Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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43. LA CONFESSIONE: I FRUTTI, LE CONDIZIONI, GLI EFFETTI IN NOI
Il lavoro spirituale progressivo
Esercizi Spirituali, 5° giorno, Castel Gandolfo, 6 agosto 19621


[…] Oh! La santità si accresce - e si vuol dire crescere in Cristo -, si accresce mediante l’uso dei sacramenti e dei sacramentali, e si accresce mediante i meriti. Allora resta nutrita la nostra fede, la nostra speranza, la nostra carità, cioè onoriamo Gesù Cristo via, verità e vita. Adesso, dicendo che sono i sacramenti [il] primo mezzo per [far] crescere in noi la vita spirituale, la vita della grazia, [riflettiamo sulla] Confessione e Comunione.
Qualche parola stasera sulla Confessione. Che cosa è la Confessione? La Confessione è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo, portare la grazia per non commetterne più e per ricevere quegli avvisi e i consigli che servono a evitare il male. La Confessione: in che cosa consiste quindi la Confessione?
La confessione si fa tante volte. E sì, viene rimproverato: Hai sbagliato, e l’altro risponde: Ecco, sì, mi confesso, ho sbagliato. È vero. È una confessione fatta ad una persona, supponiamo la Madre.
Vi è la confessione che si può dire sacramentale, non quella del sacramento, ma come un sacramentale. Il sacerdote, prima di salir l’altare per la Messa, ai piedi dell’altare, dice il Confiteor: Mi confesso a Dio Onnipotente, alla Beata
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Vergine Maria, Madre di Dio, eccetera. Recita il Confiteor, cioè fa una confessione pubblica di essere peccatore; e poi i fedeli anch’essi fanno la stessa confessione: recitano anch’essi il Confiteor, ecco. Allora è una confessione non sacramento, ma un sacramentale. Il sacramento importa che intervenga Gesù ad assolvere. Nel sacramentale, invece, opera la Chiesa.
Ma vi è la Confessione sacramentale, oltre alla confessione morale e alla confessione che facciamo in principio della Messa. Il vero sacramento è il sacramento della misericordia. Sì, abbiamo mancato e non vogliamo portare i nostri pesi al di là, non vogliamo portare al di là le nostre mancanze. E allora il Signore ha istituito un sacramento. Dopo la resurrezione Gesù ha detto agli apostoli: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui rimetterete i peccati saranno rimessi, a coloro a cui non li rimetterete, non saranno rimessi [cf Gv 20,22-23], cioè: chi non si confessa, non è perdonato. E se uno poi volesse ostinarsi e non correggersi, allora non c’è anche la disposizione, il pentimento. Ma quando ci sono disposizioni e pentimenti, ecco, mediante l’assoluzione, si ottiene il perdono.
Quali sono i frutti della Confessione, allora?
Scancella l’inferno, se si è meritato. Secondo: scancella anche venialità e quindi tanta parte del purgatorio - e se fosse dolore perfetto, potrebbe anche arrivare a scancellar tutto -. Poi: far rivivere il male… no, non è in questo senso. Quando uno cade in peccato grave, il merito che aveva prima lo perde, perché se uno morisse in peccato mortale, è perduto, va all’inferno e allora non servirebbe[ro] più a niente i meriti che si era fatto prima; ma se uno si confessa, si scancella quindi il peccato grave, i meriti che c’erano prima ritornano, come dice la teologia, reviviscunt, ritornano vivi i meriti che prima erano come coperti. La Confessione, inoltre, ottiene forza per evitare il peccato per il futuro. La Confessione serve a renderci umili, conoscersi peccatori e deboli… e quindi [ad aver] bisogno di misericordia dal Signore. La Confessione serve anche di indirizzo per i consigli che riceviamo. E la Confessione serve poco a poco a stabilirci in una via giusta, in
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una via di progresso. Vi è un libro molto bello che ha il titolo: La Confessione progressiva2.
Ecco, qual è l’effetto della Confessione progressiva in generale? Per farci santi dobbiam togliere il male e metterci il bene, sì. Oh! La Confessione progressiva consiste in questo: voler lavorare continuamente a togliere il male. Quando si fa una Confessione e, supponiamo, vi son mancanze contro la carità, si promette: lavorerò sulla carità, mi impegnerò sulla carità; e la volta prossima [ci] si esamina sopra questa virtù, la carità. Vi saranno ancora delle imperfezioni, ma sempre se si accusa quel che c’è stato di mancanze nella Confessione, e se sempre si rinnovano i propositi per l’osservanza della carità, poco a poco le mancanze diminuiscono, la pratica della carità diviene più facile, più frequente. Si chiama Confessione progressiva: progressivamente si toglie del male, progressivamente si mette del bene. Prima erano le mancanze contro la carità, poi sono gli atti di carità… Confessione progressiva.
Questo importa particolarmente che un’anima, una persona si sia scelto il confessore e possa ricevere dal confessore un certo aiuto, perché rendendo conto della nostra vita passata, meglio se rendiamo conto mese per mese o settimana per settimana, allora, ecco, poco a poco, prima che siano passate cinquantadue Confessioni - cioè Confessioni ogni otto giorni, una volta alla settimana - qualche cosa di male si è tolto, qualche cosa di bene si è conquistato: ecco la Confessione progressiva.
È vero che la Confessione può farsi su tutte le virtù e su tutte le imperfezioni e le mancanze, ma quando si fa un proposito, ecco che allora si ritorna sopra quel proposito: e al mattino nei propositi, e poi quando si va a far l’esame di coscienza al fine di accostarsi alla Confessione, ecco di nuovo;
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poi nella giornata si starà più attenti, dopo: si vigilerà sulla lingua o sulle azioni, si vorrà essere buoni con tutti, caritatevoli con tutti, ecco. Allora, insistendo sempre sul medesimo proposito, rendendo sempre conto, almeno mese per mese, vedremo diminuire un po’ qualche cosa dei nostri difetti, vedremo acquistare un po’ di quella virtù così preziosa, la virtù che dura in eterno, come la carità.
Quest’anno nella Famiglia Paolina, l’anno si è definito così, il 1962: anno di carità… anno per la carità, che vuol dire… per la pratica della fede3. Perciò, in tutti i corsi di Esercizi che si sono già fatti ad Ariccia, Casa del Divino Maestro, dove abbiamo in continuità gli Esercizi, sempre durante gli Esercizi due prediche al giorno sulla carità si sono fatte fino ad adesso; e lì continua fino alla fine dell’anno, perché passano sempre le persone.
Oh!, questo è un esempio [di] Confessione progressiva, ma può essere su altri punti, può essere sulla fede, può essere sulla speranza, può essere sopra i doveri dello stato, sull’amor di Dio, eccetera. Oh, Confessione progressiva.
Le condizioni per confessarsi bene, quali sono? Eh, voi le sapete e le avete già insegnate tante volte ai ragazzi. In primo luogo bisogna pregare, sempre bisogna pregare, per conoscere le nostre mancanze, per averne il dolore, accusarle sinceramente ed emendarle. Quindi, primo luogo, pregare. Sempre ci dicevano, quando eravamo noi giovanetti in Seminario, recitate sempre almeno un Padre nostro al Signore Gesù che abbiamo offeso, perché ci dia il dolore [dei peccati], e che dia la grazia del perdono e la grazia dell’emendazione; poi una Salve Regina a rifugio dei peccatori, Maria rifugio del peccatore; e poi un Angelo di Dio al nostro angelo custode che ci ha veduto a peccare, che ci ricordi di nuovo i peccati: li abbiamo commessi, forse abbiamo anche dimenticato… l’angelo custode potrà ricordarceli.
Oh! Poi viene l’esame di coscienza, ma l’esame di coscienza non considerarlo tanto sopra i difetti… se ci son dei peccati
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gravi devono risultare subito, devono saltare all’occhio: poi, quando uno fa l’esame di coscienza ogni giorno, non ci vuol tanto a ricordare le mancanze più comuni. Ma ciò che importa è il dolore: ho perduto tanti meriti, ho disgustato il Signore, ho incoronato di spine Gesù, ho perso tante grazie, oh, con questo ho molti debiti con Dio! Forse tante volte ho dato cattivo esempio, eccetera… il dolore, il dolore che riguarda i vostri castighi, per i castighi che ho meritato - il purgatorio e la privazione delle grazie, eccetera -, ma specialmente che ho offeso voi, infinitamente buono4: e cioè non solamente perché il peccato è un male a noi, [ma] perché è un male rispetto a Dio che dobbiamo onorare, e invece che offendiamo. Ci facevano dire nelle preghiere da chierici alla sera: Signore, che sai che come moltiplicando i miei giorni, io moltiplico le ingratitudini verso di te, abbi misericordia, eccetera5… il dolore è la parte più necessaria della Confessione. E supponiamo che uno fosse malato grave che non può parlare, se è pentito nel cuore, è perdonato, se ha il dolore perfetto; se ha il dolore imperfetto, mediante l’olio santo o un’assoluzione, anche se non può più parlare l’infermo… [ciò] basta a chiudere l’inferno e aprire il paradiso.
Oh! La parte più necessaria è il dolore… che però è sempre unito con il proposito. Se ci pentiamo, allora diciamo ragionevolmente: non commetterò più peccato. Quindi l’accusa schietta, sincera, non stando tanto sopra le cose minute, quanto piuttosto sull’andamento generale, almeno nel corso dei ritiri mensili e nel corso degli Esercizi Spirituali: io sono in
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stato di freddezza… io sono in stato di tiepidezza… io non ho in un anno tolto nessuno dei miei difetti e forse li ho aumentati. E poi si può anche andare nel più intimo: ho ricevuto tante grazie, speciali grazie, luci speciali dal Signore, e ho lasciato cadere tutto, non ho camminato… In primo luogo le cose in generale…
Si capisce, se c’è un peccato grave bisogna dirlo: il peccato grave va assolutamente confessato; e se si dimentica, si accuserà di nuovo in un’altra Confessione e intanto [uno] può far la Comunione e lo accuserà poi un’altra volta.
Oh, accettare i consigli, e con molta umiltà [dire] l’Atto di dolore, e ricevere l’assoluzione. Ma poi dopo non bisogna essere soddisfatti: è tutto fatto! No, non è tutto fatto. La Confessione ha due facce, diciamo: una riguardo al passato e l’abbiamo scancellato; ma l’altra faccia riguarda l’avvenire, perché la grazia sacramentale della penitenza è proprio di dar forza d’emendarsi. Quel che è fatto, dolorosamente è fatto: adesso per grazia di Dio è scancellato, ma non possiam mica rifarlo! Quel che possiamo fare è nel presente, e quel che speriamo di fare è nel futuro, ma il passato è fatto. E allora, soprattutto chi si confessa spesso, guardi più l’avvenire che il passato, perché generalmente non ci sono mancanze gravi, ma guardare al futuro: e cioè se una parte lavoriamo per emendare e nell’altra parte per conquistare. Emendare la superbia, emendare la pigrizia, emendare l’invidia, emendare la golosità, eccetera… togliere i peccati capitali, in sostanza, i vizi capitali particolarmente: e ci saranno le disobbedienze, ci saranno le mancanze di carità, ci saranno altre [mancanze], ora di pensiero, ora di sentimento, ora di parole e ora di azioni. Perciò, la parte principale è l’emendazione. Quindi, fatta la penitenza, rinnovare tutti i propositi, prendere i mezzi che il confessore ha già suggeriti per emendarsi. Allora, in cinquantadue Confessioni che si possono fare in un anno, e alla fine qualche passo sarà fatto; se non se ne son fatti, è segno che dobbiam dubitare se le nostre Confessioni fossero veramente degne, buone… o no? Perché può avvenire che ci riduciamo ad una recitazione continuata, ripetuta delle nostre
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mancanze, e a non avere ancora tale pentimento da emendarle. E qualche volta può anche venire il dubbio se quella Confessione realmente è stata buona, però non cader negli scrupoli, mai, lo scrupolo è una malattia… e via la malattia. Però, quando in realtà dopo un anno non abbiamo fatto un minimo progresso, c’è da dubitare: se c’era in noi un vero pentimento e un vero proposito, e un proposito non vuoto, ma profondo, sentito, reale, efficace. Si fa bene a prendere di mira sempre una virtù.
Vi è il direttore spirituale e vi è il confessore, ecco. Se un’anima vuol progredire, un po’ di direzione spirituale bisogna che ci sia, o esterna o nella Confessione stessa. Esterna: che può essere da persona in cui abbiamo fiducia e confidenza, esponendo il nostro stato, le difficoltà che incontriamo, i dubbi… chiedere i consigli, esporre le difficoltà in cui viviamo, anche un po’ magari le tentazioni… Ora, è meglio avere un direttore spirituale a parte o meglio avere come direttore spirituale lo stesso confessore? In generale, la direzione spirituale è più efficace se viene dal confessore, però sempre che sia breve, non che sia una conversazione, no. Esporre con semplicità e brevità, e quindi accogliere i consigli che vengono dati, con umiltà accettarli e proporre la emendazione, la pratica. La direzione spirituale per lettera non è consigliabile, in generale; può essere un caso straordinario. Supponiamo che quella persona è vissuta molto tempo in un paese dove si confessava abitualmente dal parroco, e poi il parroco è promosso in un’altra parrocchia molto lontana: può essere allora che qualche volta una lettera serva di aiuto. Però, abitualmente, la confessione per lettera ha pericoli seri. Pericoli seri: e se si perde, la lettera? E se il sacerdote dovesse rispondere, e quella lettera andasse anche perduta? O perché conservata da chi l’ha ricevuta, e poi qualche altra persona ne è venuta in possesso, l’ha letta? Vi sono dei pericoli, quindi. Molto raramente questo, eccezionalmente. Tuttavia è anche utile, e specialmente in certe circostanze di vita, è molto utile anche avere il direttore spirituale separato dal confessore, in certi stadi di vita. Oh!
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Adesso, andando avanti [sulla] Confessione progressiva. Gli effetti della Confessione già sono detti, ma quello che a noi importa in seguito è di avere un piano spirituale di lavoro. Negli Esercizi si fa un proposito, o alcuni propositi che sono generali: poi, ogni mattina si rinnovano prima della Comunione o dopo o nella meditazione; poi nella giornata, nella Visita si fa l’esame sopra: si chiede perdono, si ringrazia, secondo il caso; poi nella prossima Confessione, il punto che si ha più da trattare con il Confessore è quello che riguarda quel proposito che si è fatto; il ritiro mensile porta questo vantaggio, di poter esaminare tutto il mese passato, se in quel proposito si è fatto un progresso o no; venuti poi gli Esercizi successivi, si fa l’esame annuale, affinché si possa constatare quello che si è fatto. Ora, quando uno fa un proposito, supponiamo che riguardi la carità, come ho già accennato, nella meditazione torna sopra quel punto lì; e se ha da scegliere un libro della meditazione, sceglie un libro che parli della carità: per esempio il Teotimo di san Francesco di Sales, la Pratica di amar Gesù Cristo6, secondo sant’Alfonso… poi ci sono molte altre pubblicazioni. Oh! Quindi nella meditazione tornarci sopra, e poi nella Comunione insistere per quella grazia: praticar la carità; nella Visita ugualmente, nei rosari; e quindi poi nelle Confessioni settimanali, Confessioni mensili e Confessioni annuali.
Occorre un lavoro regolato, progressivo. A ottobre aprono le scuole. Il maestro annuncia il programma: studieremo il tale libro, supponiamo, di geografia, la geografia d’Italia, supponiamo, la geografia dell’Europa, o geografia fisica, eccetera… e poi dirà: il libro che dovremo prendere è la tale antologia; o ci sarà ancora bisogno forse della grammatica, e altre materie come la geologia, la filosofia, e tutte le altre materie che si hanno nei corsi classici e corsi scientifici. Oh, il
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maestro annuncia il programma! Ma se fu scelta la geografia, supponiamo dell’Europa - e quindi la geografia sarà alquanto complessa, e sarà alquanto ampia in generale -, occorre prenderne mica tutto l’insieme! Un piccolo capitolo per volta, un capitolo volta per volta. Dopo nove mesi di scuola ha passato il libro: ecco che ha progredito. Prima non lo sapeva quel che riguardava l’Europa sotto l’aspetto geografico, adesso sì lo sa.
Ma cosa avviene in tante persone? Che con i loro programmi, non vanno avanti spiritualmente. Oppure non si fa neppure un programma: si confessano per scancellare il passato, non pensano al futuro, a rimediare: invece che c’era la pigrizia, mettere il fervore; invece che c’era la superbia, metter l’umiltà; invece che l’ira e il nervoso, mettere la dolcezza, la mitezza, eccetera… un tantino per volta, progredire un tantino ogni giorno… almeno poi ogni settimana, almeno almeno; e se vogliamo, nelle cose più difficili anche è progredire un tantino ogni mese, perché ci son certi difetti che sono tanto radicati che sembra che ci tolgano il sangue…! Oh, allora la Confessione sia sempre incastonata in quel programma annuale, il programma annuale.
E sullo scolaro che cosa si fa? E vi sono gli esami. Sono gli esami per constatare se ha imparato o no. Vengono gli Esercizi, ognuno dà l’esame a se stesso; se poi ha la direzione spirituale, renderne conto al suo direttore spirituale o al suo confessore, ecco. Allora, questo lavoro progressivo porterà a togliere radicalmente… San Francesco di Sales per 18 anni ha combattuto l’ira: è divenuto l’uomo più dolce, più mite che si conoscesse allora, come è stato detto da un altro santo7.
Ora, il lavoro spirituale. Altrimenti, passando i nostri giorni, continuiamo e moltiplichiamo le ingratitudini al Signore. Avanti con fiducia. Sia un lavoro serio quello che realmente ci fa santi.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 136/62 (Nastro archivio 125a. Cassetta 125, lati 1/2. File audio AP 125a). Titolo Cassetta: “Il lavoro spirituale progressivo”. In questo giorno il PM, prima di questa Meditazione, ha tenuto un’Istruzione di cui non abbiamo rintracciato l’audio, come già detto.

2 Cf LEOPOLD BEAUDENOM, Pratica progressiva della confessione e della direzione spirituale secondo il metodo di S. Ignazio di Loyola e lo spirito di S. Francesco di Sales, 2 voll.: volume primo, Dalla tiepidezza al fervore, 261 pp.; volume secondo, Dal fervore alla perfezione, 335 pp., Torino 1943. Il libro, che era stato pubblicato in Francia nel 1900, dopo un anno dalla sua uscita in Italia, aveva già raggiunto la VII edizione.

3 Parola incerta.

4 Cf Le Preghiere del Cristiano, Atto di dolore. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 17; ed. 1985, pp. 23-24.
5 Questa preghiera potrebbe essere stata ricavata da un Vangelo concordato tradotto dal francese, composto da dodici volumi e strutturato in Meditazioni; al termine di ognuna di esse, è riportata sempre una Preghiera. Nella Meditazione XX del primo volume, dove si parla della vita nascosta di Gesù, il testo della preghiera inizia così: «O divino Gesù, che cresceste, o piuttosto, che sembraste crescere in sapienza insieme, e in grazia avanti Dio, e avanti gli uomini; ohimè quanto è stato finora diverso il mio procedere! A misura, che sono cresciuto negli anni, sono pure cresciuto in malizia: a misura, che voi moltiplicaste i miei giorni, e i vostri benefizj, io ho moltiplicato i miei peccati, e le mie ingratitudini». [ICARD DUQUESNE], Il Vangelo secondo la concordanza de’ quattro evangelisti esposto in meditazioni e distribuito per tutti i giorni dell’anno, Tom. 1, Torino 1789, pp. 219-220.

6 Vedi FRANCESCO DI SALES, Trattato dell’amor di Dio o Teotimo, Milano 20013; l’autore scrive questo testo “come una lunga lettera all’amico Teotimo” per aiutarlo a riconoscere e sperimentare l’Amore di Dio, e quindi a vivere e progredire nella pratica dell’amore stesso.
Sul libro Pratica di amar Gesù Cristo, vedi AP 1961, p. 387, nota 5.

7 L’ “altro santo” potrebbe essere Alfonso M. de Liguori. Cf AP 1961, pp. 256-257.