Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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24. LA REDAZIONE E L'EDITORIA*
Articoli: 251-261

Studio e apostolato

Lo studio sia accompagnato sempre da tre ore di apostolato ogni giorno. E [questo] non nuoce allo studio, anzi lo rende pratico. D'altra parte, fa bene la scuola chi associa alla scuola, allo studio, l'apostolato. Allora c'è un equilibrio e si ordina lo studio alla vita e all'apostolato cioè al perfezionamento spirituale e alla utilizzazione di quello che si sa per le anime.
Il pensiero della suora oggi defunta1, viene a farci riflettere proprio in questi giorni in cui vi preparate a una vita di maggior rendimento per l'eternità. Molti anni ha sofferto; molti meriti hanno guadagnato coloro che l'hanno servita e assistita. Niente va perduto: il Signore tiene conto anche di un bicchiere d'acqua (cf Mt 10,42), anche se la suora assistente fa l'atto di rinfrescare la faccia o asciugare il sudore alla povera inferma, particolarmente poi quando si scambiano vicendevolmente preghiere, esempi edificanti e servizi.
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Il fine dello studio: l'apostolato

253. Ora dobbiamo arrivare al frutto dello studio, cioè l'apostolato, che cosa sia l'apostolato e come farlo. Leggere quello che va dall'articolo 251 fino all'articolo 271.

Art. 251. Secondo il loro fine speciale, le Figlie di San Paolo si dedicano alla divulgazione della dottrina cattolica con l'apostolato delle edizioni, cioè alla illustrazione, divulgazione, difesa della dottrina della Chiesa, a norma dell'art. 2.
Art. 252. L'apostolato delle edizioni deve avere fine e carattere spirituale, escluso ogni fine semplicemente umano, artistico, industriale o commerciale. Sarà dovere della Superiora generale col suo Consiglio e delle altre Superiore, vigilare con ogni cura e assiduamente, per conservare questo carattere all'apostolato.

«Spirituale» e cioè pastorale, che vuol dire a vantaggio delle anime, «escluso ogni fine semplicemente umano», come di guadagno.
In generale [questo carattere] lo conservate, per quanto mi risulta. Tuttavia qualche deviazione talvolta c'è. E bisogna allora riesaminare attentamente davanti alla luce del Tabernacolo se il Signore, se il Maestro divino è contento di quello che facciamo e di come lo facciamo. Questo «fine semplicemente umano» potrebbe entrare sia nella parte industriale o commerciale che nella stessa divulgazione, propaganda.
Si può servirsi di persone estranee?

Art. 253. In qualche opera particolare di apostolato, la Congregazione può anche servirsi di persone estranee, oneste e fidate, che diano la loro cooperazione gratuita o dietro equa retribuzione; non però nelle proprie case, se non in modo del tutto eccezionale e per un periodo breve, se ciò lo richiedono circostanze particolari o la natura del lavoro.

Quindi, qualche lavoro che non è possibile fare noi, e che pure si deve produrre, o particolarmente la divulgazione, la propaganda del libro, del periodico, affidarla a persone estranee, oneste e fidate. Abitualmente però persone estranee nelle nostre case, no. Abitualmente. Qualche eccezione certe volte si ammette, per esempio, quando vengono a montar la macchina, e avviano la suora a farla funzionare. «Persone estranee oneste e fidate»; perciò non far cosa comune con partiti sovversivi: come sono i partiti estremisti di destra o di sinistra, ecc2.
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La redazione

Apostolato della stampa in primo luogo, poi ci sarà l'apostolato del cinema, quindi della radio e della televisione.
La stampa comprende tre parti: redazione, tecnica e propaganda. A poco a poco la pellicola, e così la stessa televisione, vengono a sostituire in parecchie cose la stampa. Esempio: i dischi vengono adoperati per la scuola come spiegazione, o per il catechismo; così le filmine e così altri mezzi, particolarmente la televisione. I quadri grandi servano per il catechismo, forse rappresentano schemi [utili] per lo studio della storia, della filosofia e delle [altre] materie che possono ridursi a schema.
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La redazione è la prima parte dell'apostolato della stampa. Ma è anche redazione quella del cinema, quella che orienta per il disco, quella che orienta per la radio e per la televisione, ecc. La redazione è la parte intellettuale per cui si prepara tutto quello che deve essere divulgato.
Si prepara il manoscritto, il quale è una copia; la tecnica moltiplica le copie: mille, centomila e più, secondo i casi. E così per la pellicola. In generale quando si tratta di pellicole impegnative si dice che press'a poco la redazione occupa tanto tempo quanto lo sviluppo tecnico, cioè la realizzazione della pellicola. Ugualmente è impegnativo il lavoro che si fa per la radio e per la televisione.
Redazione. E che cosa s'intende per redazione? Redazione è mettere su carta o su pellicola, ecc. quello che c'è nei nostri pensieri. E che cosa noi dobbiamo scrivere, che cosa dobbiamo divulgare? Quello che è la nostra missione, e cioè divulgare la fede, la morale e il culto. Il resto è contorno che serve a dar maggior risalto e far accettare meglio quello che noi insegniamo circa la fede, la morale e il culto a Dio per la salvezza delle anime.
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Preparazione e atteggiamento interiore

La redazione in generale richiede più sacrificio. Occorre riflettere a lungo e preparare. Gli studi però sono ordinati a questo. Si nota che accade: se prima, parlando dello studio, si diceva che la suora dev'essere pia, docile è perché coloro che hanno studiato, trovano quasi più difficoltà a scrivere, a osare perché non sono mai soddisfatti del loro lavoro, e sembra loro di non dare quello che dovrebbero e di incontrare critiche, giudizi contrari. Ma guardiamo l'insieme dello studio, della redazione e della divulgazione, le persone a cui siamo mandati!

Art. 255. Le Figlie di San Paolo sono promosse all'ufficio dello scrivere soltanto dopo compiuti gli studi sopra descritti, purché vengano riconosciute idonee a questo ufficio, ed abbiano superati gli esami stabiliti.

Però devono prima aver fatto delle prove, perché lo studio non si distingua, non si separi dall'apostolato. Diversamente non raggiunge il suo fine.

Art. 256. Per esercitare degnamente e con frutto questo ufficio, è sommamente necessario, oltre la scienza, uno spirito profondo di umiltà, di fede, di docilità.

Queste condizioni interiori sono di esigenza assoluta se si vuole veramente portare vantaggio alle anime e compiere la nostra missione.
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Importanza del contenuto

Art. 257. Ciò che forma il vero fine di ogni edizione è la divulgazione delle verità religiose riguardanti la fede, la morale e il culto. Tutto il rimanente, contorno di notizie, narrazioni, esempi, tende a disporre e far meglio comprendere le verità riguardanti la fede, la morale ed il culto cattolico.

Siamo mandati solo per questo!3. Faccio una pausa, perché c'è bisogno di riflettere sulla gravità di questo punto, perché è tutta la [nostra] vocazione. Qui sta tutto il Paolino!
Non si può dipartirsi da lì. [Vi sono] persone che quando non avevano fatto studi un po' più larghi scrivevano con facilità, con coraggio; fatti studi più profondi non si lasciano più guidare, e neppure mettono a servizio di Dio la loro penna.
Dunque il nostro fine è di dare la fede, la morale e il culto cattolico.

Art. 258. Perciò nei loro scritti procurano di dare:
1. La dottrina della Chiesa come si trova negli Atti Pontifici, e nei catechismi, nei libri liturgici e di preghiere, nei trattati di religione, ecc.
2. La Sacra Scrittura ed in particolare il santo Vangelo.
3. La Tradizione, coi libri dei Padri, Dottori, Scrittori ecclesiastici, vite di Santi, ecc.

Tutto il resto è di contorno, per far capire quanto è contenuto in questi tre punti. Tuttavia, in primo luogo, bisogna adattarsi all'intelligenza delle masse, come Gesù si è rivolto in primo luogo ai poveri: «Ai poveri è annunziato il Vangelo» (cf Lc 7,22). E questo, insieme ai miracoli che egli stesso operava, lo porta come prova che egli era il Messia.

Art. 259. Le Figlie di San Paolo preparano e diffondono largamente edizioni degli Atti della Santa Sede; del catechismo per i fanciulli e per gli adulti; della Sacra Scrittura, specialmente del Vangelo; delle opere dei Santi Padri, Dottori e Scrittori ecclesiastici; inoltre periodici e giornali riguardanti la fede, la morale e la liturgia; libri di formazione morale e religiosa, di preghiera mentale e vocale; e in genere le edizioni più utili, raccomandate dall'Autorità ecclesiastica.

Avete la collana degli Insegnamenti Pontifici che è bellissima, avete le vite dei Papi, avete la serie Patristica, e molti altri libri, specialmente i catechismi, i quali vi incentrano proprio nella vostra missione. Nel complesso si segue quello che prescrivono le Costituzioni. Tuttavia sempre vigilare perché le tentazioni sono molte; e chi opera in pubblico va più soggetto a certe tentazioni di chi opera in privato.
Messe bene a servizio della Chiesa, voi fate un apostolato magnifico. Fuori di questo nella Chiesa si diventerebbe inutili, mentre bisogna essere membra vive ed operanti. Così, vere Figlie di San Paolo! Che cosa è andato a predicare san Paolo? Che cosa ha insegnato nelle sue Lettere? Fare ciò che ha fatto Gesù Cristo, non è abbastanza nobile?
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Criteri per la redazione

Art. 260. Nei loro scritti le Figlie di San Paolo si limitano a quelle forme che corrispondono meglio alla loro condizione nella Chiesa, facendo uso dell'umile studio della dottrina cattolica, della semplice spiegazione e volgarizzazione della medesima. Anche la forma degli scritti sia chiara e semplice. Si devono escludere: la investigazione o ricerca propriamente detta; la disputa religiosa; ogni questione oziosa e argomento troppo elevato o del tutto profano; le rivelazioni particolari e non ancora approvate dalla Chiesa.

Qui si chiarisce ancora il pensiero dominante degli articoli [precedenti]: «Nei loro scritti le Figlie di San Paolo si limitano», si limitano, «a quelle forme che corrispondono meglio alla loro condizione nella Chiesa», cioè di figlie non di madri nella Chiesa, che non ci sono; ci sono i Padri della Chiesa. Vere Figlie di San Paolo e cioè della Chiesa.
È prendere e distribuire; non pretendere di fare ciò che non è per noi, specialmente che non è per le Figlie [di San Paolo].
«Facendo uso dell'umile studio della dottrina cattolica» e cioè, appropriarsene così come è data «della semplice spiegazione e volgarizzazione della medesima».
«Anche la forma degli scritti sia chiara e semplice». Le conferenze che state facendo in Italia, per quel che mi risulta, in generale sono attraenti, per questa chiarezza e semplicità che si uniforma di più al Vangelo. E il Vangelo è attraente: le turbe dimenticavano anche il pane (cf Mt 9,13). E come si spiega che qualche volta [i parroci] vogliono la Figlia di San Paolo invece del prete a far la conferenza4? C'è un poco di coreografia e c'è anche un po' dello straordinario, ma come accolgono!
«Si devono escludere le investigazioni o ricerca propriamente detta». Investigazione e ricerca, quindi lavori di punta, no. Perché no? Perché non si vuole mettervi in pericolo di uscire di strada e di dare qualche cosa di meno sicuro. La investigazione o ricerca propriamente detta appartiene ai Vescovi, al Concilio ecumenico, alla Santa Sede. Quindi queste si devono escludere. Escludere la disputa religiosa, tanto più con gli avversari della Chiesa. Si deve escludere anche «ogni questione oziosa e argomento troppo elevato o del tutto profano». Si devono evitare «le rivelazioni particolari». Bisogna guardare la rivelazione di Gesù Cristo; non correre dietro a cose eccezionali, non ancora approvate dalla Chiesa le quali poi, molte volte vengono smentite.
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Carattere pastorale delle edizioni

Apprendere quello che è certo e sicuro e dare il pane che fa certamente bene. Ecco tutto: il servizio delle anime. Prendere dalla Chiesa e farvi canali, postine, le apostole della dottrina della Chiesa5. E lo scopo è di farla arrivare possibilmente ai più. Il segreto della vostra vocazione quanto all'apostolato, sta nel prenderla e nel farla arrivare ai più, perché ciò che è essenziale e forma la parte sostanziale della vostra missione è la divulgazione, più che la redazione. Perché la redazione deve prendere quello che viene dalla Chiesa e vedere di presentarlo bene. La pastorale sta nel presentare popolarmente le verità che possono essere accettate dal popolo, ed elevarlo verso il cielo. Quindi sottolineare bene, con colore rosso: l'apostolato presenti carattere pastorale.

Art. 261. L'apostolato presenti carattere pastorale. Sono perciò vietate le edizioni a scopo unicamente commerciale e industriale; sono invece raccomandate quelle che conferiscono al progresso umano.

Quindi dopo aver dato tutto quello che riguarda la morale, il dogma e il culto, si può dare quello che riguarda anche il progresso umano, come dice san Paolo: «Quidquid bonum, quidquid rectum…: tutto ciò che è buono, tutto ciò che è retto, tutto ciò che è amabile, ecc.» (cf Fil 4,8). Quindi nelle librerie si può dare questo; si può dare però in quella misura giusta, perché la prima cosa da darsi è quanto contiene dogma, morale e culto.
Si possono anche tenere i libri scolastici? Se servono indirettamente alle anime, sì. Non [tenere] i trattati che possono anche contenere quanto alla morale punti o figure non rispettose della fede. Può essere che, tenendo i libri scolastici, [le persone] prendano [anche] i libri buoni, sani. E poi con questo si può attirare il giovane perché dopo frequenti la libreria e prenda anche quello che sarà più importante. Affezionarsi le popolazioni onde si rivolgano alle librerie vostre.
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Ringraziare dunque il Signore, Gesù Maestro, il quale vi ha fatto maestre di fede, morale e culto nella maniera vostra. Maniera di insegnare che può essere anche di una figliuola che sa pochissimo, ma se porta il Vangelo, se porta il catechismo e sa dire qualche parola buona, sa organizzare la distribuzione e fa arrivare la parola a più gente, allora è un'apostola. È imitare gli apostoli i quali sono andati per il mondo ripetendo ciò che avevano appreso da Gesù. Che grande dignità! Come c'è da essere riconoscenti al Signore e fedelissimi alla vocazione, perché: «Ecce satanas expectivit vos»: ecco che satana vi va vagliando (cf Lc 22,31); quindi con facilità, sotto vari aspetti e con varie specie di lusinghe, cerca di togliervi dal vero apostolato. Questo vi serva per sempre, perché verranno altri a insistere in altre maniere. Ma presentandovi alla Chiesa per essere approvate, io ho inteso che voi seguirete questa via e questa via soltanto. E sotto questa luce la Chiesa vi ha riconosciute e accettate al suo servizio per mezzo del vostro apostolato. A questa condizione: vere Figlie di San Paolo!
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* 24. Ariccia, 26 maggio 1961. Reg. A6/an 118b = ac 188a. Il titolo della registrazione è: “Studio e apostolato”.

1 Benvenuti Anna Maria suor Crocifissa fsp, nata a Ferriere di Buttigliera (Torino) il 12 giugno 1911. Muore il 26 maggio 1961 ad Albano.

2 La voce continua: «come sono gli spiritisti, come sono i protestanti, ecc. Non avere cose comuni».

3 Nella registrazione segue un prolungato silenzio.

4 Queste conferenze sono particolarmente legate alle Settimane del Vangelo, alle Settimane catechistiche, mariane, ecc., iniziative che si svilupparono particolarmente negli anni Cinquanta. In Italia, acquistarono rilievo le Settimane catechistiche per le diocesi di Cagliari, Agrigento, Ancona, ecc. Furono preparati, da sr Lucina Bianchini fsp, 29 schemi di conferenze raccolti nel volumetto: Catechesi festiva con spunti evangelici, Roma 1953. Sovente le conferenze furono tenute da FSP ed erano molto gradite.

5 È uno dei punti saldi su cui don Alberione sovente insisteva: «Prendere quanto è già sicuro, definito dalla Chiesa; e lasciare i punti ancora in discussione. Siate vere Figlie della Chiesa. Prendete da lei per dare alle anime» (Verbale di Consiglio, 24 novembre 1960).