58. CONFORMARE IL CUORE AL CUORE MISERICORDIOSO DI GESÙ
Ritiro Mensile, 2a Meditazione, Domenica XXI dopo Pentecoste,
Torino (SAIE), 4 novembre 19621
Domenica XXI dopo la Pentecoste. E nel Vangelo specialmente questo insegnamento abbiamo da apprendere, e cioè avere un cuore misericordioso, buono, un cuore compassionevole, un cuore premuroso del bene altrui; e lo spirito di apostolato, che è l’amore sincero, non soltanto nel fare il bene a coloro che ci avessero fatto del male, ma anche a quelli che non conosciamo: ai quali tuttavia vogliamo in qualche maniera far arrivare la luce, la grazia, con l’apostolato che chiamiamo indiretto, e che tante volte soddisfa meno dell’apostolato diretto. Non soltanto amare il prossimo come noi stessi ma amarlo come lo ha amato Gesù, l’uomo, come Gesù ha amato l’uomo. Amatevi come io vi ho amato, «sicut ego dilexi vos» [cf Gv 13,34; 15,12], sì. E come ci ha amato Gesù? Morendo sulla croce. E come si ama Gesù? Come si ama il prossimo? Sacrificar la vita: l’apostolato.
E tante volte si sbaglia, quasi che l’apostolato fosse soltanto il contatto diretto, il quale qualche volta dà consolazione; invece molte volte [l’apostolato] non dà consolazioni in quanto che non si vede il frutto. Il foglio che si manda e arriverà a quella famiglia, a quella persona, porterà un po’ di luce, un po’ di riflessione, e tante volte anche la grazia. Non lo sappiamo chi sia… quindi non c’è la consolazione: e perciò
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il merito è più grande. Resta fatto unicamente per il Signore e per le anime: c’è la intenzione più retta, cioè più elevata, migliore.
Cuore conformato al Cuore di Gesù, ecco: voler bene a tutti, compatire gli errori, non conservare né invidie né rancori, fare del bene soprattutto a coloro che ci avessero fatto dispiaceri, o che hanno carattere opposto al nostro, tanto più poi arrivare a dimenticare se, caso mai, ci fosse stato qualche torto; e voler essere perdonati come dobbiamo perdonare agli altri, cioè dobbiamo voler essere perdonati da Dio… e in che misura? Come perdoniamo agli altri! Il che significa non solamente perdonare, ma ancor far del bene; e non solamente pregare per l’invidiato, la persona invidiata, perdonare a chi avessi fatto del bene, ma… e non soltanto pregare, ancora, ma poi fare qualche cosa di servizio umile, quando è possibile; e non soltanto pregare, ma alle volte anche arrivare a fare qualche sacrificio. Oh, la parabola così ci insegna.
«In quel tempo - Gesù disse questa parabola, come usava spiegare il suo pensiero con paragoni, in parabole -, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile ad un re il quale volle fare i conti con i suoi servi. Ed avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E siccome egli non aveva di che pagare, il padrone comandò che fosse venduto lui e la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e fosse così saldato il debito. Ma il servo, gettatoglisi ai piedi, lo scongiurava dicendo: Abbi pietà di me, ti pagherò tutto. Ed il padrone, mosso a compassione di quel servo, lo lasciò andare condonandogli quel debito. Ma colui, uscito di là, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento danari e, presolo per la gola, lo strangolava dicendo: Paga quanto mi devi. Ed il conservo, gettatoglisi ai piedi, si raccomandava dicendo: Abbi pazienza con me, ti pagherò tutto. Ma costui non volle, anzi andò a farlo mettere in carcere fino a che non avesse pagato.
Ora i conservi, vedendo quel che accadeva e grandemente contristati, andarono a riferirlo al padrone. Allora il padrone chiamò quel servo e gli disse: Cattivo servo, io ti ho condonato tutto quel debito perché ti raccomandasti a me, e non dovevi anche
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tu aver pietà del tuo conservo, come io l’ho avuta di te? E sdegnato, lo consegnò ai manigoldi fino a che non avesse pagato quanto era il suo debito. Così anche il mio Padre celeste farà a voi, se con tutto il cuore ognuno di voi non perdona al proprio fratello»2.
E cioè: chi non perdona non merita il perdono. E qualche volta: Eh, perdono, ma non voglio vederlo, non voglio più sentirlo!. Non è un vero perdono completo. Fate del bene come il Padre celeste, il quale fa del bene a tutti, cioè manda la pioggia e il sole sia per i buoni, sia per i cattivi [cf Mt 5,45].
Vi è chi pensa di amare il prossimo, ma guai se riceve qualche dispiacere, o se colui con cui si convive ha un carattere diverso, perché magari non ha usato tutto il rispetto e la gentilezza che si aspettava! Poi ci può essere l’invidia interna, perché [l’altro] fa di meglio, perché sembra che abbia maggiore grazia, perché riesce meglio negli uffici che gli sono affidati. E poi anche quando il fratello non aveva cattiva intenzione, si interpretano in male le cose. E come amiamo noi gli altri? Se vogliamo che non sia solamente perdonato il peccato grosso, ma anche il peccato piccolo, la venialità, e se vogliamo che sia perdonata non solamente la pena eterna, ma anche il purgatorio, la pena temporale, e se vogliamo che il Signore sia largo di grazie con noi… cosa dobbiamo fare? Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori [cf Mt 6,12]. Il Signore vuole che confessiamo il nostro peccato, ma vuole che il sacerdote non ne possa mai parlare del peccato che ha sentito; e il Signore non lo rinfaccia il peccato quando l’anima convertita passa all’eternità, si presenta al giudizio di Dio: è stato perdonato, il Signore non lo rinfaccia! E non è questa la missione che ha compìto Gesù? Non sono venuto per i giusti, ma sono venuto per i peccatori, [a] chiamare i peccatori a penitenza [cf Lc 5,32].
Amare come noi stessi appartiene all’Antico Testamento: Amerai il prossimo tuo come te stesso [Lv 19,18]; lo ha ricordato
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Gesù come una massima e un precetto dell’Antico Testamento. Ma Gesù è venuto a perfezionare quel comandamento antico: «Sicut dilexi vos» [Gv 13,34; 15,12], amare come io vi ho amato. Come ci ha amato Gesù? Ci ha amato prima che noi lo amassimo. Creati da Dio: che merito avevamo? lo amavamo forse? E che merito abbiamo se fu dato a noi il Battesimo, e cioè è stata in noi infusa la grazia, e quindi fatti cristiani: e che merito avevamo? E l’avremmo desiderato forse? L’avremmo forse chiesto? No. Ci ha amati prima.
E fino a che punto ci ha amati? Dando la sua vita, dando la sua vita per noi. Guardare il Crocifisso: ecco come si ama!
E sembrerebbe quasi che uno avesse ricevuto dei torti come Gesù, venisse condannato ingiustamente e condannato alla massima pena, crocifissione, e inchiodato sulla croce: cosa si penserebbe? Quali sarebbero le disposizioni di quella persona così ingiustamente trattata? Rancore… Gesù invece si preoccupò proprio di quelli, quando fu elevato sulla croce: Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno3 [Lc 23,34]. E li scusa ancora! E noi siamo così poco inclinati a scusare il torto ricevuto, il dispiacere che ci hanno dato! Cosa varrebbe la Comunione, se noi non abbiamo la carità nel cuore? Cosa varrebbe? Non possiamo penetrare nei segreti di un’anima, ma quella lezione che ha dato Gesù è ben eloquente: quale lezione? Se tu stai per portare il tuo dono… - possono essere i fiori che portate all’altare e può essere anche la Comunione, per cui si va sull’altare - e lì, pronto per fare l’offerta, ricordi che tra te e il fratello vi è qualche ruggine, qualche indisposizione di cuore [cf Mt 5,23-24]…
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1 Nastro originale 143/62 (Nastro archivio 130c. Cassetta 130bis, lato 1. File audio AP 130c). Titolo Cassetta: “Apostolato: amore di Dio e del prossimo”.
2 Vangelo: Mt 18,23-35.
3 Il PM dice: non sanno quello che essi facciano.