Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13. PARADISO*

Quest'oggi celebriamo la festa di S. Silvestro abate1, protettore speciale delle Marche, cioè di Ancona e diocesi circonvicine.
S. Silvestro abate, non il Papa perché parecchi papi portano questo nome, mostrò fin da giovinetto inclinazione alla vita di pietà e agli studi, specialmente agli studi sacri. A diciotto anni conseguì la laurea d'avvocato. Ma un giorno successe questo fatto. Venne a morire un suo parente e la salma fu tumulata nei sotterranei di una chiesa, come si usava in quei tempi. Sennonché, scesa la sera, egli si recò al sepolcro del suo parente, ne scoprì la salma che già cominciava a corrompersi, e stette a lungo a contemplarla dicendo: Come tu sei, sarò pure io, e come sono io fosti pure tu. Dinanzi a quel cadavere, sentendo tutta la vanità delle cose terrene, Silvestro prese delle serie risoluzioni. Infatti si ritirò nella solitudine ed iniziò una vita di aspra penitenza, perseverando fino alla morte e divenendo padre dei cosiddetti Silvestrini. Alimentò la sua virtù e la rese costante con la costante meditazione dei novissimi, ossia di quanto ci attende alla fine di questa vita ed alla fine del mondo, specialmente della morte e del Paradiso.
Anche S. Maria Egiziaca2, essendole stato chiesto come la durasse fra tanti stenti, rispose: Col pensiero del Paradiso. E allora, anche noi, come potremo esercitarci tutti i giorni nelle virtù che la vita comune richiede, ossia nella pazienza, nell'ubbidienza, nella carità, nella prontezza, ecc.? Pensando al Paradiso. Il Paradiso dev'essere il nostro principale pensiero, la mira che dobbiamo sempre avere. Ed è giusto, perché il Paradiso è un bene che ci spetta, che ci appartiene, che non ci verrà mai tolto,
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è il bene unico; tutto il resto finirà e per quanto gli uomini s'ingegnino ad accumulare, amministrando con prudenza i loro beni terreni, in un giorno non tanto lontano dovranno decidersi a rinunziarvi: rinunziare alle ricchezze, alla salute, agli amici, ai piaceri. In punto di morte si è costretti ad abbandonare anche ciò a cui si era strettamente legati.
Solo il cielo vale! Tutto il resto è vanità e cosa che scompare: scompare la bella stagione, scompare la giovinezza, scompaiono i vaghi colori, scompaiono gli anni e la vita; il Paradiso, invece, è la patria di eterna bellezza, di eterna primavera, di eterna giovinezza. Il Paradiso resta e noi potremo sempre godercelo, essendo l'unico bene stabilmente nostro. Nostro, perché chiunque lo vuole veramente lo raggiungerà, lo possederà senza fallo.
Non si è certi di acquistare la salute, la scienza, la felicità di questo mondo: tutto è incerto, solo il Paradiso è certo. Gesù, salendo al cielo, è andato a prepararci un posto: «Vado parare vobis locum»3.
Diamo, dunque, uno sguardo alla celeste Gerusalemme; contempliamo, fra quello di tutti i santi, il nostro seggio. L'angelo custode, indicandolo, ci dice: Quello è per te!. Coraggio, dunque, ancora qualche anno di vita, poi una eternità felice. Il cielo è nostro retaggio. Sulla terra, quando alcuni fratelli si dividono l'eredità, si guardano quasi sempre con un tantino d'invidia poiché pensano: Ciò che tocca a te non può essere mio! Ma in Paradiso non sarà così, ogni anima possederà Dio per intero e lo possederà eternamente, passeranno miliardi di secoli e il Paradiso sarà sempre dei santi. Abramo, Mosè, Giobbe, gli Apostoli, i primi martiri dell'era cristiana possono forse dire: Ecco, noi abbiamo già goduto per un quarto, un decimo, un centesimo la felicità che ci spetta? No, essi sono sempre da principio: il Paradiso non avrà mai fine. Per Dio la felicità non ebbe principio, per noi non avrà fine. Breve è il patire, eterno il premio; brevi le privazioni e gli stenti, eterno il possesso del Signore; breve la penitenza, eterno il gaudio. Una goccia di sofferenza sulla terra merita un oceano di gaudio nell'eternità.
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Oh, Paradiso in cui già si trovano i nostri antenati! Oh, Paradiso, patria della santissima Vergine, dei patriarchi, dei profeti, dei confessori, delle vergini, dei martiri! Oh, Paradiso, abitazione dello stesso nostro Dio! Chi non s'infiammerà dal desiderio di possederti? Chi non si sentirà incoraggiato a tutto sopportare per guadagnarti? S. Filippo Neri4, ricevuta dalle mani dei Legati pontifici la berretta cardinalizia, la gettò in aria dicendo: Paradiso, Paradiso!.
E voi ci pensate? Bisogna che questo sia il sospiro del vostro cuore, l'unico sospiro: il Paradiso. Domandiamo perdono al Signore per averlo tante volte dimenticato: O Gesù d'amore acceso, ecc.
Promettiamo stamane di pensarvi più sovente, di bramarlo, di parlarne spesso. Incoraggiamoci a vicenda, lavoriamo e fatichiamo in vista del Paradiso; a mano a mano che passano gli anni pensiamoci di più, sempre di più!
S. Ignazio martire5, vecchio di ottant'anni, condotto al martirio, vedendosi in prossimità del rogo per lui preparato, accelerò il passo e buttò via il bastone su cui s'appoggiava, dicendo: Piedi miei, coraggio, coraggio che avete raggiunto la mèta! Camminate, camminate che il Paradiso ci è vicino!.
Quando abbiamo qualcosa di amaro, di faticoso, pensiamo al Paradiso; rinunziamo pure a tutto per guadagnarlo. Qualunque spesa è poca! Aveva ragione quindi S. Luigi [Gonzaga] di dire a suo fratello: Prenditi pur tutto su questa terra, a me basta ciò che mi attende.
E voi che avete pure abbandonato ogni cosa, siate felici del cambio fatto, felici di aver abbracciato la vita religiosa, questa vita di sacrificio che è un quotidiano e lento martirio, ma che vi merita una corona speciale e ben grande in cielo!
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* Testo in ciclostilato nel plico di 8 pagine, fogli 2 (22,5x35) di cui all'istruzione n. 10. Autore e data sono indicati in apertura: “26 /11/35. Primo Sig. Maestro”.

1 Silvestro Guzzolini (1177-1267).

2 Maria Egiziaca, del V secolo, si convertì a una vita di penitenza trascorrendo il resto dei suoi giorni in un eremitaggio del deserto oltre il Giordano.

3 Cf Gv 14,2: «Io vado a prepararvi un posto».

4 Filippo Neri (1515-1595), apostolo di Roma, fondò la Congregazione dell'Oratorio.

5 Ignazio, Vescovo di Antiochia, martirizzato a Roma nel 107. Durante il viaggio verso la Città eterna scrisse sette Lettere a varie chiese-