Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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33. ESAME DI COSCIENZA33
1. Contempliamo in Gesù crocifisso l'opera dei nostri peccati. Quando Gesù morì, il venerdì santo verso le tre pomeridiane, la salma schiodata dalla croce venne posta tra le braccia della Madonna. Ella contemplò nelle piaghe del crocifisso l'opera dei nostri peccati: "I figli hanno ucciso mio figlio".
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2. Gesù ha voluto soffrire per noi: la sua testa è coronata di spine per la nostra testardaggine; la flagellazione, gli squarci sono per la nostra vanità; i chiodi delle mani sono per le nostre opere malvagie; i chiodi dei piedi per i nostri capricci; il costato aperto per i nostri peccati interni. La passione di Gesù fu interna ed esterna, egli vide l'incorrispondenza di molti, l'insufficienza di tutti i pastori e delle pastorelle.
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3. Signore è giusto che io debba andare avanti offendendoti? I giorni mi servono per offenderti? Il primo punto dell'esame di coscienza riguarda la fede e lo studio.
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4. Lo studio è indirizzato ad acquistare maggior fede, a renderci più atte ad insegnare alle anime secondo l'esigenza dei tempi. Abbiamo ricavato frutto anche dalle meditazioni e letture spirituali? Abbiamo fatto tesoro degli avvisi, delle conferenze? Vi è l'impegno ad imparare? Istruirci, crescere nelle cognizioni varie, leggere, udire, ricordare.
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5. Questa maggiore istruzione che ricevete in comunità arriva a cambiarsi in fede? Non basta conoscere, la conoscenza non è fede, ma è per la fede. Abbiate una fede più sentita, quale fine pastorale dello studio: "Ego enim accepi a Domino quod et tradidi vobis" (1Cor 11,23), siamo i portatori della verità della chiesa alle anime.
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6. L'ufficio primo della pastorella si fonda sulla parola del Signore: "Andate e predicate!" (Mc 16,15). E' un ufficio che richiede fatica. Insegnate dando soddisfazione, senza comprimere, lasciando l'orizzonte largo. Studiate gli avvisi, le prediche, le meditazioni.
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7. San Francesco ha lasciato circa diecimila prediche. Il canonico Chiesa ne ha lasciato ventiduemila. Gli studi che si fanno in comunità servono per fondamento, ma poi bisogna continuare per progredire nella scienza.
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8. La pastorella non finisce mai di preparare le sue conferenze. Se tu non sai, sanno i libri, ma tu adattali alle necessità particolari dell'ambiente. La maestra deve fare le lezioni preparate: tre ore di scuola, tre ore di preparazione. Quando dite: "Non sappiamo" non è vero, perché se tu non sai, sanno i libri. Ma tu ti sei sforzata a vincere quella ritrosia naturale? Nei primi anni della formazione si deve leggere, riflettere, allargare l'istruzione perché diventi fede e insegnamento.
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9. Il secondo punto dell'esame riguarda la virtù. Esaminiamo le varie virtù, fermandoci alle più necessarie al nostro stato. Le tre virtù teologali: la fede, la speranza, la carità; le virtù cardinali: la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza. La vera santità sta in queste sette virtù per tutti, quindi sempre, nella canonizzazione dei santi, si vede se furono esercitate.
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10. Le tre virtù religiose: obbedienza, castità, povertà. Poi le virtù morali, specialmente l'umiltà e la pazienza. L'umiltà è il fondamento di tutta la perfezione; la sapienza ci rende virtuosi e capaci ad essere buoni religiosi. Nessun dovere di stato si compie senza la sapienza. Ovunque è necessaria la pazienza, dal mattino alla sera, senza la quale non potremo né educare né essere educati.
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11. Le virtù teologali. La fede: io credo in Dio mio creatore, mio Signore, mio bene. La speranza, mi fa sperare di ricevere da Dio tutte le grazie necessarie per la santità. Chi ha grande speranza va avanti. La carità è l'amore per Dio e per i fratelli.
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12. Le virtù cardinali: prudenza con noi e con gli altri. Alcune persone mancano di prudenza, altre sono proprio sagge. La massima imprudenza è quella di passare gli anni senza farsi i meriti. Giustizia: rispettare la roba altrui. Rientra in questo anche il parlare in bene, sempre in bene; se non si può parlare, tacere. Correggere a quattr'occhi e non fare correzioni sulle singole cadute, ma sui difetti.
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13. Siamo fatti tutti della stessa pasta. Abbiate grande rispetto anche di un bambino. Noi non siamo i padroni della gente, siamo chiamati a studiare i disegni di Dio sulle anime e ad eseguirli. Stimare le persone e procurare il loro bene: vitto, vestito, abitazione. E' dovere di giustizia curare le anime, raddrizzare le vie storte, educare, mettere sulla via buona.
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14. Fortezza: non abbattersi, essere forti, specialmente nel sopportare noi stessi e i difetti altrui.
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15. Temperanza: moderare anche i desideri di bene, condurre le cose a buon termine. I nostri propositi siano pochi, ma sulle cose principali. Prendere le cose con ordine, secondo un sistema, sempre con calma, e si riuscirà. San Francesco di Sales ha lavorato vent'anni sullo stesso proposito.
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16. L'umiltà e la pazienza: siate umili nel tratto con i superiori, con gli uguali, con gli inferiori. Rispettare tutti e sperare da tutti e credere che alcune che ci sembrano più indietro ci andranno avanti in cielo.
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17. L'esame di coscienza sia fatto anche sulla pietà, facendo passare tutto un elenco delle varie pratiche, dalle comuni alle più intime, fatte da solo a solo. Scrutiamo noi stessi, non attendiamo che nel giudizio il Signore ci faccia conoscere le nostre colpe. Approfittiamo della misericordia mentre ne abbiamo tempo e condanniamo noi stessi, perché, chi si condanna non sarà condannato.

San Pietro - Massa Martana (PG)
settembre 1949

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33 Massa Martana (PG), San Pietro - settembre 1949