62. MOSTRARE CON LE OPERE L’AMORE A DIO
La Mostra della Chiesa presenta tutte le vocazioni
Domenica II di Avvento, Meditazione, Castel Gandolfo, 9 dicembre 19621
Dal Vangelo di oggi ricaviamo questo pensiero e cioè: non tanto le affermazioni, le dichiarazioni, ma le opere, le quali son testimoni, sono testimoni e sono indice dell’amore interno, dello spirito di fede, della fiducia in Dio… le opere. Infatti il Vangelo dice:
«In quel tempo, avendo Giovanni Battista nel carcere conosciuto le opere di Gesù Cristo, mandò due dei suoi discepoli a chiedergli: Sei tu colui che deve venire - cioè il Messia -, o attenderemo un altro? E Gesù rispose: Andate e riferite a Giovanni ciò che avete udito e veduto: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, ai poveri si annuncia la buona novella; ed è beato colui che non si scandalizzerà in me.
Partiti coloro, Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla: Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma chi siete andati a vedere? Forse un uomo vestito mollemente? Ecco, coloro che vestono mollemente abitano nelle case dei re. Che cosa siete dunque andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anzi più che un profeta. Costui, invero, è colui del quale è scritto: ecco, io mando davanti a te il mio nunzio, affinché ti prepari la via»2.
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Guardare le opere. Giovanni era già stato incarcerato, incarcerato perché aveva detto la verità a chi era in potere. Oh! Mandò due, Giovanni, a interrogare Gesù, se egli era il Messia, colui che era aspettato, oppure se era ancora un altro che doveva venire. Gesù non dichiarò: Sono il Messia, ma guardate le opere, disse. Se si operano i prodigi, cioè se io faccio prodigi, voleva dire Gesù, è segno che Dio è con me, è segno che sono colui che venne promesso e che è il Messia. Le prove, cioè le opere… e quali? Dare la vista ai ciechi, far camminare, cioè raddrizzare gli zoppi, mondare i lebbrosi, far sentire coloro che erano sordi, risuscitare i morti, eccetera… e beato colui che non si scandalizzerà di me, e cioè che non prestando fede alle mie parole, commetterà il male; e se invece vi si corrisponde alla Parola, cioè si crede, allora grazia e benedizione: è beato, quindi.
Quindi Gesù non si fermò a rispondere: Sì, sono il Messia… ma disse: Guardate le opere, se sono le opere di un Messia, cioè di colui che doveva venire e che doveva mostrare che era veramente il Messia per mezzo dei miracoli, delle opere.
A sua volta Gesù indicò come era santo e che santo era Giovanni, il quale aveva predicato: Raddrizzate le vie al Signore, fate penitenza, eccetera… [cf Mt 3,1-3].
Indicò le opere che provavano la missione del Battista. E domanda Gesù: Chi siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?, cioè una persona senza carattere? Ma chi siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente, cioè con ambizione? No… vestiva con una pelle e faceva grande penitenza. Coloro invece che si vestono con lusso, sono nelle case dei re. Ma chi siete andati a vedere? Dunque un profeta? E sì: vi dico, anzi, più che un profeta. Più che un profeta, perché i profeti annunziavano Gesù da lontano, il Messia: lo annunziavano prima che venisse, molti secoli prima, anche. Ma Giovanni è più che un profeta, perché non solamente annunziò il Messia, ma lo mostrò a dito: Ecco, è colui…, «Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccatum mundi» [Gv 1,29].
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Oh! Allora, Gesù si richiama alle sue opere per indicare che è il Messia, e Giovanni si mostra veramente il nunzio, colui che doveva annunziare Gesù. Si mostra veramente santo e quindi la sua santità indicava che non parole vane diceva, ma predicava secondo la verità. Far penitenza ed ecco mostrare Gesù, quando Gesù iniziò la sua predicazione.
Le opere. Abbiamo da avere nei nostri cuori aspirazioni grandi, come dice santa Teresa alle sue suore, e cioè: Mirate a cose grandi e sublimi; e intanto sapete che questo non dipende da voi ma dal dono di Dio, dalla grazia di Dio. E quindi, come dovete comportarvi?. E indicava l’umiltà, e cioè: Siamo niente ma Gesù opererà in voi, opererà in noi. Non fermiamoci soltanto a delle parole, ma mostriamo con le opere che cosa vogliamo essere, che cosa vogliamo diventare… che cosa vogliam diventare3.
Ecco, possono esserci delle aspirazioni vaghe, incerte, ma quando ci sono le opere, e cioè si fa veramente quello che si vuole e si deve fare, allora non sono solamente aspirazioni, desideri e propositi: sono indizio di un vero amore a Dio, indizio di vera santità. Dalle opere si conosce l’intimo nostro:
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se è volontà ferma, se è desiderio santo, fermo. I nostri desideri, i nostri propositi siano generosi; ma poi lo si mostri con le opere, e cioè con lo spirito di fede, fede in Gesù, fede nella vita eterna, nel paradiso; e fiducia nei meriti di Gesù Cristo: Io non ho niente, io sono un gran peccatore. Signore, riempimi con la tua grazia.
Maria è santissima fin dalla sua Immacolata Concezione, ma è sempre per la grazia di Gesù. Gesù non era ancora nato, ella doveva diventare la Madre di Gesù, ma ella, Maria, ricevette le grazie per i futuri meriti di Gesù Cristo: quindi noi abbiamo da considerare che le aspirazioni nostre siano grandi, ma che siamo tanto miseri e cattivi, peccatori, e sentiamo in noi tante tendenze cattive… ma il Signore opererà, aumenterà la sua grazia… aumenterà la sua grazia e ci darà forza. Mostrare la nostra buona volontà, il nostro amore a Dio con le opere: fede, speranza e carità… vero amor di Dio: Vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa…4. Vero amore alle anime: amare il prossimo come noi stessi, e più ancora che noi stessi. Sì, allora questo amore mostrato con i fatti, si può dire [che] è un vero amore… è un vero amore.
Oh, che cosa concludiamo? Concludiamo questo: le opere. Le opere che noi dobbiamo specialmente fare come religiosi sono l’obbedienza, la povertà, la castità, e inoltre c’è questo: le opere che dimostrano che noi siamo veramente di Dio; e viviam la consecrazione a Dio con i tre voti di povertà, castità, obbedienza. Chi non ha ancora i voti, li pratica per virtù e si dispone a vivere con i voti, cioè con l’impegno che viene dalla professione. Le opere dimostrano se un’anima è veramente anima che vive la consecrazione a Dio… povertà, castità, obbedienza.
Quindi, cuore largo, aspirazioni sante, fiducia in Dio! Oh, se vogliamo, abbiate nel vostro cuore propositi grandi e sappiate che il Signore vuol darvi cose grandi e sublimi. Però fiducia in Dio, Dio che farà in noi, completerà in noi
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le nostre opere come religiosi: l’osservanza dei voti. Quelle sono le opere che dimostrano che veramente viviamo la consecrazione a Dio.
Oh!, ecco che adesso avete fatto un bellissimo lavoro5, prezioso: che sia tutto indirizzato al Signore, alla sua gloria, e per le vocazioni, per tutte le vocazioni. La Mostra è completa, mostra la Chiesa e tutte le vie in cui le anime possono entrare ed esercitare gli apostolati. Quindi la Mostra, con tutta la quantità di Istituti e con i Seminari stessi, indica che le vocazioni son di tante specie, son tante le vocazioni. Il vostro spirito è proprio quello di mostrar tutte le vocazioni, e invitarle ciascheduna a entrar nella propria via.
È proprio la vostra vocazione vissuta, la Mostra! Intieramente… proprio quello che il Signore vuole! E tutto lo sforzo che avete fatto per far venire gli Istituti, e che si mostrassero, è in realtà aiutarli perché la partecipazione, l’esposizione fossero fatte degnamente; e che [i visitatori] poi vengono a vederle e vedono quante vie il Signore apre alle anime, secondo le tendenze e la vocazione di ognuna. Quello è non il predicare, è il mostrare! Le fotografie e tutto quel che viene esposto, le opere che sono indicate, le varie tendenze e la varietà stessa degli Istituti, eh, quello è proprio lo spirito della vocazione, cioè è detto qui quello che indica che siete sulla strada giusta… strada giusta. Non con delle parole ma con le opere, con i fatti.
E se in seguito, invece di Mostre, rappresenterete in tanti posti le molte vie di Dio, sarà sempre non tanto un parlare, sarà un mostrare, sarà un vivere, sarà un vivere la vocazione vostra! Fidarsi, quindi: così si entra nella vera vocazione. Vocazione quanto alla vita religiosa, già si abbraccia ed è abbracciata con i voti; e in quanto all’apostolato, ecco, il parlare e soprattutto il mostrare… il mostrare! E poi se si unisce la grazia: Signore, illuminate queste anime e guidatele,
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attiratele a voi, se la vostra volontà è proprio questa: che si consacrino a Dio…. Quanto è prezioso questo!
Non siete molte persone, ma le opere superano il numero delle persone in questo modo. E quindi veramente sulla strada giusta. E la strada è giusta perché viene mostrata attraverso la sua missione6.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 137/62 (Nastro archivio 132b. Cassetta 132, lato 2. File audio AP 132b). Titolo Cassetta: “Il Battista. La Mostra della Chiesa”.
2 Vangelo: Mt 11,2-10. Il PM lo cita e lo commenta all’interno della meditazione.
3 Questi concetti e ciò che il PM dice anche più avanti, sono ben espressi nel Cammino di Perfezione, testo che contiene gli avvisi e i consigli che santa Teresa d’Avila dà alle consorelle dei monasteri da lei fondati.
Cf per esempio, 4, 1. «Avete ormai visto, figlie mie, quanto sia alto il fine che vogliamo conseguire; come dovremo comportarci per non sembrare troppo temerarie agli occhi di Dio e del mondo? È evidente che dovremo lavorare molto, e ci sarà di grande aiuto nutrire generosi desideri per sforzarci d’ottenere che lo siano anche le opere. Ora, se procuriamo di osservare fino in fondo, con gran diligenza, la nostra Regola e le nostre Costituzioni, spero che il Signore accoglierà le nostre preghiere. Non vi chiedo nulla di nuovo, figlie mie, ma soltanto di rispettare i voti della nostra professione poiché la nostra vocazione costituisce il nostro impegno»; 32, 13. «L’anima, poveretta, qualunque cosa voglia, non può fare quel che vorrebbe, anzi, non può far nulla senza un dono di Dio. Questa è la sua maggior ricchezza: restare tanto più debitrice quanto più serve […]; infatti, se anche facesse tutto quello che dipende da lei, che cosa possiamo pagare noi che – ripeto – non abbiamo nulla da dare se non lo abbiamo ricevuto? Non possiamo fare altro che riconoscerci incapaci e compiere perfettamente quanto possiamo con il dono della nostra volontà. Tutto il resto è d’intralcio per l’anima che il Signore ha elevato a questo stato; così, invece di giovarle, le nuoce, perché solo l’umiltà può essere di qualche vantaggio, non quella che si acquista con l’intelletto, bensì quella che deriva dall’evidenza della verità e fa capire in un momento ciò che in molto tempo non si riusciva a immaginare con faticose riflessioni circa la nullità assoluta del nostro essere e la grandezza di Dio».
4 Vedi p. 29, nota 3.
5 Quel giorno si chiudeva ufficialmente la Mostra della Chiesa. Su questo argomento, vedi pp. 9-12; 387-389.
6 La frase finale è incerta.