Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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I
IL DOLORE DEI PECCATI

| [158] Chiedete a Gesù in questi Esercizi grazie di luce, di pentimento, di sapienza celeste, di virtù, di forza, di orazione, di contemplazione, e la grazia di ricevere bene, adesso e sempre, i santi sacramenti.
Alla luce del tabernacolo voi comprenderete la malizia del peccato ed avrete lacrime per piangere il male fatto a Gesù trafiggendolo, inchiodandolo alla croce, incoronandolo di spine.
Vale più un po' di grazia di Dio di tutte le nostre industrie.
Stamane voglio parlarvi del dolore dei peccati in confessione.
Voi lo sapete: cinque, anzi sei, sono le disposizioni per ben confessarsi: preghiera, esame di coscienza, dolore dei peccati, proponimento di non più commetterne, confessione o accusa, penitenza o soddisfazione. Di tutte però, la più importante è il dolore.

I. CHE COS'È IL DOLORE

| [159] Il dolore anzitutto è un dono di Dio e si definisce: quella profonda tristezza, quel dispiacere e odio dei peccati commessi che ci fa proporre di non più peccare. Santa e dolce malinconia quella che nasce dai motivi più santi e cioè dall'avere offeso il Signore!
È ben più diverso dagli altri questo dispiacere, ben diverso dal disgusto talora intenso che si sente dopo aver ricevuta una sgridata!...
Se vogliamo comprendere nel giusto senso che cosa sia il dolore, consideriamo la Maddalena. Essa aveva gravemente peccato, anzi aveva dato scandalo. Ma alla vista di Gesù comprese in quale abisso era caduta e concepì tanto dolore, che mentre da una parte non avrebbe osato mostrarsi al Redentore neppur di lontano, pure facendosi coraggio, bramosa di riparazione e di umiliazione, andò a prostrarglisi ai piedi in casa del Fariseo e gli bagnò i piedi con le sue lacrime, e glieli asciugò
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con i suoi capelli, cospargendoli di preziosissimi unguenti. Usò per Gesù i medesimi profumi tanto costosi che aveva usato precedentemente ad abbellirsi. «Il Fariseo a quella vista rimase tutto sconvolto ed in cuor suo pensava: Se costui fosse Dio saprebbe chi è quella donna e non si lascerebbe1 toccare da lei.
Ma Gesù lo comprese e gli narrò la parabola dei due debitori. Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Or non avendo quelli con che pagare, condonò il debito ad ambedue. Chi di loro lo amerà di più?.
| [160] Simone rispose: Secondo me, colui al quale ha condonato di più. E Gesù replicò: Hai giudicato rettamente. Poi rivolto alla donna disse a Simone: Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato acqua per i miei piedi, ma essa li ha bagnati con le sue lacrime e li ha rasciugati coi suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio, ma lei dacché è venuta non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non hai unto d'olio il mio capo, ma essa con l'unguento ha unto i miei piedi. Per questo ti dico: le son perdonati molti peccati, perché molto ha amato. Invece quello a cui poco si perdona poco ama». E disse a lei: «Ti son perdonati i peccati»2.
Ecco meravigliosamente descritto il dolore.
Il dolore dei peccati mortali, inoltre, deve essere universale e cioè estendersi a tutti indistintamente. Quando si ha il vero dolore dei peccati mortali, si ha di conseguenza anche dolore dei veniali. Una suora che dicesse: Mi pento di tutti i miei peccati, ma quella amicizia non intendo troncarla, non avrebbe un vero dolore e poi si esporrebbe ad un sacrilegio perché quell'amicizia potrebbe anche essere peccato mortale, data l'inviolabilità dei voti.
Bisogna che vi formiate una coscienza retta, non scrupolosa, ché sareste povere infelici, ma nemmeno lassa.
Ammettiamo, ad esempio, che una di voi abbia ricevuto il comando di recarsi in un dato luogo da cui è poco distante un altro luogo di speciale importanza ed attrattive, sia pure religiose, e dicesse: Ho i soldi, vi vado. Farebbe male perché non può,
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come suora, | [161] disporre del tempo e di se stessa senza il permesso.
Diceste: Quella sorella mi ha fatto dei discorsi che mi hanno disturbata l'anima ed io non oso dirlo alla Maestra fate male, siete in obbligo di svelarlo! E ricordate sempre che le parole gravi sono quelle in danno della vocazione, fossero pure semplicemente scoraggianti.
È così, e lo ripeto: la malattia dello scoraggiamento è molto epidemica e non bisogna assolutamente propagarla. Chi entrando in religione seminasse lo scoraggiamento, si caricherebbe la coscienza di molte, molte responsabilità!
Oltre ad essere universale e cioè esteso a tutti i peccati, il dolore dev'essere sommo ossia tale da far decidere a prendere qualsiasi provvedimento pur di evitare nuove offese di Dio.
È quello a cui accenna Gesù nel Vangelo quando dice: «Se il tuo occhio ti è di scandalo cavalo e gettalo via da te; è meglio per te che perisca uno dei tuoi membri piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nell'inferno. E se la tua mano destra ti è di scandalo, mozzala e gettala via da te; certo è meglio per te che perisca uno dei tuoi membri piuttosto che ti vada tutto il corpo nell'inferno»3.
Bisogna essere disposti a qualunque perdita prima di cadere nel peccato. Non è bene però mettersi nella tentazione e dire: Se dovessi sostenere il martirio per la fede non mi sentirei la forza. Non la senti adesso, naturalmente, perché non hai la grazia di quel momento. E chi si sentirebbe di andare incontro ai tormenti, il più delle volte col volto sorridente, | [162] se mancasse la grazia attuale sufficiente ed efficace?
Inoltre, il dolore dev'essere soprannaturale e quindi non basta che ci pentiamo dei peccati commessi per motivi naturali (come causa di disonore, di malattie, di perdite temporali). Bisogna che ci basiamo su ragioni soprannaturali. Col peccato infatti, abbiamo offeso Dio, cagionata la morte del suo divin Figlio Gesù e procurata la nostra spirituale rovina.

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II. È NECESSARIO IL DOLORE

Sì, anzi è indispensabile per ottenere il perdono.
«Se non vi pentirete e non farete penitenza, non entrerete nel regno dei cieli»4.
S. Giovanni Battista predicava e diceva: «Fate penitenza, pentitevi, togliete la radice del male!»5.
Ma la radice del male non si toglie senza la grazia e la misericordia di Dio. Possiamo dunque dire a buon diritto: come senz'acqua non si può far bucato, così senza dolore non si ottiene misericordia, non si toglie la radice del male, non è valida l'assoluzione.
Si potrebbe ricevere cinquanta volte l'assoluzione e non ricevere una sola volta il perdono.
I peccati veniali possono essere rimessi in diverso modo.
Supponiamo che uno abbia commesso cinque peccati veniali e concepisca dolore solo di due; l'assoluzione cade anche sugli altri tre.
Se debbo farvi una raccomandazione vi faccio questa: camminate nella sincerità. È | [163] meglio credere di avere più debiti che dire di non averne, mentre in realtà l'anima muore. Del resto stiamocene sempre in una profonda umiltà e pensiamo: Chissà in che condizioni mi trovo davanti a Dio!
Ormai, non v'illudete, non siete più bambine ed avete la grazia per fare tanto bene; se non lo fate siete in colpa. Questo sia compreso senza scrupoli.
Avete i doveri del vostro stato, e sono doveri impellenti e gravi non meno di quelli delle madri di famiglia. Ebbene, una madre si salverà se avrà cresciuto bene la prole, se sarà stata l'angelo di pace, se avrà compreso e confortato il cuore del marito, se si sarà sobbarcata a tante pene. E voi? Voi vi salverete se avrete corrisposto alla vostra santa vocazione, se avrete lavorato su voi stesse ogni giorno, se avrete cooperato con diligenza alla salute delle anime. Se qualcuna si facesse suora con l'intenzione di menare una vita più comoda e andasse avanti così, commetterebbe il più grave dei peccati di omissione.
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Sapete bene quante fatiche, quanti affanni devono sostenere le figliuole che avete lasciate nel mondo!
Un'altra potrebbe dire: Io desidero la clausura: vi si vive più tranquilli. Non è buono il tuo desiderio, perché non è secondo la volontà di Dio che ti vuole nell'Apostolato-Stampa.
Noi non siamo liberi per fare ciò che vogliamo, ma per fare quello che il Signore vuole da noi! Non ci creiamo delle illusioni circa i peccati di omissione!
| [164] Alcune figliuole non vorrebbero lavorare perché preferiscono dedicarsi alla preghiera. Poverine! Non s'illudano d'essere dei serafini; hanno il voto di povertà ed il voto importa il lavoro. Hanno bisogno di studiar meglio i loro doveri per compierli!

III. COME SI ECCITA IL DOLORE DEI PECCATI

a) Considerando l'offesa fatta a Dio, preferibilmente ai piedi di Gesù in Sacramento.
b) Pregando. Essendo il dolore un dono celeste, niente di più naturale che si chieda con la preghiera, per intercessione della beata Vergine e dei santi.
Sia il vostro un dolore universale, sommo, soprannaturale, illuminato, accompagnato da una fiducia filiale nella bontà di Dio.
Fate come il figliuol prodigo. Vedendosi stracciato, malconcio, affamato, non si fermò a piangere la propria miseria e a dire: Morrò di fame! Ma si risolse: «Andrò dal padre mio»6.
Se il diavolo vi tenta di diffidenza, guardate il Crocifisso. Se Gesù è morto per amore nostro, non vorrà perdonarci?
Imitiamo il dolore della Maddalena che piange ai piedi del Maestro, ricordando le parole di Gesù a suo riguardo: «Le son perdonati molti peccati, perché molto ha amato».
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1 Originale: lascierebbe.

2 Cf Lc 7,39-48.

3 Cf Mt 5,29-30.

4 Cf Lc 13,5.

5 Cf Lc 3,8-9.

6 Cf Lc 15,18.