17. LA GRAZIA DELLO SPIRITO SANTO PASSA PER TANTE VIE
Tutto può concorrere al bene, anche il peccato
Domenica IV dopo Pasqua, Meditazione, Castel Gandolfo, 20 maggio 19621
[…] E Gesù parla della sua andata al Padre, cioè della sua prossima ascensione al cielo. [E parla]2 dello Spirito Santo che egli con il Padre manderà agli apostoli e al mondo intiero.
Dice Gesù ai discepoli: Vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Invece, perché vi ho detto queste cose la tristezza vi ha riempito il cuore. Ma io vi dico la verità: è meglio per voi che me ne vada; perché se io non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore - cioè lo Spirito Santo -; ma se me ne vado, lo manderò a voi.
Egli, venendo, convincerà il mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già giudicato.
Molte cose avrei ancora da dirvi, ma per ora non ne siete capaci. Quando invece sarà venuto il Paraclito, lo Spirito di verità, egli vi farà conoscere tutte le verità, perché non vi parlerà da se stesso ma dirà tutto quello che ascolta, e vi farà conoscere l’avvenire. Egli mi glorificherà, perché riceverà del mio e lo annuncerà a voi3.
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Perciò il Signore Gesù parla della sua ascensione e vuole che i discepoli non si affannino perché egli ripartirà, partirà da loro. Non si affannino, perché è cosa buona per gli apostoli che egli vada, affinché mandi dal cielo lo Spirito Santo sopra di loro; e i frutti saranno grandi perché, se gli apostoli avevano capito poco, invece verrà lo Spirito Santo: Quando invece sarà venuto lo Spirito di verità, egli vi farà conoscere tutte le verità perché non vi parlerà da se stesso ma dirà tutto quello che ascolta, e vi farà conoscere l’avvenire. Egli mi glorificherà perché riceverà del mio e lo annunzierà a voi, e cioè la sua sapienza, la sapienza di Gesù. Lo Spirito Santo annunzierà agli apostoli, annunzia a noi la sapienza di Gesù, perché noi comprendiamo sempre meglio quello che Gesù ha insegnato.
Gli apostoli molte cose non le avevano capite, e anche noi molte cose non le capiamo! Ma man mano che le anime han la luce interiore, e man mano che si sforzano di istruirsi nella religione, fanno delle belle meditazioni, delle buone letture spirituali, eccetera…, allora, man mano che si fa questo, l’anima si istruisce sempre di più nelle cose spirituali. E non è solamente una istruzione così, che va alla testa, alla mente, ma andrà al cuore; ad esempio, si capirà come il Signore è buono, come il Signore ci ha dato tante grazie, come noi dobbiamo sempre meglio conoscerlo, amarlo, servirlo. Egli ci farà conoscere sempre meglio queste cose, e ci porterà la sua luce e la sua grazia per sentirle e poi praticarle, praticarle. Perché, molte volte le cose che abbiamo ascoltate non le abbiam comprese e molte volte invece ci occupiamo di altro con la nostra mente, che non spetta a noi aver certe notizie, saper cosa è succeduto di qua, cosa è avvenuto di là, eccetera…
Oh! Conoscere invece il Signore per amarlo, per vivere secondo i suoi divini voleri, per pregarlo continuamente perché aumenti la grazia, ecco. Gesù ci ha mandato lo Spirito Santo nella Cresima: certo ci ha comunicato un po’ di luce e un po’ di forza, se l’abbiam ricevuta bene la Cresima; ma la grazia dello
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Spirito Santo non è che venga solamente data con la Cresima, ma viene continuamente data, la grazia dello Spirito Santo, ogni volta che noi desideriamo di conoscere e cioè conoscere, amare e servire il Signore: tante grazie vengono fuori dai sacramenti; i sacramenti sono i canali ordinari e sacramentali della grazia, ma la grazia dello Spirito Santo viene per tante vie. Sempre più fiducia: Illuminatemi, illuminatemi, o Signore!. Emitte lucem tuam et veritatem tuam [Sal 43(42),3]… Emitte spiritum tuum, et creabuntur4 [cf Sal 104(103),30], manda lo Spirito Santo. Oh!
E fra le cose da domandarsi, sono quelle che sono indicate nell’Epistola5. L’Epistola della Messa è ricavata da san Giacomo: è tutta un’Epistola pratica, non tanto dottrinale quanto pratica. Che cosa dice san Giacomo? Dice anzitutto che tutti i beni che abbiamo ci vengono da Dio e dobbiam quindi esser riconoscenti e amarlo di più, perché è stato tanto buono con noi! Esiste forse un filo d’erba che non sia stato creato da Dio? Nulla esiste da sé: tutto, solo, viene da Dio. E allora tanto più noi.
Ogni cosa buona ricevuta, ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre dei lumi - viene così, discende di lì - nel quale non ci sono variazioni né ombra di mutamenti. E allora ci ha creati con la sua parola e ci ha chiamati al cristianesimo, cioè alla sua sequela e alla vita religiosa: tutto questo pensiamo di essercelo6 preparato noi? No, Dio! Come non potevamo, prima di essere creati, chiedere al Signore che ci creasse, così tutto ciò che abbiamo viene da Dio. Certo, dobbiamo domandare le grazie adesso, perché abbiamo la grazia di poter pregare, ma anche questo dono, questa grazia di saper pregare è un dono di Dio, perché il cuore sia tranquillo, perché la mente sia raccolta, perché il nostro pensiero stia unito a Dio, perché la nostra testa si occupi delle cose che
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ci riguardano, i nostri doveri che riguardano i nostri uffici, tutto… ecco. Allora pensare: il Signore non muta, il Signore non ha ombra di mutamenti e di variazioni.
L’Oremus della Messa7 dice appunto che noi non dobbiamo essere così variabili, affinché i nostri cuori, anche in mezzo alle vicende terrene, siano fissi ove sono le vere gioie, cioè sempre mirare al Signore. Perché oggi è una cosa che ci piace, domani è una cosa che ci dispiace… e come il tempo, che al mattino magari annunzia una buona giornata, e poi magari prima che sia mezzogiorno già c’è il temporale: nella vita ci son sempre variazioni di cose che ci danno piacere e delle cose che ci fan pena. E vi son quelle che quando ricevono cose che fanno piacere, son tutte entusiaste e fervorose; e poi viene una prova, un comando, un avvertimento, viene un piccolo male, e circostanze che non ci sono favorevoli, e [ecco] lo scoraggiamento, l’abbandono. E ma non posso più raccogliermi abbastanza!: eh, quando non siamo abbastanza raccolti non ci scoraggiamo, cerchiamo solo di far la nostra parte, e cioè metterci la volontà; e non possiamo mica comandare direttamente tanto né alla fantasia né alla mente! Ma nonostante che capitino tante cose, mai scoraggiarsi, guardare sempre che tutto può esser utilizzato per il paradiso! Se va bene, ringraziamo, amiamo il Signore; se va contrariamente ai nostri gusti, umiliamoci e invochiamo la grazia di Dio e stiamo fermi. Perché il Signore guida le anime e le sottomette alle prove… le sottomette alla prova, anche permettendo tentazioni, circostanze diverse dall’esterno, magari opposizione, eccetera. Noi sappiamo utilizzar tutto per il paradiso! Come dice [l’Oremus]: Siano fissi i nostri occhi là dove sono le vere gioie. E quali? Paradiso! Affinché i nostri cuori, anche in mezzo alle vicende terrene… sempre si guardi
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al cielo. E utilizzare il buon tempo e il cattivo tempo per aumentare i meriti, il buon umore e il cattivo umore per aumentare i meriti, la buona salute e la cattiva salute per aumentare i meriti; persone che incontriamo e che ci rispettano e che ci fan piacere, e persone che invece mormorano, criticano e ci sono ostili… e noi tutto questo possiamo utilizzarlo per la vita eterna: tutto, tutto. Gesù ha utilizzato tutto: quando è entrato trionfalmente a Gerusalemme e tutto il popolo entusiasta gridava hosanna [cf Mt 21,9; Mc 11,9-10; Gv 12,13]; e ha utilizzato tutti i crucifigatur [cf Mt 27,23] che gli hanno lanciato contro il Venerdì Santo. Si è santificato di più quando riceveva gli hosanna o si è santificato di più quando sentiva i crucifigatur? Sempre ha aumentato i suoi meriti, tutto era di volontà di Dio, non si è turbato, non si è irritato.
L’Epistola poi di san Giacomo, che è molto pratica, dice: Ogni uomo deve essere pronto ad ascoltare, amare più facilmente di ascoltare. E sia lento a parlare: e cioè, prima di parlare, pensi quel che dice. E sia lento all’ira: cioè non irritarsi e non disgustarsi e non far dei ripicchi, e non portar il cattivo umore, farlo pesare agli altri, perché l’ira, i ripicchi, le invidie e i dispetti, eccetera, l’ira dell’uomo non fa adempiere la giustizia di Dio, cioè non guadagna meriti perché non è secondo il volere di Dio. E rigettare ogni cosa immonda e ogni resto di malizia, e cioè quello che viene dalle passioni; ma tutto prendere in mansuetudine, e vuol dire: tutto utilizzare per la vita eterna. Non c’è niente che non possa utilizzarsi per la vita eterna, persino i peccati passati: Omnia cooperantur in bonum, iis qui diligunt Deum8 [cf Rm 8,28]. E il commento dice: È sempre […], cioè ricordare i peccati passati non perché non li abbiamo confessati o non ricordarli per timore - confessarli: sono perdonati, se li abbiamo confessati bene -, ma per tenerci nell’umiltà e per vivere più prudenti e non metterci in certe occasioni; e per pregare di più perché siamo deboli; e per amare di più il Signore perché ci ha perdonati e ci ha sopportati, e ci vuole santi nonostante le nostre
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ingratitudini passate: tutto utilizzare per la vita eterna, tutto! Anche le cose più ordinarie che abbiamo nella giornata, e lo stesso cibo e lo stesso riposo: tutto per la vita eterna.
Allora, conclusione, invochiamo lo Spirito Santo: Emitte spiritum tuum, et creabuntur9 [cf Sal 104(103),30]. E chiediamo questi doni, queste grazie di cui ci parla san Giacomo, sì, queste grazie, e cioè sempre riconoscenza a Dio, sempre uniti al Signore in qualunque circostanza o favorevole o sfavorevole, sempre pronti più facilmente ad ascoltare e più lentamente a parlare10, e più lenti all’ira e, quindi, purificare sempre meglio l’anima nostra: Abbracciate con mansuetudine la parola innestata in voi, la quale può salvare le anime nostre.
Fare i riflessi, i propositi, e poi specialmente ricordarli nella Visita e domandare la grazia al Signore di rinnovare più fermamente i nostri propositi di vivere più uniti al Signore e di camminare avanti, ogni giorno un po’ di più; se i giorni passano, i giorni passano, ogni giorno possiamo fare qualche passo avanti.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 125/62 (Nastro archivio 114a. Cassetta 113, lato 1. File audio AP 114a). Titolo Cassetta: “Confessione. Fede”.
2 Breve interruzione del nastro originale. Nel testo precedentemente sbobinato, erano state trascritte queste parole.
3 Vangelo: Gv 16,5-14. Il brano viene qui citato liberamente dal PM.
4 “Manda la tua luce e la tua verità”… “Manda il tuo spirito, sono creati”. Dominica Pentecostes: Breviarium Romanum, Ad Nocturnum, Ant. 3; Missale Romanum, Alleluja.
5 Epistola: Gc 1,17-21. Il PM la cita passo passo all’interno della meditazione e la commenta.
6 Il PM dice: avercelo.
7 Il testo è il seguente: “Deus, qui fidelium mentes unius efficis voluntatis: da populis tuis id amare quod praecipis, id desiderare quod promittis; ut inter mundanas varietates ibi nostra fixa sint corda, ubi vera sunt gaudia”, “O Dio, che unisci le anime dei fedeli in una sola volontà, da’ ai tuoi popoli di amare ciò che comandi e di desiderare ciò che prometti; affinché i nostri cuori, anche in mezzo alle vicende terrene, siano fissi ove sono le vere gioie”.
8 “Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio”.
9 “Manda il tuo spirito, sono creati”. Vedi p. 116, nota 4.
10 Il PM dice: sempre pronti più facili ad ascoltare e più lenti a parlare.