Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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53. IN PREGHIERA PER IL CONCILIO VATICANO II
La Chiesa siamo noi: tutti siamo interessati!
Riflessione alla Famiglia Paolina, Santuario Regina degli Apostoli,
Roma, 10 ottobre 1962
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Nel cornicione della chiesa Regina Apostolorum è ricordato il fatto della discesa dello Spirito Santo2. E discese lo Spirito Santo e li trasformò e subito incominciarono a predicare, e l’effetto della loro predicazione fu mirabile, perché ben presto tremila e poi cinquemila si unirono agli apostoli, credendo alla Parola da loro predicata e seguendo quanto essi insegnavano [cf At 2,2-11.41; 4,4].
Ecco, lo Spirito Santo che discese sopra la Chiesa docente, e nello stesso tempo gli effetti dello Spirito Santo sopra quella che si è formata [come] la Chiesa discente, e cioè e i pastori e il gregge. Sì, particolarmente lo Spirito Santo viene invocato sopra i pastori: quindi, parlando del Concilio, sopra i Padri Conciliari. Ma nello stesso tempo si è pregato e si prega per la Chiesa discente, quella che deve apprendere e vivere. Però, tutti insieme formiamo la Chiesa.
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La Chiesa, la quale è unanime3, e cioè in primo luogo [il fine del Concilio è] il consolidarsi della fede: precisare anche alcune verità, precisare quello che costituisce errore, perché i fedeli sappiano conoscere qual è l’insegnamento che procede dal Vangelo attraverso la Chiesa, e quale è l’errore, quali sono gli errori che vengono sparsi e da cui ogni fedele deve guardarsi. Consolidare la fede.
Secondo fine: che migliori il costume cristiano, e cioè che si viva secondo i comandamenti, che il mondo si faccia coscienza di quello che vuole Dio, di quello che serve all’eterna salute. E nello stesso tempo il compimento dei doveri dello stato proprio, l’osservanza dei doveri del nostro stato e la pratica della virtù. Se Pio XII aveva detto che il male maggiore dei nostri giorni è il perdersi, dileguarsi della coscienza sul peccato, così quasi che non si distingua più il bene dal male4, allora questo è il secondo fine del Concilio: precisare e ricordare quello che il Signore vuole: Non solo predicate, ma insegnate a fare quello che io vi ho detto [cf Mt 5,19; 28,19-20].
E poi, terzo fine: migliorare sempre meglio l’espressione del culto, la preghiera privata, e la preghiera liturgica in modo speciale, affinché tutti prendano parte e tutti ricordino che per entrare in paradiso occorre possedere la vita eterna, che è la grazia. Perciò il Battesimo e poi gli altri sacramenti: la Cresima, la Confessione, la Comunione, eccetera. Oh! Vivere in grazia: che tutti i cristiani si sentano figli vivi, docili di Dio. Ma quando domina il peccato: «Nomen habes quod vivas, et mortuus es»5 [Ap 3,1], tu sembri in attività e tutto vivacità, ma nell’anima sei morto, perché sei privo della grazia santificante.
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Ecco i tre frutti. Noi ci uniamo volentieri alle intenzioni e agli scopi che si è prefisso il Papa nell’indire il grande Ecumenico Concilio6, che si presenta come il massimo tra i Concili che si sono celebrati nel corso dei secoli.
Questo ci dà anche occasione di conoscere meglio la Chiesa, la Chiesa nel suo insieme, quale è istituita da Gesù Cristo, la società dei fedeli sotto il governo dei pastori, partecipanti alla comunione dei santi, partecipanti ai sacramenti, e vivendo secondo [come] il Signore Gesù ci ha predicato - e lo abbiamo nel Vangelo -: conoscere che la Chiesa siamo noi. Non si tratta di un argomento che ci sia estraneo, seppure potesse considerarsi solamente nella sua solennità. Siamo noi gli interessati: perciò abbiamo pregato insieme per mezzo della santa Messa invocando che si rinnovi la Pentecoste, quando Gesù aveva detto: Vi manderò lo Spirito Santo, il quale tutto vi insegnerà, tutto vi suggerirà [cf Gv 14,26]. Tutti siamo interessati7.
In quella Pentecoste non vi erano soltanto gli apostoli, ma cum fratribus… mulieribus8 [cf At 1,14]: tutti siamo interessati! Preghiamo per il Concilio… ma preghiamo per noi! Onde la nostra mente sia illuminata; la nostra vita sia migliorata, secondo il nostro stato; e la partecipazione alla
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Messa e i frutti della Redenzione, particolarmente quelli che ci vengono come rigagnoli dal sacrificio di Gesù sulla croce: [facciamo] il proposito di capire meglio la Messa, e meglio confessarci e meglio comunicarci. Del resto, la Messa è detta, come [detto] da un autore, quasi un cadavere quando noi offriamo soltanto Gesù al Padre celeste e non offriamo noi stessi9. L’anima della Messa per noi, per quel che riguarda la partecipazione e i frutti a noi: offrirci noi stessi, offrir la vita, la volontà, il cuore, la mente a Gesù Cristo via, verità e vita e, attraverso lui, al Padre. I mezzi per prepararci sono stati indicati tante volte dal Papa, e cioè preghiera [per] la durata del Concilio: ecco, sempre accompagniamolo! Poi la preghiera che disponga i nostri cuori, il Signore, per ricevere bene le decisioni e gli insegnamenti che ci verranno dati: cuore docile! Signore, insegnaci quello che dobbiamo fare attraverso la Chiesa raccolta nel Concilio!.
Poi, azione. Avete diffuso i libri sul Concilio e il numero unico10 abbondantemente. Continuare cooperando al Concilio in questo modo.
Poi il Papa ha insistito tanto: Paenitentiam agere11, quel documento che così comincia! Mortificazione per ottenere
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più grazia, e le grazie procedono sempre dal rinnegar noi stessi: rinnegare e gli occhi, cioè le curiosità, e l’udito assieme, e la lingua; e operare nella giornata secondo l’orario distribuito: preghiera, apostolato, studio, ricreazione, eccetera.
Tenersi sempre a posto, cioè sempre su noi stessi: non che diciam parole a vanvera, pensieri così liberi, fantasia libera… sempre su noi stessi! Che dominiamo la lingua e l’udito, il tatto e il gusto, tutto il nostro essere, specialmente le facoltà interne, e il pensiero, la sentimentalità.
Da ricordarsi il primo Concilio, che però non è messo nella serie dei Concili: era l’adunanza degli apostoli, a Gerusalemme. In essa, ebbe una parte tutta speciale san Paolo12! Perché egli diede l’occasione e fece sentire la necessità di un’adunanza degli apostoli e dei seniori della Chiesa di allora, cioè per definire l’universalità della Chiesa e la liberazione della Chiesa dalla sinagoga. Ed egli espose il suo pensiero largamente e dimostrò anche con i frutti che egli aveva ricavato nel suo primo viaggio predicando il Vangelo, il Vangelo puro senza i legami e le dipendenze della sinagoga… Egli, che prima era stato emulatore tra i fratelli suoi nel perseguitare la Chiesa, e poi allora si faceva emulatore di tutti gli apostoli nell’azione, nella predicazione. E allora la decisione così preparata… ecco Pietro che dà la sua sentenza [cf At 15,1-29]: l’ultima parola è sempre al Papa!
È mirabile la preparazione di questo Concilio! Se Paolo dopo, partendo da Gerusalemme vittorioso - cioè vittorioso facendo valere i principi fondamentali della Chiesa: l’universalità e la libertà -… egli s’impegnò a portare in esecuzione quello che era stato deliberato. E questo risulta sia dalla sua azione e sia dalle sue Lettere. San Paolo!
E fu proprio presso la tomba di san Paolo, qui, che Giovanni XXIII annunciò il Concilio Ecumenico13! Mi son
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sentito ispirato!, così diceva parlando familiarmente. E sì, la luce dall’Alto: che mirabile cosa! Quante nazioni son messe in moto! Quanti vescovi già sono giunti e stanno arrivando per l’inizio del Concilio Ecumenico, per domani!
Nel suo Discorso che ha tenuto pochi giorni fa a Loreto, attestò ancora una volta che egli nella sua vita fece sempre l’obbedienza, accettando gli uffici e cercando di fare il meglio possibile quello che era il dovere nell’ufficio a cui era promosso . L’obbedienza: non c’è altro mezzo più potente per operare sulle anime, operare nel mondo, operare con il nostro apostolato, che con l’obbedienza nostra!
Si dirà: Ma sappiamo!… Ma noi… oggi… e sono tanti mezzi nuovi, eccetera… L’obbedienza! Quanto noi ci sottomettiamo a Dio, al suo volere, altrettanto le anime si sottometteranno a noi. E noi perdiamo l’efficacia quando non ci sottomettiamo a Dio: perdiamo l’efficacia dell’apostolato e del ministero. Diventa efficace quando noi accettiamo le cose in obbedienza; e compiendo l’obbedienza è compreso, cioè, il fare il meglio possibile quello che ci è stato affidato.
Il Signore ha dei disegni su ciascheduno di noi. Docili, sottomessi, buoni… sembrerebbe quasi che termini il nostro apostolato, il nostro ministero? Ah, no! È la vita del ministero e dell’apostolato! Sottomettersi a Dio, e Dio renderà le anime docili al nostro insegnamento, al nostro apostolato.

E allora invochiamo lo Spirito Santo, per mezzo di Maria, come hanno fatto gli apostoli nel Cenacolo: oggi, particolarmente
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domani, Maternità di Maria16, il giorno che ricorda il Concilio di Efeso, il trionfo di Maria, il primo trionfo solenne di Maria nella Chiesa. E il giorno in cui noi celebriamo la maternità divina, cioè la duplice maternità, di Gesù e nostra. E confidiamo in lei come figli buoni, in questa Madre che è tanto buona, e tanto ci ha già dato e tanto da lei speriamo «nunc et in hora mortis nostrae». Le tre Ave Maria.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 145/62 (Nastro archivio 133a. Cassetta 133, lato 1. File audio AP 133a). Titolo Cassetta: “Il Concilio e lo Spirito Santo”.
2 A ricordo della prima Pentecoste, il cornicione interno del Santuario riporta, a lettere maiuscole, i versetti in latino di Atti 1,13-14; 2,4: «Petrus et Joannes, Jacobus et Andreas - Philippus et Thomas - Bartholomaeus et Matthaeus - Jacobus Alphaei et Simon Zelotes - et Judas Jacobi - hi omnes - erant perseverantes unanimiter in oratione cum mulieribus et Maria Matre Jesu et fratribus eius - Et repleti sunt omnes Spiritu Sancto et coeperunt loqui aliis linguis prout Spiritus Sanctus dabat eloqui illis». Cf WALTER LOBINA (a cura), Parola di pietra. Storia e arte della Basilica Minore Santa Maria Regina degli Apostoli, Roma 2003, pp. 70-71; cf anche MASSIMO ALEMANNO, Le chiese di Roma moderna, vol. III, Roma 2007, pp. 43-46.

3 Il PM sembra dire: unanima.
4 Questo concetto fu espresso la prima volta da Pio XII il 26 ottobre1946 in un Radiomessaggio al termine dell’8° Congresso Catechistico degli Stati Uniti a Boston: «Forse oggi il più grande peccato del mondo è che gli uomini hanno cominciato a perdere il senso del peccato» (Atti e Discorsi, vol. VIII, 1946, Roma 1947, p. 398); e ripreso nella Lettera enciclica Humani generis [AAS 42(1950), pp. 561-578; 960], 12 agosto 1950, in EnchEnc 6, Bologna 1995, 726; 737. Viene ricordato anche da AMATO DAGNINO, La vita interiore, op. cit., p. 725.
5 «Ti si crede vivo, e sei morto».

6 Cf GIOVANNI XXIII, Costituzione apostolica Humanae salutis [AAS 54(1962), pp. 5-13], 25 dicembre 1961, in EnchEnc 7, Bologna 19992, 1261-1284.
Cf anche l’articolo di Don Giacomo Alberione, Concilio Ecumenico Vaticano II, in Vita Pastorale, giugno-luglio 1962, pp.177-178.
7 Cf le parole di Giovanni XXIII che, in occasione della festa di san Giuseppe, affida il Concilio alla sua protezione: «Il Concilio è fatto per tutto il popolo cristiano che vi è interessato per quella circolazione più perfetta di grazia, di vitalità cristiana, che renda più facile e spedito l’acquisto dei beni veramente preziosi della vita presente, e assicuri le ricchezze dei secoli eterni. Tutti quindi sono interessati al Concilio, ecclesiastici e laici, grandi e piccoli di ogni parte del mondo, di ogni classe, di ogni stirpe, di ogni colore». GIOVANNI XXIII, Lettera apostolica Le voci, 19 marzo 1961 [AAS 53(1961), pp. 205-213], in Encicliche e Discorsi, 1961, vol. III, Roma 1964, p. 63. Allo stesso modo, nella sua lettera pastorale alla diocesi di Milano per la Quaresima 1962, dal titolo Pensiamo al Concilio, il cardinal Montini in più punti insiste su questi concetti (Un’ora nuova nella storia. Discorsi e scritti dell’arcivescovo sul Concilio, a cura di Giselda Adornato, Milano 2013).
8 Così il testo: «Hi omnes erant perseverantes unanimiter in oratione cum mulieribus et Maria matre Iesu et fratribus eius», «Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui».

9 «La pia offerta di se stessi è come l’anima del sacrificio… senza di essa quindi si avrebbe un sacrificio cadavere». REGINALDUS GARRIGOU-LAGRANGE, De Eucharistia, Torino-Paris 1943, p. 273; frase tradotta dal latino da AMATO DAGNINO, La vita interiore, op. cit., p. 732.
10 Tra i libri delle Edizioni Paoline sui temi del Concilio, troviamo: AA.VV., Il Concilio e i Concili. Contributo alla storia della vita Conciliare della Chiesa, Roma 1961, 472 pp., scritto da dieci “specialisti cattolici e non cattolici”; THORALF THIELEN, Cos’è un Concilio Ecumenico?, Pescara 1961, 163 pp., che era una “guida popolare” per spiegare il significato dell’evento e il suo svolgimento, e presentare brevemente la storia dei Concili precedenti; JOHN L. MURPHY, I ventun Concili Ecumenici, Roma 1960, 206 pp.; GIUSEPPE FERRARIS DI CELLE, I Concili Ecumenici, Roma 1960, 290 pp. Il Numero unico dal titolo Concilio Vaticano II, Novella Pentecoste, SAS, Roma 1962, 44 pp., era un supplemento al settimanale di attualità Orizzonti, preparato nell’imminenza dell’evento; curato da alcuni Paolini (vi è riportato anche un contributo di Don Alberione) e collaboratori, e pensato perché potesse raggiungere un ampio pubblico di lettori, aveva oltre 100 illustrazioni ed era diffuso al popolare costo di 100 lire.
11 “Fare penitenza”: è l’incipit della Lettera Enciclica che invita “a più intensa preghiera e a penitenza propiziatrice di grazie sul Concilio imminente”. GIOVANNI XXIII, Paenitentiam agere, 1° luglio 1962 [AAS 54(1962), pp. 481-491], in EnchEnc 7, Bologna 19992, 515-540.

12 Cf anche l’articolo di Don Giacomo Alberione dal titolo: San Paolo al Concilio di Gerusalemme, in Vita Pastorale, novembre 1962, pp. 281-282 (riportato anche su Il Cooperatore Paolino, dicembre 1962, p. 3).
13 Vedi AP 1961, p. 101, nota 2.

14 Il PM dice: ancora attestò una volta.
15 Il 4 ottobre 1962, Papa Roncalli compì un pellegrinaggio a Loreto e Assisi. Al termine del Discorso tenuto presso il Santuario della Madonna di Loreto, egli si rivolse a Maria: «Nei quasi sessant’anni del nostro sacerdozio, ogni nostro passo sulle vie dell’obbedienza è stato segnato dalla vostra protezione, e null’altro mai vi abbiamo chiesto se non di ottenerci dal vostro Divin Figliolo la grazia di un sacerdozio santo e santificatore. Anche l’indizione del Concilio abbiamo compiuto, voi lo sapete, o Maria, in espressione di obbedienza ad un disegno che ci parve veramente corrispondere alla volontà del Signore». GIOVANNI XXIII, Allocuzione, 4 ottobre 1962 [AAS 54(1962), pp. 723-727], in Encicliche e Discorsi, 1962, vol. IV, Roma 1964, p. 357.

16 La festa della Divina Maternità della B.V. Maria, celebrata in alcune nazioni l’11 ottobre, fu estesa a tutta la Chiesa da Pio XI, nel 1931, a ricordo del XV Centenario del Concilio di Efeso, il 3° della storia, che dichiarò dogma di fede la divina maternità di Maria. Nella riforma del Calendario Romano (Paolo VI, 14 febbraio 1969), questa memoria fu lasciata ai calendari particolari delle Chiese locali.