Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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42. I CIBI CHE ALIMENTANO LA VITA SPIRITUALE
La fede per la mente, la speranza per la volontà e la carità per il cuore
Esercizi Spirituali, 4° giorno, Castel Gandolfo, 5 agosto 19621


Ieri abbiamo considerato che cosa sia la santità: lo sviluppo della grazia iniziale, la grazia del Battesimo. E lo sviluppo si fa mediante due alimenti, due nutrimenti, e cioè: i sacramenti, Confessione, Comunione, Messa e funzioni; l’altro alimento è l’aumento dei meriti: fare opere buone e farle bene. Allora, ogni opera buona, fatta bene, con retta intenzione, ecco… questa alimenta, cioè guadagna merito; e più si fa con amore e più è meritoria l’opera; e poi [abbiamo considerato] il valore dell’opera, cioè il crescere della grazia nell’anima e secondo il capitale di grazia che già uno aveva. Ma in fondo ridurre tutto a semplicità, questo, ridurre tutto a semplicità, e cioè: la santità sta nella conformità piena al volere di Dio, dimostrata, questa conformità al volere di Dio, con l’esatto e continuo adempimento dei doveri di stato.

Oh! Questa sera veniamo a considerare un po’ l’alimento che viene dalla preghiera, e cioè dalle Comunioni, dalle Confessioni, dalle Visite, dalle meditazioni. Ecco, l’alimento che viene dalla preghiera.
Noi abbiamo la mente: per santificare la mente bisogna che abbiamo fede, e che cresca la fede. Noi abbiamo la volontà: e che cresca l’obbedienza, la uniformità al volere di
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Dio. Noi abbiamo il sentimento e che, allora, ecco il nostro sentimento: amore a Dio. Che questo [avviene] grazie a questa unione con Dio… questa unione con Dio. Sempre sono da crescere e da alimentare queste tre virtù: fede e speranza e carità. Crescere nella fede… Ecco, sono le virtù fondamentali: sono come i tre piedi di un candeliere, che sta in piedi e sta su diritto appunto perché ha tre piedi. Ora tutta la vita di santità è sostenuta da fede, speranza e carità, da queste tre virtù. Alimentare così la nostra anima, la santità. Perché l’albero, perché cresca, ha bisogno sempre di alimento: e l’alimento primo è che nel terreno ci siano gli elementi; e poi che si sciolgano per mezzo dell’acqua, dell’umidità; e poi che ci sia la forza della pianta nel tirar su gli alimenti dalla terra, tirarli su in maniera che questi alimenti nutrano i rami e poi le foglie, i fiori e i frutti.
Potete avere tante virtù particolari da domandare, ma la santità si prova con la fedeltà ai doveri di stato, e in generale da questo: aumento di fede, speranza e carità. Questo alimenta l’anima, la fa crescere nella santità: perché è proprio una vita spirituale, soprannaturale, che non tocchiamo con le mani ma che è vera, è più reale che quella del corpo, questa vita. E il nostro corpo lo vediamo, sì, e allora è davanti a noi, e lo vediamo, lo tocchiamo… e quindi è certo; ma è ancora più certa la grazia e l’alimentazione della grazia, più certa questa nuova vita che c’è in noi, e che è nata, e deve crescere, e cresce fino al momento in cui si va in paradiso. Non arriveremo all’infinita perfezione di Gesù Cristo, ma arriveremo fino a un certo punto: rassomigliare a Gesù Cristo.
Dunque, come si alimenta la pietà? Con la pietà. Come si alimenta quest’anima nostra, questa grazia, questa vita interiore? Fede. Gesù ha detto, al diavolo lo ha detto, quando il diavolo gli proponeva… Gesù aveva digiunato quaranta giorni e quaranta notti e il diavolo lo tenta dicendo: Se tu sei figlio di Dio, comanda alle pietre che divengano pane, così che possa saziarti: son quaranta giorni che digiuni. Gesù rispose: L’uomo non vive di solo pane, ma vive della Parola di Dio, «de omni verbo, quod procedit de ore Dei» [cf Mt 4,3-4],
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cioè, credere a Gesù Cristo, credere al catechismo, credere alla Chiesa. Credere al catechismo: lì ci sono le verità chiare, riassunte in breve, facilitate perché si possano apprendere anche dai ragazzi. Credere al catechismo, credere alle parole singole del Vangelo, della Sacra Scrittura, credere alla Chiesa che insegna. Credere: questo alimenta il nostro spirito.
Per promuovere la canonizzazione, la beatificazione di una persona buona, la prima domanda è se è eroico nella fede; la seconda, se è eroico nella speranza; terza, se è eroico nella carità. E questo indica la santità, ma provata con l’adempimento dei doveri dello stato.
Per crescere bisogna avere molta fede: quindi, la preghiera nostra sempre alimentata dalla fede.
Secondo: bisogna che noi abbiamo un altro alimento e, cioè, quello della volontà di Dio, il far la volontà di Dio, l’obbedienza; quello è il cibo dell’anima, la sostiene, la fortifica, la fa crescere, la porta a grande santità: l’adempimento dei doveri di stato fatti, questi doveri, esattamente e continuamente. È un cibo il fare la volontà di Dio, è un cibo che fa crescere l’anima. Gli apostoli erano andati in Samaria a comperare del pane, per Gesù e per sé, per mangiare e ristorarsi. Quando sono arrivati, han trovato che Gesù stava parlando con la Samaritana. E Gesù continuava a parlare, e allora gli apostoli vennero avanti e ecco: Maestro, abbiamo portato il pane, e lo sollecitavano a mangiare. Gesù rispose: Il mio cibo è diverso, e voleva dire il cibo della mia anima, del mio spirito… cibus meus est ut faciam voluntatem Patris mei, qui in coelis est, il mio alimento, il mio cibo, la mia nutrizione è far la volontà di Dio, di Dio Padre, del Padre che è nei cieli [cf Gv 4,31-34]… obbedienza. In quel momento, la volontà di Dio è che finisse di parlare a quella donna che egli stava convertendo, stava convertendo perché era una peccatrice; e in quel momento la volontà di Dio era proprio di finire quella conversazione fino a portare quell’anima sulla buona strada. Quindi, il mio cibo è veramente questo: cibus meus est ut faciam voluntatem Patris mei, qui in coelis est: io mangio e vivo dell’obbedienza, in altre parole; spiritualmente mangio
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e vivo di obbedienza. Questo secondo cibo unito all’altro, alla fede, alla Parola di Dio…
Terzo: come si alimenta il sentimento, come si accresce cioè la carità, come si accresce l’amor di Dio? Con l’Eucarestia: Io sono il pane disceso dal cielo. Ecco: La mia carne è veramente cibo, il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne vivrà in eterno [cf Gv 6,51-58], cioè salvo, santo.
Ecco i tre cibi: quindi l’Eucarestia, l’amore a Gesù, l’intimità con Gesù. Dunque i cibi che alimentano la nostra anima sono la Parola di Dio: fede; la volontà di Dio - cibo -: obbedienza; e terzo la carità: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita. La mia carne è veramente cibo; Prendete e mangiate: questo è il mio corpo [Mt 26,26]. Questi sono i tre alimenti; questo terzo forma la carità.
Quindi il primo alimento è per la mente, il secondo è per la volontà, il terzo per il sentimento. Oh! Alimentare così la nostra vita spirituale. Alimentare così la nostra vita spirituale ogni giorno, in continuità. Continuamente crescere nella fede; continuamente crescere nel compiere la volontà di Dio; continuamente crescere nell’unione con Gesù, specialmente il punto centrale, l’Eucarestia: e che è Messa, e che è Comunione, e che è presenza reale per cui si fa la Visita. Questi sono gli alimenti: tre.
Adesso bisogna dire che per certe persone predomina un po’ la fede, e la fede per loro è tutto: e si regolano e pensano e parlano, operano secondo la fede. Altre persone sono più invece inclinate a voler far la volontà di Dio: si abbandonano in Dio, fanno ciò che Dio vuole, e sono più volitive. Le prime sono più persone che hanno una virtù soprattutto mentale, perché [riguarda] la fede; questa [seconda] è una virtù volitiva. E altre invece hanno più l’unione, l’amore, il sentimento. Ma tutte e tre ci devono essere. Tuttavia anche nelle tre, [ce n’è una che] predomina. Vi sono persone in cui la mente domina tutto: questo è vero e basta. San Tommaso: sempre la speculazione. Quel che era vero, la sua regola. Secondo: altre persone che sono più volitive, cioè son più forti di carattere, e una volta che si son convinte, la volontà è decisa, opera. Altre
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persone sono più inclinate all’amore, più dominate dall’amore, dal sentimento. Perché? Per l’amore a Gesù.
Ora, tutte e tre ci devono essere un po’, ma predomina sempre, in una o nell’altra, una parte, perché si sa bene che i caratteri son diversi. Vi è tanta diversità fra carattere e carattere. In uno vale più la verità: Dio mi vede e basta, è qui, mi vede… e io, se mi vede, vuole che operi bene, io devo operare bene. Mi vede, mi sente, mi accompagna: vi è un occhio che tutto vede, vi è un udito che tutto sente, vi è poi una mano che tutto scrive, e vi è un cuore che mi ama e che aspetta da me l’amore corrispondente. Oh! Allora bisogna alimentare con questi tre cibi la vita spirituale.

Adesso, come si fa questo nella Visita? Prima parte: lettura spirituale e atto di fede… prima parte della Visita. Seconda parte: la volontà di Dio; faccio l’esame se la faccio la volontà di Dio, o se non la faccio ancora bene… propositi; e alle volte basta che una persona dica: Questo non piace a Dio e subito lo lasciano… questo piace a Dio: fan qualunque sacrificio. E terzo, la terza parte, è preghiera, comunione spirituale, rosario, unione con Gesù, rinnovamento della professione, o del voto di castità, secondo a che punto è un’anima… l’unione con Dio. Ma qualche anima prolunga di più la prima parte, qualche altra anima prolunga di più la seconda, qualche altra anima abbonda nella preghiera. Assecondare un poco il nostro carattere e poi assecondare l’attrattiva. L’anima ha sempre delle attrattive, delle cose speciali, delle cose in cui si alimenta di più. Ebbene, se a tavola ti piace di più questa verdura o ti piace piuttosto a te mangiare più minestra, eccetera…, alimentarsi un po’ di tutto, ma specialmente di quello a cui uno si sente portato, non per golosità ma perché sa che gli fa più bene, è necessario per la sua costituzione fisica; si sa bene che il nutrimento ha tanto riflesso sopra la salute, sopra la costituzione, l’organismo umano.
E la Comunione? Fede, speranza e carità come preparazione per ricevere Gesù. Fede che c’è Gesù; speranza di ricevere la sua grazia; carità, amore, stabilire un amore eterno con lui.
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Per prepararsi e [per il] ringraziamento sono le stesse cose: l’atto di fede non più a Gesù che è nell’Ostia, nel tabernacolo, ma che è nel cuore; l’atto di speranza non per una grazia che si spera, cioè ri[cevere] la Comunione, ma perché già c’è e allora l’anima si abbandona in Dio; e poi la carità, l’unione che si vuole stabilire è eterna, evitando tutto quello che può scindere, rompere quell’unione.
La meditazione, lo stesso. Primo punto la lettura: ricordare le verità. O la lettura o si sente. Si ricorda un fatto, si prende un libro buono, eccetera. Secondo punto, ci si riflette sopra, si fa l’esame: lo facevo questo, non lo facevo, che cosa già faccio, in che cosa sono ancora manchevole, eccetera. E terzo, l’unione con Dio: sono i propositi e la preghiera per poter fare quello che si è proposto. La meditazione è di nuovo lo stesso…
La Messa è lo stesso. La prima parte è tutta istruttiva, dal momento in cui il sacerdote dice: «Introibo ad altare Dei»2, fino al Credo compreso se c’è, ma fino al Vangelo almeno; tutta istruzione: aumentar la fede. Dall’Offertorio poi ad andare fino al Pater: c’è l’Offertorio per cui ti offri al Signore; e chi è religioso, la religiosa si dona totalmente, del tutto e nuovamente al Signore. E amarlo fino a che punto? Come Gesù mi ha amato, che si è immolato sulla croce e adesso si è immolato sull’altare, devo immolarmi. Amarlo, quindi, fino all’immolazione. Non risparmiar niente, non aver delle riserve con Gesù: non fino a lì vado, ma qui c’è la mia volontà… ma qui… E la terza parte è l’unione, la Comunione: carità. Quindi nella Messa c’è la fede; la speranza: la santità, la volontà di Dio mediante le buone opere che debbo e voglio fare; e poi l’unione eucaristica con Gesù: il mio pane è proprio il corpo di Gesù Cristo, il pane dell’anima mia, poiché Gesù ha detto: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo [Mt 26,26].
Il rosario è lo stesso.
Tutto si uniforma così. Ma noi, per esprimerlo, non diciamo generalmente fede, speranza e carità, sebbene è sempre la
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stessa cosa; diciamo Gesù via, verità e vita. È via e verità e vita. Io sono la via, cioè la strada del paradiso: fate quel che ho fatto io, come vi ho lasciato l’esempio… venite dietro di me. È la speranza, lì si mette prima la speranza. Ma uno può anche mettere prima la verità, cioè la fede, mettere prima la fede. Mettere prima la fede, e cioè: Io sono la verità. E poi sempre l’ultima la vita, cioè la carità: Io sono la vita [cf Gv 14,6].
Le nostre divozioni son fatte così, e qualunque divozione che vogliamo ricordare, considerare: la Via Crucis è fatta così, il rosario è fatto così, la Visita è così, la Comunione è così, la Messa è così… e tutto in quella forma. Variando sempre un tantino, eh! Sì, per non dir solamente delle formule: finché possiamo, dire delle cose nostre a Gesù, parlare con lui intimamente. Sì, ecco… La pietà nostra quindi si uniforma sempre al detto: Io son la via, la verità e la vita. Si può dire: Io son la verità, e poi e la via e la vita, ma Gesù ha detto prima: Io son la via… Ecco, allora, quello che è lo spirito dell’Apostolina.
Però questo andrebbe spiegato: sopra ogni punto bisognerebbe fermarsi una predica; però, riflettendo, poco per volta - e d’altra parte non è cosa nuova -, ecco, si andrà avanti sempre un po’ meglio e sarete alimentate completamente: l’alimento della mente, l’alimento e la fortificazione della volontà e l’alimento del sentimento, del cuore. Questa vita spirituale crescerà!
Quanta gente circola per le piazze, per le case, per le vie: sembran tutti attività e sono morti, non hanno la vita soprannaturale, non hanno la grazia! Ma voi che avete la grazia: nutrirla questa vita spirituale, farla crescere fino alla pienezza dell’età di Gesù Cristo [cf Ef 4,13], che vuol dire fino alla pienezza della sua virtù! Poco a poco, sempre avanti. E vi sono persone che vanno con lentezza, e vi sono persone che camminano con speditezza… e c’è la marcia in prima e c’è la marcia in quarta. Anime che raggiungono in poco tempo una grande santità, perché si alimentano bene e crescono.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 136/62 (Nastro archivio 124b. Cassetta 124, lato 2. File audio AP 124b). Titolo Cassetta: “Come si alimenta la santità”.

2 «Mi accosto all’altare di Dio». È l’antifona che il sacerdote recitava dopo aver proclamato le parole del segno della croce (Missale Romanum, Ordo Missae).