Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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43. IN CAMMINO CON SAN PAOLO*
Conclusione degli Esercizi

Fedeltà alle Costituzioni

<Il primo pensiero questa sera è di riconoscenza al Signore, il quale ci ha chiamate qui per parlarci e per comunicarci la sua>1 volontà e la sua grazia. Gli Esercizi straordinari hanno [questo come] primo fine: rinvigorire la vita religiosa, che è poi l'osservanza. L'osservanza di quanto riguarda la pietà, di quanto riguarda i santi voti, l'apostolato, lo studio, la parte umana anche, la parte sociale; così che tutto si uniformi al secondo fine [degli Esercizi]: l'osservanza delle Costituzioni2.
Ora, ben si è conosciuta - già prima si conosceva, ma forse è penetrato un po' di più -, qual è proprio la via che conduce, che porta la suora alla santità: il libro delle Costituzioni letto, meditato, applicato, osservato; senza che abbiamo da lavorare molto a cercare cose insolite, forse anche perché si è assetati di cose nuove. La penetrazione delle Costituzioni e la loro osservanza è la via sicura e semplice e per l'apostolato e per la santità. La Chiesa ce le ha messe in mano: Prendi e cammina secondo queste norme, su queste rotaie.
Credo che tornando alle vostre rispettive case, portiate questo pensiero e comunichiate un po' di zelo per le Costituzioni, per i singoli articoli, zelo per l'osservanza pratica. Ciò che è fatto secondo le Costituzioni è sempre ricco di meriti, perché c'è l'obbedienza; ciò che invece è fatto contro le Costituzioni non è sano. Ma se noi vogliamo operare utilmente e riempire la giornata, l'anno e la vita di meriti, questa è la strada: l'osservanza delle Costituzioni.
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Riconoscenza e offerta dei propositi

Riconoscenza perciò al Signore che molto ci ha illuminati, e molto più ha rinvigorito la nostra buona volontà. Questa sera, dopo la prima parte della funzione, ripetere la professione religiosa intendendo di conformare la vita alle presenti Costituzioni. Presentare [al Signore] il libro e dire: I miei propositi sono tutti qui, sono le presenti Costituzioni. Quanti sono gli articoli, altrettanti sono i propositi. L'applicazione poi delle Costituzioni a qualche parte particolare, meglio penetrata, forma il proposito principale e l'impegno dell'apostolato.
Che magnifico Istituto risulterebbe, se passasse attraverso i secoli, così sempre uguale, sempre utile, santificante, fecondo di apostolato! Il Signore tanto vi ha amate! Ci ha amati dall'eternità e creandoci, ci ha dato una vocazione, e bella, adatta ai tempi! Bello l'apostolato, adatto ai tempi!
Soprattutto non lasciarsi lavorare dalla fantasia o da quell'orgoglio nascosto che non si accontenta mai, e vorrebbe avere questo e quello, vorrebbe sapere... Essere persuase che il sapere è un'altra cosa, voglio dire: diventare più santi. Inganno, il sapere! Il sapere non dà ancora il merito; è il volere che dà il merito. Quindi il culto della regola, il culto dei voti.
In secondo luogo questa sera raccogliere i frutti: raccogliere i pensieri, i sentimenti, i desideri e quindi i propositi da offrire a Gesù, specialmente domani mattina dopo la comunione, ma anche già stasera durante la funzione.
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Paolo, l'apostolo che vive in Cristo e lo annuncia

In terzo luogo, quando si radunano i figli, le figlie di una famiglia, certamente chiamano in mezzo a loro la madre e il padre. Si è chiamata, poco fa, in mezzo a noi la madre: Maria, e adesso chiamiamo anche il padre: san Paolo.
Molto si era pregato prima di stabilire l'Istituto sotto la sua protezione. E si è scelto un Santo il quale eccelle in santità e nello stesso tempo è mirabile nel suo apostolato. Egli ha unito in sé l'amore a Gesù Cristo: «Quis me separabit a caritate Christi? Tribulatio, an angustia, an fames, an sitis, ecc.? Chi mi distaccherà dall'amore a Gesù Cristo? La tribolazione o l'angoscia, o la fame, o la sete…» (cf Rm 8,35). Niente. Né la vita, né la morte. E non ha servito la morte a distaccarlo da Gesù Cristo; è andato intrepido, ha fatto la via Ostiense, è arrivato alle Tre Fontane, ha piegato la testa: «Né la morte, né la vita mi distaccano dall'amore a Gesù Cristo» (cf Rm 8,38-39). E ha consumato, prima di rendere questa testimonianza ultima di amore al suo Maestro, una vita tutta di apostolato. Apostolato intiero!
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Sovente si fa risaltare3 san Paolo nella sua attività, ma prima bisogna farlo risaltare nella sua pietà. Egli, prima di iniziare la sua predicazione, è stato condotto dal Maestro divino, da Gesù Cristo, nel deserto. Si era subito provato a predicare appena convertito, ma il Signore gli ha fatto sentire che non era ancora il tempo. E là è arrivato alla preghiera trasformante, è arrivato a essere rapito al terzo cielo, al cielo altissimo. E vide cose che nessun occhio umano può vedere sulla terra, e sentì cose che nessun udito umano sentirà mai sulla terra, e provò nel cuore cose che non si provano da uomo sulla terra (cf 2 Cor 12,2-4).
Quindi la sua attività è uscita dall'amore a Gesù Cristo, è uscita dall'amore a Gesù Cristo! Allora niente lo fermava: «Verbum Dei non est alligatum»4 (cf 2Tm 2,9), anche se ci sono le catene pesanti che lo trattengono, anche se la porta che chiude il carcere è solida e le chiavi sono veramente potenti: «Verbum Dei non est alligatum».
Mandava la sua parola scritta. Oh, chi volesse comprendere! [Siete] fatte per la diffusione! Il resto è tutto mezzo, comunque si tratti, comunque si consideri. Quindi considerare san Paolo: il padre.
Venga in mezzo a noi e ci infonda quello spirito che egli ha! Quando c'è un buon padre, lascia in eredità ai suoi figli, alle sue figlie, il suo carattere buono, docile, socievole... Ecco, così, questo padre [san Paolo] infonda in noi il suo spirito, ci lasci l'eredità del suo amore alle anime, del suo amore a Gesù Cristo!
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Amarlo questo padre e pregarlo. Qualcuna può essere che senta un po' di difficoltà. Il primo punto della coroncina è per la santificazione. Particolarmente leggere l'ultima stesura della coroncina. Gli altri tre punti sono per formare alla vita religiosa: povertà, castità, obbedienza. L'ultimo punto è per l'apostolato: l'apostolato sotto le sue varie forme, apostolato particolarmente delle edizioni. La coroncina venga recitata spesso, perché le vocazioni crescano in numero, in qualità e soprattutto vengano formate santamente.
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San Paolo poi è il maestro. Non c'è alcuno che abbia interpretato il Maestro divino, Gesù Cristo, e il Vangelo come lui. Dice la Vita di san Paolo5 nella sua introduzione: «San Paolo si è così inserito con la sua dottrina nella teologia dogmatica, nella teologia morale, nella organizzazione della Chiesa e nel culto cristiano, che sembrerebbe quasi che abbia fatto un Vangelo suo». Invece non ha dato altro che ciò che aveva ricevuto da Gesù Cristo: «Vi ho dato quello che ho ricevuto da Gesù» (cf 1Cor 11,23). Come ci ha dato l'Eucarestia (comunicava i primi fedeli), così ci ha dato la sua dottrina. Se in principio è un po' dura la lettura delle Lettere di san Paolo e anche un po' la lettura della sua vita: O figliuolini, dico qualche volta ai nostri, perché trovare così difficile la parola del padre? Se amate il padre, andrete a scrutare fino alle ultime righe della lettera che egli vi ha mandato. Ce ne ha mandate quattordici di lettere san Paolo, il nostro padre!
Conoscere ciò che ha insegnato: egli è il dottore della Chiesa, perché «doctor gentium» (cf 1Tm 2,7), maestro, si chiama egli medesimo (2Tm 1,11); «vas electionis» è definito in altro posto (cf At 9,15).
Per questo costantemente impegnarci; nelle case si legga da tutte le suore la vita di san Paolo. Le Lettere di san Paolo, poi, leggerle piuttosto per lettura spirituale con un buon commento. Man mano che si va avanti, si proverà un vero gusto, una vera soddisfazione, tanto che alcune anime arrivano a dire: Per me non so parlare che con le parole di san Paolo. E in tutto quello che ho bisogno, tutte le mie difficoltà me le risolvo con le parole di san Paolo.
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Abbiamo inaugurato l'altare a san Paolo6, al quale avete contribuito anche nelle spese, nel santuario della Regina degli Apostoli. La figura dell'Apostolo è circondata da quei dottori e santi della Chiesa che ci rappresentano i vari trattati della dottrina sacra, quello che si deve imparare nel catechismo e nella teologia, come dogmatica, anzi prima come filosofia, come morale, come sociologia, come mistica7, ecc. Avviciniamoci a san Paolo! Avviciniamoci a san Paolo e saremo ammaestrate sempre di più. In seguito vi stupirete e avrete come un rimorso di non aver saputo zappare un po' quel terreno per scoprire i tesori che lì erano contenuti. Ci sentiremo come vergognati di non aver ben meditato le parole, gli insegnamenti dell'Apostolo.
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Dobbiamo, inoltre, anche imitarlo. L'imitazione è il segno dell'amore. Imitazione: perché se a qualche persona [san Paolo] può sembrare un poco forte, e la sua virtù tale da essere non adatta per noi, [pensi che] san Paolo è apposta per fortificare i caratteri, per dare virtù, portare alla virtù. Allora, ecco: la donna forte! Formare alla fortezza, sia come virtù cardinale e come dono dello Spirito Santo, e coltivare questo dono dello Spirito Santo. Quindi l'imitazione: l'imitazione in tutte le virtù, ma fra le altre, è proposto come esempio di fortezza.
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Perciò adesso ringrazieremo con la funzione il Signore delle grazie; chiederemo che egli aggiunga grazia a grazia, dandoci la forza di osservare i propositi. E per nostra parte, sempre ci serviremo [di questo]: invocare Maria, Regina, Madre e Maestra; e invocare san Paolo per camminare sulle Costituzioni, sulle Costituzioni! Nessuno avrà mai da farvi dei rimproveri per questo. Più si sarà fedeli alle Costituzioni e più si sarà sante. La Congregazione sarà un giardino fiorito di rose, di viole, di gigli. Come vi troverete bene! E che emulazione vi sarà tra voi per il progresso e per l'intensità, l'ampiezza dell'apostolato!
Sia benedetto il Signore per tante grazie che vi ha concesso, compresa anche questa degli Esercizi, che stiamo conchiudendo.
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* 43. Ariccia, 5 giugno 1961. Reg.: A6/an 126b = ac 127.

1 La frase tra parentesi, cancellata nella registrazione, è ripresa dalla prima edizione a stampa.

2 L'esposizione del pensiero, piuttosto contorto, richiama i due fini del Corso di Esercizi come erano stati formulati nel programma: «Fini degli Esercizi straordinari: 1) Rinvigorire la vita religiosa; 2) Osservanza delle Costituzioni»; finalità commentate nella istruzione 1 (cf nn. 6.-8). La prima edizione a stampa, ignorando la circolare, dà una interpretazione non rispondente all'esposizione orale.

3 La voce dice: «risultare».

4 «La parola di Dio non è incatenata».

5 Non si è riuscite a trovare a quale testo Don Alberione si riferisca. Sembra tuttavia un'opera da lui molto letta, perché gli stessi concetti sono presenti in Abundantes Divitiae, n. 64.

6 Per il XIX centenario della venuta di Paolo a Roma, si pensò di ricordare l'importante evento erigendo l'altare all'Apostolo nel Santuario Regina Apostolorum, a destra di chi entra. L'altare fu benedetto il 18 marzo 1961 dal card. Arcadio Larraona (cf SP, 3-4 [1961] 1-2).

7 Il San Paolo, di marzo 1961, p. 2, riporta: «Fanno da cornice alla figura dominante dell'Apostolo le figure di dieci santi che vogliono indicare altrettante discipline del sapere cristiano e umano. Così nella tela si scorgono: S. Agostino (teologia dogmatica), S. Tommaso d'Aquino (filosofia), S. Bonaventura (teologia mistica), S. Alfonso (teologia morale), S. Gregorio Magno (teologia pastorale), Leone XIII (sociologia): il grande pontefice, l'unico non santo è in ginocchio; e nei bassorilievi: S. Alberto Magno (scienze naturali), S. Francesco di Sales (ascetica), S. Bernardo (mariologia), S. Girolamo (Sacra Scrittura)».