Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VI
LA CASTITÀ

[67] Ieri abbiamo considerata la virtù dell'obbedienza: ci rimangono da considerare le altre due, della povertà e castità. Questi tre sono i nostri doveri di stato, uniti a quello dell'apostolato.
Notiamo che queste virtù per noi sono voti e quindi ogni nostra azione ha un duplice merito: di virtù e di voto. Chi pratica la sola virtù osserva la legge; chi ha il voto aggiunge il merito della religione.
Essendo i tre voti nostri doveri di stato, essi rappresentano la volontà di Dio su di noi. Con l'emissione dei santi voti, noi ci eleggiamo una professione, un mestiere che vogliamo esercitare mediante la pratica dei tre voti stessi e il lavoro dell'apostolato: ossia una vita che tende alla perfezione.
| [68] I voti la prima volta sono temporanei; ma questo periodo di voti temporanei insieme al noviziato ed al probandato, sono una preparazione ai voti perpetui, ai quali la Chiesa, come madre sapiente, non vuole ammettere con precipitazione. Essa vuole che la scelta sia ponderata, che il sacrificio sia ragionevole. L'offerta della vita d'una persona non si può esigere. Essa deve essere fatta spontaneamente e ragionevolmente, perché al Signore piace la sposa ragionevole che gli dà prima la mente e poi il cuore.
I voti sono: annuali, triennali, perpetui, ma anche durante il periodo degli annuali la volontà dev'essere bene orientata.
Una volta passato il noviziato, la suora non deve più vivere nell'alternativa e dire: Provo, poi vedremo, ma avere nell'animo il fermo proposito d'andare innanzi.
Questo medesimo proposito si richiede in chi ha ricevuto gli ordini minori. Come chi ha ricevuto la tonsura, l'esorcistato, l'ostiariato deve avere «animus clericalis»1, così chi emette i
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primi voti o vi si prepara, deve avere «animus religionandi»2.
Ma io provo quest'anno poi vedremo. Non dirlo questo; è nel pensiero della Chiesa che va coi piedi di piombo in cose di tanta importanza, ma tu, se realmente aspiri ai voti, devi pensare ad essi, a divenire una buona religiosa ed a nient'altro. Il proposito e il desiderio di andare innanzi ci deve sempre accompagnare, se vogliamo avere una regola di perfezione. Notiamo che il demonio tenta molto contro la perseveranza e quindi si ingegna nel | [69] porre ostacoli i quali, a volte, sono esterni e altre volte interni.
Ma la preziosità dei voti va custodita sempre e non bisogna esporsi al pericolo di perderla.
Provate un po' ad esporre una palma, pianta delicata quanto bella, ai rigori invernali del Piemonte e vedrete quanto sta a disseccare! Così è dei voti: essi non possono esporsi alle intemperie; hanno bisogno della massima cura.
Per custodirli è necessario non guardare tanto il mondo, astenersi dal leggere certi giornali o dal considerare certe cose che non devono più interessarci. Perché tornare ad osservare l'operato di una sorella, di un'amica? Succede talora che, dopo alcuni anni, ci si crede tutto permesso; questa è la ragione per cui dopo aver emesso più volte i voti temporanei, un bel giorno non se ne vuol più sapere e si dice: Mi piacevano, ora però non più.
Sicuro, non poteva essere altrimenti perché sei tornata a gustare ciò che non era più per te. Lasciare il mondo e tornare a rimirarlo è pericolosissimo: vi si ricade colla massima facilità.
Per mantenersi, è bene porre affezione a tutte le regole e disposizioni che vengono date; mettere il cuore in Casa, fra i superiori e le sorelle e vigilare perché esso, e la vocazione, sono fiori delicati.
Ancora: bisogna salvare la vocazione dalle persone esterne, guardandoci da ogni familiarità coi secolari.
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| [70] Le vostre confidenze, le vostre ore più belle siano fra le sorelle, in famiglia.
Per salvare la vocazione è anche utilissimo applicarsi con tutto l'interesse nel proprio apostolato. Il vostro poi è tanto difficile che, se non lo studiate, come farete a comprenderlo e ad amarlo?
Salviamo, salviamo la vocazione da ogni pericolo!
Non chi mette mano all'aratro e poi si volge indietro3, ma chi scava il suo solco sino alla fine, entrerà in Paradiso. Guardate: se persevererete, sarete benedette.
Ma se avessi sbagliato?!. Non hai sbagliato, sta' tranquilla, e se ti sembra di non esser stata chiamata per l'innanzi, segui il consiglio di S. Agostino: fatti chiamare. Il Signore ti darà la vocazione interna, dopo averti data quella esterna con l'accettazione dei superiori e la tua ammissione ai voti: «Fac ut voceris»4.
Del resto chi si affida allo sposo Gesù di che avrà da temere? Dando il braccio a tale sposo entrerete certamente alle eterne nozze. Non temiamo: Gesù è buono.
Certo, se guardiamo noi, chi può dire di aver fatto ciò che poteva? E se lo avessimo anche fatto, basterebbe? Mai più! È proprio quando ricordiamo le nostre mancanze e ci umiliamo che sentiamo maggiormente il bisogno di starcene con Gesù! Non è vero?
E fossi un po' entrata involontariamente?. Ebbene non piangere sconsolata; sei ancora in tempo per essere dispensata dai voti.
Ma se mi domandate che cosa è meglio, io vi | [71] dico: Continuate!. E ci faremo sante?. E vi farete sante!.
Come se avessimo scelto la parte migliore?. Come se aveste scelta la parte migliore. La volontà di Dio è questa: avanti dunque. Se prima non era volontà di Dio che peccaste venendo a perdere la vocazione, ora è volontà di Dio che vi santifichiate come penitenti.
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Perseverate fino alla fine e soprattutto procurate di non pronunziare mai parole di dubbio in presenza delle sorelle.

Ora veniamo al secondo voto: quello di castità.
Questo voto proibisce le mancanze interne ed anche esteriori contro la bella virtù.
L'anima religiosa non divide il suo cuore, ma lo riserva tutto per Gesù e non solo il cuore, ma anche la mente, la volontà, la verginità delle forze stesse. L'anima religiosa, quindi, non dà al Signore il frutto soltanto, ma anche la pianta: essa è tutta di Dio, totalmente ed interamente. Sia perciò contenta della scelta fatta, per cui piacerà sempre più allo Sposo, Gesù Cristo. Quando due sposi in una famiglia vanno d'accordo, che bella unione! Lo stesso è dell'unione col Signore, quindi anziché parlarvi della castità vi parlerò della carità. Chi riserba tutto il cuore per Gesù avrà la carità perfetta, il che equivale a castità perfetta.

I. CHE COS'È LA CARITÀ

Carità è compiacersi di Dio, volergli bene, desiderargli tutto ciò che gli manca e quindi | [72] si ha rispettivamente la carità di compiacenza, di benevolenza, di concupiscenza.
a) Amore di compiacenza. Compiacersi di Dio! Come si fa a descrivere questo amore? Dio è sapiente, è eterno, è immenso. Dio è la verità, è il Creatore, l'amore di tutti gli spiriti belli. Oh, com'è grande il Signore, com'è bello Gesù!
Alcune giovanette, sul punto di scegliersi uno stato, mentre tutto all'intorno loro sorride, mentre vedono le sorelle adornarsi per piacere, e le amiche, che si effondono in divertimenti e svaghi, appagando il loro cuore in una famiglia, non trovano niente che le soddisfi, in mezzo alle proposte ed alle mille lusinghe del mondo. Esse si sentono vuote, tristi, insoddisfatte finché non sono con Gesù, non lo ricevono nel loro cuore, non si trattengono con lui.
Che cos'è questo? È precisamente amore di compiacenza, tanto più grande quanto più una persona è giovane e lascia ogni cosa per starsene con Gesù. Molte conobbero questo amore:
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S. Teresina del Bambino Gesù, S. Agnese5, S. Antida Thouret e le altre sante.
E voi pure l'avete, perché sulla terra non trovate nulla da preferire a Gesù. Tra l'anima così amante e Gesù va sempre più stringendosi il vincolo dell'unione. Tante cose interesserebbero quel cuore: vi sarebbe la mamma, forse gli studi, il benessere materiale, ma esso non è in pace finché non trova Gesù. Uno di questi cuori era quello di S. Bernardo6 il quale diceva che tutto gli sembrava insipido sulla terra, e ogni lettura vana, finché non leggeva il nome | [73] di Gesù7. E di cos'altro anche noi possiamo compiacerci?
La monaca di cui parla il Manzoni8 si compiaceva in sciocchezzuole perché aveva tanti capricci in quella testolina. Fortunata lei che poi si diede a far penitenza! E voi, in che vi siete compiaciute? Avete scelto proprio bene? O soltanto materialmente?
No, no, voi sapevate chi eleggeva il vostro cuore ed ora, più lo considerate, più sentite di amarlo. È per lui che volete la conversione dei peccatori, il ritorno degli eretici e degli scismatici, per lui che desiderate l'innocenza nei fanciulli, che sia accresciuta la santità nelle sorelle, che tutti i membri della famiglia si salvino!
Quest'ultimo, quasi conseguenza del primo, è:
b) Amore di benevolenza, ossia voler bene a Gesù. Volere che la cappellina sia adorna, amare il Vangelo, la vita religiosa, ingegnarsi per aiutar Gesù. Questo è volergli bene. Così ancora lo zelo per l'apostolato, la cura, l'impegno perché sia fruttuoso.
c) Amore di concupiscenza9 è quella brama d'essere unite a Gesù di cui vi sono tanti gradi. State bene con Gesù? Fate bene la Comunione, la Visita, sentite Messe con devozione, sentite
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proprio che la vostr'anima non può stare senza Gesù, per cui ne zela il culto e sospira di starlo ad adorare? Ebbene, se è così, voi avete l'amore di concupiscenza.

II. NECESSITÀ DELLA CARITÀ

La carità verso Dio non cesserà mai10, perciò è importante desiderare di amare il Signore | [74] com'è importante desiderare il Paradiso. Infatti lassù cesseranno la fede e la speranza ma la carità rimarrà in eterno. La carità è quindi la regina delle virtù. Essa fa pregustare il Paradiso fin da questa vita e dà vita a tutti gli atti buoni. Non basta anche un grande zelo nell'apostolato senza la carità; peggio poi sarebbe se si operasse in peccato. S. Paolo dice: «Se avessi tanto zelo da trasportare i monti, ma non ho la carità, a che mi giova? Se avessi tanta carità verso i poveri da distribuire loro tutte le mie sostanze, ma non amassi Dio, sarei come un cembalo squillante ed una campana che chiama gli altri in chiesa: nulla di più»11.
Ecco la necessità della carità: essa è indispensabile.

III. MEZZI PER ACCRESCERLA

La carità, per divampare in un cuore, dev'essere costantemente nutrita e difesa.
a) Nutrita specialmente con la pietà: la Messa, la meditazione, la Visita, l'esame di coscienza, le giaculatorie; poi ancora con lo spirito di sacrificio ed i piccoli atti di virtù.
Un atto di virtù vale dieci dei sospiri più ardenti. Diamo quindi loro tutta l'importanza che meritano. Quando ci si sente un po' freddi, nulla meglio ci riscalda d'un qualche sacrificio, specie nel nutrirci e nel riposo. Attente però a non andare ad eccessi (specie alcune superiore che poi se ne risentono nella salute). Eh, vorrei far questo, far quest'altro!.... 75| Bene, desiderate pure quello che fecero i santi, ma voi santificatevi nella vita comune.
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La buona volontà bisogna averla, ma sia buona sotto ogni aspetto! Certi sacrifici invece, potete farli con tutta facilità: si tratterà di soffrire un po' di caldo o di freddo, di sopportare un piccolo incomodo, di lavorare con più accuratezza ed energia... queste cosette nutrono la carità verso Dio.
b) La carità va difesa perché è molto insidiata.
Nemici della carità sono specialmente: le simpatie, le antipatie e l'amor proprio. Questo è talvolta così furbo che va a nascondersi nei ripieghi della coscienza, talché difficilmente si mostra in modo chiaro. Quante opere buone non vengono fatte con tutta la retta intenzione, specie quelle in pubblico!
Quante volte ci scusiamo, decliniamo una parte di responsabilità, ci esaltiamo! Peggio quando questo amor proprio è tutto interno e cioè, è convinzione di essere qualcosa, di crederci degni di riguardi e magari, paragonandoci ad altri, ci si stima migliori.
Un simil difetto è proprio nemico dell'amor di Dio. Guardate di non lasciarvi dominare da esso nello scrivere, nell'agire, nel parlare!
In riparazione bisognerebbe ora recitare tanti atti di carità, e le Litanie del Cuore di Gesù.
Oh, come sta bene sui muri delle vostre case quel cartello che dice: Mio Dio, vi amo con tutto il cuore, sopra ogni cosa. Vi serva | [76] di continuo richiamo ad esaminarvi se tutte le vostre fibre sono del Signore.
Vi benedica dunque il Signore e vi dia la bella virtù della carità.
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1 «Animo clericale». «La tonsura e gli altri ordini sono da conferirsi a coloro che hanno la volontà di accedere al presbiterato» (cf CDC 1917, can. 973).

2 «Animo di religioso». Significa: «Lo Stato religioso è un modo stabile di vivere in comune…» (cf CDC 1917, can. 487).

3 Cf Lc 9,62.

4 «Fatti chiamare». Cf Agostino, Contra Petilianum, 2: «Tu ergo attende quo voceris, et unde revoceris: Tu, dunque, considera per che cosa sei chiamato e da dove sei richiamato».

5 Agnese, romana, appena tredicenne fu decapitata, probabilmente a metà del III secolo durante una persecuzione.

6 Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), francese, grande mistico cistercense, Dottore della Chiesa. Scrisse opere di teologia, omelie in onore della Vergine Maria e trattati di spiritualità.

7 Cf S. Bernardo, Discorsi sul Cantico dei Cantici, Disc. 15,6.

8 Manzoni Alessandro, I Promessi Sposi, cap. IX.

9 Originale: compiacenza.

10 Cf 1Cor 13,8.

11 Cf 1Cor 13,1-3.