Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GOVERNO

30. LA SUPERIORA LOCALE: STILE DI GOVERNO*
Articoli: 474-483

Siccome in questa casa si fanno adunanze in vista del Concilio Ecumenico, ordinate all'unione dei cristiani1, così è utile che in questi giorni vi sia un'intenzione particolare a questo fine: «Ut unum sint».
Questa mattina abbiamo accettato nella nostra casa di Ostia un'abiura, cioè dall'eresia [una persona] è entrata nella Chiesa cattolica.
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Nota per i nuovi mezzi di apostolato

Parlando della radio e televisione, dovunque è possibile fare qualche cosa; sarà sempre poco, ma sarà un inizio di apostolato della radio e della televisione. Nelle nazioni ove vi è più libertà, se si ottiene di parlare una volta alla settimana, supponiamo, per un quarto d'ora, venti minuti o anche più volte alla settimana, preparare programmi convenienti e interessanti. Possono riguardare varie materie: il catechismo, il Vangelo della domenica, i doveri della donna, i doveri e le condizioni per la formazione della gioventù femminile, ecc. Avete nelle case persone che sono già alquanto istruite e quindi capaci. I programmi però siano vari, attraenti, in generale. Qualche cosa anche nella televisione può essere fatto.
E poi in ogni nazione la preghiera, perché nelle nazioni dove è libera l'iniziativa della radio, della televisione, possiamo fare dei passi. E chissà che per le preghiere che fate in questi giorni, si possa avere in qualche nazione la radio propria. Pregate! Vi sono, specialmente in Italia, case, agenzie di cinema le quali hanno distribuito costantemente le loro pellicole; parroci che hanno sempre domandato, si sono sempre serviti delle agenzie paoline per le loro pellicole a passo ridotto. A un certo punto le pellicole si sono esaurite, perché sebbene siano già numerose, tuttavia chi ha seguito costantemente l'agenzia nostra, l'agenzia paolina, a un certo punto può averle esaurite. E allora? Allora si può fare come per i libri che non sono nostri: o si può tenere qualche pellicola non nostra, ma che è conveniente, che è buona o almeno indifferente; oppure si possono mandare i parroci stessi e gli altri cattolici che cercano la pellicola settimanalmente, da società non nostre, e tuttavia indicare quali pellicole possono chiedere, secondo la qualifica che le pellicole stesse hanno avuto.
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Nota sui centri catechistici delle Figlie di San Paolo

Circa il lavoro catechistico, del quale abbiamo parlato, l'essere [presenti] nei centri catechistici delle diocesi oppure muoversi per l'organizzazione catechistica, per voi è sempre nell'intenzione di promuovere maggiormente la diffusione dei catechismi nostri. Per voi è sempre questa l'intenzione, perché il catechismo propriamente come insegnamento nelle parrocchie, e il catechismo come organizzazione aspetterebbe alle Pastorelle. Ma il lavoro catechistico nei centri diocesani può servire alla diffusione del catechismo nostro, il quale, certamente, deve essere ancora sempre migliorato. E benedico tanto chi si impegna in questo. Cosa fondamentale della Chiesa [è] il catechismo, perché spessissimo non sono cattivi gli uomini, ma sono ignoranti in fatto di religione. L'ignoranza!
Tanto il papa Pio X come Benedetto XV e gli altri papi seguenti, e come già più volte Giovanni XXIII l'hanno fatto notare. Ignoranza religiosa! [Oggi ] vanno pochissimo al catechismo, voglio dire, [vi dedicano] pochissimo tempo, e poi leggono tante cose, sentono tante cose, tante obiezioni, e non sanno più né rispondere né darsi conto; e perciò, tante volte, vengono travolti e, quasi sepolti, nella stessa loro ignoranza.
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Governare è amare

Questa sera gli articoli da leggere sono dal 474 al 506. Sono più avanti, dunque, non di seguito a quelli che abbiamo veduto ieri e l'altro ieri. È utile che preceda questo capitolo.
Il principio generale è questo: governare è amare. Governare è un ufficio di carità. Carità per aiutare le anime a tenersi sulla via della santità e sulla via dell'apostolato, parlando della vostra Congregazione. È amare, cioè aiutare e guidare le anime per la via della santità e dell'apostolato. Il governo, o meglio, il potere che viene dato, l'ufficio di superiora, non è un onore alla persona, è un onere, è un peso se lo si intende bene, mentre che amare è aiutare. Ed è un peso, perché? Perché importa tre uffici in uno: istruire, [santificare, pregare].
1) Istruire. Particolarmente per quel che riguarda la vita religiosa, le Costituzioni, il catechismo, la liturgia; e ciò che contiene il Messalino e anche, se non tutta la Bibbia, il che non sarà sempre facile, almeno il Nuovo Testamento, in particolare, i Vangeli e san Paolo, le Lettere di san Paolo. Istruzione! Istruzione anche ascetica; istruzione, discendendo alle particolarità della vita religiosa e alle particolarità dell'apostolato. La Maestra deve precedere nell'apostolato, deve camminare prima in tutto, in tutto!
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2) [Santificare]. Il suo onere è ancora il santificare le persone che sono in casa e cioè portarle all'osservanza religiosa, portarle a evitare tutti i pericoli che si possono incontrare fuori di casa o nella casa stessa. Tenere quindi quella disciplina moderata, quella sorveglianza così intelligente, e nello stesso tempo che non sia un ufficio di polizia, di carabinieri. Considerare le persone che sono in casa come sorelle, le quali forse, alle volte, hanno più buone qualità e hanno anche, forse, già raggiunto una certa santità per cui tante volte quelle che sembrano quasi che facciano minor2 figura, sono le più utili davanti all'Istituto e sono anche forse più sante davanti a Dio. Non è questo un onere, un peso? E qualche volta si potrebbe anche dire: Non mi sento, perché è un peso molto forte. Ma vi sono [invece] persone che si tengono molto sicure di se stesse, vedono l'onore!
3) Pregare. Bisogna pregare di più. E cioè la superiora in generale [faccia] mezz'ora di Visita in più al giorno. E perché? Perché la sua carità è più larga come esercizio. Se una sorella vuol praticare la carità, [lo fa] rispetto alle altre sorelle, forse a qualche sorella soltanto, con cui [le] è più difficile convivere, ma la superiora ha da esercitare la carità più largamente, cioè verso tutte le persone che compongono la casa. Quindi verso tutte.
Il primo ufficio della superiora, sebbene lo si nomina come terzo, è ottenere le grazie per le suore, per le persone che sono in casa; ottenere cioè che amino il Signore, che abbiano il vero spirito di fede, ottenere che vivano nella pace, che sentano queste sorelle che sono in casa, fossero anche aspiranti - perché qui si tratta delle suore che fanno parte del governo -, perché anche le aspiranti si dedichino con generosità ad apprendere tutto quello che viene loro insegnato. Ottenere le grazie! Invece di lamentarsi che non sono buone per questo, non fanno bene quello...; e noi abbiamo ottenuto le grazie per loro? Quando è che ci siamo mortificate, quando è che abbiamo dato l'esempio di un lavoro serio, intenso, per la santificazione nostra? Si trascinano avanti gli altri a misura che c'è la santificazione, [che] c'è la santità in noi. E quante volte perché sbagliano dobbiamo ripiegarci in un esame di coscienza: questo forse dipende da te.
Quindi principio generale: [governare] non è un onore, ma è un onere. E se molti santi hanno sfuggito la responsabilità del governo è per questo: davanti all'onere cioè al peso che comporta, si sono ritirati.
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Il titolo di maestra

Perché [tra voi le superiore] si chiamano maestre? Gesù è Maestro per tre motivi e cioè: 1) perché ha insegnato, ha istruito; 2) perché ha indicato la via della santità e lui si è santificato; 3) perché ha dato la vita, e cioè ha ottenuto la grazia per noi. Il Maestro completo è via, verità e vita. Allora, una può sempre chiamarsi maestra e può anche non potersi mai chiamare maestra: dipende se dà quell'istruzione che deve dare la maestra. Non parliamo di istruzione civile che qualche volta potrà anche essere data, ma parliamo specialmente dell'istruzione che riguarda la vita religiosa, la santificazione e l'apostolato.
Dovrà sempre dare quest'istruzione, dare il buon esempio e indicare come vivere la vita religiosa e come fare l'apostolato precedendo con l'esempio. E ottenere le grazie: che si confessino bene, che facciano delle belle comunioni, che nella casa sia sentita la pietà, specialmente nelle grandi circostanze di maggio, la Pentecoste, la Pasqua, il Natale, le solennità della Madonna, le nostre feste al Divino Maestro, alla Regina degli Apostoli, a san Paolo; e in generale tutto quello che serve ad alimentare la pietà. Ma prima che la viviamo noi! Che noi la viviamo! E quando abbiamo da correggere, sempre fare prima l'esame di coscienza: E io? Allora una correzione sarà sempre utile, quando prima noi abbiamo detto il nostro: mea culpa.
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Erezione delle case

Adesso [seguiamo] i vari articoli.

Art. 474. Le case religiose, canonicamente erette, si dicono «formate» se vi sono almeno sei religiose professe; e «non formate» se non hanno questo numero di religiose.
Art. 475. Prima di decidere l'erezione di una nuova casa religiosa occorre accertarsi se la nuova casa potrà convenientemente provvedere al sostentamento e all'abitazione delle religiose con le consuete entrate dell'apostolato o in altra maniera.
Art. 476. In una casa non vi possono essere mai meno di quattro suore.

L'articolo 477 dice che per erigere una casa ci vuole il permesso dell'Ordinario del luogo; se poi è luogo di missione ci vuole il permesso della Congregazione di Propaganda Fide. Quando viene dato il permesso di aprire una casa, c'è anche incluso, secondo il Diritto canonico, il permesso di esercitare la nostra vita, cioè di attendere all'apostolato, aprire la libreria, condurre la vita di vere paoline. Non avete l'impegno di andare a fare il catechismo, ma avete l'impegno di vivere la vostra vita religiosa. Quindi, il permesso di aprire include il permesso di esercitarvi le opere.
L'articolo 478 dice che per aprire una succursale bisogna fare press'a poco così: [richiedere] per iscritto la licenza speciale dell'Ordinario. E se si trattasse di cambiare lo scopo di una casa, che sia stata già aperta come una casa comune, se si volesse erigere in quella casa, supponiamo, il noviziato, ci vuole di nuovo il permesso della Santa Sede, e bisogna notificarlo all'Ordinario, perché occorre che l'Ordinario provveda agli esami canonici, che sono richiesti per il noviziato.
Se è necessario, dice l'articolo 479, sopprimere una casa spetta alla Superiora generale col consenso del suo Consiglio, e poi ne deve dare l'avviso all'Ordinario.
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Governo delle case

Art. 480. Le Superiore locali, sia delle case formate che non formate, sono nominate dalla Superiora generale col consenso del suo Consiglio, su proposta della rispettiva Superiora maggiore. Devono essere professe di voti perpetui, distinte per virtù, cultura intellettuale, prudenza, dedizione alla Congregazione, esperienza e zelo nell'apostolato, docilità alle disposizioni e alle direttive delle Superiore maggiori. Posseggano le norme ordinarie, pratiche, per il buon governo di una casa e le norme generali di pedagogia per il trattamento delle suore e la loro formazione. Ognuna poi s'impegni di rendersi sempre più capace ed esperta.

Ognuna di queste espressioni dovrebbe essere il tema di una meditazione, di un'istruzione. Potete almeno supplire leggendo queste condizioni una per una e facendovi sopra l'esame di coscienza. E se purtroppo riconosciamo che siamo tanto deficienti: umiltà, preghiera! Signore, supplite alle mie deficienze.

Art. 481. Le Superiore locali sono costituite nel loro ufficio per tre anni, trascorsi i quali possono essere di nuovo assunte nello stesso ufficio, a norma però di quanto prescrive l'art. 482. Terminato il triennio, rimangono nel loro ufficio come sostitute fino alla nomina di chi deve succedere o alla loro conferma.

Siccome l'ufficio della superiora è tanto importante, vi sono queste disposizioni:

Art. 482. Affinché le suore preposte al governo delle case possano più facilmente attendere a se stesse, acquistare maggiore esperienza, più larga e intelligente comprensione nelle cose di governo e nell'apostolato, come regola generale, nella nomina delle Superiore si osservino le seguenti norme:
1. Quando una suora è nominata Superiora per la prima volta, terminato il triennio, non venga di nuovo immediatamente nominata Superiora né in quella casa né in altra, ma trascorra almeno un anno nelle occupazioni ordinarie di apostolato come semplice suora.

Questo articolo fu così pesato in Congregazione [dei Religiosi] che mi pare di esserci andato sette-otto volte a trattarlo!

2. Se dopo un anno viene ancora nominata Superiora, terminato il triennio, non può essere di nuovo nominata immediatamente Superiora, né in quella casa né in altra, ma deve occuparsi almeno per altri due anni, come semplice suora, negli uffici che la Superiora maggiore crederà bene affidarle.

Quindi se dopo un anno, colei che ha passato già un anno come semplice suora, viene di nuovo nominata superiora, allora successivamente dovrà rimanere per due anni nella condizione di semplice suora.
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3. Trascorso tale periodo può essere di nuovo nominata Superiora; tuttavia nella stessa casa non potrà mai essere nominata immediatamente per più di due trienni di seguito.

È da osservare questo: vi è una differenza notevole tra iniziare una casa che non esisteva e allora vi sono molte più ragioni per rinnovare il triennio, ossia un triennio e poi un altro triennio; che per un'altra suora che va in una casa già fondata, dove non c'è [che] da tirare avanti le cose come erano avviate. Ma quando c'è da avviare una casa è diverso. Se poi [una suora] va in una nazione dove non ci sono ancora le Figlie di San Paolo, allora il triennio non comincia subito, comincia quando la casa è avviata. In principio sono esperimenti, sono un orientamento. Quindi, se la Superiora generale crede di fare incominciare il triennio subito, lo può fare; ma molte volte conviene invece che si cominci a calcolare il triennio da quando la casa procede normalmente.
Quando poi una suora è mandata a fare un ufficio straordinario, eccezionale, i trienni non contano più. Perché? Perché è una cosa nuova, straordinaria; e finché non abbia portato a termine la sua missione, non comincia il triennio. E allora? Allora dovrà stare lì a sopportare i pesi dell'inizio con molta fatica e con sacrificio, ma renderà un grande servizio alla Congregazione, perché quando poi ha tutto avviato, e le case sono costruite, ecc., allora potrà cedere il suo posto ad un'altra. Abbiamo dei casi in cui una potrà rimanere anche trentacinque anni, diceva una volta il cardinal Larraona3, facendo una conferenza.
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Tuttavia vi sono casi in cui le superiore vedono che il triennio per una suora diventata superiora è già anche troppo. Dopo un anno o due, già si vede che le cose non vanno. E allora, venire proprio alla decisione di deporla? Ci vogliono cause piuttosto gravi. Ma si potrebbe invitarla per qualche tempo in Casa Madre, in Casa generalizia, invitarla specialmente a fare gli Esercizi con le altre superiore; oppure anche gli Esercizi particolari, questo è molto utile. E con l'occasione si possono dare gli insegnamenti e quel complesso di indirizzi, avvertenze, istruzioni perché quella casa non abbia poi a trovarsi male. Altrimenti, chi ha da succederle, trova poi tutto in disordine in quella casa . È questa una causa sufficiente perché quella superiora quando arriva a un certo disordine, debba essere richiamata e anche tolta. Alle volte sono già troppo i tre anni.
E qualche volta avviene anche questo: c'è tale infermità nella nostra natura che l'essere tolta da superiora sembra...; per certune è un accasciarsi e non faranno mai più, diciamo così, le cose con impegno e avranno sempre come un mezzo risentimento e non orientano più la vita, perché vivono in uno stato di depressione morale. Siamo certamente molto infermi spiritualmente. Allora chiedere i lumi dello Spirito Santo, ma anche la docilità e l'umiltà di accettare quelle correzioni e quegli avvisi che vengono dati in carità. E il Signore ci benedica.
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* 30. Ariccia, 30 maggio 1961. Reg.: A6/an 121a = ac 190b. Nella prima edizione a stampa questa istruzione è datata al 2 giugno per seguire l'ordine delle Costituzioni ed è piuttosto elaborata. Il titolo della registrazione è: “Le case e il loro governo (prima parte)”.

1 Cf Istruzione 26, nota 12.

2 La voce dice: «miglior».

3 Arcadio Maria Larraona (1887-1973). Il 23 gennaio 1960 fu nominato da Giovanni XXIII, cardinale protettore della Famiglia Paolina. Il 30 giugno prendeva possesso del suo incarico con una solenne celebrazione nel santuario Regina Apostolorum, in Roma (cf SP, 6-7 [1960] 1-8).