VI
AMORE ALLA VITA COMUNE
| [190] La vita religiosa è vita di perfezione non perché i religiosi siano perfetti, ma perché in essa tutti tendono a perfezionarsi. Similmente S. Pietro chiama i cristiani: «Gens sancta»1 non perché tutti siano effettivamente santi, ma perché tutti hanno la vocazione alla santità.
Le religiose si distinguono in due grandi classi: le monache e le suore, ossia le prime di vita contemplativa, le seconde di vita attiva. Vi sono poi le suore di vita mista, ma noi le tralasciamo o, meglio, le inseriamo tra quelle di vita attiva. Voi sareste di questa ultima categoria, perché fondete la vita di pietà con la vita d'azione più o meno in mezzo al mondo. Da questo la necessità che nelle vostre case si curi l'osservanza religiosa in modo tutto particolare, affinché l'attività esteriore non turbi la | [191] vita interiore e voi possiate fare del bene al mondo senza che il mondo riesca a farvi male.
I. COS'È LA VITA COMUNE
Vita comune è il mettere assieme tutti gli sforzi per farci sante, per vivere la vera vita religiosa; è il fare assieme tutte quelle cose che comprendono la nostra giornata.
La vita comune comprende l'unità di pensiero e di fine partecipando alle intenzioni della Casa; l'unità di iniziative2, di spirito e, specialmente, comprende l'unità nelle grazie da chiedere: voi dovete unire molto le preghiere per aver forza.
Vita comune è, ancora, l'uguaglianza della suppellettile, del lavoro, vitto, alloggio ed orario. Bisogna diventare comuni anche nel carattere, coll'essere socievoli, dolci, buoni di carattere.
Questa vita comune è sorgente di tanti meriti, perché essa ci fa fare continuamente la volontà di Dio.
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S. Giovanni Berchmans era fedelissimo alla vita comune e non usava mai dei permessi.
La vita comune ci santifica e cancella tanto purgatorio, perché essa continua fin dopo la morte.
II. COME SI CADE NELLA RILASSATEZZA
Di solito è così: s'incomincia col trascurare le pratiche di pietà, ci si confessa più di rado o, | [192] più spesso, si cambia con facilità confessore; vengono quindi le irregolarità nella levata e nell'andare a riposo, nel cibo e nel vestito, e si scende, si scende sempre, quasi insensibilmente, sino, talora, ad arrivare molto in basso. Tra parentesi: quando sentite il bisogno di cure particolari, coi dovuti permessi, prendetevele; allora l'eccezione diventa vita comune.
Silenzio? Non si sa precisamente in che consista, non si osserva più, mentre dovrebbe essere una delle vostre maggiori penitenze. La santa religiosa si distingue per la delicatezza nelle piccole cose e per l'osservanza dell'orario.
Se si rompe il silenzio, ne soffre lo spirito. Osservatelo! Se volete essere efficaci in propaganda, nella diffusione della buona parola, sappiate dominare la lingua! Chiedete questa grazia che vi assicura tante altre grazie. E poi sforzatevi a mortificarvi. Ma mi si presenta l'occasione e non so tacere. Brava, e quando aspetti a vincerti? Cogli le occasioni!
Nelle Case figlie specialmente, ripeto, osservate il silenzio, l'orario, le piccole cose. Appena pochi giorni fa, mi si diceva: Non metta mai poche suore in una casa. Finiranno per fare come le donnette.... Ma, anche dove siete numerose, due o tre che facciano male, guastano tutto! E una volta che sia disfatta la vita religiosa, che cosa volete che venga fuori di buono? Che apostolato si compirà? Ricordate, quindi, che anche nella vita attiva è indispensabile la | [193] vita contemplativa; se saranno ambedue curate, si faranno prodigi.
Il Vangelo racconta come Gesù si recò in Betania per visitare il suo amico Lazzaro, le cui sorelle erano Marta e Maria.
Alla vista di Gesù, Marta, come si suol fare, mise ogni cosa sossopra: correva, s'affannava, ed era tutta affaccendata per
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preparare un buon pranzo. Faceva bene? Sicuro, era l'amore che la spingeva ad agire; ella lo sapeva, Gesù era il Figlio di Dio venuto in terra e viveva di elemosina!... Maria invece, seduta ai piedi del Maestro, ne ascoltava la divina parola, mentre Gesù le dava di quegli sguardi profondi con cui mostrava di conoscere tutta la sua vita... Ad un certo punto, Marta apre bruscamente la porta e muove un dolce rimprovero al Maestro: «Dille che mi aiuti, non vedi come sono in ritardo?». Ma Gesù, guardandola dolcemente, le dice: «Marta, Marta, t'affanni e t'inquieti per troppe cose, eppure una sola cosa è necessaria. Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà mai tolta!»3.
Ecco proclamata da Gesù stesso la superiorità della vita contemplativa sull'attiva. Questo Vangelo la Chiesa ha voluto si leggesse nella festa di Maria assunta al cielo, perché ella mirabilmente seppe fondere nella sua vita, l'attività con la contemplazione.
E allora nella vostra vita quale sarà la parte più importante? Indubbiamente l'orazione, | [194] l'unione con Dio. Gesù ha condannato l'affanno! Ambedue le vite però, se fuse insieme, sono di grande merito e chi vi si farà santo, meriterà una duplice corona. Ripeto: contemplazione e attività sono inseparabili. Esse si completano e perfezionano a vicenda. Se fate bene le pratiche di pietà farete bene la propaganda, e se farete bene la propaganda sarete liberate da tanti fastidi e pene che tormentano le monache.
Con questo non andate a far delle questioni circa l'eccellenza dei vari stati in religione. Per ciascuno è migliore la vocazione ricevuta da Dio. Ma giacché siete chiamate a questo genere di vita in cui s'intreccia la pietà con l'azione, ringraziatene il Signore e cantate non tanto il Miserere4 quanto il Te Deum5! Quando avrete emessi i santi voti dopo esservi ben confidate durante il noviziato, qualunque pensiero contrario alla vocazione pensate che viene dal demonio. Terminato il noviziato più nessun dubbio!
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Ma io mi sentivo6 chiamata per un'altra strada.
Basta, non è più tempo. Il giorno che ti hanno detto: Va' avanti, hai ricevuto la vocazione se per caso non l'avessi avuta in precedenza.
Il vostro dire non conta mica tanto, ed alle vostre parole non si dà mica tanta importanza! I superiori studiano il vostro carattere, pregano, e il Signore li aiuta. Non temete dunque.
Se vi hanno detto: Va' avanti, andate avanti | [195] tranquille. Non vi resta che cercare i mezzi per meglio corrispondere... Il Signore non abbandona mai le anime che a lui s'affidano ed è fedele nelle sue promesse7.
Va' avanti, dunque, e non parlarne con nessuna di queste tentazioni. Io ti dico che se vi acconsenti, pecchi più gravemente che se peccassi contro la purezza.
Amate i vostri lavori: cucina, lavanderia, propaganda, libreria: tutto indistintamente, e in tutto, fosse anche l'occupazione più materiale, metteteci il cuore. Poiché se la fate per il Signore, essa diviene sublime.
Alcune figliuole sono tanto buone, ma tanto ingenue! «Siate prudenti come serpenti, vi dirò col divin Maestro, e semplici come colombe»8.
I serpenti, prima di metter fuori il capo, guardano bene intorno! E se scorgono il pericolo si attorcigliano su se stessi per salvare la testa.
Vi erano dieci vergini, narra la parabola, cinque sagge e cinque stolte...9. Che cosa voglio dire con ciò? Che certe figliuole, trovandosi a contatto con altre suore, stanno a sentire un po' di chiacchiere, e fanno i confronti con la regola di quelle e la loro e tra le varie missioni. Fanno bene? Niente affatto: si pongono nella tentazione.
A qualcuna viene in mente: Ah, come sarebbe bello se cantassimo il breviario in coro come le monache domenicane! Inutili desideri. Amate la vostra ora di adorazione.
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A voi, se siete vere Figlie di San Paolo, il | [196] Signore ha dato una carità universale, un cuore che vuol bene a tutti gli uomini, a tutte le anime da salvare e da santificare. Solo che, qualche volta, vi fa sentire maggiormente i bisogni dei bambini, perché vuol farvi imparare a scrivere, a stampare, a diffondere per loro, come farete, se non subito, forse in un tempo non lontano, così per i vecchi e per la gioventù.
Voi amate i bambini, con la stampa, i grandi, i poveri, gli afflitti: per aiutarli, illuminarli, confortarli con la stampa!
Non dite più: Quella missione mi sembra tanto bella!. Più bella della vostra che è bellissima?
Dalle sette alle otto del mattino si potrebbero fare un mondo di cose: dormire, stampare, andare in propaganda. Ma è possibile farle tutte? Mai più! E allora? Allora se ne fa una sola, ma si fa bene e col massimo impegno. Ogni cosa a suo luogo, ogni cosa a suo tempo.
Amate la vostra vocazione, parlatene, fatela conoscere, cercatevi aiuti, fate conoscere ed aiutare le iniziative della Casa.
Siete voi, tutte assieme e ciascuna, che dovete portarla avanti.
III. LE QUATTRO RUOTE
Ormai lo sapete: la vostra Casa è un carro a quattro ruote; e un carro, perché cammini, ha bisogno di una spinta unica10.
| [197] Prima ruota la preghiera: è la più importante. Datele le ore più belle.
Seconda ruota l'apostolato: non fatelo mai senza il cuore, sia che stampiate, che scriviate, o che diffondiate.
Terza ruota studio: applicatevi, studiate bene, anche quando vi costa e poi procurate d'imparare da tutto e da tutti.
Quarta ruota povertà: praticate la positiva e la negativa con slancio ed amore. E poi procurate di non attaccare il cuore alla terra. Per terra, intendo anche le persone, le case: non fate distinzioni tra una casa ed un'altra, tra un ufficio ed un altro.
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Come farete a mettere in pratica tante cose? Con l'aiuto di Dio, agendo bene momento per momento e nelle difficoltà chiedendo consiglio.
Il vostro consigliere però sia sempre uno anche nel probandato e durante il noviziato. Perché quanto vi vien detto vi torni efficace non parlatene a destra e a sinistra.
Quanti consigli danno alle povere Figlie di San Paolo, forse perché le vedono alquanto semplicione! Si ripete con voi la storia dell'asino, che tutti sanno.
E voi: non prendete consigli da tutti, ma non disprezzate i consigli di nessuno. Se sono persone che vogliono ingerirsi troppo, si risponde: La nostra Regola non permette. Oppure: Così vuole la nostra Regola. Oppure: ringraziate | [198] e poi fate come dovete fare. Non abbiamo da accontentare il mondo, abbiamo solo da dire in fin di vita: «Cursum consummavi, fidem servavi. In reliquo reposita est mihi corona iustitiae»11.
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1 Cf 1Pt 2,9: «Nazione santa».
2 Originale: inziative.
3 Cf Lc 10,40-42.
4 Cf Sal 51.
5 Inno liturgico di ringraziamento.
6 Originale: sentiva.
7 Cf 1Cor 1,9.
8 Cf Mt 10,16.
9 Cf Mt 25,1-2.
10 L'immagine del carro paolino che corre su quattro ruote: pietà, studio, apostolato, povertà (cf AD 100) rende plasticamente il progetto pedagogico di Don Alberione secondo cui si va al Maestro divino con tutta la mente, volontà, cuore, forze fisiche.
11 2Tm 4,7-8: «... ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede e non mi resta che ricevere la corona di giustizia...».