12. CORSO DI PERFEZIONAMENTO
Articoli: 97-99
Ieri abbiamo considerato il capitolo che riguarda la perseveranza e per questo anche le dimissioni o le uscite volontarie dall'Istituto. Perché vi sia la perseveranza, occorre sempre molta preghiera. Chi lascia la preghiera si priva degli aiuti di Dio. Ora, la vita religiosa è un eroismo, ma a condizione che sia osservata bene, sempre, in tutto. L'eroismo è costituito non da ogni singolo atto, supponiamo di obbedienza, ma dipende dalla perseveranza, e cioè: l'obbedienza sempre e in tutte le cose; sempre l'osservanza della delicatezza in tutte le circostanze; sempre la povertà.
Ora, per meglio assicurare la perseveranza, secondo le intenzioni della Santa Sede1, si è introdotto, chiamato con diversi nomi, il corso di perfezionamento o secondo noviziato, oppure terzo, [che è] come una probazione che si chiama addirittura terza probazione. Questo [periodo] è tanto utile e, siccome si tratta di introdurlo negli Istituti in cui non ci fosse (da voi è già stato introdotto) o dove ancora non si compisse perfettamente, penso che questa sera sia bene fermarci lì e venire un poco al particolare. Per ciò che invece riguarda l'aspirandato, il postulato, il noviziato e la cura delle giovanissime, questo è già stato stabilito e si fa abitualmente da molti anni.
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Natura e scopo
Che cos'è questo corso di perfezionamento o secondo noviziato o terza probazione? È la formazione e probazione definitiva che la Congregazione dà ai suoi membri. È il riassunto generale della formazione data; è il sigillo della formazione ricevuta; è l'ultimo tocco della formazione.2
È una probazione, perché si aiuta il soggetto a correggere ciò che ancora è correggibile e a fortificare la virtù; e d'altra parte, può anche essere un tempo di esame dopo cinque anni di esperimenti. Se l'esame di coscienza dice che si è sufficienti, che si è fedeli, allora si può rinnovare, anzi emettere la professione perpetua. L'aspirante, cioè la temporanea, studierebbe i risultati ottenuti fino allora, sulla virtù, carattere, capacità, per confermare quanto c'è di buono, completare ciò che è incompleto e correggere ciò che non va. D'altra parte l'Istituto, avendo veduto come opera la suora temporanea, si è formato [su di lei] un concetto, un pensiero più esatto, più preciso, più sicuro. E la suora stessa ha meglio misurato le sue forze.
Lo scopo. Si fa per preparare le religiose alla professione perpetua3. Si potrebbe anche fare per preparare le persone a compiti di responsabilità e alle cariche di governo. Questo può essere in relazione a ciò che viene fatto in altri Istituti, a trenta, trentacinque anni vengono raccolte le persone che sono chiamate ad uffici di maggiore responsabilità, e alle volte per sei mesi, qualche volta per un tempo minore o anche soltanto per un mese di Esercizi, un mese di Esercizi da farsi a circa metà della vita: «Nel mezzo del cammin di nostra vita»4. Questo particolarmente per gli Istituti maschili, ma si applica, congruis referendo5, anche agli Istituti femminili.
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Caratteristiche
Che caratteristiche ha questa terza probazione o secondo noviziato o corso di perfezionamento? Ha quattro caratteristiche6:
1) È probazione definitiva. Finalmente la persona dice il suo sì con piena coscienza perché ha avuto tanta istruzione, ha fatto tante prove. Piena coscienza!
2) È probazione illuminativa. Occorre meditare i principi su cui si fonda la vita religiosa, e si orienta tutta la vita verso l'eternità e verso la perfezione.
3) È probazione energetica. Deve dare allo spirito la spinta definitiva e portare le persone ad agire in forza di convinzioni profonde. La profondità delle convinzioni è estremamente necessaria, perché nella vita, o presto o tardi, le prove vengono, gli scoraggiamenti vengono e occorre essere preparati alla lotta. In principio forse l'entusiasmo porta all'osservanza religiosa, alla generosità nell'apostolato; a un certo punto però sembra che tutto si annebbi, che tutto abbia un valore relativo. Per conseguenza, occorre che ci sia in tutto una convinzione profonda, e che si sia fatto bene il confronto tra la vita del semplice cristiano e la vita della religiosa; i vantaggi della vita religiosa di fronte alla vita di coloro che si possono chiamare mondani.
La prudenza allora cosa suggerisce? La luce di Dio serve a illuminare che cosa? Quello che è più utile, quello che giova per l'eternità. Le grandi parabole del Vangelo: la parabola della semente e della zizzania, la parabola delle vergini prudenti e delle vergini stolte, la parabola del ricco epulone, ecc., una decina di parabole, servono bene come meditazione durante questo corso straordinario e diciamo quasi ultimo; sebbene vi potrà essere ancora un richiamo più tardi per un corso particolare. Ma allora sarà altra cosa: la suora ha già scelto definitivamente ed ha già emesso i voti perpetui.
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4) Probazione completa, integrale. Deve comprendere la parte umana e la parte cristiana, la parte religiosa e la parte apostolica. È tutto un raccoglimento che si deve apportare a questa terza probazione o secondo noviziato; un raccoglimento in cui la preghiera deve essere più umile e più illuminata, confortata dalla fede. La suora si persuade di quello che deve dare al mondo col suo apostolato: dopo saprà dire, saprà scrivere, saprà operare in ordine alla salvezza secondo la propria vocazione. Sempre tener presenti le due vocazioni già accennate: religiosa, apostolica.
Apostolica! Accettato questo apostolato, noi abbiamo una responsabilità davanti alle anime, davanti al mondo; noi siamo debitori, di che cosa? Del Vangelo, del catechismo, della Bibbia e di quanto serve alle anime per tenersi sulla via diritta, sulla via che magari è più difficile e serve a evitare la strada che è comoda, ma che mette capo alla perdizione. Sentire il peso delle anime! Quando non c'è questo, l'apostolato che cosa è? Industria? Commercio? Dilettantismo? Si prende alle volte per dilettantismo tutto il lavoro spirituale: vogliono fare conversazioni lunghe col confessore o in confessionale oppure anche fuori; vogliono parlare con tanti del loro spirito. Ma si tratta di fare! Alle volte il lavoro spirituale è dilettantismo oppure, possiamo dire, è forma, sembianza, maschera di virtù, di impegno. Dilettantismo: guardare tanti libri; ammirare e poi andarsene, come dice san Giacomo nella sua lettera: È simile all'uomo che si guarda nello specchio, vede magari macchie, e poi se ne va; e non procura di lavarsi, di mondarsi (cf Gc 1,23-24). Il dilettantismo! Una volta, Benedetto XV7, in principio, quando si è stabilita l'opera delle biblioteche, ci ha scritto: «La stampa è un apostolato; ma la stampa da parte di alcuni è industrialismo e per altri è un dilettantismo. Bisogna ricordarsi invece che è una missione»8. Il dilettantismo stesso, nella redazione o nella presentazione.
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I presupposti quali sono? Un'età non troppo matura e non troppo tenera: un'età che comporti una buona messe di esperienze, contatti con la comunità, con l'apostolato, con il mondo. Non si può fare troppo tardi questa probazione, quando si sono già perdute le energie e l'entusiasmo, quando non si è più sufficientemente docili per lasciarsi formare. E neppure si deve fare troppo presto, quando ancora non si hanno esperienze personali e non si è sufficientemente mature.
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Ordinamento, durata, luogo
Art. 97. Restando fermo quanto prescrivono gli art. 228-241 circa la formazione delle professe di voti temporanei, per la preparazione immediata alla professione perpetua le suore devono essere radunate in una casa stabilita a questo scopo per un periodo di almeno sei mesi.
Art. 98. In questo periodo di perfezionamento religioso, le suore, sotto la guida di una maestra particolarmente esperta, pur dedicandosi in modo limitato e nella casa stessa alle occupazioni ordinarie di apostolato, devono soprattutto attendere a se stesse con una vita di maggior raccoglimento, di profondo e sereno esame sulle proprie obbligazioni, di maggiore e più profonda pietà, di studio più vasto e approfondito della vita religiosa paolina, particolarmente con la meditazione e una conoscenza più intima delle Costituzioni.
Art. 99. Scopo di questo perfezionamento è che la suora venga a possedere e vivere più intensamente lo spirito paolino nella pietà, nella pratica della virtù, nella osservanza religiosa e ottenere un nuovo progresso teorico e pratico nell'apostolato.
Ci vuole un regolamento, una maestra esperimentata, fedele, equilibrata; nello stesso tempo virtuosa e soprannaturale, tale che ispiri fiducia ed abbia autorità, che aiuti, che tratti le persone da adulte e non da bambine: le tratti da persone. Questo può riguardare anche i tempi successivi, dopo la professione perpetua, più avanti. Si hanno davanti delle persone; trattarle come persone, come figlie di Dio9.
La durata generalmente è di un anno. Può anche essere ridotta al minimo di sei mesi; ma è meglio nove mesi, meglio ancora un anno.
Il luogo può essere una casa o l'altra. In generale però vi siano abbastanza locali, sufficienti quindi perché [le suore] possano in qualche maniera avere delle ore di libertà, voglio dire, delle ore in cui siano più libere dalla comunicazione con altre persone; non è un silenzio assoluto, ma è un raccoglimento speciale. È preferibile una casa centrale; non si richiede strettamente che sia la casa provinciale; può essere la casa generale o internazionale, secondo le necessità e come indicherà la Superiora generale. I superiori possono intervenire, ma con discrezione; non per quello che riguarda la formazione, ma per l'apostolato.
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Quali sono gli esercizi fondamentali in questo tempo? Esame di coscienza e osservanza delle Costituzioni. L'esame di coscienza per riassumere un po' i pensieri, l'andamento di cinque anni, gli inconvenienti e le esperienze fatte, e portare alla professione perpetua [suore] totalmente purificate e fortificate. Si può allora fare un bilancio utile che servirà per norma riguardo al futuro. Osservanza perfetta, senza dispense. Non deve essere meno rigoroso del primo noviziato. Può venire l'idea di essere rinchiuse - nella Scrittura c'è anche l'«hortus conclusus»: (Ct 4,12) un orto, un giardino difeso -, affinché appartandosi un po' col Signore, trattando col Signore più intimamente, si avrà da una parte maggior luce, e dall'altra parte più facilità a consultarsi, a istruirsi su quei punti nei quali uno si trova scarso o difettoso.
[Queste professe] siano adoperate generalmente in uffici umili, e ci siano anche delle prove e un po' di apostolato. E possono avere relazioni più frequenti con la maestra che le guida. Studiare la Teologia delle suore (molto buona quella del Cottolengo)10, l'ascetica, lo stato religioso, le Costituzioni, la liturgia, la storia della Chiesa e un po' di sociologia; spiegare le varie attività di apostolato, la storia e l'opera dell'Istituto, la sua divulgazione, le difficoltà, i mezzi che adopera.
Nelle Costituzioni già abbiamo veduto quanto questo sia utile. Pio XII diceva: «Il tempo della terza probazione deve essere considerato come un qualcosa di sacro, divinamente ispirato, in tutto degno e meritevole di essere osservato con ogni cura. Vi esortiamo perciò, continua il Papa, che da tutti e singolarmente, senza nessuna eccezione, si trascorra interamente quest'anno consecrato al più intenso raccoglimento»11.
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Ambiti formativi
Quanto alla formazione:
Lo spirito. Le meditazioni, più o meno, [siano fatte] metà da sole e metà invece con la guida, in sostanza a forma di predica. Ed è lì che la persona si inserisce definitivamente nell'Istituto. Perciò [meditare] le cose che vengono dall'Istituto; nelle case avete certamente raccolto le circolari. Queste [trattano] vari argomenti. Prendere dalle circolari le istruzioni che sono state date affinché si senta con l'Istituto, se ne abbiano i pensieri, i sentimenti, i voleri. Non si stia daccanto all'Istituto, ma si stia dentro, lo si viva; non si guardino le persone come se fossimo le assistenti che giudicano e osservano le altre, ma si operi, non come chi sta a guardare il giuoco, ma come chi giuoca. «Sic currite ut comprehendatis»12 (1Cor 9,24) . Non c'è nessuna che sia delegata a giudicare le altre, a osservare le altre, fuorché le superiore elette per questo.
Possibilmente le due Messe ogni giorno, almeno una [seguita] col Messalino. Quanto alla Visita possibilmente in comune; quando si vuole, si potrebbe anche guidarla, tuttavia tenere la norma generale. Fra le letture in primo luogo le Costituzioni, poi la teologia ascetica e in modo particolare la Sacra Scrittura. Vi sarà poi la lettura in comune che può anch'essa essere varia, ma in generale su ciò che riguarda l'Istituto, ciò che viene dall'Istituto. Noi non dobbiamo guardare quello che fanno gli altri, ma quello che facciamo noi. E cioè: se gli altri Istituti seguono le loro Regole e fanno le loro cose, noi dobbiamo seguire le nostre Regole e fare le cose nostre.
Troppo spesso si sente dire: Ma quelle suore fanno così, quelle altre fanno così. E noi dobbiamo fare così! La dipendenza dalla Santa Sede si misura proprio dall'osservanza delle Costituzioni, perché hanno l'approvazione del Papa, e non solo, ma vi è anche l'obbligatorietà che viene precisamente dall'obbedienza al supremo superiore che è il Papa, superiore dei religiosi, delle religiose. Questa è la direzione vera. Cercare questo o quello, molte volte vuol dire uscire un po' dallo spirito dell'Istituto, e sempre vuol dire: non badare alla nostra obbedienza, di cui dobbiamo rendere conto e che è la via della nostra santificazione. Che autorità maggiore si può avere che seguire le Costituzioni? Non vale né un'alta personalità, né un'altra personalità, come può essere il confessore che è a contatto con noi. Ci sono le Costituzioni! Confesso che dopo che sono entrato nell'Istituto, diceva san Giovanni Berchmans13 in punto di morte, io non ho trasgredito la minima regola. Ecco una testimonianza che vale! Ed è canonizzata la sua vita. La fedeltà!
Si possono poi dare gli avvisi che sono necessari, sia nei colloqui particolari con la maestra e sia in generale al gruppo.
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Lo studio. Ogni giorno vi saranno due o tre ore di scuola, o qualche scuola anche a modo di conferenza. E quanto alle materie: catechismo, Costituzioni, stato religioso, diritto canonico per le religiose, teologia delle suore, teologia morale, teologia ascetica, storia della Chiesa. Qui14 sono citati anche degli autori: tuttavia vi sono nazioni e nazioni e quindi edizioni ed edizioni. In generale attenersi ai libri che sono più conformi allo spirito nostro; lo spirito nostro riguarda le tre facoltà dell'uomo, comunque si voglia discutere. San Tommaso è stato perfezionato in questa parte da san Bonaventura15, in questa parte e quindi: la mentalità, la sentimentalità, la volontà. Avvicinarsi quanto è possibile alla nostra divozione, la divozione a Gesù Maestro che vogliamo far crescere in tutti i modi. Il titolo grande dell'Osservatore [Romano] di qualche giorno fa16, riportava le parole del discorso del Papa: «Gesù Maestro Via Verità e Vita».
[Sarebbe bene] anche un po' di patrologia e di apostolato. Insistere di più forse sopra i doveri sociali e la sociologia in generale, e [lo studio] della lingua [nazionale].
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Allora si potrà formare un modo di vita più stabile, cioè si avrà una maggior sodezza, maggior profondità di convinzioni, maggior stabilità di virtù e maggior maturità nell'apostolato. Sapere che il Signore farà di noi due giudizi, di voi, (al sacerdote ne sono riservati tre): il giudizio sopra la corrispondenza al primo articolo: attendere alla perfezione; e il giudizio sopra la corrispondenza al secondo articolo: attendere all'apostolato.
Oh, vi saranno poi obiezioni varie che potremo in seguito risolvere, almeno in parte e in qualche maniera, tuttavia quello che noi dobbiamo vedere e su cui dobbiamo esaminarci e proporre, riguarda in modo particolare la formazione, tutto il curriculum, il corso della formazione da quando entrano come aspiranti a quando escono dopo la terza probazione.
Si può fare la domanda: da che età possiamo prendere le aspiranti? Questo dipende da tante cose; ma sia che si accettino giovani o un po' più adulte vi sono sempre delle attenzioni da usare. Se vengono giovanissime, più tardi i dubbi sulla vocazione sono numerosi: Ma io non conoscevo niente, sono entrata da bambina... Queste osservazioni sono più numerose. Vi è però un certo numero [di queste persone], che essendo entrate presto, hanno corrisposto e si sono solidificate bene. Bisognerà accompagnarle con sapienza e istruirle gradatamente, considerandole una per una su certi punti più delicati. Vi possono essere quindi delle sorprese essendo entrate così giovani.
Invece se entrano piuttosto adulte, secondo [quanto] dicono le Costituzioni, allora hanno più abitudini da deporre, abitudini che tante volte non sono conformi alla vita religiosa: più abitudini da deporre e più abitudini da contrarre. Abitudini non buone o non conformi alla vita religiosa, attaccamenti alle proprie opinioni. Allora con l'istruzione, o comune o particolare, si potranno correggere, oppure si potranno seguire perché possano contrarre le abitudini della comunità e si adattino bene alla vita comune.
Vedere che lavorino interiormente, spiritualmente le une e le altre. Lavorare proprio interiormente e non solo un comporsi esteriore alla vita, un adattamento senza convinzione, senza l'emendazione e senza la conquista. No, bisogna che ci sia la vera emendazione, emendazione e conquista che vengano da convinzioni. Quindi ci sono vantaggi e anche inconvenienti da parte delle une e delle altre.
In conclusione: ricavare il bene, i vantaggi, e togliere gli svantaggi, gli inconvenienti affinché alla fine, all'ultimo anno della professione temporanea durante la terza probazione, siano veramente formate per la vita e per l'apostolato.
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* 12. Ariccia, 21 maggio 1961. Reg.: A6/an 112a = ac 181bIl titolo della registrazione è: “Secondo noviziato e Corso di perfezionamento”.
1 Cf Pio XII, Costituzione apostolica, Sedes Sapientiae e Statuti generali, cap. II, art. 9, 1-2; cap. XI, art. 51-53. Cf anche SP, 4-5 [1960] 2: «Tra le cose conosciute meglio, e che servono di buon orientamento, vi è quanto stabilisce la Sedes Sapientiae, l'ultima probazione, detta presso i vari istituti: secondo noviziato».
2 Nella prassi dell'Istituto l'espressione “corso di perfezionamento” è circoscritta al periodo di preparazione alla professione perpetua.
3 L'avvio del periodo del periodo di preparazione alla professione perpetua risale al 1952 (cf C. Borgogno fsp, Formazione alla vita religiosa e alla preghiera paolina, Roma, Casa generalizia, 1994, pp. 37-39).
4 D. Alighieri, Divina Commedia - Inferno, I,1.
5 «Fatti i dovuti cambiamenti».
6 Cf Pio XII, Costituzione apostolica Sedes Sapientiae, III, 18: «L'educazione e la formazione dei giovani membri deve essere del tutto sicura, illuminata, solida, intera, adeguata sapientemente e coraggiosamente alle necessità odierne, (…) continuamente elaborata e attentamente provata».
7 Giacomo Della Chiesa (1854-1922), genovese, papa dal 1914 al 1922.
8 Testo riportato anche nell'articolo “Un anno per le biblioteche», in SP, 5 [1961] 1; RA, 5-6 [1961]1; CISP, p. 892.
9 Cf Pio XII, Costituzione apostolica Sedes Sapientiae, III, 20: «Ricordarsi di essere pastori, non percussori e di governare i sudditi senza dominarli, ma amandoli come figli e fratelli».
10 Cultura teologica della suora, 3 voll., Piccola Casa della Divina Provvidenza, Cottolengo, Torino 1953
1 . I tre volumi, che hanno la presentazione del card. Fossati arcivescovo di Torino, erano una proposta formativa per le novizie e suore del Cottolengo, ma subito divennero un prezioso strumento formativo per i vari istituti religiosi femminili, compreso quello delle Figlie di San Paolo. Il primo volume tratta: Dogma, Liturgia, Vangelo; il secondo: Decalogo, Precetti, Virtù; il terzo: Grazia, Sacramenti, Orazioni.
11 Cf Pio XII, Allocuzione Dilectissimi Filii, 25 marzo 1956, in D. Bertetto, La vita religiosa nel Magistero di Pio XII, ed. cit., n. 778, pp. 492-493.
12 «Correte in modo da conquistare il premio».
13 Giovanni Berchmans (1599-1621), belga; giovane chierico gesuita, si distinse per l'osservanza, la carità e l'amore alla Madonna.
14 Probabilmente Don Alberione ha davanti il programma generale per il corso di perfezionamento delle Figlie di San Paolo (cf dattiloscritto, ArSt FSP).
15 Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274), francescano dell'Or-dine dei Minori, sapiente teologo e mistico. Tra le sue opere principali: Itinerarium mentis in Deum.
16 Cf l'OR, 16-17 maggio [1961] 10. Il titolo preciso a cui don Alberione fa riferimento è: «Da Cristo “via verità e vita luce del mondo”, la Chiesa trae e diffonde il magistero per la pace sociale». Il quotidiano vaticano riporta alcune immagini di Piazza San Pietro, nella domenica 14 maggio 1961. In occasione della solenne celebrazione del 70° dell'Enciclica Rerum Novarum, Giovanni XXIII ha incontrato una moltitudine di lavoratori provenienti da oltre 50 paesi del mondo. La titolazione sintetizza il punto centrale del messaggio del Papa (cf Giovanni XXIII, Encicliche e Discorsi, vol. III, Ed. Paoline, Roma 1964, p. 129). Questi riferimenti al Cristo via, verità e vita facevano veramente esultare don Alberione.