Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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11. MARIA RIPARATRICE UNITA A GESÙ NEL CALVARIO
La vita religiosa offerta per la salvezza di tutti
Ritiro Mensile, 2a Meditazione, Torino (SAIE), 24 marzo 19621


La prima riparatrice è stata Maria quando ella, trovandosi a Gerusalemme, seppe che il Figlio era condannato a morte; a mezzo di accorciatoie raggiunse il convoglio, e cioè Gesù con i soldati che lo accompagnavano al Calvario e il popolo che seguiva. Si incontrarono gli occhi di Gesù con gli occhi di Maria, e si compresero. Gesù che portava la croce, Maria che vedeva il suo Figlio sanguinante, con il volto imbrattato di sudore e di sputi, oltraggiato… e a cadere una volta e un’altra volta e ancora una terza volta sotto la croce. Non pesava tanto la croce quanto pesavano sulle spalle i nostri peccati: Peccata nostra ipse tulit2 [cf Is 53,4-5], li portò sopra di sé al Calvario per lavarli con il suo sangue.
Oh! Si giunse al Calvario. Gesù venne spogliato dei suoi abiti, Gesù venne abbeverato di fiele e di mirra, Gesù si stese sulla croce preparata e adattò le sue mani e i suoi piedi alla croce. Ed ecco i colpi di martello… perché veniva inchiodato il Figlio e i colpi di martello avevano una eco nel suo cuore materno: avrebbe offerto cento volte la sua vita, se fosse stato possibile e [fosse stato] volontà di Dio, al luogo del Figlio. Maria assistette per tre ore Gesù nella sua agonia; la più grande consolazione che ebbe Gesù in mezzo a tante pene fu proprio lo sguardo, la presenza di Maria, la Madre
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che assiste il Figlio in tante sofferenze. Mentre che Gesù offriva se stesso come vittima dei peccati degli uomini, Maria pure univa le sue intenzioni a quelle di Gesù: la gloria del Padre, la salvezza del genere umano, che il paradiso venisse riaperto, che gli uomini potessero risorgere dalle loro colpe, amare il Signore, salvarsi. Era stato predetto dal Signore nel paradiso terrestre: essa, Maria, ti schiaccerà la testa, disse il Signore al serpente [cf Gen 3,15], e cioè ti vincerà la donna; e questo avvenne proprio sul Calvario: è là che Maria schiacciò la testa al serpente… e la vittoria è stata di Gesù Cristo, perché il paradiso venne riaperto, perché all’umanità venne offerta la salvezza, sì. Stabat Mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa, dum pendebat Filius3: e allora il modello di anima riparatrice.
Quando si sente tanto amore per Gesù, tanto amore per il Signore e si vede che è strapazzato ogni comandamento, queste anime che tanto amano il Signore sentono una spina, una trafittura nell’udire qualche bestemmia, nel vedere certi disordini: amare colui che non è amato, ecco, amare colui che non è amato! E chi si è consecrato al Signore, tutto offrir la vita a lui in riparazione!
La riparazione può essere in tre maniere. Primo: la riparazione di preghiere; secondo: la riparazione della vita; e terzo: la riparazione dell’apostolato.

Oh! Riparazione di preghiera: quale riparazione offriamo a Gesù nelle nostre preghiere? In primo luogo, per riguardo alle nostre mancanze vi sono tre forme specialmente di riparazione: primo, l’esame di coscienza per purificarci noi - almeno che noi non ci uniamo con i nemici a disgustare ancora anche noi Gesù! -… quindi l’esame di coscienza per allontanare i difetti volontari; secondo, la Confessione ben fatta; terzo, la Messa, specialmente il centro della Messa.
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Primo: l’esame di coscienza. Non scrupoli, ma essere diligenti sì, e che non ci scusiamo così facilmente di esserci permesso questo o quello, queste parole o quelle parole, quegli sguardi o quegli atti, quelle trascuranze, quella tiepidezza… che non ci scusiamo così facilmente, ma condannare ciò che dispiace a Gesù; e se non si può subito correggere del tutto, almeno si detesta: non ci resta più il volontario, quindi non è più offesa del Signore.
Secondo atto di riparazione, specialmente in Quaresima: le buone Confessioni. Confessioni buone, cioè precedute dalla preghiera, precedute dall’esame di coscienza - già detto -, accompagnate da un sentimento profondo di dolore, di pena di aver disgustato il Signore; e cercando lì di aver un dolore perfetto per quanto è possibile, almeno almeno il dolore imperfetto, e la sincerità nella Confessione senza lungaggini, ma quello che è sincerità sì. Qualche volta, sebbene non ci sia nessun obbligo, tuttavia dire anche qualche cosa di quello che ci mortifica di più, perché è il sacramento della Penitenza e noi, umiliandoci per qualche cosa che ci mortifica di più, presentiamo una riparazione e facciamo un po’ di penitenza per i peccati commessi. E dopo la Confessione poi, fare quelle penitenze che il sacerdote ci ha dato.
[Terzo.] Riparazione di grande prezzo, preziosissima quindi, è l’ascoltare la Messa bene, con divozione; particolarmente essere molto raccolti nel momento in cui c’è l’elevazione, consecrazione seguita da elevazione, quando il sacrificio della croce si rinnova: essere attorno alla croce quando Gesù agonizza, mettere la testa sotto i piedi di Gesù crocifisso, sotto l’Ostia, possiam dire, spiritualmente, perché qualche goccia di sangue di Gesù lavi le nostre anime. Hi sunt, qui laverunt stolas suas in sanguine Agni… dealbaverunt stolas suas in sanguine Agni [cf Ap 7,14], questi beati sono quelli che hanno lavato le loro vesti, cioè le loro anime, nel sangue dell’Agnello: ed è lì il momento, consecrazione ed elevazione.

E quanto ai peccati degli altri, quali riparazioni? Tanto giova la Via Crucis: è un esercizio di pietà molto indicato per
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offrire a Gesù una goccia di consolazione in mezzo alle sue tante pene; sì, non aceto, come gli hanno offerto i soldati, ma una goccia d’acqua viva, fresca, quando Gesù dice: Ho sete! [Gv 19,28]… e la sua sete era di anime. E promettere di farci santi.

Ma specialmente offrire la vita in riparazione. Ora penso che abbiate tanta grazia da capirlo: l’anima consecrata a Dio è in stato di riparazione, in stato di perfezione, e la sua vita serve sempre a consolare Gesù e a riparare i peccati degli uomini. Certo, il dire Dio sia benedetto vale, ma la vita vale di più! Tre cose, gli uomini peccano e peccano per tre concupiscenze, concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum, superbia vitae [cf 1Gv 2,16]: la carne, e cioè la disonestà, l’impurità; e poi l’avarizia e quindi tutti i furti, i ladroneggi, gli inganni, spender la vita solo e sempre per il denaro; e terzo, la superbia… Queste son le tre concupiscenze dell’uomo e i peccati si commettono sempre per una di queste tre concupiscenze, le passioni disordinate che sono in noi. Ora ecco la tua vita, la superbia vitae: se tu obbedisci, stai sottomessa, fai una vita di riparazione; se osservi il voto di obbedienza è tutta una vita di riparazione dal mattino alla sera, perché sempre c’è la sottomissione della volontà: si riparano allora tutti gli atti di superbia, tutte le disobbedienze e tutto quello che è l’orgoglio umano. Se tu osservi la castità, ripari con la tua vita tutti i peccati contro la bella virtù della castità: o in pensieri o in sentimenti o in parole o in azioni, o in divertimenti o peccati con gli sguardi o con la lingua o con il tatto, eccetera, o per disordini, sì. Allora, vivendo continuamente in verginità, in castità, allora c’è la vera riparazione per tutti i disordini. Terzo: la concupiscenza invece degli occhi, che vuol dire l’avarizia, e cioè la sete ingorda di denaro e quindi il denaro mal acquistato, [il] danno agli altri, inganni, furti, eccetera… tutto questo viene riparato con il voto di povertà, [con] l’osservanza di questo voto della povertà, della povertà. Quindi se sono tre le origini dei peccati, l’anima consecrata a Dio, osservando i suoi voti, fa una vita di riparazione, una
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vita di continua riparazione. Quindi è buono fare qualche preghiera, è buono pregare per i peccatori, è buono consolare Gesù con il Dio sia benedetto: tutto questo è prezioso, ma il fare l’apostolato e viver la vostra vita, vita in conformità ai voti, alla professione, voto di povertà, castità, obbedienza… tutta la vita diviene una riparazione per i peccati dell’umanità. I religiosi che sono le anime che consolano Gesù, che pregano per i peccatori, pregano per la salvezza di tutti, per i missionari, per i pagani, per gli apostati, gli eretici, per tutti coloro che combattono Gesù Cristo e la Chiesa, le cose sacre… sì, ecco, riparazione.

Oh! Allora due specie di riparazione. Una per noi mediante l’esame di coscienza, le buone Confessioni e la Messa ben ascoltata. La riparazione dei peccati altrui: preghiere, particolarmente la Comunione riparatrice, la Via Crucis e, terzo, principale riparazione la vita religiosa ben osservata. Osservata nella povertà, si riparano i peccati della concupiscenza degli occhi, cioè dell’avarizia, l’ingordigia del denaro; la castità: si riparano i peccati della carne; e l’obbedienza: si riparano i peccati di orgoglio, di insubordinazione, disprezzo degli altri, ecco. Allora tutta la vita diviene riparazione.
Su questo è utile che particolarmente nei riflessi possiate fermarvi alquanto, e il frutto del ritiro [sarà] lo spirito di riparazione per noi e per gli altri. Per noi, specialmente per i meriti che abbiamo perduto con le trascuranze; e per gli altri, perché si convertano e vivano. Il Signore non vuole la morte dell’empio, lo chiama, insiste perché si converta e si salvi, ma occorre pregare perché il cuore non sia indurito e si arrenda agli inviti di Dio.

Sia lodato Gesù Cristo.
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2 Nastro originale 122/62 (Nastro archivio 111b. Cassetta 111, lato 2. File audio AP 111b). Titolo Cassetta: “Maria riparatrice”.
2 Cf AP 1958, p. 65.

3 “La Madre addolorata stava in lacrime presso la croce su cui pendeva il Figlio”. Dal noto canto mariano Stabat Mater, attribuito a Jacopone da Todi.