compiere, seguire la vita paolina.
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Formazione all'apostolato

Ancora imparare e abbracciare con amore l'apostolato, secondo che verrà assegnato. Certamente la prima parte dell'apostolato è la redazione, poi vi è la tecnica, e quindi la propaganda: le tre parti dell'apostolato. Vi è proprio l'amore? Si desidera mettere al servizio di Dio la penna quando si è studiato? Si desidera far rendere, cioè far produrre al massimo la parte tecnica? Si è disposti a inventare sempre nuove maniere per migliorare l'apostolato della diffusione? E si compie con generosità, con saggezza?
E siccome anche l'apostolato ha delle difficoltà, pure morali oltreché materiali, si può fare la domanda: le novizie potranno essere mandate qualche volta fuori, in propaganda, durante il noviziato? Sapete che non bisogna oltrepassare i quindici giorni come è accennato nelle Costituzioni. In generale si può mandare in propaganda anche le novizie, ma con limitazione: a) che ritornino a casa nella giornata; b) per un numero di giorni molto limitato, per esempio, due volte al mese. Perché? Perché la novizia ha da provare anche l'apostolato. Se si trattasse di un Istituto che ha opere caritative, forse le novizie verrebbero messe qualche giorno nell'apostolato a servizio dei malati, dei bambini per provarle, perché il proprio apostolato è una parte di ciò che devono imparare. Ma l'apostolato della propaganda è più probativo; [provarlo] può servire alla novizia per rendersi conto se in seguito potrà compierlo, oppure no; se nel suo spirito e nella sua debolezza umana e anche un po' nella sua debolezza morale potrà compiere questo apostolato. Quindi anche questo appartiene alla probazione: la probazione che l'Istituto fa della novizia, probazione che la novizia fa dell'Istituto.
Certamente ognuna comprende quanto dipende dal noviziato il resto della vita: è l'anno più importante, l'anno in cui il tempo è più prezioso, perciò neppure un minuto va perduto, particolarmente per quanto riguarda lo spirito, la trasformazione dell'anima, la trasformazione della novizia che da semplice cristiana diventi religiosa paolina.
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* 8. Ariccia, 19 maggio 1961. Reg.: A6/an 110b = ac 179b. Stampato in SdC, pp. 69-78. La registrazione è preceduta da un lungo tratto di nastro senza voce, ma non sembra che ci siano state parole cancellate.

1 «Se vuoi essere perfetto...».

2 «Vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli».