Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VII
CARITÀ VERSO IL PROSSIMO

[76] Il grande nutrimento della carità è l'Eucaristia; per essa noi veniamo ad essere membra del corpo mistico di Gesù Cristo in modo che, quando operiamo, operiamo in lui ed amiamo Dio col suo stesso cuore.
Gesù Cristo sulla via di Damasco disse a S. Paolo: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?»1. Disse: Mi perseguiti e non: Perseguiti i miei seguaci, perché Gesù forma con essi una cosa sola, un solo corpo mistico di cui egli è il capo.
Per questo, se nel corpo un membro patisce, patiscono tutte le altre membra2.
Nell'Eucaristia adunque, noi diveniamo un tutto con Gesù e facciamo nostri i suoi pensieri, i suoi affetti, le sue parole, i suoi sentimenti.
Questa verità si comprende al lume della fede, anzi, qui sta il fiore della dottrina di S. Paolo, della incorporazione mistica con Gesù3. È bene, per approfondirla, rileggere sovente le | [77] Lettere. Quando il nostro cuore diviene un tutto con quello di Gesù, allora noi non amiamo più il Padre celeste come dei bambini, ma come Gesù stesso lo ama.
La santa Comunione sia sempre più ben fatta; la nostra carità si nutra dell'Eucaristia!

I. COSA SIGNIFICA AMARE IL PROSSIMO

Amare il prossimo significa rallegrarsi del bene del prossimo, compiacersi in esso, desiderargliene, per cui rispettivamente si ha l'amore di benevolenza, di compiacenza, di concupiscenza.
a) Amore di compiacenza. Ci si compiace di tutto il bene che si ammira negli angeli, nei santi, in Maria santissima, poi
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nel Papa, nei vescovi, nel clero, nelle suore, nei buoni secolari. Questo amore ci rende più bella la vita e più bello il Paradiso.
b) Amore di benevolenza. Si desidera al prossimo il bene che non ha ancora e cioè: la fede ai pagani, la salvezza ai peccatori, la pazienza agli ammalati, la costanza ai convertiti, la speranza ai moribondi, una santità sempre più alta ai religiosi, il trionfo dell'apostolato, del clero, dell'Azione cattolica, di tutte le opere buone.
Vi sono dei cuori così vasti che abbracciano ogni cosa come Gesù, altri invece si perdono in un bicchiere d'acqua. «Dilàtami»4 diceva S. Paolo.
Cosa chiedete altrimenti nella santa Messa, nelle Comunioni, nelle adorazioni?
| [78] Non potendo arrivare a tutto, desideriamo tanto a tutti e guadagneremo ugualmente molti meriti.
c) Amore di concupiscenza, significa amare il prossimo e la sua compagnia, ma saper staccare il cuore da coloro che c'impediscono di amar Dio, star volentieri, in una parola, con quelli che ci aiutano a santificarci.
Avete staccato il cuore dai parenti, oppure vivete ancora con la mente ai loro interessi, alle cose loro, dimenticando le parole del Vangelo: «Chi non odia suo padre e sua madre non può essere mio discepolo»?5.
Quelle persone che c'impediscono d'amare il Signore, bisogna che le lasciamo. Perché tante lunghe conversazioni nelle librerie e nei parlatori? Brevi, brevi: siate sempre molto brevi. Le conversazioni spirituali fatele con Gesù eucaristico! Voi avete un parlatorio che vale tutti i parlatori e in esso potete stare a lungo senza timore: è la chiesa ove vi trattenete sempre utilmente, e chi si abituerà a dire con il prossimo le parole giuste soltanto, ma con molto garbo, avrà dal Signore la grazia di un maggior raccoglimento per poter parlare volentieri con lui.
Sappiate tagliar corto, specialmente quando vengono introdotti discorsi intorno ad argomenti che confinano con le
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mondanità, per cui facilmente si viene trascinati nuovamente nel mondo.
Non è bene nemmeno che vi perdiate a discorrere del vescovo, dei canonici, dei religiosi della città in cui siete. Vi sono persone | [79] che ostentano pietà, ed han tanto da dire intorno a questi o a quello e magari perdono tempo nell'indagare perché il sacerdote non ha detto una volta il Credo nella Messa.
Volete sapere se queste sono persone veramente di spirito? Guardate se incominciano col riformare loro stesse.
Pietro Valde6 era un frate molto severo con gli altri, ed uscì dall'Ordine perché i suoi confratelli non osservavano abbastanza la povertà, ma finì con l'essere fondatore dei Valdesi.
Schivate coloro che vogliono sempre incominciare dal riformare gli altri. La vera riforma incomincia dal mea culpa e non suol dare tanti consigli. Su questo punto sarete molto tentate, appunto perché, in maggioranza, state a contatto con gli esterni con cui facilmente s'impara a criticare. Raccomandate la cosa alle sorelle che devono uscire.
Lutero7 avrebbe voluto riformare il Papa e i cardinali, ma non se stesso, e sappiamo che fine fece.
Talora noi sappiamo trovare mille difetti nella nostra comunità, non tanti in noi stessi. Ma ciò non va bene perché l'anima nostra non ci guadagna nel rilevare il male che non è suo; essa, in tal modo, fa come quel tale che andava a tavola e distribuiva ogni cosa ai commensali restando a denti asciutti.
Preghiamo il Signore affinché c'illumini e possiamo scorgere chiaramente i pericoli. C'era una signora che entrava in libreria e non la finiva più e la povera suora non sapeva come fare, per farle capire che aveva da fare.
| [80] Invece, sentite che mezzo scelse l'avvocato A. Essendo una persona gentilissima, tante signore andavano a lui per consiglio. Come fare? Mandandole via temeva di mortificarle, tenendole lì, vedeva il tempo fuggire... Finalmente escogitò un mezzo che riuscì a meraviglia. Mise sul divano parecchie
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bestioline, di quelle che non fanno proprio piacere e così le signore finirono per lasciarlo in pace.
Le vostre librerie siano centri di luce e non mormoratori.
Vi era un frate che quando sentiva mormorare a tavola e i confratelli lo avrebbero voluto nella conversazione, rispondeva: Il mio parlatorio è occupato e così se la cavava senza dir bugie perché infatti la sua bocca era occupata.
Un certo monastero in cui vi erano appena dodici suore, disponeva di quattro parlatori e questi erano le stanze più belle, mentre le celle e gli ambienti della comunità erano infelicissimi.
Ciò non avvenga mai per voi: il locale più bello della vostra casa non sia il parlatorio ma la chiesa.
Amore di concupiscenza, in secondo luogo, sarebbe lo star volentieri con le persone della propria famiglia spirituale. Alcune figliuole con gli estranei sono tutte sorrisi, tutte complimenti, ma quando devono star con le sorelle sono ben altro.
E invece prima di tutto devono esserci coloro che appartengono alla nostra famiglia! Stiamo dunque volentieri e lietamente con la comunità, a tavola, in refettorio, a ricreazione: parliamo semplicemente con tutte, cercando di | [81] arrotondare il carattere per renderlo più affabile e per rendere a tutte la vita meno penosa.
Abbiate un carattere cristianamente amabile e il vostro non sia mai amore di pettegolezzi, anche scritti. Abbiate robustezza nell'amore e quest'amore sia triplice, ossia di compatimento, di aiuto, di previdenza.

II. È IMPORTANTE QUESTA CARITÀ

È importantissima per motivi generali. Infatti:
a) Tutti gli uomini sono figli di Dio e quindi fratelli fra di loro. Alcuni santi riconoscevano questa fratellanza anche nelle creature inferiori e S. Francesco [d'Assisi] trattava come fratelli gli uccelli, i pesci, i lupi.
b) Tutte le anime furono ricomprate da Gesù Cristo col suo sangue, e se Gesù è morto per tutti gli uomini, noi non dovremmo fare almeno qualcosa per essi?
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c) Caratteristica della vita cristiana è la carità.
Motivi particolari: è necessaria la carità di famiglia, ossia per il prossimo più prossimo. Il calpestare questa carità può anche essere peccato mortale, come ad esempio, se una mamma lasciasse morir di fame i propri figliuoli per soccorrere i poveri o i propri genitori.
Ma per parlare non della famiglia naturale sebbene di quella spirituale, diremo che si viene a far parte strettissima di questa con la professione e tale famiglia ha dei pregi superiori all'altra, basandosi su principi soprannaturali.
| [82] I membri della religione sono uniti da vincoli più stretti, come erano uniti Gesù e S. Giuseppe, per quanto non vi fosse tra loro alcuna affinità di sangue. Anche la sacra Famiglia era stretta da vincoli soprannaturali come la vostra!
Amatevi dunque come sorelle in Gesù Cristo e in S. Paolo, vogliatevi bene! Sappiate santificare la convivenza con le altre sorelle!
La carità di famiglia è quella che dovrete esercitare nella maggior parte della vostra vita ed è anche quella che vi arricchirà dei più bei meriti. Per essa vincete le antipatie e più ancora, direi, le simpatie, avete cura dell'anima e del corpo delle sorelle perché con loro condividete il pane, i sentimenti più santi, le dolci intimità, nonché i pesi, i crucci e i dolori; fra loro ancora dovete morire per ritrovarvi in cielo.

III. CARATTERISTICHE DELLA CARITÀ

La carità di famiglia ha parecchi nemici e cioè:
a) I giudizi, i sospetti malevoli, le ombrosità. Eh, se una ha fatto male una volta, perdonatele!...
b) Le simpatie e le antipatie. A questo proposito sappiate che quando si ama con sensibilità si odia: è facile cadere in simile difetto. Chiedete perciò al Signore un cuore giusto e buono senza eccezioni8 di persone.
Chi fa più bene è naturale che venga più stimato!
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| [83] E così è cosa naturalissima che i superiori diano un lavoro a chi sanno che lo fa, e questo non significa aver delle simpatie.
La simpatia è una tendenza speciale, una preferenza sulle altre per motivi umani. La simpatia, generalmente, ama la compagnia particolare a differenza della carità la quale, quando suggerisce di scegliere una data persona, non lo fa mai per godersela.
L'antipatia è l'inverso della simpatia e cioè lo schivare una compagnia per ragione di istintiva ripugnanza, e in sostanza perché nelle cose si cerca noi stessi e non Dio.
Vi sono delle figliuole che all'esterno non presentano alcuna specialità mentre nell'anima hanno un grande amore al sacrificio e sono sempre pronte alla volontà di Dio.
Queste carissime persone che, veramente, dovrebbero essere più gradite delle altre, non di rado, riescono antipatiche.
Ma è il demonio che fa ciò, prevedendo i frutti salutari che noi ritrarremmo da cotali compagnie. Se avrete mutuo amore la vostra Congregazione farà grandi progressi!
Vigiliamo, perché l'invidia non prenda il sopravvento, perché non si rinnovi mai fra di noi la favola del pomo.
La conoscete, vero? Una divinità pagana aveva mandato sulla terra un magnifico pomo d'oro, da consegnarsi alla donna più bella. Non l'avesse mai fatto però, perché da quel giorno tutte le donne furono in discordia!9.
Specie le figliuole che sono chiamate alla direzione di altre o all'ufficio di assistenti in | [84] apostolato, sappiano essere perfettamente padrone del cuore. Il loro ufficio diverrebbe a tutti odioso e se ne risentirebbero dolorose conseguenze.
Nemici della carità sono ancora certe mormorazioni, certi bisticci, critiche, maldicenze, derisioni di difetti, battibecchi.
Nemici della carità sono quelle opere per cui si diviene pesanti alle sorelle, come i lamenti, ecc.

Ed ora, vediamo come si osserva la carità.
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La carità per essere vera, dev'essere soprannaturale e longanime, ossia deve saper sopportare. Inoltre, dev'essere universale escludendo le invidiuzze e le gelosie che la fanno inaridire come il verme roditore della pianta di Giona10.
Quando due persone convivono insieme, o sono magnanime, o gelose. Carità con le più piccole, con le più bisognose di conforto e d'aiuto. Voi, per ora, non avete le vecchie, ma se non morrete prima, diverrete vecchie e allora avrete tanti nuovi motivi di carità perché le vecchie spesso sono strane, brontolone...
S. Paolo enumera dodici caratteri della carità11 e tutti li commenta S. Alfonso12 nella Pratica di amar Gesù Cristo. Si dovrebbe dir tutto quel che c'è là, ma non essendo possibile, sarà bene rileggere sovente quel libro.
Ci dia il Signore questa virtù tanto importante verso Dio e verso il prossimo!
Chiudiamo con l'episodio di S. Giovanni evangelista. Egli era vecchissimo, ma perché i suoi | [85] discepoli lo amavano come un padre, lo chiamavano sovente in mezzo a loro per sentire le sue parole. E il santo non faceva che ripetere: Figliuolini, figliuolini, amatevi scambievolmente.
Ma, padre, soggiungevano i discepoli già stanchi di quella predica, diteci d'altro. E l'Apostolo: Se farete ciò, ne avrete a sufficienza: amatevi13.
Lo stesso oggi io dico a voi: vogliatevi bene!
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1 At 9,4.

2 Cf 1Cor 12,26.

3 Cf Gal 2,20.

4 Cf 2Cor 6,11.

5 Cf Lc 14,26.

6 Pietro Valdo o Valdes (1140-1217), francese, di Lione.

7 Martin Lutero (1483-1546), teologo tedesco, monaco agostiniano. Diede origine al luteranesimo e al movimento della Riforma.

8 Originale: accettazione.


9 Racconto della mitologia greca, ripreso da Omero nel suo poema Iliade, allora letto nelle scuole e quindi conosciuto.

10 Cf Gn 4,7ss.

11 Cf 1Cor 13,4-7.

12 Alfonso Maria de' Liguori (1696-1787), napoletano. Fondatore dei Redentoristi. Scrisse il trattato fondamentale di Teologia morale e molti libri di ascetica.

13 S. Girolamo nel Commento della Lettera ai Galati 6,10, riferisce che S. Giovanni, vecchio, ripeteva sempre ai discepoli: «Figlioli, amatevi l'un l'altro, se fate questo basta».