Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13-RITIRO MARZO 1949
- LA VITA SPIRITUALE - 13. FUGGIRE IL MALE13
1. Invochiamo la luce dello Spirito santo, la sua virtù e la sua grazia in modo che tutto il nostro interiore sia penetrato dallo Spirito santo: mente, volontà e cuore. Quando lo Spirito santo penetrò gli apostoli, li rese sapienti della sapienza di Dio, illuminò e fortificò il loro spirito.
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2. Essi si erano barricati in casa, ma dopo la sua venuta uscirono a predicare Gesù Cristo. Rimproverano agli ebrei il deicidio. Furono anche battuti a sangue per questo, ma essi ebbero coraggio. Lo Spirito santo è fortezza. Nel conferire il sacramento della cresima il vescovo dà un leggero schiaffo per indicare che il cristiano deve essere coraggioso.
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3. Lo Spirito santo è in noi vita soprannaturale, comunicazione di meriti. Il ritiro mensile deve portare ad un aumento di grazia, altrimenti si potrebbe far bene tutta la tecnica, ma non portare frutto. Il ritiro segna un distacco sempre più rilevante dal peccato, dal male, dai difetti, per accostarsi sempre più a Gesù, alla sua volontà, al suo amore: "recede a malo et fac bonum" (Sal 33,15).
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4. Invocate lo Spirito santo che vi porti il pentimento. Il concilio di Trento dice che il pentimento è un dono dello Spirito santo. Questo ritiro ha come argomento la vita interiore, la vita spirituale. Ad essa portano nella sostanza gli esercizi annuali ed il ritiro mensile: si odia di più il male, si ama di più il Signore. Quanto più l'anima lascia il peccato tanto più ama la Vergine, la preghiera, i santi voti, i sacramenti.
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5. Entrare nella intimità di Dio. La vita spirituale è in concreto un atto di fede, di speranza di carità e di dolore dei peccati. Essa ha la sua espressione nell'unione sacramentale dell'eucarestia e continua nella vita eterna, il cui anticipo è ora l'unione con Dio.
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6. Abbiamo poi un vivo dolore dei peccati ed un orrore di essi per non commetterli? Quando non c'è l'orrore del peccato, facilmente ci si avvicina e si scivola. Odiare il peccato come una bestia feroce, più dell'acqua bollente e più del fuoco. Conobbi una persona che era stata in collegio ed era, a vederla, esemplare; ma quando uscì divenne pessima.
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7. Nei giovani alle volte sbaglia il senso, ma non c'è il consenso. Quando invece uno sa già tante cose, allora c'è il consenso più facilmente. Di fronte al peccato cosa sono le inimicizie, le malattie, le difficoltà, le battaglie? Anche la morte si può accettare dalle mani di Dio. Il vero male è il peccato, ribellione a Dio, offesa alla maestà del Signore, nostra rovina. Tamquam a facie colibri fuge peccata!
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8. Perché si sono popolati gli eremitaggi, le solitudini, le grotte? Per la paura del mondo che è un pericolo continuo. Il mondo è ingannatore! Eva non ebbe paura del peccato e quale eccesso commise! Sembra impossibile, con lo stato di grazia e la scienza che aveva. Alcuni vogliono conoscere il male, leggono, parlano, avvicinano parenti e persone, canzoni e libri pericolosi!
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9. Guardate quella figlia che va lesta per via, modesta e ben diritta. "In timore et tremore salutem vestram operamini" (2Mac 15,23); quasi una certa perplessità di perdere la grazia. Abbiate paura del peccato, paura dei difetti che conducono al peccato. Chi ha paura del peccato non è curioso, reprime l'ira, domina i suoi nervi, domina la gola, è attento alla sua sensibilità; esamina fino in fondo i suoi pensieri, gli affetti, i desideri. Orrore del peccato per vivere in una continua sollecitudine e non offendere Gesù.
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10. L'esame di coscienza sia profondo e delicato. Delicatezza di coscienza, per cui si ha pena di non essere state abbastanza docili, rispettose, di non aver occupato bene il tempo al mattino nell'alzarsi, nello studio, nel lavoro; di aver abbondato in golosità.
"Signore, come ti ho trattato male; quante bugie, quante ambizioni; quanto ti ho offeso, Gesù". Questo sentire non è scrupolo, è delicatezza. Ci sono persone che vivono tra quattro mura, ma desiderano uscire a godere il mondo, e messe per un momento nel pericolo, cadono. La morte, ma non peccati! Sentire questo fino nelle intime fibre del cuore!
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11. San Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli aveva rimproverato l'imperatore per suoi disordini. L'imperatore volle vendicarsi; gli suggerirono di dargli la prigione, l'esilio, la decapitazione. Un consigliere rispose: "Se lo mettete in solitudine egli pregherà, se lo ucciderete egli gioirà; quest'uomo non teme che il peccato".
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12. In noi c'è questo sentimento? Anche se avessi commesso solo un piccolo peccato non basterebbero tutte le penitenze e le lacrime per cancellarlo, ci vuole il sangue di Gesù. Il peccato è un male talmente grande, che anche se fosse per liberare le anime dell'inferno, non si può dire una bugia! Bugie, odi, bestemmie sono tutta roba del mondo. "Delicta quis intellegit?" (Sal 18,13) ci dice la scrittura. Guardate santa Agnese, santa Agata, santa Lucia: mille morti prima di commettere un peccato.
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13. Il tempo di quaresima è di quaranta giorni: giorni per piangere e convertirci dei nostri peccati. Chiediamo al Signore un odio senza fondo al peccato, dopo il quale si può camminare nella fede, nella speranza e nella carità, radice e midollo della vita soprannaturale.
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14. Voi in parte già conoscete l'odio al peccato e perciò siete fuggite dal mondo, ma esso come serpente, è insidioso e scivola ovunque. Non distinguete mai fra peccato grave e leggero: è peccato e basta. Se si inizia a fare distinzioni si discende la scala gradino per gradino. Dio non voglia che si arrivi al fondo e magari a precipizio. Scrupoli mai, timori del peccato sempre.
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15. Camminiamo retti. Ricordiamo però che il dolore dei peccati è dono dello Spirito santo, Interroghiamoci: "In me c'è proprio l'orrore, la fuga del peccato? Sono diligente nel togliere anche la polvere e purifico l'anima mia anche dalle piccole infrazioni?".

Genzano (Roma) marzo 1949

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13 Genzano (Roma) marzo 1949