67. ABITIAMO A NAZARET67 1. Che cosa significa formazione? Significa acquistare la coscienza, quindi sensibilità alla voce della coscienza, in modo che sia la coscienza che regoli la vita. Vuol dire, sapere ciò che si vuol fare davanti a Dio.
~
2. Quando è che un uomo è di coscienza? Quando è retto, agisce senza che gli importi di essere veduto o meno. Egli opera davanti a Dio: quando sa di poter fare una cosa davanti a Dio, la compie; quando sa di non poterla fare, non la fa. I farisei dicevano a Gesù: "Sappiamo che tu sei veritiero e che non guardi in faccia a nessuno" (Mt 22,16).
~
3. Così del resto era Giovanni Battista. Stava nel deserto e predicava, la sua parola era efficace, la sua vita virtuosissima. Venne interrogato: "Sei Elia? sei un profeta?" Rispose: "No. Allora chi sei? Io sono la voce di colui che grida nel deserto; preparate la via del Signore" (Mt 3,1ss.). Egli confessò e non negò, non era il Cristo, ma ne era il precursore. Questo si chiama coscienza. Avere convinzioni profonde.
~
4. Dico questo per introdurre l'argomento di questa sera, la famiglia di Nazaret, che è il modello della famiglia religiosa. Ammiriamo in essa Gesù, Maria, Giuseppe. Essi non abitavano in un palazzo dorato come Nerone, ma in una catapecchia in parte di legno, in parte di muratura, semplicissima.
~
5. Maria attendeva alle occupazioni domestiche. Quando nel paese avevano bisogno di un tavolo o di una sedia andavano dal falegname Giuseppe. Dopo che fu invecchiato e morì, a lui subentrò Gesù. Era una famiglia modesta. La ricchezza vera non sta nelle cose sfarzose, ma nella santità.
~
6. Ecco le tre persone: Gesù, Maria, Giuseppe. Gesù, il Verbo incarnato, Maria, la madre di lui e Giuseppe, il capo. Quante volte Maria avrebbe potuto parlare meglio di Giuseppe; Gesù era più saggio e più sapiente di Giuseppe, eppure era docile e obbediva.
~
7. Quando non è peccato si deve sempre obbedire anche se è meno perfetto, perché, anche se è meno perfetto, in sé, essendo richiesto da Dio, diviene più perfetto. Gesù non correggeva, obbediva; tutto si svolgeva secondo le disposizioni di Giuseppe. Dio ha riunito quelle tre santissime persone perché doveva preparare Gesù Cristo. Maria e Giuseppe preparavano il sacerdote sommo, l'Ostia, la vittima. Colui che guidava era Dio, ma aveva sulla terra un rappresentante, Giuseppe, che era non soltanto nutrizio, ma padre putativo. Maria e Giuseppe eseguivano la volontà di Dio, e Gesù doveva dare esempio di sottomissione.
~
8. In quella casa si pregava: contemplare Gesù, Giuseppe, Maria che pregavano nella sinagoga, e, una volta all'anno, nel tempio.
~
9. In quella casa si lavorava: il lavoro era umile. Rappresentatevi Maria nella piccola cucinetta che prepara il povero cibo. San Giuseppe ogni tanto si fermava dal lavoro, e Gesù si accostava per asciugargli il sudore.
~
10. In quella casa si esercitava ogni virtù: innanzitutto l'umiltà. Gesù era vestito da povero operaio, i piedi scalzi nei sandali, le maniche rimboccate, tutto un comportamento da falegname, ed era il figlio di Dio incarnato. San Giuseppe, nel suo silenzio, non dava mai il suo giudizio e Maria obbediva. Anche quando dovettero partire per l'Egitto, di notte, Maria disse sì. Così quando dovettero ritornare. Quale umiltà! Anche Gesù sempre obbediva, sempre pronto a fare la volontà del Padre celeste e si sottometteva non solo a fare un duro lavoro, ma a tutte le vicende.
~
11. In quella casa si amava Dio: il cuore di Gesù amava il Padre, il cuore di Giuseppe e quello di Maria amavano il Signore.
~
12. Obbedienza, preghiera, silenziosità. Parlare molto con Dio e parlare poco con gli uomini, e lavorare. Il lavoro può essere manuale, intellettuale, fisico. Ma soprattutto amare il Signore. La nostra famiglia sarà allora come la famiglia di Nazaret, e si compirà la volontà di Dio.
~
13. Domani preghiamo specialmente la sacra Famiglia perché tutte le famiglie cristiane siano modellate su essa e anche la nostra famiglia religiosa sia un santuario di virtù.
Fine ritiro - Genzano (Roma)
7 dicembre 1949
~
67 Fine Ritiro - Genzano (Roma) 7 dicembre 1949