3. VOLUTI E AMATI DAL PADRE DALL’ETERNITÀ
Chiediamo la grazia di amare sempre più il Signore
Ritiro Mensile, 1a Meditazione, Torino (SAIE), 27 gennaio 19621
Mi sembra di dovervi consigliare questo, ma non vi è nessun obbligo affatto - perciò, libera scelta - ma in generale, dove ci sono i nostri sacerdoti, i sacerdoti paolini, esorto quasi sempre, anzi sempre, le suore a rivolgersi per le Confessioni dai nostri. Perché gli Istituti sono diversi - e vi sono le Pie Discepole, vi sono le Apostoline, vi sono le Figlie di San Paolo… - ma, sebbene abbiano fine diverso, tuttavia lo spirito si può dire che è uno, uno il quale prende diverse forme, come Gesù [che] può esser considerato il buon pastore, Gesù può essere considerato il maestro, Gesù può essere considerato come la luce, io sono la via, io sono la vita: può essere considerato sotto diversi aspetti, ma in fondo sempre è Gesù.
Questo ritiro lo indirizzerei a voi per progredire sempre più facilmente nella vita spirituale e anche per corrispondere ai sentimenti dell’animo vostro. [Il fine di] questo ritiro: crescere in noi l’amore a Gesù, l’amore al Signore.
Vi è la fede, vi è la speranza, ma vi è la carità: fede e speranza sono per arrivare alla carità. Si conosce Dio per la fede, Dio che è buono; e allora una cosa buona si spera: quindi la speranza; e poi se si raggiunge, ecco, si sta uniti a Gesù, si sta uniti al Signore: e questo è l’amore. Allora particolarmente
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domandare al Signore: Tui amoris in eis ignem accende2, accendi nei nostri cuori il tuo amore. Chiedere adesso questa grazia, che vuol dire in altre parole: Mio Dio, vi amo con tutto il cuore e sopra ogni cosa, voi bene infinito e eterna felicità3, ecco… questa è la carità verso Dio. Perché sapete benissimo che vi è la carità verso Dio, il Signore, e poi vi è la carità verso il prossimo.
La carità verso Dio: amare il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, con tutta l’anima tua. Questo è il primo e massimo comandamento.
Poi vi è l’altro comandamento che è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso.
Perciò, dicendo: noi parliamo della carità, chiediamo in questo ritiro la grazia di amare di più il Signore… che cosa significa? Significa osservare il primo comandamento. Che vuol dire: ci sono tante cose da fare, il Vangelo, il catechismo, poi tutta la teologia morale, l’ascetica, le Costituzioni, eccetera… tutte cose da fare, da predicare; ma fra tutte, quella fondamentale quale è la prima? Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze e con tutta l’anima tua [cf Dt 6,5; Mt 22,37; Mc 12,30; Lc 10,27]. Questo è il primo comandamento, hoc est maximum [Mt 22,38], ed è il massimo, perché l’amare il Signore vuol dire cercare lui, vuol dire desiderare la sua gloria, il suo paradiso… la sua gloria eterna in cielo e che noi aumentiamo e che, con la grazia di Dio, possiamo accrescere: lavorare ad maiorem Dei gloriam4, alla maggior gloria di Dio, sì. Ma noi, mentre che glorifichiamo Dio, noi possiamo dire che questo è il massimo comandamento, perché uno può anche pregare, fare cioè le pratiche di pietà… c’è l’ora di adorazione, ci son le preghiere del mattino e della sera, e ci son certe osservanze: l’abito bisogna che sia fatto così, bisogna essere puntuali agli orari,
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eccetera… queste però son le cose esterne, sono come la corteccia, la corteccia che serve a difendere il frutto; se gli aranci non hanno la corteccia, che cosa a far[ne] uso sarebbe? E queste cose esterne sono come la bottiglia che conserva il vino, perché se non c’è la bottiglia, [il vino] non si conserva; ma noi non teniamo la bottiglia per aver del vetro, ma teniamo la bottiglia per conservare ciò che c’è dentro, il vino. Ora, è massimo lì! Bisogna che dentro all’animo ci sia l’amore al Signore, il desiderio di glorificarlo, sì, il desiderio di dargli il cuore, il desiderio di compiere la sua volontà, di arrivare al suo paradiso, goderlo per sempre, essere uniti a lui! Questo è l’amore, questo è l’amore… Occorre che pensiamo che è il massimo comandamento.
Oh! Perché amare il Signore? I motivi di amare il Signore sono tanti: consideriamone qualcheduno. In primo luogo amarlo perché egli ci ha amato, ci ha amato. E da quando ci ha amato il Signore? I nostri genitori ci hanno amati quando ci hanno messo al mondo, e Dio ci ha amato da tutta l’eternità: allora noi eravamo presenti a lui, della sua famiglia, della famiglia di Dio Padre, presenti come siamo adesso; perché in lui non ci passa un tempo… poi un altro… un altro, un giorno, un anno, un secolo… no! Egli è sempre uguale e tutto a lui è presente… non futuro e non passato: sempre presente. Ci ha amati dall’eternità, e [c’è] appunto quella lode che dice: Ci amasti dall’eternità, o Dio di carità. Pensiamo un po’: Dio mi ha creato, ecco: che cosa significa? Significa che il Signore ci ha tratto dal nulla, non ha usato alcuna materia per farci. Il falegname ha il legno per fare il banco, il muratore ha le pietre, ha la calce per far la casa, e la sarta ha la stoffa per fare l’abito. Il Signore ipse dixit, et facta sunt; ipse mandavit et creata sunt5 [Sal 33(32),9]: c’era nulla, egli ha comandato, venne fatto! Non c’era la nostra anima… comandato: Ipse dixit, et facta sunt; ipse mandavit et creata sunt, esiste, s’è fatto dal nulla, e Adamo fu creato dal nulla. Se anche il Signore ha adoperato la terra, tutta la
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terra [fu creata] dal nulla. Il Signore ha creato ogni nostra anima. Riflettere bene: sono di Dio, fatto da Dio; e questo Dio poteva creare innumerevoli altri esseri, innumerevoli altre anime: ha scelto noi, ha scelto me, ha scelto te… preferenza, preferenza: il Signore ci ha creati scegliendo proprio noi.
E come ci ha fatti il Signore? Il Signore ci ha creati ma è intervenuto il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, un Dio solo ma tre Persone, tre Persone a fare l’anima nostra. Il Padre specialmente ci ha comunicato la volontà, la forza di volontà e il volere, [il] volere è una forza. Il Figlio ci ha comunicato la ragione, la mente: Illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum6 [Gv 1,9]. Lo Spirito Santo ha formato quel cuore, quel sentimento che è in noi, quella tendenza ad amare, e proprio anche ad amare il Signore… e in primo luogo amare il Signore!
Se esisto è tutto per Dio, è tutto per la sua opera di bontà e di amore: come non amarlo? Si ama uno il quale ci fa un piacere… ma che cosa è poi questo piacere? Anche se ci desse dei milioni, se noi non ci fossimo stati, cosa varrebbero i milioni? Il sacerdote dà l’assoluzione, dà l’Ostia: oh, che grazie preziosissime! …ma se noi non ci fossimo? Quindi il primo atto di amore è stato quello: il Signore quando ci ha creato! E si può dire che il Signore, adunatele - pensiamo in questa maniera - a consiglio le tre Persone divine: Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram7 [Gen 1,26]. Ogni uomo esce dalle mani di Dio, dalle mani - diciamo - delle tre santissime e divinissime Persone. Come è stato buono il Signore! Tutto a lui si deve! Non esisteremmo affatto! Quante creature potrebbero venire all’esistenza, quanti milioni, miliardi… ma attualmente siamo noi, egli ha preso noi, ha scelto noi.
Poi il Signore perché ci ha creati? Ha guadagnato qualche cosa il Signore a crearci? No, ha voluto mostrar la sua bontà. La sua bontà è cioè mostrare con tanti doni che egli è grande,
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che egli è buono; e quindi, ecco, noi creati per l’amore di Dio, cioè perché Dio ci ha amati, e ci ha creati per la felicità eterna, per il paradiso. I beni che abbiamo su questa terra manifestano già la bontà di Dio, ma è quello che ci aspetta nell’eternità, è quello che ci aspetta per l’eternità: il paradiso. Ci ha creati per essere felici con lui: conoscerlo, amarlo, servirlo e goderlo in eterno in cielo, felici della stessa felicità; perché poteva darci un fine naturale, non elevarci all’ordine soprannaturale, e invece ci ha creati perché un giorno noi abbiamo da assiderci alla sua mensa eterna in paradiso. Già lassù son tanti santi, i quali godono il frutto delle loro fatiche e del loro amore: il paradiso è amore, perché la fede cessa in paradiso, non c’è più; la speranza cessa, non c’è più; c’è solo la carità: il Padre che ci ama, i figli che amano lui: caritas manet in aeternum8 [cf 1Cor 13,8], la carità, l’amore non vien meno: non cessa di amarci il Signore e noi non cesseremo di amare il Signore. Ci chiama lassù per vederlo questo buon Padre: che gioia quel giorno in cui si incontrerà il Padre Celeste, Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato! Quando capiremo qualche cosa dello Spirito Santo che si è mostrato in forma di colomba, si è mostrato in forma di fiamma, ma noi ne capiam poco… in paradiso, sì, possedere Dio, contemplare Dio e godere Dio. Quanti sono già lassù in cielo? La moltitudine dei vergini, la moltitudine dei confessori, di eremiti, di apostoli, di cristiani fedeli buoni… lassù, ecco; là è il nostro posto e Gesù lo ha detto: Vado a prepararvi il posto [cf Gv 14,2]. Così il Signore che ci ha creati e ci ha destinati per quel fine… ecco, questa è tutta bontà del Signore. Come non ameremo il Signore allora?
Il Signore poi è stato con noi anche molto largo: ci ha preferiti. Noi diciamo nel Vi adoro: Vi ringrazio di avermi creato, ma diciamo anche fatto cristiano, e noi aggiungiamo e condotto in questa Congregazione9. Fatti cristiani: i cattolici sono un sesto di tutto il genere umano; [vi sono nel
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mondo] quasi tre miliardi di persone e noi cattolici siamo un po’ meno di cinquecento milioni, quindi un sesto. Dunque fra sei, uno fu preferito e siamo noi; proprio amore di preferenza: Vi ringrazio non solo di avermi creato, ma fatto cristiano… e siamo entrati nella Chiesa per mezzo del Battesimo e siamo guidati dalla Chiesa sulla via del paradiso, guidati a far questo, a conoscere, amare e servire il Signore… e così al paradiso. La Chiesa che ci ha istruiti, la Chiesa che ci ha comunicato la grazia con il Battesimo, con i sacramenti, la Chiesa che ci guida nella via del bene: Di avermi fatto cristiano - e perché qui consideriamo i cattolici -. E poi diciamo: Di avermi condotto in questa Congregazione. Perché, quanti sono coloro che han la vocazione? Dicono che ci sono un milione duecentocinquantamila suore nel mondo, un milione duecentocinquantamila è una certa cifra… Ma quante sono le donne nel mondo? Dicono un miliardo e mezzo di donne. Voi siete state preferite fra quelle. Non dobbiamo amare straordinariamente colui che ci ha amato così straordinariamente? Eh, amare! Allora, cosa dobbiamo dire? Prior dilexit nos [1Gv 4,10.19], il Signore ci ha amato lui per il primo, e noi almeno sappiamo corrispondere amando lui: se lui fu il primo, almeno noi essere pronti, generosi ad amare il Signore.
E amarlo in che misura? Con tutta la mente. Voi avete consecrato, noi abbiamo consecrato la mente al Signore: questa mente non vada appresso a delle sciocchezze, fantasie e distrazioni inutili! Sì, ci ha dato la mente e noi la usiamo per lui: questo è l’amore. A pensare a lui e pensare alle cose che vuole lui: per esempio, quel che dobbiamo fare, bisogna pensarci; quello che dobbiamo studiare, bisogna apprenderlo… con tutta la mente e con tutto il cuore.
Ora, l’avete dato al Signore il cuore, e allora le simpatie e antipatie non ci possono stare; c’è solo una simpatia: è tutta per Gesù; c’è solo un’antipatia: per il peccato, e niente altro. Questo cuore che appartenga a Gesù. Né invidie, né assecondare irascibilità o orgoglio, non attaccarsi alla stima e cercarla la stima degli altri: il Signore vi ha dato un’altra inclinazione; anche i cristiani possono amare il Signore, ma i cristiani
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amano il Signore… ma tra il cristiano, l’uomo e Dio, c’è una donna in mezzo, fra la donna e Dio ci sta l’uomo; chi ha vero amore, cioè chi ha amore perfetto è colui che dice: Dio mi basta, lui solo. Sì, amare totalmente con tutto il cuore… e tutte le altre cose che amiamo, le amiamo per amore di Dio; amiamo di far questo, di far quello, ma è sempre per amore al Signore. Anime che vogliono amare Dio direttamente… non hanno altri bisogni: Dio mi basta, Dio mi basta.
Amarlo con tutte le forze vuol dire che se abbiamo salute, se noi abbiamo ingegno, se noi siamo preparati a servirlo per l’istruzione che abbiamo avuto, per l’educazione che abbiamo avuto… con tutte le forze il Signore. Le spendono le forze per divertirsi, per il piacere, e impiegano tanto tempo in cose che non sono sante… E noi? Con tutto il cuore: tutto il tempo per il Signore; poi, con tutta la tua anima: la parola amerai il Signore con tutta l’anima tua indica con tutta la mente, tutto il cuore e tutte le forze [cf Dt 6,5; Mt 22,37; Mc 12,30].
Oh! Allora, noi abbiamo corrisposto all’amore di Dio? Dio ci ha amato: e noi lo abbiamo amato? Sempre: e non abbiamo avuto dei momenti in cui abbiamo cercato il nostro piacere e non il piacere di Dio? Come abbiam corrisposto? Abbiamo meditato i doni di Dio? Alle volte viene in mente: Ma una persona si ama più facilmente… Dio non si vede. Se noi capissimo bene chi è Dio, allora lo ameremmo10 appunto perché è spirito purissimo, santissimo, altissimo, potentissimo. Noi abbiamo il corpo e siamo limitati, esseri da nulla rispetto a Dio; e se noi abbiamo perduto qualche tempo cercando altre cose, amando altre cose, chiediamo perdono al Signore e diciamogli: Tardi ti ho amato, perché tardi ti ho conosciuto, ma voglio riparare con tanto amore, con amore più caldo tanto per guadagnare, riguadagnare il tempo che ho perduto… quando mi son perduto in altre cose che non erano Dio11. Le altre cose tutte le lasceremo in punto di morte, ma in punto di morte si conquista Dio: si arriva a contemplarlo,
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possederlo e goderlo per l’eternità. Dio è il solo bene che merita di essere amato, perché tutto il resto cade… Dio invece è eterno, e Dio soddisfa pienamente i nostri desideri.
Il frutto deve essere questo: di accendere nel nostro cuore un amore sempre più vivo, più intenso; che la nostra fiamma salga a Dio senza fumo… alle volte con l’amore a Dio si mescolano altre cose, altre tendenze, altre cose: ma che la nostra fiamma salga a Dio sempre più chiara, limpida, netta, calda. Vi sono alle volte lucignoli che sembrano spegnersi e vi sono fiamme che ardono e riscaldano. Quanto amiamo il Signore? Tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze, tutta l’anima?
In questo ritiro chiediamo specialmente l’amore di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 119/62 (Nastro archivio 109b. Cassetta 109bis, lati 1/2. File audio AP 109b). Titolo Cassetta: “L’amore di Dio”.
2 “[Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli] e accendi in essi il fuoco del tuo amore”. Vedi AP 1960, p. 255, nota 5.
3 Cf Le Preghiere del Cristiano, Atto di carità. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 17; ed. 1985, p. 23.
4 Cf AP 1958/2, p. 20, nota 8.
5 “Perché egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto”.
6 “Veniva nel mondo [la luce vera], quella che illumina ogni uomo”.
7 “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”.
8 La carità rimane in eterno.
9 Cf Le Preghiere del Cristiano, Vi adoro, mio Dio. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 13; ed. 1985, pp. 19; 30.
10 Il PM dice: ameremo.
11 Cf AGOSTINO DI IPPONA, Le Confessioni, X, 38.