25. SENTIRE L'APOSTOLATO*
Articoli: 262-271
La missione della Famiglia Paolina
Tutta la missione compita da Gesù Cristo è stata questa: fare degli uomini dei figli di Dio: «Dedit eis potestatem filios Dei fieri» (Gv 1,12). Che gli uomini divengano figli di Dio! Questa umanità in parte notevole vive senza la grazia! Non sono figli di Dio questi, perché privi della vita eterna in se stessi. Vi sono movimenti in ogni campo, in ogni nazione, in ogni classe di uomini. L'umanità ormai si discosta poco dai tre miliardi e cresce in generale di quaranta milioni circa ogni anno. Allora, questi uomini che mostrano tanta attività, che tendono a un continuo progresso tecnico e si muovono in molte direzioni; gente che lavora, che commercia, che insegna, che vive e nasce e muore... Sembrano tutti vivi, ma sono morti; popolazioni che sono cimiteri. Perché? [Sono] uomini che vivono, e parlano, ed operano, ma [in essi] la vita soprannaturale manca.
Allora, che cosa deve fare la Società San Paolo, le Figlie di San Paolo, la Famiglia Paolina nel suo insieme, nel suo complesso? Cercare di fare ciò che ha fatto il Maestro Divino: «Filios Dei fieri…, dedit eis potestatem filios Dei fieri», fare dei figli di Dio! Ecco tutto. Il Figlio di Dio si è fatto uomo perché diventassimo figli di Dio come lui, e quindi fratelli di Gesù Cristo e guardando il Padre creatore noi potessimo chiamarlo: «Abbà, Pater», Padre! (cf Rm 8,15). Ma [non è possibile] finché non c'è la grazia; e quando c'è la grazia [si può dire]: «Padre nostro che sei nei cieli» (Mt 6,9).
Quante volte vi proponete il gran problema: Dove cammina, come cammina, verso quale meta cammina questa umanità che si rinnova [sempre] sulla faccia della terra, ogni secolo almeno e anche di più? L'umanità è come un grande fiume che va a gettarsi nell'eternità: Saranno salvi? Saranno perduti per sempre? «Dedit eis potestatem filios Dei fieri». Fare arrivare questi uomini al battesimo, al sacramento della penitenza, alla comunione.
Il fine che deve proporsi la Figlia di San Paolo [è]: portare gli uomini all'unione con Dio, particolarmente mediante la comunione. Quante parole dette così a vuoto, un po' anche in qualche periodico! Ma fin che non si uniscono con Dio, non salviamo le anime. E abbiamo in mano mezzi così potenti, i mezzi che ci ha fornito il progresso, i mezzi che troppo spesso vengono sfruttati per il male! E noi destinati a usarli! Che grande responsabilità al tribunale di Dio se [non] abbiamo usato questi mezzi proprio per fare dei figli di Dio!
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Innestate in Gesù Cristo Maestro
Innestarsi in Gesù Cristo Maestro. Che cosa è venuto a fare il Maestro divino? A evangelizzare: «Ad hoc veni in mundum ut testimonium peribeam veritati»(cf Gv 18, 37), disse chiaramente Gesù a Pilato: Io sono venuto al mondo per predicare la verità. [Voi] siete venute al mondo per predicare la verità e le verità che riguardano non la vita presente, anche se qualche cosa di umano serve per preparare gli uomini a ricevere ciò che riguarda la vita futura, ma l'essenziale [che] è quello che riguarda la vita eterna. Dare la grazia, che [gli uomini] muoiano in grazia, che si salvino!
Gesù ha detto: «Ego sum lux mundi» (Gv 8,12). Nel santuario Regina Apostolorum questo [versetto del Vangelo] è una predica continua1. Gesù dal tabernacolo ripete: «Io sono la luce del mondo», cioè la Verità. È venuto a portare la luce agli uomini. Ma dall'altra parte del tabernacolo c'è [scritto]: «Vos estis lux mundi: voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14). E vuol dire: Pensateci - ci dice Gesù dal tabernacolo - Io sono stato la luce del mondo, ma adesso siete voi la luce del mondo.
Pensare a innestarsi in Cristo Maestro, [meditare] quello che ha fatto, come è vissuto. Allora onorare Gesù Cristo Maestro, e sempre più innestare in noi questa divozione e innestare noi stessi in Gesù Cristo. Tu che eri un olivastro - cioè un'oliva selvatica - sei stato innestato, per mezzo di un innesto preso da un'oliva domestica, sana, perfetta (cf Rm 11,24). Innestate in Cristo: la testa, il cuore, la mente, le attività, le opere, tutto l'apostolato, sì, tutto l'apostolato! Quando si sentono le anime, quando si sente la missione, la vocazione…
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Riparazione, riconoscenza, sentire le anime
E poi sentire di dover riparare ai peccati del cinema. Milioni di persone ogni giorno passano davanti alla pellicola ore ed ore. E che cosa imparano davanti allo schermo o davanti alla televisione? Lo sappiamo noi: questi tante volte [sono] maestri di errore e di vizio, di superstizione e di deviazione dell'umanità; maestri che tutta la notte stampano periodici, giornali: cinque-sei-sette-otto milioni di copie, e sono in mano agli ebrei, ai protestanti, in mano ai pagani. Mezza umanità non conosce ancora il Signore2: l'India con i suoi quattrocento milioni [di abitanti], la Cina coi suoi seicento milioni, il Giappone vicino ai cento milioni. E poi tutte le isole, in sostanza, tutte le terre che sono in quella parte del mondo che noi non consideriamo ancora abbastanza. Più di mezza umanità sta in quella parte. Ora, riparare perché sono cattedre alzate contro la cattedra di Pietro, contro la cattedra di Gesù Cristo.
E supplicare il Signore che mandi le persone che vogliono adoperare gli stessi mezzi che adopera il male, ma per il bene. Adoperare gli stessi mezzi quelli che di natura loro sono indifferenti, voglio dire, come la stampa che di natura sua è indifferente, e può essere usata per stampare il Vangelo e per stampare le cose più brutte che ci siano.
Adorare il Maestro Verità. Ringraziarlo della vocazione: Tu sei venuta per rendere testimonianza alla verità! La tua propaganda bisogna che abbia un'anima, che la senti che è apostolato e non è una raccolta di soldi, e neppure serve a far ammirare o la parte tecnica o la parte redazionale. Devi fare dei figli di Dio!
E supplicare per le vocazioni e supplicare il Signore che ci tenga nella nostra missione, perché è così facile uniformarci al mondo e seguire quelli che sfruttano il progresso per il male: seguire i loro periodici, i loro libri, seguire il modo di presentare [la verità] attraverso le pellicole e la televisione.
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Sentire le anime in sostanza! Se una persona non sente le anime, non può aver vocazione per l'Istituto delle Figlie di San Paolo; e cioè se non entra nello spirito delle Figlie di San Paolo, nello spirito dell'Istituto e quindi [non ha] l'amore all'Istituto, alle sue finalità, alla sua attività, al suo apostolato, non dimostra vocazione. Bisogna portare [le formande] allo spirito della vocazione: non solamente alla vita religiosa, ma all'apostolato, perché non dobbiamo formare a una vita religiosa generica, che vada bene per tutte le suore del mondo, no. Tutt'altro. Noi abbiamo da formare a una vita specifica, particolare, ben determinata, con una caratteristica propria.
E quell'offerta che si fa nella Messa o dopo la Messa o prima o durante l'offertorio: «Signore...»3, la preghiera che dite voi è diversa, per esempio, dalla preghiera che dicono le Pastorelle; è sempre l'offerta, ma è secondo il loro spirito. Quei nove, dieci punti che avete voi determinano la vostra vocazione quanto all'apostolato e nello stesso tempo come innestare tutta la vita nel Maestro divino. E così [le Suore] Regina Apostolorum hanno un'altra maniera di offrire secondo l'apostolato [proprio].
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«Vos estis lux mundi». Perciò alla prima domenica del mese fare l'esposizione solenne e l'adorazione in riparazione. [Siete] assunte dalla Chiesa a portare la parola del Papa, che è poi nei catechismi, nei documenti, negli insegnamenti e in tutto quel che si uniforma all'insegnamento della Chiesa; assunte a continuare quel che Gesù ha fatto.
Sentire allora il bisogno di purificazione: Che io sia degno; che io non metta nessun impedimento alla grazia. Se il sole fosse anche splendido, ma il vetro è sporco, la luce non passa. Se la verità, il Vangelo, è splendida: «Io sono la luce del mondo», ma attraverso a noi non passa bene perché c'è il cuore che non è a posto, la vita che non è a posto, che cosa avremo? Quanta responsabilità per le conseguenze della vostra vita, le conseguenze del vostro apostolato, il rendiconto che dovremo fare a Dio, il premio speciale che aspetta alla Figlia di San Paolo se è fedele, se è generosa, se ha proprio in mente di dare quello che vuol dare: Gesù Cristo!
Se [la Figlia di San Paolo] quando mette mano alla penna, si mette nel Divino Maestro: Che cosa vuoi che dica? Che cosa avresti fatto tu? Che cosa devo dire a questa categoria di gente speciale a cui mi rivolgo? Si sente allora di fare un catechismo, ma un catechismo largo, larghissimo, e saranno tante migliaia di copie. Si sente, allora, che stanno davanti a noi anime assetate di verità le quali non conoscono forse e non sentono la loro sete. E noi dobbiamo fargliela sentire.
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Dare il soprannaturale
Vedere infine di portare il soprannaturale, e come ho detto due-tre-quattro volte: lo spirituale. Non possiamo dare il naturale se non per lo spirituale: [per] dare l'umano senza dare il soprannaturale, cessa di scrivere, smetti di stampare, che è meglio. Perché si mostra la vita in un lato che è insufficiente, e non è quello che salva le anime, e non è quello che ha fatto il Divino Maestro. Sentire la responsabilità! Moltissime volte non conta il numero dei lettori, conta il frutto che riporta il lettore. E fossero anche cinque che ne riportano frutto, [fosse] anche un'anima sola, se hai guadagnato un'anima, salvi te stessa4. Ma se [i lettori] fossero anche cinquemila o cinquantamila o cinquecentomila o un milione e più, come Famiglia Cristiana, e non portassero quel [frutto] che è la vita eterna, allora distruggete anche le case, che non servono ad altro che a illudere.
Bisogna che si senta lo spirito! Si senta lo spirito! Il soprannaturale dobbiamo dare. E se si prepara la via e poi quello non si dà? Fare lavorare, esigere che scrivano e che stampino e che passino le lunghe sere nell'apostolato, magari per arrivare in tempo, e che si spenda, si rimettano soldi, si rimetta anche la salute per camminare, per andare... Superiore, pensate alla responsabilità! Non possiamo illudere le nostre figliuole giovani. Dobbiamo far sentire che è la verità, è la salvezza che dobbiamo portare al mondo.
Qualche volta [mi] viene anche proprio da piangere, perché io non ho potuto arrivare a tutto, certamente, e mentre devo guardare una parte, l'altra è cascata; poi bisogna di nuovo metterci mano e rialzare. E a rifare ci vuole più che a fare. E allora si perdono degli anni. Ma Dio ci ha mandato per questo. Se altri hanno una responsabilità, supponiamo, un padre, una madre di famiglia, su noi pesano quanti milioni di anime5? Non voglio offendere nessuno, perché direi anche contro la verità, perché la maggior parte lavora in spirito soprannaturale. Ma notare bene quello che viene ripetuto: dev'essere spirituale, deve essere spirituale [ciò che diamo nell'apostolato]!
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Varie responsabilità
Eravamo rimasti all'articolo 262 e bisogna oggi arrivare all'articolo 282.
Art. 262. In ogni edizione, tutto ciò che riguarda la fede e la morale è affidato alla vigilanza della direzione. Nei giornali e periodici poi sia chiaro quali sono le parti della direzione e quali le parti dei collaboratori, affinché ciascuno si assuma la responsabilità scientifica, letteraria e notiziaria e ad essi venga attribuita.
Bisogna che ci sia ciò che riguarda la fede e la morale!
Si vuol dire che in generale gli articoli bisogna che siano firmati. Ma distinguere: supponiamo, La Civiltà Cattolica, il periodico che conoscete, nella prima parte la direzione si prende la responsabilità degli articoli, delle recensioni, [ed è una] responsabilità coscienziosa; poi, dove danno piuttosto notizie, lascia la responsabilità allo scrittore. Quindi è diverso: chi è responsabile come direzione e come collaborazione diretta ha una responsabilità maggiore che riguarda la coscienza. Dopo [ci] possono essere anche notizie, idee o notizie scientifiche che non sono del tutto giuste, ma che non toccano né fede, né morale, né culto. Quindi distinguere: nei giornali e periodici sia chiaro quali sono le parti della direzione e quali le parti dei collaboratori, affinché ciascuno si assuma la propria responsabilità: scientifica, letteraria e notiziaria.
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Impegno per la redazione
Art. 263. I manoscritti delle suore e le rispettive edizioni sono proprietà della Congregazione, la quale può disporne liberamente anche in futuro.
Art. 264. Per assicurare all'apostolato il carattere spirituale, alieno da ogni industria e commercio, le Figlie di San Paolo stampano solo edizioni scritte dalle suore stesse, o volute dalle competenti autorità ecclesiastiche, o date in legittima proprietà alla Congregazione.
Quindi la redazione6. Dopo che si è studiato, bisogna passare alla redazione nella maniera e secondo la preparazione che si è avuta. E bisogna passare all'insegnamento, bisogna passare a guidare i gruppi, particolarmente le novizie, ecc., che hanno bisogno di un'istruzione più larga e più approfondita. Bisogna, in sostanza, utilizzare ciò che si è imparato. Il denaro che resta inoperoso nello scrigno, accusa davanti a Dio chi lo possiede, perché il talento [è] non trafficato...: «Avevo solo un talento, l'ho nascosto perché tu sei un padrone che esige anche dove non hai dato, o che vuoi raccogliere dove non hai seminato. Quindi ho nascosto il talento» (cf Mt 25,25). E allora: «Prendetelo e legatelo e mettetelo nelle tenebre esteriori» (cf Mt 25,30). E invece, chi ha ricevuto i cinque talenti, i due talenti e li ha trafficati: «Poiché siete stati fedeli nel poco, ecco vi costituisco sopra il molto» (cf Mt 25,21). Utilizzare al massimo i talenti che si hanno da Dio.
«Edizioni scritte dalle suore». Ma ci sono tanti modi di far la redazione [anche] senza avere una cultura straordinaria, tanto più che la vostra redazione è secondo l'articolo 2607; o volute dalle competenti autorità ecclesiastiche o date in legittima proprietà alla Congregazione (cf art. 259, 264), perché, in generale si acquisti il diritto di stampare e passi in proprietà della Congregazione il libro, cioè il manoscritto che si acquista.
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Art. 265. Ogni edizione deve essere assoggettata a due revisioni, cioè della Congregazione e dell'Ordinario del luogo a norma dei sacri canoni.
Perciò ci vuole una persona destinata a rivedere i manoscritti; ma chi li rivede sia ben preparata, per scienza sufficiente e prudenza.
Guardare però che vi sono libri, articoli, pellicole e pubblicazioni in generale nelle quali di per sé non ci sarebbe del male, anzi forse vi sono delle cose buone, ma la revisione in Congregazione ha un altro scopo ancora, oltre questo.
Art. 267. La revisione degli scritti riguarda: la dottrina dogmatico-morale, e ciò spetta anzitutto all'esame dei sacerdoti; l'utilità pratica della pubblicazione, la forma redazionale e tecnica di essa, la convenienza della pubblicazione, avuto riguardo allo spirito della Congregazione ed alle circostanze di tempo, di luogo e di persona.
1) «L'utilità pratica della pubblicazione»: porta del bene alle anime o non ne porta? Non dobbiamo accontentare la voglia di chi ama la pubblicità di se stesso. 2) «La forma redazionale». 3) La forma «tecnica di essa, la convenienza della pubblicazione», perché può essere che una pubblicazione fosse conveniente prima che si iniziasse il Concilio Ecumenico; in questo tempo non bisogna intralciare l'opera del Papa e delle Commissioni con pubblicazioni le quali mettono dubbi, incertezze. Anche un libro di pastorale, supponiamo, adesso non deve prevenire le decisioni del Concilio. Così un libro che va bene in Italia, forse non va bene nell'America del Sud, non va bene nell'America del Nord. Bisogna che si abbia un retto giudizio, un senso pratico; quindi la convenienza della pubblicazione.
E poi avere «riguardo allo spirito della Congregazione», perché non avete lo scopo di fare i lavori di punta o di ricerca o di investigazione propriamente detta. No. Non l'avete questo (cf art. 260).
«Ed alle circostanze di tempo, di luogo e di persona». Di persona, sì, perché può essere che una firma non faccia buona impressione per certe cose oppure la firma stessa può dar valore all'articolo o al libro.
Certamente la Pia Società San Paolo si distingue in questo dalle Figlie di San Paolo. La Pia Società San Paolo, Roma, come collegio teologico internazionale, e quindi tutti i chierici che vengono dalle varie nazioni, è unita all'Università del Laterano, è un'affiliazione. Arriva perciò a dare i gradi accademici come le Università. È quindi in una posizione diversa, in quanto [gli studenti] un lavoro di punta devono sempre farlo per la tesi, per la laurea.
Art. 268. I testi originali delle edizioni o un loro esemplare, con l'indicazione del giorno, mese ed anno, si devono conservare in un archivio speciale.
I manoscritti in generale siano firmati.
269
Progresso nella parte tecnica
Quanto alla tecnica state progredendo e in generale vale l'indirizzo: per la salute i migliori medici; per trattare di affari, depositi, prestiti, ecc. le migliori banche; per far valere le ragioni, i migliori avvocati; per usare nel nostro apostolato, i migliori macchinari. Però le case si mettono su gradatamente; e prima si acquisterà una macchina usata, e dopo si verrà ad acquistare una delle macchine più perfezionate, come in principio si può comprare una automobile usata e poi, in secondo luogo, quando ci sarà la possibilità si farà il passo per acquistarne una nuova.
Art. 270. Le macchine e gli altri mezzi di apostolato siano i migliori che il progresso della tecnica fornisce. Questi mezzi devono essere proprietà della Congregazione a norma del diritto; se in circostanze speciali fosse necessario servirsi di mezzi di proprietà altrui, spetta alla Superiora generale, col consenso del suo Consiglio, esaminare e stabilire le condizioni convenienti perché sia assicurata la libertà necessaria nell'apostolato, la disciplina e l'osservanza religiosa.
270
In generale, ovunque andiate, sempre si guardi di essere indipendenti quanto all'apostolato; e cioè l'indirizzo non si ha da prendere dalla nazione dove si va o dall'Ordinario, si ha da prendere dalla direzione, dal governo della Casa, cioè della Congregazione vostra, della Casa generalizia. Quindi, può essere che per un anno o due si possa accettare di mettersi anche a servizio di Vescovi e di fare il giornale diocesano, con il loro macchinario, ecc., ma questo è di transizione. Mezzi propri, libertà di lavorare nello spirito della Congregazione; e anche quanto alla diffusione e alla scelta delle varie pubblicazioni, dipendere dalla Casa generalizia. E successivamente, sempre in dipendenza dalla Casa generalizia, dalle Maestre provinciali, in maniera che abbiate la vostra giusta libertà di lavoro e di iniziativa.
Quindi «esaminare e stabilire le condizioni convenienti perché sia assicurata la libertà necessaria nell'apostolato, la disciplina e l'osservanza religiosa». Che [altri] non vengano troppo a immischiarsi nelle cose vostre e, d'altra parte, accettare tutti i consigli con rispetto; poi si vagliano se sono convenienti o no.
271
Prudenza e sveltezza
Dopo, in generale, i preti facciano i preti, le suore facciano le suore; quindi la separazione che ci dev'essere tra la Società San Paolo e le Figlie di San Paolo. La direzione spirituale non sia fatta fuori dal confessionale, [anche] dai nostri sacerdoti [...]8. Non vi pentirete di essere riguardose e trattenute, anche se vi dicono che non siete garbate, gentili e tutte le parole che possono essere dette. Anche quando viene un sacerdote a farvi visita, non fatelo mangiare a tavola con voi; eccetto che sia una cosa straordinaria […]9.
La formazione vostra è una formazione forte, paolina: suore pie, svelte e producenti. Non chiacchiere, non discorsi! E cosa hanno da fare quelle che si intrigano con la Società San Paolo nelle cose che riguardano l'uno o l'altro, ecc.; o quel che è avvenuto di bene o è avvenuto di male? E viceversa. Si deve trattare qualche cosa di spirituale? Al confessionale. Se si deve trattare qualche cosa di importante: fra il superiore e la superiora, ma anche questi brevissimi e non discorsi che vadano fuori dall'argomento per cui ci si incontra. No, quello che si deve trattare. E siccome abbiamo lo stesso apostolato, fino a un certo punto almeno, allora queste norme vanno osservate molto attentamente e [anche] in seguito, sempre. Perché costituire dei pericoli tra l'uno e l'altro è tanto facile!
C'è nella preghiera al Divino Maestro una domanda: «Che la mia presenza dovunque io vada, porti10 grazia e consolazione». E non altro. «Maria abiit cum festinatione»11 (Lc 1,39) e non perdeva tempo per strada. «Cum festinatione» vuol dire svelta. Siate svelte come Maria: Sì sì, no no, è finito. Il vostro parlare sia così (cf Mt 5,37). Un'educazione più forte in generale; in molte case c'è, in qualche casa potrebbe esserci di più. Una formazione paolina che vuol dire sapiente, e poi caritatevole, ma forte anche, poiché la fortezza è virtù cardinale e nello stesso tempo è dono dello Spirito Santo.
Il Signore, il Maestro divino tanto ci benedica. Ma se fate delle belle adorazioni tutto quel che vi ho detto non solamente lo avete già fatto, ma lo farete ancora sempre meglio. Il Signore sia sempre con voi.
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* 25. Ariccia, 27 maggio 1961. Reg. A6/an 119a = ac 188b.
1 Ai lati del tabernacolo dell'altare maggiore del Santuario, in bronzo dorato sono riportate le due affermazioni di Gesù: «Ego sum lux mundi - Vos estis lux mundi».
2 La voce dice: «in mano ai pagani, perché mezza l'umanità è di là».
3 Si tratta della preghiera: Per chi ha sete di anime come Gesù, oggi denominata Offertorio paolino, recitata dai Paolini, Paoline e Pie Discepole fin dal 1924. In seguito don Alberione consegnò questa preghiera anche alle Pastorelle e alle Apostoline adattandola al loro carisma specifico (cf Le preghiere della Famiglia Paolina, Roma 1985, pp. 40-43).
4 Espressione attribuita a sant'Agostino.
5 Nella registrazione c'è una lunga pausa, che attesta la commozione. L'espressione evoca la predicazione di Don Alberione del 1919, quando cercava di inculcare nei giovani la responsabilità dell'apostolato: «Voi siete ai piedi di una grande montagna, salitevi su, mirate il vostro orizzonte: è tutto il mondo […]. Sulla vostra coscienza pesano un milione, tre milioni, dieci milioni di anime…, ecco perché dovete essere molto santi» (G. Giaccardo, Diario. Pagine scelte, Roma 1996, p. 255).
6 Riprende il discorso sulla redazione e gli studi già trattato nell'istruzione precedente.
7 Cf istruzione 24, n. 258.
8 La voce continua con una esemplificazione fatta con parole non ben pronunciate: «Non teneteli in casa, non fateli aspettare in parlatorio; dopo la Messa, se volete, portate il caffè e poi loro, glielo lasciate lì che se lo possa sorbire. Eh, ma, non dire una parola!» (cf CVV 96).
9 La voce continua con esemplificazione non chiara: «Sì, mai poi... stare dopo cena… Ma viene a fare gli esercizi. Oh, va tanto bene: stia a casa. Venga a fare le prediche, confessionale e poi a casa. E voi? Non invitarlo non…, e vorrei dire alcune parole, ma spero che mi capiate abbastanza.».
10 Non gli viene la parola e interpella qualche esercitante: «Dovunque io vada, porti… (dì un po')» e il suggerimento della parola giusta gli viene dall'assemblea. È l'ultima espressione delle Invocazioni a Gesù Maestro, composte nel 1955, anno dedicato a Gesù Maestro (Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. cit., p. 196).
11 «Maria [si mise in viaggio verso la montagna] e raggiunse in fretta…».